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Diversa durata del giorno sidereo e solare
Il giorno sidereo è l’esatto periodo di rotazione della Terra intorno al proprio asse: per compiere un giro di 360° essa
impiega 23h 56min 4s. Per poterlo determinare, è necessario prendere un punto di riferimento fisso. Allo scopo, si
può utilizzare una stella lontana che, a causa dell’enorme distanza dalla Terra, non ha uno spostamento
apparente giornaliero significativo, nonostante il moto di rivoluzione terrestre.
Possiamo definire il giorno sidereo come il tempo che intercorre tra due successive culminazioni di una stella lontana
sul meridiano dell’osservatore.
Se, invece, come punto di riferimento prendiamo il Sole, definiamo come giorno solare l’intervallo di tempo che
intercorre tra due successive culminazioni del Sole sul meridiano dell’osservatore. Esso ha una durata media di
24h: vi sono quindi 4 minuti di differenza con il giorno sidereo. La Terra, infatti, mentre effettua una rotazione
completa intorno al proprio asse, percorre un tratto della sua orbita intorno al Sole.
Il valore di 4min non è costante nel corso dell’anno, poiché la Terra modifica la sua velocità di rivoluzione. La durata del
giorno solare aumenta quando il pianeta è in perielio (poiché si muove più velocemente) e diminuisce quando è in
afelio (poiché si muove a velocità minore).
Caratteristiche del movimento di rotazione terrestre
La Terra compie una rotazione completa intorno al proprio asse, a velocità sostanzialmente uniforme, in 23h 56min 4s (giorno
sidereo).
Il movimento avviene in senso antiorario, per un osservatore posto al Polo Nord celeste: se invece si fa riferimento al piano
dell’ orizzonte, il moto avviene da Ovest verso Est, in senso inverso al moto apparente diurno della sfera celeste e del
Sole. Ogni punto della Terra compie una rotazione di 360° in un giorno sidereo, a qualunque latitudine esso si trovi: in
altri termini, tutti i punti della Terra possiedono la medesima velocità angolare, intesa come l’ angolo percorso da un
corpo in rotazione nell’unità di tempo.
Ciascun punto della superficie terrestre compie, invece, in un giorno, un giro di lunghezza diversa in relazione alla sua
latitudine, dato che i paralleli sono circonferenze di diverso diametro. Di conseguenza, la velocità lineare di rotazione
(ossia la distanza percorsa nell’unità di tempo da un corpo in rotazione) varia in base alla latitudine: all’equatore ha un
valore massimo di 463 m/s, ai tropici scende a 420 m/s, ai poli è nulla.
Poiché un corpo si muove tanto più velocemente quanto più si trova lontano dall’asse di rotazione, la velocità lineare varia
anche con l’ altitudine di un corpo.
L’alternanza del dì e della notte
La principale conseguenza del moto di rotazione terrestre è l’alternanza del dì e della notte.
Rispetto al Sole, il globo terrestre è sempre diviso in due emisferi dal circolo di illuminazione: nella parte illuminata è dì, nella
parte opposta, non illuminata, è notte.
In realtà, il circolo di illuminazione non è una linea netta, ma una fascia di una certa larghezza. Il motivo per cui il passaggio dal
dì alla notte (e viceversa), detto crepuscolo, non è brusco, è la presenza dell’atmosfera. Infatti i raggi solari che la
attraversano direttamente o per riflessione dalla superficie terrestre, producono fenomeni di diffusione di luce, che sono
una delle cause dell’esistenza dell’alba e del tramonto. Si producono, inoltre, fenomeni di rifrazione: i raggi solari che
penetrano obliquamente nell’atmosfera, attraversano strati a densità crescente man mano che si avvicinano al suolo, per
cui la direzione reale dei raggi solari si trasforma in una direzione apparente lievemente diversa.
L’effetto complessivo dei fenomeni descritti è che noi vediamo una certa luminosità anche quando il Sole deve ancora sorgere
oppure è già tramontato. Gli ultimi (o i primi) barlumi di luce si vedono quando il Sole si trova ben 18° al di sotto del piano
dell’orizzonte (crepuscolo astronomico). La durata dei crepuscoli è variabile e dipende dallo spessore dello strato
dell’atmosfera che la luce ha attraversato: è quindi maggiore alle alte latitudini, dove i raggi solari arrivano al suolo più
inclinati. Nei paesi del Nord Europa, ad esempio, può durare anche tutta la notte.
Un’ altra conseguenza della rifrazione è che noi vediamo sorgere il Sole in anticipo e tramontare in ritardo rispetto al fenomeno
reale: infatti, il Sole ci appare sul piano dell’orizzonte quando, in realtà, si trova 36’ al di sotto del medesimo. Alle nostre
latitudini si tratta di una differenza di pochi minuti.
Alternanza delle stagioni
Durante il moto di rivoluzione, l’asse terrestre rimane costantemente inclinato di 66°33’ rispetto al piano orbitale: si
modifica, invece, al variare delle stagioni, l’angolo che l’asse stesso forma con i raggi solari. Questo fatto ha due
importanti conseguenze, osservabili, nel corso dell’anno, in qualsiasi luogo della Terra:
• cambia l’inclinazione con cui i raggi solari colpiscono la superficie terrestre;
• si modifica la durata del dì e della notte perché varia l’angolo esistente tra il circolo di illuminazione e l’asse
terrestre.
Per descrivere i cambiamenti di cui parliamo occorre individuare quattro posizioni particolari occupati dal nostro pianeta
nel suo moto di rivoluzione: i due equinozi e i due solstizi. Agli equinozi di primavera e di autunno (21 Marzo e 23
Settembre), il Sole in culminazione raggiunge lo Zenit all’equatore.
Al solstizio d’estate (21 Giugno) il Sole in culminazione è allo Zenit sul parallelo situato a 23° 27’ a Nord dell’equatore,
definito come il tropico del Cancro.
Al solstizio d’ inverno (22 dicembre) i raggi del Sole in culminazione arrivano perpendicolari al tropico del Capricorno,
a Sud dell’ equatore.
situato a 23°27’
Agli equinozi, i raggi del Sole sono perpendicolari all’asse terrestre e il circolo di illuminazione passa per i poli, mentre
tra il circolo di illuminazione e l’asse terrestre.
ai solstizi si raggiunge la massima inclinazione possibile (23°27’)
L’ inclinazione dei raggi solari contribuisce fortemente a determinare la temperatura del suolo e il clima di un luogo. Un
medesimo fascio di raggi solari, infatti, si distribuisce su di una superficie più o meno ampia a seconda dell’ angolo
di incidenza con il suolo: se l’angolo è molto elevato (intorno ai 90°), il fascio si distribuisce su di una superficie
minore riscaldando maggiormente il suolo; se è più piccolo (ad es. 30°), il fascio luminoso si distribuisce su di una
zona maggiore, riscaldando meno il suolo.
Anche la differente durata del dì e della notte al variare della stagione, influenza notevolmente il clima di un territorio:il
Sole riscalda la superficie terrestre per un differente numero di ore nel corso della giornata, nelle diverse stagioni.
Le stagioni sono invertite nei due emisferi: perciò all’ estate boreale corrisponde l’ inverno australe.
Le stagioni, inoltre, non hanno la stessa durata nei due emisferi: il semestre estivo (primavera-estate) nel nostro
emisfero supera di 7 giorni e 6 ore il semestre invernale (autunno-inverno) poiché, quando nel nostro emisfero è
estate, la Terra si trova in prossimità dell’ afelio e quindi viaggia più lentamente.
Le stagioni definite facendo riferimento ai solstizi e agi equinozi, sono dette stagioni astronomiche. In realtà, dal punto
di vista astronomico, un equinozio o un solstizio non sono l’inizio della stagione, ma il momento centrale di essa: la
dividono infatti in due parti simmetriche.
L’ atmosfera e l’idrosfera, però, immagazzinano e cedono il calore con un certo ritardo, come è dimostrato dal fatto che
il periodo più caldo non corrisponde al solstizio di giugno ma alla fine di luglio, e il periodo più freddo non è
dicembre, ma a gennaio. Se si tiene conto di queste due considerazioni, si capisce perché si fanno iniziare le
stagioni meteorologiche il primo giorno del mese in cui cade l’equinozio o il solstizio (rispettivamente: il 1° marzo la
giugno l’estate, il 1° settembre l’ autunno e il 1° dicembre l’inverno).
primavera, il 1°
Wordsworth: Recollection in Tranquillity
The memory is the major force in the process of poet’s mind to produce poetry. All genuine poetry takes its origin from emotion,
recollected in tranquillity: the poet, in a tranquil moment, remembers the emotions; it’s there, that the poetry is born (Daffodils). For
this is important the memory.
Joyce: Dubliners
The origin of collection
The collection consists of fifteen short stories about Dubliners. They live obvious situation but, they reveals human situation, moment
of intensity, social and spiritual revelation. Joyce, in “The Irish Homestead” (short sketches of everyday life of Irish people), through
the stories he describe the situations that reveal the psychological aspect, that conditioned the life of Dubliners to bring then to the
psychological paralysis.
He describe his work as a “chapter in the moral history ok my country, the centre of paralysis” and a first step of its “spiritual
liberation”.
He proceeded from the individual to the general and from childhood to an approximation of maturity.
The opining stories talk about childhood and youth in Dublin; after the stories talk about middle years of characters and their social,
political and religious affair; the last story, the Dead, is the Joyce’s best work.
All this story have the same particular structure, the themes, symbols and narrative techniques.
Naturalistic description
Each story is structured in this way: the description is naturalistic, concise but detailed. There are a lot of external details that make
the style of Dubliners realistic. But the naturalism in combined with symbolism. A lot of details, apparently meaningless, have a deep
meaning.
The use of Epiphany
The use of realism is characterized by symbolism, that give external details that have a deep meanings. This thanks to a technique,
the Epiphany, that is the unexpected spiritual manifestation caused by a banal event. This event able to the character to realize
something about him/herself or about the reality.
Joyce, thanks this techniques, wants bring the reader beyond the usual aspect of life and show them the deep meaning of it.
Paralysis
The paralysis of Dublin in both physical, resulting from external force, and moral resulting to religion, politics and culture.
Dubliners accept this condition both because they aren’t consciousness, and because they lacked courage. They were the
slave of their familiar, moral cultural, religious and political life. The moral centre of Dubliners, is not paralysis alone, but its
revelation and its victims. In this stories, the epiphany is the climax. But this stories, haven’t moral or didactic ends, in fact
the most important themes is the failure to find a way out of paralysis.
Escape
Another important theme is the Escape, which is the opposite of paralysis, linked to its consequent failure. It originates by a
sense of enclosure that many character lived, but no one of them is destined to escape: they lives as exile at home.
Joyce’s religious education and his clashes with Church, influenced his stories.
Character
Dubliners are paralyzed in their relationship, that was ever of sexual nature. The Dead, for example, present the failure of love
in marriage.
Narrative technique
The omniscient narrator and the single point of view, are rejected: each story is told from the prospective of a character. He
used the monologue in the form of free direct speech.
The language
The language is varied and there are reference to all ranks of society
Modernism
Modernism dominated the sensibility of the great artist of the age. It implied a reject of traditional values, of Naturalism,
and Decadence, in favour of introspection and technical skill. The main themes are:
The intentional distortion of the shapes;
The breaking down of limitation in space and time;