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Sintesi


Il tempo e la memoria tra XIX e XX secolo
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Il tempo e la memoria tra XIX e XX secolo

IL TEMPO E LA MEMORIA TRA XIX E XX SECOLO

Liceo Scientifico - Linguistico "Galileo Galilei" Caravaggio (Bg)

Esame di Stato A.S. 2000 / 2001

PRESENTAZIONE

Presentazione Tra la fine dell'Ottocento ed i primissimi anni del Novecento si sviluppa in Europa una corrente

letteraria che avrebbe influenzato in modo radicale la cultura e la società del tempo: il Decadentismo.

INGLESE Il primo ad utilizzare il termine "decadente" applicato alla letteratura fu il poeta francese Paul

Social Background Verlaine, la cui opera "Art Poétique" (1882) venne considerata il manifesto tecnico del Decadentismo

1910 Modernism europeo.

JAMES JOYCE

VIRGINIA WOOLF Alla base della visione del mondo decadente vi è un irrazionalismo misticheggiante, in cui viene

radicalmente rifiutata la visione positivista, ormai cristallizzata in luoghi comuni: il primato della

FRANCESE scienza, il progresso illimitato, la sconfitta dei mali che affliggono l'umanità. Il decadente ritiene, al

MARCEL PROUST contrario, che scienza e ragione non possano offrire una vera e completa conoscenza del reale,

poiché l'essenza di esso è al di là delle cose, e solo grazie all'irrazionalità si può cercare di

raggiungere l'ignoto. Egli è quindi proteso verso il mistero, che è celato dalla realtà effettiva. Questa

FILOSOFIA visione "mistica" del reale porta quindi alla creazione delle cosiddette corrispondenze, che esulano

BERGSON dalla dimensione razionale e che possono essere percepite solo in uno stato di abbandono

irrazionale. Di conseguenza, ogni forma visibile non è che un simbolo di qualcosa di più profondo

LETTERATURA ITALIANA che sta al di là di essa, e si collega con infinite altre realtà in una rete misteriosa. E' una visione che

ITALO SVEVO era già stata formulata da Charles Baudelaire nel sonetto Correspondances, contenuta nella raccolta

Les Fleurs du Mal (1857).

STORIA DELL'ARTE

Il Surrealismo Questa intricata trama di corrispondenze coinvolge direttamente anche l'uomo: la visione decadente

Salvador Dalì propone (portando così alle estreme conseguenze l'idealismo romantico, il quale negava la

consistenza autonoma della realtà oggettiva) una sostanziale identità tra io e mondo, tra soggetto e

oggetto. Questa unione avviene prevalentemente sul piano dell'inconscio: in questa zona oscura

l'individualità scompare e si fonde con un Tutto inconsapevole. La scoperta dell'inconscio è il dato

fondamentale della cultura decadente, il suo nucleo più autentico. I Romantici avevano già intuito

qualcosa sulle sue potenzialità, ma l'avevano esplorato solo parzialmente; è l'anima decadente che

ha avuto il coraggio di avventurarvisi fino in fondo, in questo luogo oscuro e tenebroso.

L'uomo decadente, il protagonista dei grandi romanzi inerenti a questo rovesciamento di prospettive,

assume caratteristiche differenti a seconda del modo che l'autore ha di rapportarsi al mondo e alle

situazioni che lo circondano. Si possono distinguere due modelli fondamentali, i quali presentano

elementi contrastanti: l'esteta e l'inetto. L'esteta (un esempio molto importante è costituito da Andrea

Sperelli, il protagonista de "Il Piacere", di Gabriele D'Annunzio) è l'uomo che vuole trasformare la sua

vita in un'opera d'arte, sostituendo le leggi del bello a quelle morali e andando sempre alla ricerca di

sensazioni piacevoli e raffinate; egli prova orrore per la vita comune, per la volgarità borghese, per

una società dominata dagli interessi materiali: di conseguenza si isola da tutto e da tutti,

circondandosi solo di bellezza e di bellissime opere d'arte. Sull'opposto versante si colloca la figura

dell'inetto, incarnata nei tre protagonisti degli altrettanti romanzi di Italo Svevo, Una Vita, Senilità e

La Coscienza di Zeno. L'inetto è una persona che reagisce ai problemi della vita chiudendosi in se

stesso, che ha paura di rapportarsi al mondo e alla gente che lo circonda. Alfonso Nitti, Emilio

Brentani e Zeno Cosini affrontano la realtà ed i problemi che questa comporta con il sogno (ad

esempio, i "sogni da megalomane" di Nitti, con i quali egli si costruisce una sorta di maschera

fittizia, un'immagine consolatoria di sé, che lo risarcisce dalle frustrazioni reali), con la costruzione di

un castello di illusioni che, immancabilmente, è destinato a crollare.

Un altro caposaldo destinato ad un'autentica inversione di ruoli in epoca decadente è la concezione

del tempo. Già nella Coscienza è possibile individuare un'importante novità, il tempo misto: il

racconto, nonostante l'impostazione chiaramente autobiografica, non presenta gli eventi nella loro

successione cronologica lineare ed inseriti in un tempo oggettivo, ma in un tempo tutto soggettivo,

che mescola piani e distanze, in cui il passato (il tempo del vissuto) riaffiora e si intreccia al presente

(il tempo del racconto), in un movimento incessante, poiché resta presente nella coscienza del

personaggio narrante.

Henri Bergson (1859 - 1941), filosofo francese e massima espressione dello spiritualismo,

contrappone al tempo spazializzato della scienza il tempo come durata, come flusso ininterrotto,

come processo che non può essere quantificato ma soltanto vissuto dallo spirito. Così, tutta la vita è

interpretata come evoluzione continua, come proiezione della realtà e dello spirito verso forme

sempre nuove, in una perenne attività creativa. Nell'opera Materia e memoria (1896), Bergson studia i

rapporti tra spirito e corpo (che è quel tipo di materia che, nell'uomo, si oppone alla coscienza), e

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Il tempo e la memoria tra XIX e XX secolo

articola il suo discorso distinguendo tra memoria, che è la coscienza, la quale registra tutto ciò che

accade; ricordo, che è la materializzazione di un evento del passato, e percezione, che agisce come

filtro selettivo di dati, in vista delle esigenze dell'azione.

Se il romanzo tradizionale tendeva ad organizzare la narrazione su precisi rapporti cronologici e di

causa-effetto, la nuova percezione della molteplicità del reale spinse lo scrittore irlandese James

Joyce (1882 - 1941) ad utilizzare un intreccio discontinuo, imprevedibile, giustificato dall'utilizzo della

tecnica dello "stream of consciousness", che permetteva continui cambi di circostanze. Si ha quindi

l'abolizione del narratore onnisciente adatto ad una storia lineare a favore, invece, di una pluralità di

punti di vista interni ai personaggi, in cui passato, presente e futuro si intrecciano secondo il

meccanismo delle libere associazioni di idee. Viene creata così una nuova dimensione, che coincide

con quella del monologo interiore, in cui la psicologia del personaggio non è più coerente ed

unitaria, ma multisfaccettata e frantumata in unità psichiche indipendenti, attraverso cui Joyce

riproduce nuovamente la pluralità del reale.

Importanza rilevante ha anche Virginia Woolf (1882 - 1941), grazie ai suoi esperimenti condotti sulla

narrazione, sulla caratterizzazione dei personaggi e sullo stile. Ella rifiuta deliberatamente ciò che

per molti lettori era lo scopo di una novella, cioè il racconto di una storia. Per lei, gli eventi non

hanno particolare importanza, ma sono le impressioni che questi stessi eventi esercitano sulle

persone e, poiché lei è maggiormente interessata alla soggettività dell'esperienza che all'oggettività

degli eventi, non può utilizzare il tradizionale narratore onnisciente. La novità che Virginia Woolf

introduce è la narrazione dal punto di vista interno dei suoi stessi personaggi, rivelando quindi i loro

pensieri, le loro sensazioni e le loro impressioni. Ciò porta all'abbandono di un'altra caratteristica

tradizionale, cioè l'ordine cronologico degli eventi; si hanno quindi due tempi di narrazione: il tempo

dell'orologio, che si riferisce agli avvenimenti esterni, ed il tempo della mente, quello del flusso di

pensieri e delle associazioni di idee.

Nel 1924 André Breton pubblica il primo Manifesto del Surrealismo, il documento che spiega con

chiarezza il significato del movimento: "Automatismo psichico puro mediante il quale ci si propone

di esprimere sia verbalmente, sia per scritto o in altri modi, il funzionamento reale del pensiero; è il

dettato del pensiero, con assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione, al di là di ogni

preoccupazione estetica e morale". Il Surrealismo è dunque il tentativo di esprimere l'"io" interiore in

piena libertà, senza l'intervento della ragione che, mettendo in atto meccanismi inibitori, dovuti

all'insegnamento che riceviamo fin dalla nascita, ci condiziona, obbligandoci a reprimere istinti e

sentimenti, a nasconderli, seppellendoli nel più profondo di noi stessi, ad apparire quindi come la

società costituita vuole che siamo. Per raggiungere questa libertà occorre lasciarsi guidare dal

proprio inconscio, come accade nel sogno, quando le immagini si susseguono senza un legame

apparente, rivelando la nostra realtà recondita, molte volte ignota a noi stessi. È il metodo della

psicanalisi: del resto, Breton e Salvador Dalì riconoscono apertamente il fondamentale apporto delle

teorie di Sigmund Freud. Il Surrealismo, e soprattutto Dalì, cerca di scoprire il meccanismo con il

quale opera l'inconscio, scoprendo il processo il processo intimo, non soltanto durante il sonno, ma

anche durante la veglia, mediante l'"automatismo psichico", lasciando cioè che un'idea segua l'altra,

senza la conseguenza logica del ragionamento consueto, ma automaticamente. Credits

Piazzoni Emiliana classe V sez.G

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Il tempo e la memoria tra XIX e XX secolo

IL TEMPO E LA MEMORIA TRA XIX E XX SECOLO

Liceo Scientifico - Linguistico "Galileo Galilei" Caravaggio (Bg)

Esame di Stato A.S. 2000 / 2001

SOCIAL BACKGROUND

Presentazione The Edwardian Era was characterized by important social reforms, which laid the basis for the

development of the Welfare State after the Second World War. Old Age pensions and a national

INGLESE insurance scheme were introduced and the Educational Act (approved in 1902) opened the way for

Social Background subsequent acts, which established a system of secondary school education for all children up to

1910 Modernism the age of 15.

JAMES JOYCE

VIRGINIA WOOLF By the outbreak of the First World War, Britain was one of the most advanced countries, thanks to

urbanization, economic growth and expansion in the transports network. These changes affected the

FRANCESE social hierarchy, which still played a very important role: at the top, there was the aristocracy,

MARCEL PROUST followed by the middle class (divided into upper and lower middle class); at the bottom there was the

working class. Lifestyle was obviously different according to the different financial conditions, but

everybody still tried to to keep up that standard of "respectability", which had been the key word

FILOSOFIA during Queen Victoria's reign.

BERGSON From a certain point of view, this period was very troubled. Family were still very big, infant mortality

LETTERATURA ITALIANA very high and housing condition very bad, even if Government had passed some social reforms,

ITALO SVEVO trying to improve the health conditions of people living in the suburbs. There were still clashes

between the classes, which often led to social injustice. On the other hand, the British were united by

STORIA DELL'ARTE a common sense of patriotism and national consciousness, which played a very important role when

Il Surrealismo the Great War broke out.

Salvador Dalì The shattering experience of the First World War deeply affected both the economic and social fabric

of Great Britain. When the war ended England had to face the devaluation of its currency, heavy

taxation to meet the expense of the reforms enacted before the war and industrial decline, which was

partly due to the updating of machinery and partly due to the competition from the new industrialized

countries (such as the U.S.A., Japan and India) in textiles production. The idea of Empire, first

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