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Sintesi
Introduzione Tesina sul Sublime


La mia tesina di maturità verte sul Sublime. Essendo appassionato di disegno e di arte in generale fin dall’infanzia, ho deciso di scegliere e presentare un argomento che possa rispecchiare perfettamente questo aspetto; l’importanza data al concetto di Sublime nelle varie forme d’arte dell’Ottocento, come la pittura di Turner e Friedrich o come la poesia di Leopardi e Coleridge, mi ha affascinato in modo particolare, tanto da approfondire questo argomento nell'ambito della mia tesina.


Collegamenti

Tesina sul Sublime


Latino - Le origini del termine.
Italiano - Infinito di Leopardi.
Inglese - Trattato di E. Burke e S. Coleridge.
Filosofia - I. Kant.
Scienze - Vulcani e terremoti.
Estratto del documento

IL SUBLIME

L’ORRENDO CHE AFFASCINA

INDICE

INTRODUZIONE

ORIGINI DEL TERMINE

EVOLUZIONE NEL SIGNIFICATO DI SUBLIME

Trattato sul Sublime di Edmund Burke

IMPORTANZA NEL ROMANTICISMO

TEDESCO

Critica del giudizio’ di Immanuel Kant

Arte sublime di Caspar David Friedrich

INGLESE

‘The rime of the ancient mariner’ di Samuel Coleridge

ITALIANO

Infinito’ di Giacomo Leopardi

SCIENZE

L’affascinante eruzione dei vulcani 2

IL SUBLIME

L’Orrendo che Affascina

INTRODUZIONE

Essendo appassionato di disegno e di arte in generale fin dall’infanzia, ho deciso di scegliere

e presentare un argomento che possa rispecchiare perfettamente questo aspetto;

l’importanza data al concetto di Sublime nelle varie forme d’arte dell’Ottocento, come la

pittura di Turner e Friedrich o come la poesia di Leopardi e Coleridge, mi ha affascinato in

modo particolare, tanto da approfondire questo argomento.

DEFINIZIONE E ORIGINI LATINE DEL TERMINE

L'estetica del Sublime fu elaborata per la prima volta dallo Pseudo Longino, il cui trattato del

       

Sublime (I secolo d.C.) studia il fenomeno in relazione agli effetti che l'opera esercita

sull'animo umano, anziché occuparsi della sua intrinseca natura. Già in questo trattato si

manifesta dunque l'aspetto peculiare di un'estetica che supera la concezione tecnicista del

Bello e la sua aspirazione a definire canoni oggettivi. Grazie alla traduzione inglese di John Hall

e alla traduzione francese di Nicolas Boileau (Parigi 1636-1711) il trattato era ben conosciuto

nel Seicento, ma è il Settecento il secolo in cui il concetto di Sublime venne posto tra le

questioni fondamentali dell'estetica.

EVOLUZIONE DEL TERMINE NEL TRATTATO DI

EDMUND BURKE

Tale ricerca sarà appunto sviluppata in modo organico nel XVIII secolo, in chiave

       

preromantica, da Edmund Burke, che nel 1757 pubblica il trattato "Enquiry upon the origin of

our ideas of the sublime and beautiful" (Indagine sull'origine delle nostre idee di sublime e di

bello), sostenendo per la prima volta il primato del Sublime sul Bello, attraendo l’attenzione di

eminenti pensatori e filosofi dell'epoca, quali Denis Diderot e Immanuel Kant.

Il Bello, secondo Burke, è ciò che è ben formato ed esteticamente gradevole, mentre il

Sublime è ciò che ha il potere di costringere gli esseri umani a fare qualcosa ed a distruggere.

La preferenza del Sublime sul Bello rappresenta il segno del passaggio dal Neoclassicismo al

Romanticismo.

Le origini delle nostre idee del bello e del sublime, secondo Burke, possono essere definite

comprendendo le loro strutture e le loro cause. In accordo alla fisica e metafisica aristotelica, il 1

nesso causale può essere suddiviso in cause formali, materiali, efficaci e finali. La causa formale

della bellezza è la passione d'amore; la causa materiale riguarda le caratteristiche degli oggetti,

quali la grandezza, la morbidezza o la delicatezza dell'oggetto; la causa efficace è, ad esempio, la

calma che l'oggetto provoca in noi; la causa finale è la provvidenza divina.

La cosa più singolare e originale di quanto afferma Burke sul Bello è che esso non può essere

compreso mediante i criteri tradizionali della bellezza: proporzioni, forma o perfezione. Anche il

Sublime ha una struttura causale, ma diversa da quella del Bello. La sua causa formale è dunque la

passione della paura (soprattutto la paura della morte); parallelamente, la causa materiale è la

immensità dell'oggetto, il suo essere infinito, la sua spaventosa magnificenza; la sua causa

efficace è la tensione che provoca sui nostri nervi; la causa finale è Dio, che ha creato e

combattuto Satana, come espresso da Milton nel Paradiso Perduto. Questa opera di Burke è stata

la prima completa esposizione filosofica che ha separato il Bello e il Sublime nelle loro rispettive

categorie razionali.

“[...] Tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo, ossia tutto ciò che è in

certo senso terribile, o che riguarda oggetti terribili, o che agisce in modo analogo al terrore, è una fonte

del sublime; [...]”

Kant ha elogiato Burke per non aver sostenuto di sapere le cause degli effetti mentali che si

verificano nelle esperienze del Bello e del Sublime. Secondo Kant, Burke ha raccolto tutti i dati e le

informazioni necessarie in modo che i pensatori del futuro potessero spiegare le cause di questi

effetti.

EVOLUZIONE DEL TERMINE COME PUNTO CHIAVE

DELLA LETTERATURA OTTOCENTESCA

ROMANTICISMO TEDESCO:

Trattato di Burke come fonte d’ispirazione per la ‘Critica del giudizio’ di

Immanuel Kant

Qualche decennio più tardi, nel 1790, Immanuel Kant, muovendo da una contrapposizione

       

tra estetica del bello ed estetica del sublime, torna su quest'ultimo concetto nella ‘Critica del

Giudizio’, ampliandolo e distinguendo tra sublime dinamico (espressione della potenza

annientatrice della natura, di fronte alla quale l'uomo prende coscienza del limite) e sublime

matematico (che nasce dalla contemplazione della natura immobile e fuori dal tempo). Di

fronte alla magnificenza della natura l'uomo prova dapprima un senso di smarrimento e di

frustrazione, ma riconosce poi grazie all'esperienza del sublime la propria superiorità: in

quanto unico essere del creato capace di un agire morale, egli è collocato al di sopra della

natura stessa e della sua grandiosità. Al primo tipo appartengono fenomeni spaventosi quali

gli uragani o le grandi cascate, al secondo tipo gli spazi a perdita d'occhio del deserto,

dell'oceano e del cielo. La contemplazione di tale spettacolo - nell'idea kantiana - induce la 2

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mente a prendere coscienza del proprio limite razionale e a riconoscere la possibilità di una

dimensione sovrasensibile, da esperire sul piano puramente emotivo.

È in questo senso che il concetto di Sublime ebbe un impatto decisivo sull'estetica

romantica, che tuttavia tese per lo più a privilegiarne l'aspetto dinamico, spesso in chiave

drammatica. Anche Schiller e i romantici si ispirano al concetto kantiano, il primo individuando

anche una funzione educativa del sublime, i secondi attribuendo il significato della massima

coscienza cosmica.

Citazioni e considerazioni sulla ‘Critica del giudizio’

Anche Kant individua negli spettacoli grandiosi e terribili, che danno il senso di vastità e mistero

       

e non di semplice piacere, l’origine del sentimento del sublime, carattere tipico del modo di sentire

romantico. Nelle ‘Considerazioni intorno al sentimento del bello e del sublime’ (1764), così

definisce il romantico:

“La vista di un monte, la cui cima nevosa si eleva oltre le nubi, la descrizione di un furioso uragano (…) destano in

noi un certo compiacimento, ma misto di terrore; invece lo spettacolo di prati fioriti, di valli rigate da ruscelli

serpeggianti, con greggi pascenti (…) ci lasciano una sensazione piacevole. (…) La notte è sublime, il giorno è bello.

(…) Il sublime commuove, il bello rapisce. (…) Il sublime è sempre di una natura complessa. Il sentimento di esso è

accompagnato talvolta da un certo terrore e anche da angoscia; in certi casi soltanto da una quieta meraviglia, e in

certi altri da una bellezza che sembra dilatarsi in un’opera superiore.

Io chiamerei quel primo “sublime terribile”, il secondo “sublime nobile”, il terzo “sublime magnifico”. La profonda

solitudine è sublime, ma di un sublime della prima specie, congiunto, cioè, a un senso di terrore.

Perciò le grandi solitudini sconfinate, come il deserto di Ghamu in Tartaria, hanno sempre indotto gli uomini a

collocarvi apparizioni paurose, spiriti o fantasmi. Il carattere proprio del sublime terribile, quando esso sia del tutto

innaturale, è il fantastico o avventuroso. Perciò la sublimità o la bellezza che supera la misura comune vuol essere

chiamata romantica.”

Nel 1790, nella ‘Critica del Giudizio’, dopo aver trattato il giudizio estetico sul bello, Kant

riprende il tema del sublime analizzandone gli aspetti fondamentali. Come abbiamo visto in Burke,

per sublime si intende un valore estetico prodotto dalla percezione di qualcosa di smisurato o di

incommensurabile.

Kant distingue nella sua analisi due tipi di sublime: un sublime che egli definisce “matematico” e

un sublime “dinamico”. Secondo il filosofo, il sublime matematico sorge in presenza di qualcosa di

smisuratamente grande, ad esempio le montagne, il cielo stellato o le galassie. Di fronte a queste

realtà, nasce nell’animo umano un sentimento ambivalente: da un lato, infatti, proviamo un senso

di dispiacere dovuto al fatto che la nostra immaginazione non è in grado di abbracciarne la

grandezza, dall’altro, invece, proviamo piacere, perché la nostra ragione è portata ad elevarsi

all’idea dell’infinito, in relazione al quale le stesse immensità del creato appaiono piccole. Scrive:

       

“Quel sentimento di sconforto provato dall’immaginazione si converte in un piacere della ragione perché tali entità

smisurate, come le catene montuose, i ghiacci, la volta celeste etc., ma pur sempre finite, hanno il potere di

risvegliare in noi l’idea dell’infinito che è superiore a ogni realtà e immaginazione sensibile. Ma scoprendoci portatori

dell’idea di infinito, che attesta la nostra essenza di esseri superiori alla natura, trasformiamo l’iniziale senso della

nostra piccolezza fisica in una finale consapevolezza della nostra grandezza spirituale”. 3

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Il sublime dinamico nasce invece in presenza delle forze naturali, ad esempio nella

contemplazione di grandi rocce sporgenti minacciose verso l’alto, grandi masse nuvolose che si

ammassano durante un temporale, tempeste di lampi e tuoni, vulcani in eruzione, uragani, oceani

in tempesta e così via. Assistere a questi eventi in cui la natura mostra tutta la sua potenza,

stando però lontani da essi, produce in noi un senso di piccolezza materiale se ci paragoniamo alla

potenza della natura; in seguito, però, avvertiamo un sentimento di grandezza ideale dovuta al

fatto di essere esseri umani pensanti. Perciò, l’emozione del sublime dinamico diviene esaltativa e

l’angoscia, da depressiva che era in principio, si muta in entusiasmo. Kant, coerente con la sua

“rivoluzione copernicana” estetica, ritiene che anche il sublime, come il bello, non sia una

proprietà oggettiva e ontologica delle cose, bensì il frutto dell’incontro del nostro spirito con

esse. Il sublime, dunque, non risiede nella realtà che ci sta di fronte, vale a dire negli eventi o negli

oggetti in questione, bensì nel nostro stesso animo.

Come per Burke, anche per Kant bello e sublime si differenziano sostanzialmente tra loro. Il

sublime, infatti, si differenzia dal bello perché, mentre questo suscita in noi sensazioni di

calma e serenità quando ci troviamo di fronte a una forma armonica, quello nasce dalla

rappresentazione dell’informe e provoca nel nostro animo sensazioni di fremito e

commozione. Il bello riguarda la forma di un oggetto che esprime limitazione e che include

una finalità, mentre il sublime si può trovare anche in un oggetto illimitato e informe, “quasi

violento contro l’immaginazione stessa”. Al contrario del bello, il sublime è un piacere che

sorge indirettamente: viene cioè prodotto dal senso di un momentaneo impedimento, seguito

poi da una più forte effusione delle forze vitali. Per Kant, nel bello l’animo è semplicemente

attratto dall’oggetto; nel sublime, invece, esso risulta allo stesso tempo attratto e respinto

da esso, tanto è vero che il piacere suscitato dal sublime non è una gioia positiva, ma

piuttosto un “piacere negativo”, come Kant stesso lo definisce.

Arte del pittore tedesco Caspar David Friedrich

Sesto dei dieci figli di Gottlieb Adolf, fabbricante di sapone e di candele, e di Sophie Dorothea

Bechly, nasce a Greifswald, in Pomerania, allora cittadina svedese di 5.000 abitanti, annessa alla

Prussia nel 1815. Il 7 marzo 1781 perde la madre, il 18 febbraio 1782 la sorella di 20 mesi

Barbara; l'8 dicembre 1787, la lastra di ghiaccio su cui pattina si rompe e Caspar precipita in

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