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L
N E
E KAN I
W B
T N
T
O I
N Z
Alla fine del ‘700 KANT cercò di conciliare le teorie di Newton
con quelle di Leibniz. Spazio e tempo, che accompagnano
necessariamente ogni nostra conoscenza sensibile, non
possono essere una realtà oggettiva, come voleva Newton, e
neppure una relazione propria degli oggetti in se stessi, come
voleva Leibniz, bensì devono essere forme caratteristiche del
nostro modo soggettivo di ricevere le modificazioni sensibili da
parte degli oggetti. Essi vanno quindi considerati come forme
della nostra sensibilità, che condizionano ogni nostro modo di
conoscere sensibilmente.
Lo spazio è la “forma a priori” del senso
esterno che non può essere ricavato
dall’esperienza. Kant perciò lo definisce
come la “forma di tutti i fenomeni dei
sensi esterni, cioè la condizione
soggettiva della sensibilità , sotto la quale
soltanto ci è possibile l’intuizione
esterna”.
Nello stesso modo il TEMPO non è altro che la forma del
senso interno.
Il concetto di tempo ha una portata più ampia rispetto a
quello di spazio perché è una “intuizione a priori” che sta
alla base di tutte le intuizioni empiriche. Infatti, se in
modo diretto esso è la forma a priori del senso interno, in
modo indiretto lo è anche del senso esterno, in quanto
anche i dati del senso esterno ci giungono solo tramite le
modificazioni del senso interno.
Matematic
a
Le
geometrie
non-
euclidee
L’arrivo delle
GEOMETRIE NON EUCLIDEE
ha creato gravi problemi e per la
fisica
newtoniana e per la filosofia Kantiana.
Per la prima, perché il suo quadro dello spazio-tempo è
collocato nello spazio euclideo.
Per la “filosofia trascendentale” Kantiana,
la minaccia è ancora più grave.
Kant presumeva che lo spazio euclideo in cui
percepiamo i fenomeni di natura fosse una “forma di
intuizione a priori” : esiste perciò una sola geometria
capace di descrivere questa struttura, che nessuna
scoperta empirica può modificare.
I postulati da cui partì Euclide sono i seguenti :
I. Da qualsiasi punto si può condurre una retta ad ogni
altro punto;
II. Ogni retta "terminata" si può prolungare continuamente
per dritto ;
III. Con ogni centro e con ogni distanze si può descrivere
un cerchio;
IV. Tutti gli angoli retti sono uguali ;
V. Per un punto esterno ad una retta data si può
condurre una ed una sola retta parallela alla retta
data . La storia della geometria non euclidea
comincia con gli sforzi per eliminare
i dubbi intorno al postulato delle
parallele.
Gli sforzi dei matematici, fino alla
metà del diciassettesimo secolo
furono ritenuti insoddisfacenti.
Il primo a supporre che si potesse
creare una nuova geometria, il
cui sistema di postulati fosse
coerente fu Gauss.
Essa fu sviluppata
quasi
contemporaneamente
da Lobatcevskij e
Bolyai, e
successivamente da
Riemann.
I primi due realizzarono
quella che oggi è nota
come geometria
iperbolica. Riemann invece introdusse
quella che oggi è chiamata
.
geometria ellittica
Nella geometria di Lobacevskij si
mostra che si possono costruire
geometrie in cui non vale
l’unicità:
“Per un punto non appartenente
ad una retta si può condurre più di
una parallela alla retta data”
(postulato di Lobacevskij e Bolyai,
1830). Il modello di Klein
ambienta
la geometria piana
all’interno di una
circonferenza, in cui
tutte le possibili
“rette” sono
rappresentate dalle
infinite corde.
Le due rette PA e PB dividono le
rette che intersecano la retta AB
da quelle che non la intersecano;
vi sono perciò infinite rette
passanti per P parallele ad AB;
seguendo la definizione di Hilbert
si chiamano però parallele le rette
PA e PB, le "separatrici" delle rette
parallele da quelle non parallele.
Nella costruzione geometrica proposta da
Riemann (geometria sferica) non vale
l’esistenza: ”per un punto non
appartenente ad una retta data non si può
condurre alcuna parallela alla retta data”.
Un modello di tale geometria si ha nella
cosiddetta "geometria della sfera". In
tale modello si fissa una sfera S e si
definiscono nel modo seguente gli enti
fondamentali:
• punto è una coppia di punti di S
diametralmente opposti;
• retta è una circonferenza massima di S.
E' evidente che due rette così fatte
si intersecano sempre in un punto
(una coppia di punti della sfera
diametralmente opposti).
Filosofia
Poincarè
Poincarè
Poincarè dall’elaborazione delle
geometrie non-euclidee - che
rifiutano cioè i postulati, ovverosia
i principi basilari indimostrabili-
trae conclusione che in ogni
campo scientifico è possibile
creare diverse teorie ipotizzando
diversi postulati, giacché essi non
sono principi eterni ed immutabili
ma convenzioni stabilite dagli
uomini. La concezione di Poincarè,
ribadita da successive scoperte di
grandi scienziati, determina il
venir meno della visione secondo
cui la scienza è sicuro criterio per
stabilire la verità. Fisica
Lo spazio
tempo di
Minkowski
Minkowski fu un matematico lituano,
insegnante di Einstein quando
quest’ultimo si trovava a Zurigo.
Nel 1907 Minkowski giunse al
convincimento che la teoria della
relatività speciale (conosciuta anche
come relatività ristretta), introdotta da
Einstein nel 1905 e basata su precedenti
lavori di Lorentz e di Poincarè, potesse
essere meglio compresa nell'ambito di
uno spazio non euclideo, da allora noto
come spazio di Minkowski.
Egli introduce il concetto di
SPAZIO-TEMPO
considerando la coordinata temporale
una quarta dimensione in uno spazio
quadridimensionale.
L’evento E sarà ora individuato da quattro coordinate.
E (x1,x2,x3,x4)
« I concetti di spazio e di tempo che
Nel 1908 in un congresso pronuncia un discorso, in cui sostiene che lo spazio e il
tempo, singolarmente considerati tendono a dissolversi.
desidero esporvi traggono origine dal
terreno della fisica sperimentale, e in
ciò risiede la loro forza. Sono radicali.
D’ora in avanti lo spazio
singolarmente inteso, ed il tempo
singolarmente inteso, sono destinati
a svanire in nient’altro che ombre, e
solo una connessione dei due potrà
preservare una realtà indipendente.
Einstein inizialmente accetta in modo scettico il
lavoro di Minkowski, ma in seguito si rende conto
che, operando con una sostituzione di variabili,
introdotta proprio dal matematico, si rende il
lavoro, più semplice e comprensibile.
La sostituzioni di variabili è la seguente:
X è una variabile immaginaria,
4
introdotta ipotizzando che il
quadrato risulti negativo .
Trasformazioni di Einstein- Lorenz
Ricaviamo t …
… sostituiamo …
… ricaviamo …
Moltiplichiamo ambo i membri per c e dividiamo per i:
Filosofia
Bergson
Tali scoperte influenzarono l’elaborazione filosofica del francese Henry B e r g s o n (1859-1941),
che verterà, almeno inizialmente sul concetto di tempo.
Secondo Bergson, il tempo della scienza utilizzato dai ricercatori, e anche quello rivoluzionato
dalla stessa fisica einsteiniana è comunque prevalentemente oggettivo, quantitativo, geometrico
e spazializzato.
Questo tempo preciso e quantitativo è in realtà un’astrazione e non coincide con il tempo della
vita: quest’ultimo è flusso continuo e durata reale e su di esso si fonda la dimensione
soggettiva e psicologica di ogni individuo, che intreccia al presente la memoria del passato e
l’anticipazione del futuro .
TALI CONCETTI CHE STANNO ALLA BASE DELLE
TEORIE DI BERGSON, ESPRESSI GIÀ IN
MATERIA E MEMORIA, INFLUENZANO
PROFONDAMENTE LE AVANGUARDIE
STORICHE, SOPRATTUTTO IN CAMPO
PITTORICO.
FUTURISTI E C U B I S T I , IN PARTICOLARE,
CERCHERANNO DI FARE IRROMPERE IL TEMPO,
INTESO COME DURATA SOGGETTIVA, NELLO
SPAZIO: I PRIMI RAPPRESENTANDO
DINAMICAMENTE IL MOVIMENTO SENZA
“IRRIGIDIRE” I SOGGETTI NELL’ISTANTE; I
SECONDI MOSTRANDO L’OGGETTO DA
DIVERSI PUNTI DI VISTA, COME SE
L’OSSERVATORE GLI SI MUOVESSE ATTORNO O
FOSSE VISTO DA PIÙ OSSERVATORI
CONTEMPORANEAMENTE.
Storia
dell’arte
Il Cubismo e
la quarta
dimensione:
il tempo
Picasso abbandona i metodi
tradizionali di rappresentazione della
realtà, in pratica supera la visione
rinascimentale basata sulla
prospettiva, ossia la realtà osservata
da un punto di vista ben stabilito, con
la successione di piani prospettici in
una profondità illusoria, e dipinge
invece figure ed oggetti come se
fossero osservati da più punti di
vista, scomponendoli e
ricomponendoli in immagini che
simultaneamente
riproducono le
tre dimensioni (altezza, larghezza e
(Malàga, 1881 – Mougins profondità). La rappresentazione
1973
) simultanea di successivi momenti
visivi, realizza l’ unità spazio-
quarta dimensione
tempo, cioè la ,
che nel quadro si fonde con le altre
Donna con ventaglio
Nell'estate del 1909 Picasso insieme alla sua compagna di allora, Fernande Olivier,
soggiorna in un piccolo villaggio della Catalogna, dove esegue numerosi ritratti della
donna e diversi paesaggi in cui il processo di scomposizione dell'immagine, secondo
piani geometrici, diventa sempre più radicale. In questa fase Picasso cerca di conciliare
l'esperienza di Cézanne, nella definizione volumetrica della figura e nella riduzione
cromatica al verde, blu e ai toni scuri, con gli stimoli offerti dall'arte primitiva, fondata
sull'essenzialità simbolica della forma.
ITALO SVEVO
Letteratura
italiana
Svevo: la
disintegrazione
della forma-
romanzo
La concezione sveviana è influenzata dal
relativismo di Einstein e dal principio di
indeterminazione di Heisenberg,
espressione dell’atteggiamento
antimetafisico del Novecento.
Le teorie relativistiche lo convincono della
provvisorietà che investe tutto il reale, in
forza della quale ogni giudizio risulta
parziale ed ha valore solamente dal punti
di vista dal quale viene impostato.
Tale tema si collega a quello
dell’inettitudine. L’inetto ha
consapevolezza del relativismo del reale
che lo circonda : impossibilitato a
integrarsi nell’organismo sociale,
schiacciato dai meccanismi di questo è
condannato all’incomunicabilità per
l’impossibilità di trovare intesa con gli
altri. Egli vive in una realtà in cui tutto
Italo Svevo sembra provvisorio , precario relativo e
1861 - 1928 .
nulla risulta stabile e assoluto
La novità de "La coscienza di Zeno"
a. Racconta in prima persona, creando
una voluta ambiguità tra il personaggio
e l'autore. La "coscienza" è, al tempo
stesso, soggetto e oggetto di
conoscenza; l'io che narra è uno
sdoppiamento dell' "io" vissuto. Mentre
finge di costruirsi, si smonta con le sue
stesse parole (l'umorismo).
b. Viene meno la successione
cronologica dei fatti e l'autore usa un
tempo misto organizzato su tre livelli
temporali: la Prefazione del medico, il
primo manoscritto fittizio di Zeno (dal
secondo al settimo capitolo); il secondo
manoscritto (ottavo capitolo),
composto dopo sei mesi di psicanalisi,
allo scopo di deridere la diagnosi del
medico e mettere termine alla cura.
c. La vicenda si svolge in otto capitoli e cinque episodi, che tolgono coerenza e unità al
personaggio. Non c'è un nesso temporale, ma tematico.
d. Il racconto è un cumulo di verità e bugie dovuto sia alla deformazione del ricordo operato dalla
memoria, sia al rapporto di odio-amore che si stabilisce tra paziente e medico.
e. Compare la tecnica del monologo interiore, che è una trascrizione immediata, non
razionale-sintattica, di tutto ciò che si agita nella coscienza. Svevo, a differenza di Joyce, lo
limita a una specie di discorso indiretto.
Per tutti questi motivi appare dissolto il personaggio ottocentesco e l'autore passa
in secondo piano, nascosto dietro la coscienza del personaggio stesso.