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Sintesi

INDICE
1. DALLA PREISTORIA ALLA CIVILTÀ GRECA
2. LATINO: CICERONE- Somnium Scipionis
3. APULEIO - “il sogno di Iside” (Metamorfosi; 5,6)
4. IN HOC SIGNO VINCES - Il sogno di Costantino
5. DAL MEDIOEVO AD OGGI
6. ARTE: Neoclassicismo e Romanticismo – Goya e Füssli
7. INGLESE: JOHN KEATS - La Belle Dame Sans Merci
8. ITALIANO: G. Pascoli – Fides
9. FILOSOFIA: FREUD- “L’interpretazione dei sogni”
10. ITALIANO: E. MONTALE - Il sogno del prigioniero
11. MUSICA:Domenico Modugno - Nel blu dipinto di blu
12. STORIA: MARTIN LUTHER KING - I have a dream
13. SCIENZE DELLA TERRA: LA LUNA – Un sogno realizzato…forse.
14. BIOLOGIA: Il sogno
Estratto del documento

1

Il sogno è come un'ala di farfalla, se lo prendi un poco fra le dita, perde l'incanto di

«

ogni suo colore

» 2

INDICE

1. DALLA PREISTORIA ALLA CIVILTÀ GRECA

2. LATINO: CICERONE- Somnium Scipionis

3. APULEIO - “il sogno di Iside” (Metamorfosi; 5,6)

4. IN HOC SIGNO VINCES - Il sogno di Costantino

5. DAL MEDIOEVO AD OGGI

6. ARTE: Neoclassicismo e Romanticismo – Goya e Füssli

7. INGLESE: JOHN KEATS - La Belle Dame Sans Merci

8. ITALIANO: G. Pascoli – Fides

9. FILOSOFIA: FREUD- “L’interpretazione dei sogni”

10. ITALIANO: E. MONTALE - Il sogno del prigioniero

11. MUSICA:Domenico Modugno - Nel blu dipinto di blu

12. STORIA: MARTIN LUTHER KING - I have a dream

13. SCIENZE DELLA TERRA: LA LUNA – Un sogno realizzato…forse.

14. BIOLOGIA: Il sogno 3

DALLA PREISTORIA ALLA CIVILTÀ GRECA

Il sogno è un'attività del pensiero umano che ha interessato l'uomo fin dai primordi della civiltà. Il disegno a

carboncino in una grotta dei Bisonti di Lascaux può essere considerato la rappresentazione di un sogno. In

questo documento l'autore disegna ciò che vede con la fantasia: l'uccisione del bisonte durante una battuta

di caccia. Esso è analogo a un sogno ad occhi aperti, disegnato a memoria.

Gli antichi ritenevano che i sogni fossero una sorta di messaggio criptico, da interpretare; talvolta si poteva

trattare anche di rivelazioni da parte delle divinità che cercavano di dare consigli, ammonimenti o utili

indicazioni all’uomo.

La prima testimonianza scritta è riportata in uno dei primi libri prodotti dal genere umano, l'Epopea di

composta intorno al 2000 a.C. su tavolette di creta asciugata al sole e rinvenute nella biblioteca

Gilgamesh,

di Assurbanipal, a Ninive nel 1852 (ma riconosciute solo nel 1870 dall’assiriologo inglese George Smith).

Gilgamesh sogna di incontrare Enkidu, con il quale dapprima ingaggia una lotta, ma poi, riconosciutane la

forza, lo porta davanti alla madre e lo adotta come gemello. Quando Gilgamesh racconta questo sogno alla

madre Ninsun, lei lo interpreta in questo modo:

«Un compagno forte verrà da te, uno che può salvare la vita di un amico, egli è potente nella

montagna, egli possiede la forza. La sua forza è così grande come quella del firmamento di An. Tu lo amerai

come una moglie, e lo terrai stretto a te, ed egli avrà sempre cura della tua salute. Il tuo sogno è buono e

favorevole. »

( poema di Gilgamesh)

dal

In questo caso, la madre (la dea-sacerdotessa Rimat-Ninsun) fornisce un'interpretazione profetica del

sogno.

In epoca sumerica troviamo il rituale dell'incubazione. Questa pratica richiedeva che un sognatore

scendesse in un luogo sacro sotterraneo, dormisse una notte sognando e andasse da un interprete a

raccontare il sogno, che di solito rivelava una profezia.

La Bibbia riporta diversi sogni, il più noto dei quali è quello del faraone egizio che sogna sette vacche grasse

e sette vacche magre; nessuno sa interpretare il sogno, finché non viene chiamato Giuseppe (Genesi 41,1-

36). In questo sogno l'interpretazione è sempre di tipo profetico, ma assume un carattere religioso:

Giuseppe, infatti, pensa che la profezia provenga da Dio.

Questa concezione del sogno degli antichi ebrei è riportata nella Bibbia stessa: il sogno è un messaggio di

Dio(Numeri 12,6).

I Greci ripresero l'usanza dell'incubazione, recandosi in un bosco sacro o in una grotta, dove scavavano una

buca, o presso un tempio di Esculapio. Lì si accoccolavano e sognavano; in seguito consultavano l'interprete

dei sogni. Le interpretazioni assumevano un ruolo di cura e guida spirituale. Tra gli interpreti ve ne erano di

famosi, come forse il primo a scrivere un libro intitolato “L'interpretazione

Artemidoro di Daldi, dei sogni”.

Questo libro però è un mero elenco di sogni e di interpretazioni arbitrarie, senza alcun carattere scientifico.

Le interpretazioni fornite da Artemidoro e da altri furono tramandate di generazione in generazione. Il

primo a riprendere in mano l'argomento in epoca moderna fu che pubblicò a sua volta nel

Sigmund Freud,

1899 un testo “L’interpretazione fondamentale nella storia del pensiero.

dei Sogni”,

Inoltre, sono testimoniate antiche forme di esorcismo utili a liberarsi da sogni angosciosi, come la

purificazione attraverso l'uso dell'acqua, il sacrificio agli dei oppure il racconto della visione alla luce del

sole. 4

LATINO: CICERONE- Somnium Scipionis

Il è una parte, precisamente la sesta e ultima, del “De un trattato

re pubblica”,

Somnium Scipionis

filosofico-politico, scritto tra il 55 e il 51 a.C. e pubblicato prima che l’autore partisse come proconsole per

la Cilicia. Nonostante l’opera ci sia giunta mutila di molte parti (in particolare, un gran numero di

frammenti dei primi due libri, pochi del terzo, ancora meno del quarto e del quinto, solamente il Somnium

del sesto libro), possiamo dedurre gli argomenti trattati: ci troviamo di fronte al dialogo tra Publio Cornelio

Scipione Emiliano (detto anche Africano minore) con alcuni amici a proposito di tematiche piuttosto

importanti come l’opportunità o meno per il saggio di occuparsi di politica e la definizione della forma di

governo più auspicabile per Roma.

Lo spunto per il racconto di Scipione Emiliano è offerto da una questione posta dall’amico e confidente

Gaio Lelio, già protagonista del ciceroniano; egli si era chiesto come mai non fosse stata eretta

De amicizia

una statua in onore di Publio Cornelio Scipione Nasica, che aveva ucciso Tiberio Gracco. Scipione risponde

all’interrogativo raccontando a tutti i presenti un sogno che gli era capitato di fare anni prima e che non

aveva mai raccontato a nessuno. Nel 149 a.C., all’inizio della terza guerra punica, Scipione Emiliano era

stato inviato come tribuno militare in Africa e, una volta sbarcato ad Utica, si era recato a far visita a

Massinissa, re della Numidia, grande amico del nonno dell’Emiliano, Scipione Africano Maggiore. Essi

rimasero fino a notte inoltrata a discutere circa le imprese gloriose del valoroso e ormai scomparso

Africano Maggiore e, probabilmente, fu per questo motivo che la stessa notte l’Africano Minore vide in

sogno il nonno che gli parlava dall’alto della Via Lattea, sede degli eroi. Da questo punto di osservazione

celeste il nonno, dopo aver profetizzato le tappe fondamentali della carriera politico-militare di Emiliano,

dischiuse ai suoi occhi la visione di un universo di tipo platonico, indicandogli le sfere celesti, facendogli

ascoltare il suono armonioso provocato dal loro movimento. Infine, gli rivelò il destino che attende le anime

dei defunti.

Il messaggio di Cicerone che possiamo cogliere per bocca dell’Africano è che, finché siamo sulla terra, è

nostro dovere servire la patria; ma la gloria umana, vista dal cielo, ovvero appare

sub specie aeternitatis,

veramente piccola cosa. Gli uomini, pertanto, dovrebbero anelare alle cose celesti, perché tra l’armonia di

quelle sfere le anime, che sono immortali, troveranno la vera ricompensa.

Il grazie anche al sapore fortemente platonico che racchiude, fu letto e citato da numerosi autori

Somnium,

medievali che lo hanno tramandato fino a noi.

APULEIO - “il sogno di Iside” (Metamorfosi; 5,6)

Il romanzo di Apuleio "Metamorfosi", opera stravagante in undici libri, è forse l'adattamento (almeno nei

primi 10) di uno scritto di Luciano di cui non siamo in possesso, ma del quale ci è pervenuto un plagio

intitolato "Lucius Le"Metamorfosi", gravitano, comunque, sia nella tradizione della "fabula

o L'asino".

milesia" (novelle a carattere erotico e licenzioso) sia in quella del romanzo greco contemporaneo,

arricchito però dall’originale e determinante elemento magico. Già lo stesso numero di libri che compone

l’opera è un numero magico; undici erano, infatti, i giorni dedicati ai culti misterici, di cui dieci di

purificazione, e uno dedicato al rito vero e proprio. Il magico si alterna dunque con l’epico, col tragico, col

comico, in una sperimentazione di generi diversi (ordinati ovviamente in un unico disegno, con un impianto

strutturale abbastanza rigoroso), che trova corrispondenza nello sperimentalismo linguistico, nella piena

padronanza di diversi registri, variamente combinati nel tessuto verbale: e il tutto in una lingua, comunque,

decisamente "letteraria".

La storia narra di un giovane chiamato Lucio (identificato da Apuleio con lo stesso narratore), appassionato

di magia. Originario di Patrasso, in Grecia, egli si reca per affari in Tessaglia, paese delle streghe. Là, per

caso, si trova ad alloggiare in casa del ricco Milone, la cui moglie Panfila è ritenuta una maga, ha, infatti, la

facoltà di trasformarsi in uccello. Lucio vuole imitarla e, valendosi dell'aiuto di una servetta, Fotis, accede

alla stanza degli unguenti magici della donna. Ma sbaglia unguento, e viene trasformato in asino, pur

5

conservando coscienza ed intelligenza umana. Per una simile disgrazia il rimedio sarebbe semplice (gli

basterebbe mangiare alcune rose), se un concatenarsi straordinario di circostanze non gli impedisse di

scoprire l'antidoto indispensabile. Rapito da certi ladri durante la notte stessa della metamorfosi, egli

rimane bestia da soma per lunghi mesi, si trova coinvolto in mille avventure, sottoposto ad infinite angherie

e muto testimone dei più abietti vizi umani. Nella caverna dei briganti, Lucio ascolta la lunga e bellissima

favola di "Amore narrata da una vecchia ad una fanciulla rapita dai malviventi. La favola racconta

e Psiche",

appunto l'avventura di Psiche, l'Anima, che, innamorata di Eros, dio del desiderio, uno dei grandi dèmoni

dell'universo platonico, possiede quest’ultimo senza saperlo, nella notte della propria coscienza, però lo

smarrisce per curiosità, per ritrovarlo poi nel dolore di un'espiazione che le fa attraversare tutti gli

"elementi" del mondo. Sconfitti successivamente i briganti dal fidanzato della giovane, Lucio viene liberato,

finché – dopo altre peripezie – si trova nella regione di Corinto, dove, si addormenta sulla spiaggia di

Cancree. Durante una notte di plenilunio, vede apparire in sogno la dea Iside che confortatolo, gli annuncia

la fine del supplizio e gli indica dove potrà trovare le benefiche rose. Il giorno dopo, il miracolo si compie nel

corso di una processione di fedeli della dea e Lucio, per riconoscenza, si fa iniziare ai misteri di Iside e, una

volta tornato a Roma, a quelli di Osiride.

Il tema del sogno appare nell’undicesimo libro, infatti, all'improvviso l'asino si sveglia e vede sorgere dal

mare la luna. Profondamente commosso, le rivolge una preghiera, chiedendole di potersi liberare della

bestia che è in lui, oppure di morire. Poi si riaddormenta. In sogno gli appare Iside, la dea che governa col

cenno del capo le vette luminose della volta celeste, i venti del mare, i silenzi dell’Averno. Iside, la quale

afferma di essere venerata ovunque sotto molteplici forme e con numerosi nomi (Minerva, Venere, Diana,

Proserpina, Cerere, Giunone, Bellona, Ecate, Rammusia), gli annuncia la fine dei suoi tormenti: il giorno

seguente (il 5 marzo) è la festa della dea; Lucio dovrà avvicinarsi al sacerdote e mangiare i petali delle rose

della sacra ghirlanda e all'istante ritornerà uomo. La sua vita però cambierà del tutto: egli diventerà un

adepto del culto della dea, e gli promette beatitudine eterna dopo la morte. L'asino si risveglia: è una

stupenda giornata primaverile e tutto è permeato di una strana gioia. Durante la processione finalmente

Lucio vede il sacerdote, gli si avvicina e mangia le rose. All'istante ridiventa uomo. Il sacerdote gli spiega il

senso delle sue traversie e lo esorta ad abbracciare la nuova fede. Lucio, commosso, segue il corteo del

“navigium Isidis”. Il giovane può finalmente rivedere i suoi, da cui era creduto morto; ma tutti i suoi desideri

sono rivolti all'iniziazione, che finalmente, dopo una lunga attesa, avrà luogo. Una seconda iniziazione

avverrà a Roma: Lucio diverrà anche adepto di Osiride. Infine vi sarà la terza e definitiva consacrazione di

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