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ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE
RENATO SERRA
CESENA
Eppur diverse
Viaggio nell’universo femminile tra miglioramenti e
disparità
Presentata da:
GIOVANNA MAFFUCCI
Anno scolastico 2008/2009
Indice
I ntroduzione pag.3
La condizione femminile nel mondo pag.4
1. Il femminismo: storia e traguardi pag.6
2. La vita di Oriana Fallaci pag.8
3. Lettera a un bambino mai nato pag.10
4. Simone de Beauvoir: une vie d’écriture et de liberté pag.12
5. Le deuxième sexe: “On ne naît pas femmes, on le devient” pag.13
6. Virginia Woolf’s life pag.15
7. A room of one’s own pag.16
8. La vida de Federico García Lorca pag.17
9. La casa de Bernarda Alba: la mujer en la España de Franco pag.18
10. Bibliografia pag.20
11. 2
Introduzione
Essere donna è un viaggio. Lo è per ogni essere umano ma per la donna
rappresenta l’ulteriore difficoltà di misurarsi con un mondo ancora
maschile per molti aspetti e dove l’uomo è ancora in vantaggio.
Cosa significa quindi essere donna oggi?
Da questa domanda è partita la mia ricerca per esaminare la condizione
femminile e il suo grado di evoluzione nei diversi paesi, tra
miglioramenti e disparità.
Un’analisi di opere letterarie che mi ha portato a scegliere tre autrici e
un autore europei ma cosmopoliti (Simone de Beauvoir, Oriana Fallaci,
Virginia Woolf e Federico García Lorca) che hanno raccontato le
frustrazioni, le costrizioni e le lotte affrontate.
Punti di vista diversi eppur simili nel descrivere la complessità
dell’argomento, esplorando cosa unisce ma soprattutto cosa separa gli
uomini dalle donne, ieri e oggi. Sperando che così non rimanga nel
futuro. 3
La condizione femminile nel mondo
Le donne dei paesi occidentali, economicamente più progrediti, vivono una
situazione soddisfacente. Le condizioni di vita permettono loro di acquisire
un’istruzione elevata, di scegliere il proprio modo di vita e di essere tutelate nella
parità dei propri diritti.
In paesi meno sviluppati, ad esempio in Africa e Asia, la maggior parte delle
donne è vittima della povertà e della disuguaglianza sociale.
Di fronte alle imposizioni della cultura tradizionale e a un modello occidentale di
emancipazione nel quale esse non sempre si riconoscono, le donne di molti paesi
cercano di trovare la propria identità e il proprio destino.
Tuttavia, il modello occidentale - che resta un punto di riferimento in materia di
emancipazione femminile - non è certo privo di squilibri. Il doppio peso che grava
sulle donne che lavorano e hanno famiglia, la solitudine di quante hanno
sacrificato tutto alla carriera, le difficoltà di intesa all’interno della coppia
derivanti dallo scontro fra esigenze femminili e paure maschili, che portano a vere
e proprie rotture, fonti di sofferenza e di incomprensioni, sono il rovescio della
medaglia.
Alcuni enti governativi, facendo appello a principi religiosi, hanno imposto che la
condizione della donna sia nettamente inferiore a quella della uomini. La donna
viene considerata un’eterna minorenne, priva di ragione e un soggetto che bisogna
dominare in tutti gli atti della vita, sottomessa all’arbitrio prima del padre, poi del
marito.
In Africa, le donne non hanno i più elementari diritti sociali e politici. La
liberazione dalla miseria e l’emancipazione dalla disuguaglianza sessuale
dipendono innanzitutto dallo sviluppo economico e dall’accesso delle donne
all’istruzione. Ma anche la mentalità e le regole comuni rivestono un’importanza
fondamentale. Quando la tradizione inculca il disprezzo verso le donne a favore
della superiorità maschile, la donna interiorizza le norme e non può infrangere
questi limiti senza esporsi al rifiuto, al disonore o alla morte. Questo spiega perché
in certi casi, le leggi che tentano di modificare queste situazioni risultano
inefficaci.
Anche senza sconvolgere bruscamente costumi antichi, è necessario che queste
società si orientino verso una concezione più egualitaria e rispettosa della donna,
in quanto il processo di modernizzazione tende a rimettere in discussione i vecchi
schemi. 4
In paesi come la Malesia, ad esempio, l’emancipazione delle donne esiste ma
riguarda solo le donne colte e di un alto ceto sociale, mentre nelle campagne la
secolare inferiorità rispetto all’uomo continua.
Anche tra i vari paesi europei vi sono differenze nel grado di emancipazione
femminile. In particolare tra le nazioni avanzatissime della Scandinavia, in cui si
riscontra una pressoché assoluta parità tra i sessi, ed i paesi mediterranei, tra cui
l’Italia, dove ancora oggi le donne che lavorano sono in numero minore rispetto
agli uomini, percepiscono uno stipendio inferiore e solo in casi rari occupano
posizioni di prestigio.
Nel XX secolo, ci sono stati grandi miglioramenti nella via della parità ma una
fotografia globale dimostra che c’è ancora molta strada da fare.
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Il femminismo: storia e traguardi
La condizione delle donne è potuta migliorare gradualmente solo a prezzo di dure
battaglie ma è nel XIX secolo, con l’industrializzazione dell’Europa e dell’America
del Nord, che anche la donna entra in massa nel mercato del lavoro.
Oltre alla lotta perseverante e coraggiosa delle prime militanti femministe, nel XX
secolo si sono verificati eventi che hanno contribuito ad accelerare l’evoluzione
della condizione femminile. Le due guerre mondiali, ad esempio, hanno aperto alle
donne l’accesso agli impieghi occupati dagli uomini. Le donne hanno così lasciato
il focolare domestico che era stato loro assegnato da secoli per affrontare il mondo
del lavoro, trasformando profondamente le mentalità, le aspirazioni e, soprattutto,
prendendo coscienza delle proprie potenzialità e capacità.
Una volta finita la guerra, la tendenza si è immancabilmente invertita, con i
governi che incoraggiavano le donne a ritornare a casa per restituire il posto agli
uomini di ritorno dal fronte: solo poche tra loro hanno saputo resistere alle
pressioni e sono riuscite a mantenere la propria indipendenza.
Il risultato è che quasi tutti i paesi occidentali hanno vissuto negli anni Settanta
un movimento di liberazione delle donne, con la nascita dei primi gruppi di
discussione e di elaborazione teorica del femminismo. Infatti, le donne non si
sentono comprese e capite a sufficienza, vivono ancora situazioni familiari
tradizionali che riproducono quelle vissute con il padre e la madre. I temi
principali del movimento sono: l’oppressione delle donne nella società, la
conoscenza di se stesse al di fuori degli schemi e dei pregiudizi maschili e la
creazione di strutture organizzative per rispondere ai nuovi obiettivi e ai nuovi
bisogni.
Pertanto, gli anni di lotta toccano vari fronti: la politica, il sindacato e le
associazioni. La parola d’ordine, che risuona come slogan in tutte le piazze, è:
“Donna è bello, donna non si nasce, si diventa”.
È in questo momento che le donne sviluppano teorie femministe che non pongono
più in primo piano la questione dell’uguaglianza con gli uomini, ma il rapporto di
oppressione maschio-femmina, vengono criticati i modelli culturali legati al
maschilismo e criticano anche il modello femminile che viene proposto sia dalla
cultura tradizionale che dai mass-media.
I risultati delle battaglie femministe si sono avuti anche nel campo del sostegno
alle situazioni femminili più disagiate, istituendo centri per conferenze, strutture
di accoglienza per donne percosse e violentate, consultori medici.
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Inoltre, le femministe si sono battute per far includere specifici piani di studio
femministi in molte università. Nei paesi anglosassoni, ad esempio, hanno
combattuto per diffondere la consapevolezza che il sessismo esiste anche a livello
linguistico: così i termini Miss (signorina) e Mrs (signora) sono ora molto spesso
scritti “Ms”, con l’intento di eliminare la differenza di status sociale, che non è
indicata per gli uomini.
Tuttavia l’azione delle diverse correnti femministe nel mondo occidentale si è
concentrata soprattutto sull’aborto e sul controllo legalizzato della procreazione
mediante la contraccezione. Purtroppo, gli ostacoli al controllo delle nascite legati
sia alle pressioni di tipo religioso che alle condizioni dei paesi in via di sviluppo
costituiscono ancora per molte donne un terribile peso.
Spostandoci in Europa, sempre negli anni Settanta, si formano nuovi collettivi che
comprendono sole donne e da cui gli uomini sono esclusi, dove si discute di
qualsiasi argomento, senza un metodo prestabilito, con l’unico criterio del rispetto
della libertà di parola e dell’ascolto. Le donne scoprono che le loro domande, le
loro esperienze, i loro desideri si ricongiungono, che le tappe della loro vita,
l’infanzia, la gioventù, la maturità, sono state segnate dagli stessi problemi,dalle
stesse sofferenze, dagli stessi sentimenti di impotenza e di frustrazione.
Ognuna delle partecipanti può proporre un progetto e l’obiettivo è progredire nella
comprensione di sé e riconoscendosi in un destino comune.
L’idea da tutte condivisa è innanzitutto che non bisogna più parlare della donna
ma delle donne.
All’inizio degli anni Ottanta anche il movimento femminista, come altri in quel
periodo, entra in una fase di crisi. Non scompare però e si trasforma sviluppandosi
in ambito sociale e artistico: meno politica e più cultura che dà vita ad una
ricchissima produzione. Finalmente artefici e protagoniste della propria vita, le
donne si sono riconciliate con gli uomini e raggiungono il successo nella vita
professionale.
La storia e l’esperienza hanno insegnato loro che non sono più sole. Tra
contraddizioni e desideri, il cammino è tracciato verso un futuro dove non
esistono né pregiudizi né differenze, insieme.
7
La vita di Oriana Fallaci
Oriana Fallaci è nata a Firenze nel 1929.
La sua vita fu influenzata dallo stato politico e sociale dell’Italia, dalla figura del
padre Edoardo, attivo antifascista, il quale coinvolse la figlia all’età di soli dieci
anni al movimento clandestino della Resistenza, vivendo in prima persona i
drammi della guerra tanto che nel 1943, a quattordici anni, la Fallaci ricevette un
riconoscimento d’onore dall’Esercito Italiano.
La scrittrice esordisce come giornalista al quotidiano “Mattino dell’Italia
centrale”, dove si occupa di cronaca nera.
Ha lavorato anche per “L’Europeo”, occupandosi di modernità, mondanità e anche
di cronaca. Proprio in questo periodo Oriana Fallaci va a New York. Questa
esperienza divenne il suo primo libro I sette peccati di Hollywood, dove ne racconta i
retroscena.
Nel 1961, scrisse Il sesso inutile, reportage sulla condizione della donna in Oriente.
L’anno successivo pubblica Penelope alla guerra, storia degli incontri di una ragazza
italiana a New York con persone del suo passato.
Nella sua carriera giornalistica la Fallaci, si occupò anche dello sbarco americano
sulla luna, infatti andò negli Stati Uniti per intervistare gli astronauti e tecnici
della NASA e il resoconto è narrato nel libro Se il sole muore, uscito nel 1965.
Nel 1967 in qualità di corrispondente di guerra va in Vietnam e l’esperienza della
guerra vissuta in prima persona viene raccontata nel libro Niente e così sia
pubblicato nel 1969. Come corrispondente di guerra ha seguito anche i conflitti tra
India e Pakistan e si è recata in Sud America e in Medio Oriente.
Nel 1968 in seguito alla morte di Martin Luther King e di Robert Kennedy e delle
rivolte studentesche la giornalista tornò negli USA.
Nell’agosto 1973 conobbe Alekos Panagulis, leader della Resistenza greca che sarà
il suo compagno fino alla morte di lui avvenuta in un misterioso incidente stradale
nel 1976. La storia di Panagulis verrà raccontata dalla scrittrice nel romanzo Un
uomo, pubblicato nel 1979.
Insieme nel 1975, collaborano alle indagini sulla morte di Pier Paolo Pasolini, loro
amico. La Fallaci sarà la prima a denunciare il movente politico dell'omicidio del
poeta.
Le sue interviste a personalità importanti come Giulio Andreotti e Indira Gandhi
sono raccolte nel libro Intervista con la Storia uscito nel 1974.
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