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Storia: le guerre lampo
Filosofia: Sigmund Freud (visione del tempo)
Arte: Salvador Dalì (gli orologi molli)
Inglese: James Joyce (stream of consciousness)
Italiano: Italo Svevo (La coscienza di Zeno)
Chimica: il decadimento radiattivo; la datazione dei reperti
Fisica: Albert Einstein (la relatività)
Matematica: le derivate
Ed. Fisica: il cuore
pienamente ogni istante della propria vita è, anche, ideale epicureo e ricorre in Orazio. Le
analogie tra il concetto espresso da Orazio e quello espresso da Seneca tradiscono però una
grande differenza di impianto: alla base del carpe diem epicureo c’è il concetto del vivere
intensamente ogni attimo dell’esistenza, capitalizzandone goie e piaceri, in un’ottica
distensiva dello spirito. Nel concetto stoico del vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo si
concretizza invece l’ideale di una pratica filosofia tesa alla conquista della saggezza, in lotta
con il tempo che scorre implacabile: un’ottica, quindi che non mira alla distensione quanto
piuttosto alla tensione dello spirito. Padroneggiare il presente e affrancarsi del domani diventa
in Seneca un invito al possesso di se stessi, non solo e non tanto, quindi, un richiamo al
carattere effimero dell’esistenza.
Storia
Guerra Lampo: “BLITZKRIEG”
Il tempo ha da sempre condizionato la nostra vita e la nostra società. Esso è infatti una
componente fondamentale in tutte le nostre azioni e usata nel modo corretto, può portare relativi
a chi sa come sfruttarlo.
In storia militare, Blitzkrieg, dal tedesco guerra lampo, descrive una tattica militare usata
dall'esercito tedesco all'inizio della seconda guerra mondiale nella quale movimenti ampi e rapidi
di truppe meccanizzate non lasciavano all'avversario il tempo di organizzare una difesa stabile.
Anche se sbandierato come uno stile di guerra veramente moderno, le basi strategiche della
guerra lampo sono antichissime. Strategie simili vennero impiegate da Alessandro Magno
nell'epoca classica; Napoleone ne era maestro; e furono impiegate su scala più piccola da
entrambe le parti nella prima guerra mondiale fino alla Seconda guerra mondiale quando i
tedeschi utilizzarono la guerra lampo soprattutto come tattica per impossessarsi nel minor tempo
possibile della maggior estensione di territorio nemico. La guerra lampo era uno stile di
combattimento veloce e aperto, che si basava sull’uso congiunto dell’aviazione e delle forze
corazzate, affidando a queste ultime il peso principale dell’attacco. Componente principale era per
l’appunto l’”arma” tempo. Le armate che subivano questo tipo di attacco non dovevano avere il
tempo materiale di riorganizzare le proprie difese o di preparare un contrattacco degno di essere
chiamato tale.
La strategia venne teorizzata da alcuni tra i più grandi stratega militari tedeschi nel 1914, durante
la prima guerra mondiale come reazione alla logorante guerra di trincea che si era instaurata
durante il corso del conflitto.
Essa tuttavia non fece la sua comparsa ufficiale durante il primo conflitto mondiale soprattutto per
l’inefficienza dei mezzi di motorizzazione e di comunicazione. La guerra lampo , infatti, implica
necessariamente il possesso di affidabili reparti d’assalto motorizzati, in grado di spostarsi
rapidamente e al tempo stesso fornire un adeguato attacco militare ai nemici, e di un efficiente
sistema di comunicazione per la coordinazione dei vari reparti specializzati nonché per una sicura
intesa tra forze d’aviazione e quelle d’assalto terrestre.
Al tempo della prima guerra mondiale, quindi, lo sviluppo industriale non permetteva un affidabile
utilizzo del motore a scoppio e l’aviazione presentava numerose mancanze o errori (il primo aereo
dei fratelli Wright era infatti stato inventato solo un decennio prima, nel 1903), sebbene lo
sviluppo di entrambi questi settori non fu trascurabile durante il conflitto.
La teoria venne applicata per la prima volta contro la Polonia, all’inizio della seconda guerra
mondiale, dalle truppe tedesche naziste dove si rivelò efficace anche se la meccanizzazione delle
truppe era in quel momento ancora limitata.
Le prime settimane di guerra furono sufficienti alla Germania per sbarazzarsi della Polonia e per
offrire al mondo un’impressionante dimostrazione di efficienza bellica.
Ma il vero valore della guerra lampo fu ampiamente dimostrato nel 1940 durante la campagna di
Francia, nella quale veloci truppe mobili d’assalto, costituite per lo più dai nuovi mezzi d’attacco
come i Panzer (carri armati), concentrarono i loro sforzi nei punti deboli del fronte di difesa
francese riuscendo in poche settimane a soggiogare l’intero territorio francese.
che sul fronte
Altri cenni dell’efficienza del Blitzkrieg furono dati dal generale Erwin Rommel,
africano riuscì a sconfiggere forze molto superiori alle proprie usando abili tattiche basate
sull'impiego dei panzer in gruppi mobili per colpire le retrovie e i fianchi del nemico, senza
lasciare loro il tempo di riorganizzarsi.
La sconfitta della Germania fu dovuta soprattutto alla trasformazione del conflitto, da una guerra
lampo con rapide vittorie tedesche in tutta Europa, ad una guerra di posizione e logoramento con
grosso dispendio di risorse economiche e umane nella quale la ovvia vittoria sarebbe andata alla
nazione più disposta a sacrifici.
La tattica del Blitzkrieg non è però priva di svantaggi; esiste un reale pericolo per la forza
attaccante di allungare eccessivamente la linea dei rifornimenti con conseguente allungamento
dei tempi di approvvigionamento, e la strategia nel complesso può essere sconfitta da un nemico
determinato che sacrifichi territorio in cambio di tempo per riorganizzarsi.
Filosofia
La rivoluzionaria visione di Freud
La "dimensione tempo", generalmente considerata come un qualcosa di lineare e in continuo
ed inesorabile avanzamento, trova una nuova connotazione nella speculazione psicoanalitica
attraverso le teorie di Freud.
Per poter comprendere al meglio la nuova dimensione tempo secondo la concezione
Freudiana è necessario chiarire
almeno in linea generale le teorie di Freud e nello specifico capire il concetto di inconscio nella
visione psicoanalitica.
Freud, il cui merito è di avere modificato radicalmente la psicologia e la psichiatria, giunge
attraverso lo studio dei fenomeni isterici alla convinzione che esiste nell'uomo uno strato
profondo che non perviene mai alla coscienza pur avendo la capacità di agire su di essa:
l'inconscio.
La scoperta dell'inconscio segna l'atto di nascita della psicoanalisi che si configura infatti
come psicologia del profondo e che sposta il centro di gravità dell'indagine psicologica dalla
sfera dell'attività cosciente a quella dell'attività inconscia. "Con tutto ciò", scrive Freud, "non è
detto che la qualità della coscienza abbia per noi perduto il suo significato. Resta la sola luce
che splende nell'oscurità della vita psichica e che ci guida".
Gli strati più profondi e nascosti della personalità umana vengono eletti dalla psicoanalisi a
punti di vista privilegiati da cui osservare l'uomo. E' infatti nei profondi strati inconsci
dell'apparato psichico dell'uomo, molto più ampi ed estesi del mondo cosciente, che può
essere acquisita l'interpretazione e la spiegazione razionale dell'intera personalità umana; Il
conscio non è altro la punta dell’iceberg rappresentato dall’inconscio.
Freud divide l'inconscio in due zone. La prima comprende le esperienze passate che, non
essendo immediatamente presenti alla coscienza, possono diventare presenti senza subire
modifiche: cioè l'insieme dei ricordi che, pur essendo momentaneamente inconsci, possono
con uno sforzo dell'attenzione diventare coscienti. Tale prima zona è il "preconscio". La
seconda zona comprende tutto ciò a cui l'accesso alla coscienza viene impedito o viene
concesso a prezzo di profonde trasformazioni: cioè tutti quegli elementi psichici stabilmente
inconsci che sono mantenuti tali fuori dalla coscienza da "forze attive le quali si oppongono
alla loro ammissione" ma che possono essere rimosse e superate da tecniche apposte (cioè la
psicoanalisi che fondamentalmente è una psicologia dei processi inconsci).
A questo nuovo ed innovativo concetto di inconscio va rapportata la nuova visione
psicoanalitica della “dimensione tempo”.Tale dimensione, attraverso la visione psicoanalitica,
si sposta dalla sfera dei processi coscienti a quella dei più profondi e nascosti processi
dell'inconscio dove si svolge la maggior parte della vita mentale dell'uomo.
Pertanto, secondo Freud, il rapportarsi dell'uomo con il tempo ha una successione cronologica
(presente, passato e futuro) soltanto nei processi coscienti: cioè il flusso cronologico del
tempo è unicamente frutto dell'attività cosciente e conserva i suoi momenti, distinti l'uno
dall'altro, alla superficie della coscienza.
Nel mondo dell'inconscio l'organizzazione di tali elementi cronologici perde una qualsiasi
successione ordinata ed i momenti temporali emergono dall'inconscio mescolati insieme e
contestualmente presenti: cioè presente, passato e futuro, nel passaggio da un momento
all'altro, non hanno successione cronologica.
Da "L'interpretazione dei sogni" la maggiore delle opere di Freud sulla natura delle nostre
tendenze inconsce, e dalla sua tesi sul sogno quale appagamento di un desiderio latente negli
strati profondi della nostra mente, è possibile fornire qualche esempio del venire meno, a
livello di inconscio, della razionalizzazione cronologica del tempo.
Non è raro sognare la notte prima di un viaggio progettato, di trovarsi già nel luogo di
destinazione e che il sogno anticipi il divertimento atteso o di un viaggio già fatto o che il
sogno raffiguri l'appagamento di un desiderio già provato. Situazioni, immagini, sensazioni
passate o future si presentano come reali e presenti ed i relativi momenti, a livello di
inconscio, mancano assolutamente di successione cronologica e sono mescolati con il libero
passaggio da un momento all'altro.
In conclusione la "dimensione tempo" nella speculazione psicoanalitica di Freud assume
connotazioni interpretative assolutamente nuove in funzione dei collegamenti con l'attività
inconscia dell'uomo. La "dimensione tempo" si sposta in definitiva, per così dire, in un'altra
dimensione: cioè quella data dai profondi strati dell'apparato psichico.
Ed è quest'altra "dimensione tempo" del sottosuolo psichico, il mondo dell'inconscio, a
costituire il principale strumento esplorativo nel campo generale della cultura ed in particolare
in quello letterario ed artistico che verrà esaminato dal momento della sua scoperta in poi.
Arte “Gli orologi molli”
Salvador Dalì
Le teorie freudiane, imperniate sull'indagine dell'inconscio e sul suo predominio nella
personalità umana, ebbero notevole influenza nel campo letterario e artistico del Novecento.
Da tale concezione la "dimensione tempo" acquista una indeterminatezza che lo scrittore o
l'artista coglie in chiave soggettiva mostrando il flusso del tempo come vissuto psicologico dei
propri soggetti senza legami con la normale successione cronologica.
Anche se la variabile tempo fa la sua prima comparsa nelle arti figurative con il cubismo, nel
quale gli artisti rappresentano contemporaneamente diversi momenti di una stessa scena, il
nuovo concetto del tempo assume una particolare e nuova rilevanza nel linguaggio
surrealistico-futurista di Salvador Dalì.
Andrè Breton, dopo aver letto “l’interpretazione dei sogni” di Freud, arrivò alla conclusione
che era inaccettabile il fatto che il sogno (e l'inconscio) avesse avuto così poco spazio nella
civiltà moderna e pensò quindi di fondare un nuovo movimento artistico e letterario in cui il
sogno e l'inconscio avessero un ruolo fondamentale. Nacque così il surrealismo.
Il surrealismo, nato in contrapposizione al dadaismo, prediligendo la rappresentazione
dell’inconscio nei suoi differenti modi di manifestarsi nel mondo della coscienza, è
caratterizzato dall’accostamento paradossale di elementi disparati della quotidianità
rappresentati con realismo quasi fotografico e dal loro inserimento in contesti inusuali, con
evidenti richiami al mondo onirico: gli oggetti più comuni assumono significati inediti e
generano un effetto di straniamento.
Tali strumenti espressivi sono utilizzati nel ciclo dedicato ai cosiddetti “orologi molli” o la