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fluenza. Nel 1949 veniva firmato il Patto Atlantico e nasceva così la NATO, alla quale aderivano
tutti i paesi dell'Europa occidentale, con l'aggiunta di Grecia e Turchia. Più tardi, nel 1955 era il tur-
no dei paesi orientali: nasceva così il Patto di Varsavia.
Le basi per una sfida che si sarebbe protratta sino alla caduta del Muro, nel 1989, erano state getta-
te: la battaglia per dimostrare quale sistema politico fosse migliore era iniziata. 4
La sfida ideologica
Lo scontro che fece da motore di tutte le vicende della Guerra Fredda fu quello tra le ideologie: da
un lato il capitalismo e dall'altro il comunismo.
John Stuart Mill scrive nel 1859 il Saggio sulla libertà, nel quale si trovano racchiuse alcune fonda-
mentali riflessioni sulle libertà dell'individuo all'interno di una società. L'autore è sostenitore della
libertà in ogni sua forma, a meno che l'azione dell'individuo non sia, anche solo potenzialmente,
dannosa per la comunità. Egli, innanzitutto, promuove la libertà di opinione e la identifica come
unico mezzo per raggiungere la verità e di conseguenza migliorare la società.
Il confronto tra vari pensieri, giusti o sbagliati che siano, è necessario per una duplice motivazione:
da un lato il confronto tra opinioni vere le accresce e le migliora, dall'altro se una vera è accostata
ad una falsa, quella vera risalterà e si consoliderà. Non esiste dunque una verità dogmatica, il vero
è frutto di un processo infinito di miglioramento. Oltre le considerazioni su libertà di pensiero ed
espressione, quello che maggiormente colpisce della sua opera, e che secondo alcuni lo colloca in
posizioni di liberalismo radicale, è l'assoluta libertà dell'individuo di perseguire la propria felicità ed
il proprio benessere fisico e materiale. Mill esalta il liberismo, che può essere considerato come la
teoria economica alla base della società capitalistica e che sostiene che lo Stato non debba interveni-
re nell'impresa, nel commercio e nel mercato: la libera concorrenza risulterebbe essere da sé il mi-
gliore strumento per la tutela dell'economia. La società così descritta da Mill è, per numerosi ele-
menti, specchio della società capitalistica americana.
Al contrario Karl Marx distrugge quella che era l'immagine positiva di libertà avanzata da Mill, rite-
nendola nient'altro che un concetto astratto ed illusorio. Libertà è infatti il diritto di poter fare ciò
che si vuole, senza considerare le conseguenze sulla sfera dell'altro e la triste concretizzazione di ciò
è la condizione del proletariato nella società capitalistica: assoluta mancanza di libertà. Marx de-
linea così quelli che sono i punti principali del modo di produzione capitalistico, e soprattutto iden-
tifica quelli che sono gli elementi che porteranno inevitabilmente alla crisi di questo sistema e al suo
superamento attraverso la società comunista. Apre questa sua analisi distinguendo i valori della
merce in valore d'uso e valore di scambio: il primo consiste nella qualità e nella funzione svolta dal-
la merce stessa, il secondo è quello che rende merci diverse confrontabili ed equiparabili. Questi va-
lori di merce sono indispensabili, secondo Marx, nel momento in cui si considera la condizione del-
l'uomo nella società capitalistica: anch'esso è merce. Il suo lavoro viene acquistato dal capitalista e
il suo particolare valore di scambio viene pagato attraverso il salario. Questo è dato dal valore delle
cose necessarie per la sua sopravvivenza e quella della sua famiglia e dunque non è determinato dal-
la effettiva quantità di lavoro. Risulta quindi che una grossa parte di esso è effettivamente lavoro
non pagato e di conseguenza produce un valore non pagato definito da Marx come plusvalore. E' in
questo contesto che si sviluppa la critica più aspra della libertà tanto lodata da Mill, che sostanzial-
mente legittima il capitalista a disporre del proletariato liberamente, considerando come unico fine
l'interesse personale e il profitto. E' la logica del profitto la chiave di questo sistema. Profitto che,
però, non è dato esclusivamente dal plusvalore e che può essere sintetizzato in questa formula: pro-
fitto=plusvalore/(somma capitale costante+somma capitale variabile), dove quello costante è costi-
tuito dal denaro necessario per l'acquisto e il mantenimento dei mezzi di produzione, mentre quello
variabile è dato dai salari degli operai. Da qui poi si sposta ad analizzare la tendenza storica del ca-
pitalismo, una tendenza che risulta essere autodistruttiva. La maggior parte del profitto viene infatti
reinvestita in capitale costante e questo provoca necessariamente una riduzione di quello variabile,
ovvero disoccupazione. La conseguenza è una forte diminuzione del plusvalore e quindi del profitto
(caduta tendenziale del saggio di profitto). La disoccupazione presenta anche un'altra conseguenza:
aumenta la povertà dei lavoratori e ne diminuisce dunque il potere d'acquisto. La merce dell'indu-
stria rimane invenduta e da questa contraddizione fatale inizia il processo di collasso del modo di
produzione borghese-capitalistico. In questo contesto infatti la lotta tra proletari e proletariato si ina-
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sprisce fino a che le grandi masse degli ultimi non prenderanno il potere e dopo una fase di dittatura
del proletariato, si giungerà all'edificazione di una società comunista senza classi, senza Stato né
politica, dove ognuno darà in base alle sue capacità e riceverà in base al suo bisogno.
In realtà Marx non sviluppa alcun modello di società comunista, annotando solamente alcune diret-
tive di carattere teorico, e dunque anche il comunismo russo non è altro che una sperimentazione e
successiva elaborazione del pensiero di Marx, talvolta ben differente da quanto il filosofo stesso
aveva auspicato (vedi Stalinismo). 6
La sfida culturale
Ciò che colpisce maggiormente della Guerra Fredda è l'atipicità di questo conflitto. Lo scoppio di
un effettivo scontro militare e la “tensione atomica” conseguente funzionarono da deterrente per en-
trambe le potenze, che evitarono per tutta la durata del conflitto il fuoco aperto. Si scelse perciò di
combattere attraverso tipologie diverse di sfida rispetto a quello militare. Entrambe le potenze infat-
ti finanziarono progetti colossali di propaganda culturale che dimostrassero al mondo intero il loro
avanzamento e la loro supremazia.
Dalla parte statunitense nacque, nel 1950, una vera e propria associazione per la tutela della libertà
di pensiero e di cultura, che non era altro che una lega anticomunista mascherata: l'Associazione per
la Libertà della Cultura (Congress for Cultural Freedom). Questa associazione, che si scoprì in se-
guito essere stata finanziata dalla CIA, spingeva un vasto numero di intellettuali di tutto il mondo a
produrre opere che di fondo avessero un pensiero anticomunista e antisovietico.
D'altro canto in Russia si sviluppò un vero e proprio movimento il Realismo Socialista (nato già nel
1934) che produceva opere esaltanti il socialismo, il mondo sovietico e dipingeva una realtà talvolta
ben lungi da quella reale.
La sfida nella letteratura italiana
I soggetti di punta italiani del Congress for Cultural Freedom furono Ignazio Silone e Nicola Chia-
romonte. La loro attività per il CCF si manifesta maggiormente con la rivista letteraria Tempo Pre-
sente, pregna di retorica e propaganda di libertà culturale. Al di là di questa rivista simbolo, Silone
mostra il suo sentimento anticomunista nella sua ultima opera: Uscita di Sicurezza. Questa è costi-
tuita da vari saggi, interventi, conferenze e ricordi dell'autore; in particolare l'omonimo saggio Usci-
ta di Sicurezza ripercorre le tappe della sua militanza politica, che lo portarono gradualmente prima
alla scelta e poi al rifiuto del comunismo. “In uno scenario del genere”, quello della Guerra Fredda,
“non stupisce che Uscita di Sicurezza sia stata un'opera controversa fin dal suo primo apparire, bol-
lata dall'”intellighentia” di sinistra come anticomunista e, per lo stesso motivo, impugnata dalla cri-
tica cattolica e conservatrice. In Uscita di Sicurezza l'autore esplora la propria vita, la costellazione
di eventi che lo hanno condotto attraverso il secolo, e attraverso un'epoca che sta per giungere al
suo culmine” (http://www.italialibri.net/opere/uscitadisicurezza.html). Quando il saggio uscì, pub-
blicato in forma ancora incompleta nel 1949 su alcune riviste, venne subito aspramente criticato da
Togliatti per la maniera in cui si scagliava contro il totalitarismo comunista.
Il saggio inizia con il racconto di una sera del '26 (Silone era già comunista), quando assieme a dei
compagni, in fuga dai fascisti, cominciano a raccontarsi le motivazioni del loro essere diventati co-
munisti. Silone rimane stupito per il fatto che ogni perchè aveva un certo qualcosa di incomprensi-
bile. La sua per esempio “Fu una specie di fuga, di uscita di sicurezza da una solitudine insopporta-
bile, un terra! terra!, la scoperta di un nuovo continente” diverso dalla rassegnazione di un ambiente
arretrato come quello meridionale (I. Silone, Uscita di sicurezza, Longanesi, Milano 1979). Per un
breve periodo le cose andarono per il verso giusto, sotto il fascismo riceveva tutte le soddisfazione
di cui aveva bisogno dal partito. Ma di lì a poco la situazione cambiò: esule e gettato allo sbaraglio
dovette assistere alle eliminazioni di Trotskij, Zinov'ev e Kamenev e maturò quella sensazione di
“disgusto” nei confronti di Stalin. La sua coscienza non riusciva a giustificare un tale assolutismo.
Seguì così un momento di crisi, di smarrimento e la nuova “uscita di sicurezza” che lo portò alla
rottura col partito, non fu per niente felice e provocò in lui grandi sofferenze che durarono nel tem-
po. Maturò più tardi, come scrive nel saggio, che il suo distacco non era dovuto al socialismo nei
suoi valori di fraternità e uguaglianza di fondo, bensì alla sua concezione meramente politica e
scientifica. Un pensiero esprime a pieno lo stato d'animo post rottura: “Che mi rimane della lunga e
triste avventura. Una segreta affezione per alcuni uomini che vi ho conosciuti, e il gusto di cenere di
una gioventù sciupata. La colpa iniziale fu certamente mia nel pretendere dalla azione politica qual-
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cosa che essa non può dare.” (op. cit.). L'opera appare fortemente tormentata da una profonda au-
toanalisi, che rimanda su larga scala alla tragedia in cui negli anni seguenti si sarebbe trasformato lo
stalinismo. Scriverà nelle ultime righe del saggio: “Ci si libera dal comunismo come si guarisce da
una nevrosi” (op. cit.).
E' così che Silone racconta il suo rapporto con la politica e nonostante il disimpegno e lo splendore
dell'opera dal punto di vista letterario ed evocativo, rimane il fatto che si tratta di un lavoro con un
messaggio antisovietico e anticomunista di fondo che lo colloca perfettamente in quell'atmosfera di
sfida continua propria della Guerra Fredda.
The challenge in English literature
As far as English literature is concerned, one of the most read writers during the Cold War was
George Orwell. In particular his masterpiece Nineteen-Eightyfour was read all over the world. The
novel was written in 1949, when this war was beginning to be perceived as a nuclear apocalypse,
because in this year also the USSR managed to create the atomic bomb. A contribution to the popu-
larity of this book should is to be given to the Congress for Cultural Freedom, which adopted it as a
symbol and quoted it many times in its magazines and reviews. This book offered a real opportunity
to the CCF, or more precisely to the CIA, to bring the antisoviet propaganda into the houses of mil-
lions of people. As a matter of fact when they made a movie from this book, in 1984, the CIA mana-
ged to stress the anticommunist message of the final part: paradoxically Orwell's novel was exploi-
ted for political aims.
This book was of course a critic to the Stalinian totalitarianism, but in its pages it accused every