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21/09/22, 13:03 TESINA : Il Sessantotto

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Simon e Garfunkel: Sound of Il ’68 in Italia

Silence La presenza di giovani operai a fianco degli studenti fu la caratteristica anche del Sessantotto italiano,

il più intenso e ampio tra tutti quelli dell'Europa occidentale assieme a quello francese. In Italia la

contestazione fu il risultato di un malessere sociale profondo, accumulato negli anni '60, dovuto al fatto

che lo sviluppo economico (il cosiddetto boom economico) e della borghesia, non era stato

accompagnato da un adeguato aumento del livello sociale ed economico delle classi più basse.

L'esplosione degli scioperi degli operai in fabbrica si saldò con il movimento degli studenti che

contestavano i contenuti arretrati e parziali dell'istruzione e rivendicavano l'estensione del diritto allo

studio anche ai giovani di condizione economica disagiata, i prodromi di quello che diverrà il

Eagles: Hotel California sessantotto inizieranno a palesarsi nel 1966. La contestazione fu attuata con forme di protesta fino ad

allora sconosciute: vennero occupate scuole e università e vennero organizzate manifestazioni che in

molti casi portarono scontri con la polizia (si veda la manifestazione per la prima della Scala di Milano

nella quale alcuni manifestanti chiesero la collaborazione della stessa polizia che, "doveva starsene a

proteggere persone simbolo del consumismo").

Il 24 gennaio1966 avvenne a Trentola prima occupazione di una università italiana ad opera degli

studenti che occuparono la facoltà di Sociologia. L'occupazione sarà ripetuta lo stesso anno in ottobre,

protestando contro il piano di studi e lo statuto, che entrambi erano in fase di elaborazione e

proponendone stesure alternative. Questa occupazione si concluse a causa dell'alluvione del 1966 che

Bob Dylan: The Times they are a interessò gran parte dell'Italia settentrionale e centrale. Molti studenti si mossero come volontari per

Changin portare aiuto nelle aree più colpite, e questo primo movimento ed incontro spontaneo di giovani,

provenienti da tutta Italia, contribuì a far sorgere in molti di essi lo spirito di appartenenza ad una

classe studentesca prima sconosciuto.

La scintilla iniziale fu determinata da due situazioni di disagio per gli studenti universitari della

Università Cattolica di Milano e della facoltà di Architettura di Torino. Nel primo caso l'università decise

di raddoppiare le tasse universitarie mentre a Torino venne deciso il trasferimento alla Mandria, una

sede periferica molto disagiata. Il 15 novembre 1967 entrambe le università vennero occupate e subito

sgombrate dalla Polizia. I leader iniziali erano Mario Capanna e Pero in Cattolica e Bobbio con Viale a

Torino.

Dopo tre giorni 30.000 studenti sfilavano per Milano fino all'arcivescovado e la rivolta si allargò a

macchia d'olio. L'atteggiamento repressivo della polizia, sempre presente il "famoso" battaglione

Padova della Celere, che intervenne sugli studenti come se fossero dei ragazzini viziati, finì con il

costituire il propellente per la diffusione della protesta.

Nel maggio del '68 tutte le università, esclusa la Bocconi, erano occupate.

Pagina 1 - 2 - 3 © Armando Cafiero 2008/2009

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Multimedia ITALIANO : Alberto Moravia

Simon e Garfunkel: Sound of

Silence

Eagles: Hotel California

Bob Dylan: The Times they are a

Changin Non compie studi regolari perché, colpito a nove anni da una tubercolosi ossea, trascorre oltre un

decennio in sanatorio, ove dedica il tempo alla lettura. Dopo alcune collaborazioni alla rivista “900” di

Bontempelli, debutta con quello che, a parere di più di un critico, resta il suo romanzo più significativo,

“Gli indifferenti” (1929). Nel mettere in scena l’atonia spirituale, il torpore morale, la sessualità

morbosa e sfatta di personaggi della borghesia egemone,egli mina alle fondamenta l’oleografica

rappresentazione della “sanità morale” della nazione, rivendicata dal fascismo quale risultato

dell’imperante “ordine”. Sul piano dei contenuti, l’autore ritorna sul personaggio dell’inadeguato a

vivere,ricollegandosi alla tradizione letteraria di uno Svevo o di un Borgese (si pensi allo straordinario

“Rubè” di quest’ultimo, od al “Totò Merùmeni” di Gozzano); sotto il profilo formale, infine, sperimenta

per la prima volta la propria prosa fredda, simile ad un referto medico, in manifesto contrasto con

quella di derivazione solariana. La successiva - e copiosa - produzione moraviana si muoverà

costantemente lungo i sentieri tracciati dal suo eccezionale esordio. Simile a quei pittori che per tutta

la vita dipingono lo stesso volto di donna o la stessa bottiglia, il Nostro si produce infatti in un’infinita

teoria di variazioni sui medesimi temi: protagonista, un’umanità incapace di slanci, chiusa nell’angusto

perimetro delimitato da sesso e danaro, condannata a esistere senza luce o speranze.

Stilisticamente, egli perfeziona la formula del romanzo-saggio, con risultati a volte notevoli (“La noia”,

1960), adoprando strumenti d’analisi via via più sofisticati (il marxismo, la psicanalisi, le scienze

sociologiche e delle comunicazioni di massa): in seguito, egli sembra dedicarsi al perfezionamento ed

all’amplificazione del monologo interiore, tipico della grande narrativa del XX° secolo. Non molti sono,

tuttavia, i suoi lavori che risaltano per originalità d’ispirazione: il meglio è forse rinvenibile in alcuni

racconti (“Delitto al circolo del tennis”, “Inverno di malato”), nel romanzo breve “Agostino” (1944),

storia dell’iniziazione sessuale di un adolescente, caratterizzata da aperture liriche alquanto insolite, ne

“La ciociara” (1957, il suo “omaggio di romanziere alla resistenza”), abitato da una figura positiva,

capace di sacrificio per un’ideale.

Autore inoltre di testi teatrali, di reportage di viaggio, di recensioni cinematografiche (è stato dal 1955

sino alla morte critico del settimanale “L’Espresso”), egli ha di continuo esercitato un ruolo

d’intellettuale militante, intervenendo attraverso la stampa sui più diversi argomenti: ne sono

testimonianza i saggi riuniti ne “L’uomo come fine” (1963), testo nodale del dibattito culturale per

svariati decenni.

Pagina 1 - 2 © Armando Cafiero 2008/2009

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Hippies

Il laureato

Il Neorealismo

Woodstock

Multimedia Gli indifferenti

Simon e Garfunkel: Sound of

Silence

Eagles: Hotel California Primo romanzo di Alberto Moravia, scritto tra il 1925 e il 1928, “Gli indifferenti” è un dramma borghese

Bob Dylan: The Times they are a che mette in scena due giorni della vita di una famiglia, composta da Mariagrazia Ardengo, vedova, con

Changin i due figli ventenni Carla e Michele, più l’amante della madre, Leo Merumeci. Gli Ardengo sono sull’orlo

della crisi economica e l’avido Leo ne approfitta: dopo aver dilapidato il patrimonio di Mariagrazia, ora

vuole prendersi anche la villa di famiglia, approfittando della scadenza di un’ipoteca. Quel che i figli

vedono, vale a dire che l’uomo è un avventuriero che sfrutta la madre per il suo bieco interesse, la

donna non vuol sapere, accecata dalla passione amorosa e dalla gelosia.

I cinque, riuniti all’ora di cena, ripetono una recita sempre uguale di ipocrisia e monotonia, di noia: i

figli che fingono di non sapere che Leo è l’amante della madre, i due che si danno del lei, Carla che

accetta le avances di Leo pensando che forse il massimo dell’abiezione può essere comunque una via di

uscita da tanta mediocrità, Leo che fa buon viso a cattivo gioco sopportando le lamentele di

Mariagrazia per arrivare alla figlia. Solo Michele tenta di ribellarsi, vorrebbe compiere “un gesto”

risolutore, ma è sopraffatto dalla sua indifferenza.

Capolavoro d’analisi e lucidità, il romanzo propone i temi principali della narrativa di Moravia: il

comportamento sessuale ed il rapporto con il denaro come chiave interpretativa della realtà umana e la

rappresentazione della debolezza della volontà, malattia esistenziale che condanna all’”indifferenza”,

segno del degrado del “buon senso”. Da qui la critica al mondo borghese, che è un effetto e non lo

scopo dell’autore: “Se per critica antiborghese s’intende un chiaro concetto classista, niente era più

lontano dal mio animo in quel tempo – afferma Moravia in “L’uomo come fine” (Milano, 1972), a

proposito del suo primo romanzo – Essendo nato e facendo parte di una società borghese ed essendo

allora borghese io stesso, ‘Gli indifferenti’ furono tutt’al più un modo per farmi rendere conto di questa

mia condizione. […] Che poi sia risultato un libro antiborghese è tutta un’altra faccenda. La colpa o il

merito è soprattutto della borghesia”.

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21/09/22, 13:03 TESINA : Il Sessantotto

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Arte e Musica

Battaglia per i Diritti...

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Il laureato

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Woodstock

Multimedia INGLESE : David Herbert Lawrence

Simon e Garfunkel: Sound of

Silence

Eagles: Hotel California

Bob Dylan: The Times they are a

Changin D.H. Lawrence (1885-1930), English novelist, storywriter, critic, poet and painter, one of the

greatest figures in 20th-century English literature.

David Herbert Lawrence was born on September 11, 1885, in Eastwood, Nottinghamshire, central

England. He was the fourth child of a struggling coal miner who was a heavy drinker. His mother was a

former schoolteacher, greatly superior in education to her husband. Lawrence's childhood was

dominated by poverty and friction between his parents. He was educated at Nottingham High School,

to which he had won a scholarship. He worked as a clerk in a surgical appliance factory and then for

four years as a pupil-teacher. After studies at Nottingham University, Lawrence matriculated at 22 and

briefly pursued a teaching career. Lawrence's mother died in 1910; he helped her die by giving her an

overdose of sleeping medicine.

In 1909, a number of Lawrence's poems were published by Ford Max Ford in the English Review. The

appearance of his first novel, The White Peacock(1911), launched Lawrence into a writing career. In

1912 he met Frieda von Richthofen, the professor Ernest Weekly's wife and fell in love with her. Frieda

left her husband and three children, and they eloped to Bavaria. Lawrence's novel Sons and Lovers

appeared in 1913 and was based on his childhood . In 1914 Lawrence married Frieda von Richthofen,

and traveled with her in several countries. Lawrence's fourth novel, The Rainbow (1915), was about

two sisters growing up in the north of England. Lawrence started to write The Lost Girl in Italy. He

dropped the novel for some years and rewrote the story in an old Sicilian farmhouse near Taormina in

1920.

During the First World War Lawrence and his wife were unable to obtain passports and were targets of

constant harassment from the authorities. They were accused of spying for the Germans and officially

expelled from Cornwall in 1917. The Lawrences were not permitted to emigrate until 1919, when their

years of wandering began.

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