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TESINA
ESAME DI STATO
2007/2008
La seconda guerra
mondiale sconvolge il
mondo!
Alunno _________________
:
Salvatore Quasimodo nacque a Modica (Ragusa) il 20 agosto del 1901 e trascorse gli anni
dell'infanzia in piccoli paesi della Sicilia orientale (Gela, Cumitini,
Licata, ecc.), seguendo il padre che era capostazione delle Ferrovie
dello Stato. Subito dopo il catastrofico terremoto del 1908 andò a
vivere a Messina, dove Gaetano Quasimodo era stato chiamato per
riorganizzare la locale stazione. Prima dimora della famiglia, come per
tanti altri superstiti, furono i vagoni ferroviari.
Un'esperienza di dolore tragica e precoce che avrebbe lasciato un
segno profondo nell'animo del poeta. Nella città dello Stretto
Quasimodo compì gli studi fino al conseguimento nel 1919 del
diploma di geometra presso l'Istituto Tecnico "A. M. Jaci”.
All'epoca in cui frequentava lo "Jaci" risale un evento di fondamentale
importanza per la sua formazione umana e artistica: l'inizio del
sodalizio con Salvatore Pugliatti e Giorgio La Pira, che sarebbe poi
durato tutta la vita. Negli anni messinesi Quasimodo cominciò a
scrivere versi, che pubblicava su riviste simboliste locali.
Nel 1919, appena diciottenne, Quasimodo lasciò la Sicilia con cui avrebbe mantenuto un legame
edipico, e si stabilì a Roma.
In questo periodo continuò a scrivere versi che pubblicava su riviste locali soprattutto di Messina,
trovò il modo di studiare in Vaticano il latino e il greco presso monsignor Rampolla del Tindaro.
L'assunzione nel 1926 al Ministero dei Lavori Pubblici, con assegnazione al Genio Civile di Reggio
Calabria, assicurò finalmente a Quasimodo la sopravvivenza quotidiana.
Ma l'attività di geometra, per lui faticosa e del tutto estranea ai suoi interessi letterari, sembrò
allontanarlo sempre più dalla poesia e, forse per la prima volta, Quasimodo dovette considerare
naufragate per sempre le proprie ambizioni poetiche. Tuttavia, il riavvicinamento alla Sicilia, i
contatti ripresi con gli amici messinesi della prima giovinezza, soprattutto il "ritrovamento" con
Salvatore Pugliatti valsero a riaccendere la volontà languente, a far sì che Quasimodo riprendesse i
versi del decennio romano, per limarli e aggiungerne di nuovi. Nasceva così in ambito messinese il
primo nucleo di Acque e terre. Nel 1929 Quasimodo si recò a Firenze, dove il cognato Elio Vittorini
lo introdusse nell'ambiente di "Solaria", facendogli conoscere i suoi amici letterati, da Alessandro
Bonsanti, ad Arturo Loira, a Gianna Manzini, a Eugenio Montale, che intuirono subito le doti del
2
giovane siciliano. E proprio per le edizioni di "Solaria" (che aveva pubblicato alcune liriche di
Quasimodo) uscì nel 1930 Acque e terre, il primo libro della storia poetica di Quasimodo, accolto
con entusiasmo dai critici dell'epoca, che salutarono la nascita di un nuovo poeta.
Nel 1932 uscì Oboe sommerso. Nel 1934 Quasimodo si trasferì a Milano, che segnò una svolta
particolarmente significativa nella sua vita e non solo artistica. Nel 1936 Quasimodo pubblicò
Erato e Apòllion ancora un libro fortunato con cui si concluse la fase ermetica della sua poesia. Nel
1938 lasciò il lavoro al Genio Civile e iniziò l'attività editoriale come segretario di Cesare Zavattini,
che più tardi lo farà entrare nella redazione del settimanale il "Tempo". Nel 1938, per le "edizioni
primi piani" uscì la prima importante raccolta antologica Poesie, con un saggio introduttivo di
Oreste Macrì, che rimase tra i contributi fondamentali della critica quasimodiana. Nel 1942 presso
Mondadori uscì Ed è subito sera. Nel 1941 gli venne concessa, per chiara fama, la cattedra di
Letteratura Italiana presso il Conservatorio di musica "G. Verdi" di Milano. Insegnamento che terrà
fino all'anno della sua morte. Durante la guerra, nonostante mille difficoltà, Quasimodo continuò a
lavorare volenterosamente. Nel 1947 uscì la sua prima raccolta del dopoguerra, Giorno dopo
giorno, libro che segnò una svolta nella poesia di Quasimodo, al punto che si parlò e si continua a
parlare di un primo e un secondo Quasimodo. Di fatto l'esperienza tragica e sconvolgente della
seconda guerra mondiale, il profondo convincimento che l'imperativo categorico era quello di
"rifare l’uomo" e che ai poeti spettava un ruolo importante in questa ricostruzione, fecero sì che
Quasimodo sentisse inadeguata ai tempi una poesia troppo soggettiva, rinunciasse a quella poesia
aspra, dura, oscura della sua prima maniera e si aprisse a un dialogo più aperto e cordiale, soffuso di
umana pietà, rimanendo però fedele al suo rigore, al suo stile. Quest'ultimo aspetto spiega da un lato
perchè la poesia resistenziale di Quasimodo supera quasi sempre lo scoglio della retorica e si pone
su un piano più alto rispetto all'omologa poesia europea di quegli anni; dall'altro, che non c'è vera
rottura: solo che, rimanendo coerente con le proprie ragioni poetiche, il poeta, sensibile al tempo
storico che viveva, accoglieva temi sociali ed etici e di conseguenza variava il proprio stile. Nel
1949 uscì presso la Mondadori La vita non è un sogno, ancora ispirato, anche se un pò stancamente,
al clima resistenziale. Nel 1954 uscì Il falso e vero verde; un libro di crisi, che rispecchia un mutato
clima politico. Dalle tematiche prebelliche e postbelliche si passa a poco a poco a quelle del
consumismo, della tecnologia, del neocapitalismo, tipiche di quella "civiltà dell'atomo" che il poeta
denuncia mentre si ripiega su se stesso e muta ancora una volta la sua strumentazione poetica. Il
linguaggio ridiventa complesso, più aspro; Seguì nel 1958 La terra impareggiabile. Ancora nel
1958 Quasimodo mise a punto l'antologia della Poesia italiana del dopoguerra;
Il 10 dicembre 1959, a Stoccolma, Salvatore Quasimodo ricevette il premio Nobel per la letteratura
e lesse il discorso Il poeta e il politico, venne pubblicato l'anno dopo nell'omonimo volume
(Schwarz, Milano 1960) che raccoglie i principali scritti critici di Quasimodo. Al Nobel seguirono
moltissimi scritti e articoli sulla sua opera, con un ulteriore incremento delle traduzioni. Nel 1960,
dall'Università di Messina gli venne conferita la laurea honoris causa; Nel 1966 Quasimodo
pubblicò il suo ultimo libro, Dare e avere; un titolo emblematico per una raccolta che è un bilancio
di vita, quasi un testamento spirituale (il poeta infatti sarebbe morto appena due anni dopo).
Nel 1967 l'Università di Oxford gli conferì la laurea honoris causa. Colpito da ictus il 14 giugno
1968 ad Amalfi, dove si trovava per presiedere un premio di poesia, morì sull'auto che lo
trasportava a Napoli.
Il percorso poetico di Quasimodo, può essere diviso in due fasi .
La prima produzione dell’autore nasce nell’ambito dell’ermetismo, per questo riconosciuto
come uno degli esponenti più significativi . La lirica per lui, in questa prima fase, è un canto
individuale, risultato di una ricerca inferiore condotta sui ricordi della propria terra la Sicilia,
perciò l’ermetismo diventa il mezzo privilegiato per dare forma attraverso il linguaggio
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ricercato, l’uso dell’analogia . Nonostante le frequenti cadute nell’oscurità, tipiche di tutta la
poesia ermetica, la poesia di Quasimodo in questa fase si distingue dalla poesia di altri
ermetici per la tendenza a un canto poetico positivo e la frequentazione degli autori greci, a
cui il poeta, si dedicava in quegli stessi anni come traduttore .
La seconda fase, è segnata dall’esperienza tragica e drammatica della guerra che determina
un mutamento radicale nel poeta e come se fosse stato gettato fuori dal suo individualismo
costretto a fare i conti con una situazione tragica storica collettiva . In questo contesto, il
poeta non può risolvere il compito della poesia come consolatorio, ma quello di rifare
l’uomo, come lo stesso Quasimodo sottolinea in un articolo su “LA FIERA LETTERARIA”.
Alle fronde dei salici
di Salvatore Quasimodo
E come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
L’opera apre una raccolta di poesie, denominata “Giorno dopo giorno” e pubblicata nel 1947, che
trae ispirazione dalle vicende della guerra. La poesia, rappresentante una riflessione sugli
avvenimenti relativi la Seconda Guerra Mondiale, appare al contempo interpretazione e
testimonianza;
Il testo è chiaramente divisibile in due sequenze tra loro fortemente connesse: la seconda è
considerabile come una risposta alla prima, classificabile come domanda retorica. I primi sette versi
si aprono infatti con una lunga ed accorata interrogazione circa il valore della poesia in una realtà
sconvolta e distrutta dalla guerra, nonché oppressa da disumane atrocità delle truppe di occupazione
nazista (1943 – 1945). Leggendo il testo, è anche possibile individuare le immagini raccapriccianti
contenute nella prima sequenza:
1) occupazione nazista;
2) rappresaglie;
3) oppressione (…con il piede straniero sopra il cuore…);
4) violazione della pietà (morti abbandonati);
5) urlo
Inoltre, le immagini sono rappresentate in un crescente concitato e drammatico: si riscontra quindi
un climax ascendente. La seconda sequenza conferma invece l’inutilità della poesia, non in sé e per
sé, ma intesa come “culto della parola”. Nell’Ottocento infatti la poesia era considerata una risposta
ai drammi dell’uomo ed il poeta si ergeva come individuo a conoscenza della verità che utilizzava
la parola per rivelarla. Al contrario risalta, come urgenza terribile, la realtà dei fatti: il poeta non sa
più cosa dire. L’opera tace per la comune angoscia del mondo di fronte agli orrori della guerra (…
anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento…) e fatica ad esprimere la
propria protesta che risulta muta, un silenzio votivo riferito ad un apporto diretto con la divinità. 4
L’ermetismo è una corrente della poesia italiana sviluppatasi tra la Prima e la Seconda guerra
mondiale. Il termine fu diffuso dal critico Francesco Flora, che con esso volle indicare un tipo di
poesia di difficile comprensione sia per i contenuti privi di apparente logicità sia per la forma che
spesso avvicina le parole senza tener conto della sintassi, eliminando congiunzioni, preposizioni o
addirittura il predicato verbale. Le difficoltà di comprensione di questa di questa poesia dipendono
dall’esigenza dei poeti di rivelare i moti più profondi dell’animo con immediata sincerità, prima
cioè che il pensiero si raffreddi in espressioni logicamente coerenti. La poesia ermetica vuole essere
“poesia pura”, espressione essenziale del mondo interiore del poeta senza la preoccupazione di
affrontare problemi sociali o di comunicazione pratica; di conseguenza, gli ermetici rischiavano di
isolarsi e di astrarsi dalla storia. Va però sottolineato che l’Ermetismo fiori in un epoca, quella del
Fascismo, in cui la mancanza di libertà poteva giustificare questa tendenza. Il linguaggio ermetico
non è mai narrativo, ma diventa sintetico, ricco di immagini rapide e rivelatrici, sviluppate in
periodi e versi brevissimi. Tra gli esponenti principali dell’Ermetismo sono da ricordare Salvatore
Quasimodo, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale e Alfonso Saba. 5
La seconda guerra mondiale fu originata dall’azione aggressiva della Germania in Europa e del
Giappone in Asia. Mentre in Germania l’ascesa al potere di Hitler aveva segnato la rinascita del
nazionalismo, in Giappone si vedeva nella creazione di un grande impero la soluzione dei gravi
problemi interni. Incoraggiato dal potere conquistato da Hitler, Mussolini assunse un atteggiamento
colonialista e nel 1936 proclamò l’Impero d’Etiopia. In seguito, assieme alla Germania offrì il
proprio appoggio alla guerra di Franco contro il fronte popolare spagnolo. A questi primi atti di