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“Nessuno vuole conoscere il suo inconscio e il sistema più comodo è

quello di negare del tutto la possibilità della sua esistenza”

(Sigmund Freud)

Premessa

Il termine psicoanalisi ( psico=psiche, anima, mente e analisi= analisi della mente) viene

comunemente utilizzato per indicare la procedura “esplorativa” di quei processi mentali

inaccessibili da metodi tradizionali e la particolare tecnica psicoterapeutica volta a trattare

i disturbi neurologici di varie origini.

necessario precisare per che la psicoanalisi non pu essere intesa come una scuola di

É ò ò

pensiero unitaria e rigidamente istituzionalizzata, ma piuttosto come una galassia di idee e

teorie pratiche che gravitano attorno alle scoperte del padre fondatore della psicoanalisi,

Sigmund Freud.

La scelta di questo argomento deriva da una personale convinzione che si debba fare

almeno un tentativo per interpretare e analizzare quei pensieri, comportamenti e azioni

che sono stati, sono e saranno alla base del processo di evoluzione dell'uomo.

Non esiste fatto umano che non sia stato toccato, analizzato o influenzato dalla dottrina

psicoanalitica.

Il medico viennese fin per sconvolgere ogni ambito del sapere umano.

ì

Partendo dalla letteratura, passando per l'arte e giungendo infine alla stessa medicina,

Freud rivoluzion le antiche consuetudini, scardin le usuali credenze e divise l'opinione

ò ò

pubblica dell'epoca.

Riscosse successo, ma lasci aperte questioni e dubbi, tuttora irrisolti.

ò 4

Dall'ipnosi alla psicoanalisi, Sigmund Freud

Freud nacque in Moravia a Freiberg nel 1856 da genitori ebrei. Si trasfer successivamente a

ì

Vienna, città in cui erano presenti forti componenti antisemitiche e ci costitu per lui un

ò ì

ostacolo, ma non riusc comunque a limitare la sua libertà di pensiero. Si laure in medicina e

ì ò

intraprese fin da subito gli studi del sistema nervoso.

Il suo studio parte dall'esistenza di comportamenti irrazionali apparentemente non spiegabili,

delle paure, delle fobie e delle nevrosi che a rigor di logica devono avere per forza una causa.

Sulla sua esperienza influirono sopratutto gli studi effettuati da due medici, Charcot e Breuer,

che, opponendosi alla medicina tradizionale ottocentesca, iniziarono a affrontare i disturbi

dell'ipnosi.

mentali attraverso il metodo La tradizione appunto non prendeva in esame quegli

stati psiconevrotici in cui non fossero rintracciabili lesioni organiche corrispondenti. In

particolar modo Freud, divenuto collaboratore del celebre Breuer, si interess al caso di Anna

ò

O. , una paziente malata di grave isteria. Da tale interesse deriv un'importante stimolo per la

ò

nascente psicoanalisi. Il caso di Anna O.

La ragazza ventunenne ,di notevole intelligenza e cultura, nel corso di una malattia durata

due anni aveva presentato una serie di disturbi fisici e mentali; ella soffriva di una grave

paralisi ad entrambi gli arti di destra, di disturbi alla mobilità oculare, con un notevole danno

visivo, di turbe all'udito, di difficoltà nella postura del corpo, di forte tosse nervosa, di nausea

ogni volta che cercava di alimentarsi, e una volta, di grave idrofobia( paura di bere) che la

tenne lontana dall'acqua per parecchie settimane. Anche le sue capacità lessicali si erano

5

ridotte, fino ad arrivare all'impossibilità di parlare e comprendere. Infine la paziente andava

soggetta a momenti di afasia, nei quali alternava stati di confusione, di delirio, di alterazione

di tutta la personalità.

All'esame obbiettivo gli organi della ragazza risultarono perfettamente normali. I medici

esclusero anche una lesione organica cerebrale, essendo propensi a quella misteriosa

isteria,

condizione nota come la quale è in grado di simulare tutta una serie di sintomi

appartenenti a diverse malattie. Breuer riusc ad eliminare i sintomi attraverso la pratica del

ì

metodo ipnotico. Ogni sera si recava a casa della ragazza e, dopo averla ipnotizzata, la faceva

parlare. Sotto ipnosi, Anna parlava del doloroso periodo della sua vita in cui aveva dovuto

assistere il padre gravemente malato, ricordando quei sentimenti, rimasti repressi, di rabbia,

disgusto e paura.

Breuer not che, raccontando l'episodio doloroso connesso all'insorgere di uno dei sintomi

ò

prima citati, Anna riusciva a vivere intensamente le emozioni provocate dal doloroso ricordo,

e al termine di tale rievocazione il disturbo scompariva.

catartica ,

Questa terapia, definita funzion anche con gli altri sintomi.

ò

"l'isterico soffre di ricordi",

Freud in seguito affermerà che ovvero degli effetti dolorosi di un

evento passato, apparentemente dimenticato, ma in realtà ancora 'vivo' nelle profondità

inconsce della mente.

Breuer, a differenza di Freud, non è arrivato ad un concetto fondamentale nella psicoanalisi, il

transfert, grazie a cui si pu arrivare alla liberazione del ricordo traumatico del paziente; era

ò controtransfert,

giunto infatti alla condizione in cui si pu parlare di come dimostrano i

ò

sentimenti di dipendenza che provava per Anna.

.Nonostante il successo terapeutico, Breuer interruppe improvvisamente il trattamento,

accortosi del rapporto che andava creandosi con la paziente, spaventato dall'intensa e

reciproca dipendenza affettiva che si era instaurata con Anna. Egli non colse dunque gli

aspetti innovativi dell'importante metodo terapeutico, non credendo che la teoria da lui

scoperta potesse essere generalizzata.

Freud, al contrario, colse elementi che andavano ben oltre il singolo caso; si era infatti accorto

che il blocco di Anna era determinato da un conflitto psichico tra qualcosa che avrebbe voluto

essere espresso e qualcosa che ne contrastava appunto l'espressione; la sua sofferenza è da

ricondurre al fatto che inconsciamente Anna si era proibita la presa di coscienza e dunque

l'esternazione di sentimenti e desideri erotici ed aggressivi inconciliabili con la sua morale, la

sua cultura e la sua educazione. 6

Talking cure

Il metodo psicoanalitico utilizzato da Freud si discostava di molto dai precedenti metodi di

cura: se prima di Freud isteria e nevrosi erano curate con l'ipnosi o addirittura con

l'elettroshock, con Freud la cura divenne decisamente meno cruenta.

Il medico viennese introdusse, infatti, la talking cure ("la cura del parlare, del discorrere"),

ovvero lasciava che i pazienti, opportunamente rilassati e distesi comodamente su un divano

(tramutatosi poi nell'iconografia della psicoanalisi nel famigerato lettino dell'analista), dessero

libero sfogo alle parole e al flusso delle proprie idee, tentando di vincere l'azione di censura

delle tradizioni, della morale e degli imperativi sociali che impedivano ai fatti raccontati di

presentarsi per quello che erano. L'azione di tali imperativi ostacolava spesso la soluzione di

un trauma rimosso, il trauma incontrava resistenza nel venire alla luce: lasciando che le

parole fluissero per associazione di idee, senza alcuna logica che non fosse spontanea,

permetteva a Freud e al paziente di portare a galla verità che non si credevano nemmeno di

avere nascoste. Importante per tale lavoro di recupero del trauma era un certo rapporto di

transfert,

amore ed odio che si instaurava tra paziente e medico (il ovvero il vincolo emotivo):

lungi da costituire un ostacolo alla terapia, Freud riteneva un certo grado di transfert

essenziale per la guarigione del paziente.

La cura cosi' strutturata appariva dunque come un lavoro sul paziente, che da soggetto passivo

diventava soggetto attivo: il paziente, con l'aiuto del terapeuta, si curava da se'; da se' poteva

arrivare alla soluzione del suo stesso trauma. 7

“Vorrei precisare in breve e quanto più precisamente possibile quale senso

venga ad assumere il termine "inconscio" in psicoanalisi, e soltanto in

psicoanalisi. Una rappresentazione, o qualunque altro elemento psichico, può

essere presente ora nella mia coscienza, e scomparirne subito dopo. Essa può

dopo un intervallo riapparire immutata, cioè, come usiamo esprimerci,

riemergere dalla memoria e non risultare da una nuova percezione dei sensi.

[...] Una rappresentazione inconscia è quindi una rappresentazione che non

avvertiamo, ma la cui esistenza siamo pronti ad ammettere in base a indizi

e prove di altro genere. Tutto ciò potrebbe esser considerato un lavoro

descrittivo o classificatorio assolutamente privo di interesse, se nessun’altra

esperienza s’imponesse dalla nostra considerazione, oltre ai fatti della

memoria o ai casi di associazione attraverso concatenazioni inconsce. Ma il

ben noto esperimento della suggestione postipnotica ci induce a tener ferma

la distinzione tra conscio e inconscio, e sembra accrescerne il valore. [...] La

vita psichica dell’isterico è piena di pensieri operanti ma inconsci: tutti i suoi

sintomi derivano da tali pensieri. In realtà ciò che caratterizza in modo più

appariscente l’organizzazione psichica isterica è ch’essa è dominata da

rappresentazioni inconsce. [...] “

(S. Freud, Nota sull’inconscio in psicoanalisi, in Opere, Boringhieri, Torino, 1989, vol. VI, p. 575-579)

8

La realtà dell'inconscio

La scoperta dell'inconscio segna l'atto di nascita della psicoanalisi che si configura appunto

come psicologia abissale o del profondo.

Con il termine inconscio Freud intendeva un complesso di processi, contenuti ed impulsi che

non affiorano alla coscienza del soggetto e che pertanto non sono controllabili razionalmente.

Egli rifer il termine dapprima ad una parte della mente in cui si trovano i contenuti psichici

ì

rimossi, per poi passare ad indicare i contenuti stessi che possono riaffiorare nei sogni in

forma simbolica, o manifestarsi come atti mancati, come i lapsus e le distrazioni. In sintesi

nella nostra psiche esiste una dimensione inconscia e irrazionale, in cui si annidano una serie

di istinti e desideri il cui contenuto non si manifesta a livello cosciente, ma la cui soddisfazione

è necessaria, pena il manifestarsi di disturbi del comportamento più o meno gravi. Il fatto che

ritenesse i contenuti inconsci per lo più di natura sessuale va collegato alla morale dell'epoca e

delle precedenti, e particolarmente alla repressione della sessualità, essendo oggi dimostrata la

validità dell'intuizione generale: l'inconscio è sede di ogni processo psichico che debba restare

inaccessibile al pensiero cosciente e comprende una parte di quelli attinenti alla sfera sessuale.

L'interiorità umana, quella che tradizionalmente era definita anima o psiche ed era ritenuta

indistintamente la sede della razionalità, della volontà e delle emozioni, venne perci indagata

ò

come un complesso di luoghi diversi, ciascuno dotato di una sua forza e di una sua autonomia.

Era cos possibile conoscere particolari aspetti della personalità soltanto percorrendo vie molto

ì

tortuose. Poteva essere quindi necessario analizzare i sogni dei pazienti o le loro

manifestazioni di ansia, oppure prestare attenzione ad alcuni gesti quotidiani, o a espressioni e

modi di dire apparentemente insignificanti. L'inconscio in sostanza era una regione, che

trascendeva quella dell'io, e che comunicava attraverso le sintomatologie la verità non

consapevole. L'ottimismo terapeutico di Sigmund Freud fece dell'inconscio un luogo dotato di

senso, che richiedeva una capacità interpretativa specifica.

9

Psicoanalisi e letteratura, influenze novecentesche

Italo Svevo e il romanzo psicoanalitico: La coscienza di Zeno

La psicoanalisi ha fornito a Svevo una serie importante di elementi:

la giustificazione teorica di un diverso tipo di logica, quella dell'inconscio, opposta e

 diversa dalla razionalità;

materiale narrativo nuovo e stimolante, come la cura psicoanalitica, il sogno, gli scambi

 di persona, i lapsus...;

lo stimolo a infrangere la struttura tradizionale del romanzo, procedendo alla

 ricostruzione degli eventi attraverso le associazioni e le interpretazioni dell'inconscio.

Se l' uomo disorientato che si affaccia al nuovo secolo è alla ricerca di un

pensiero che lo rassicuri , Svevo procede invece nella direzione inversa, cioè

mette il coltello nella piaga , inchiodando l' uomo a un' immagine di sè che

non è gradevole osservare .

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