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ISTITUTO MAGISTRALE STATALE
“TERESA CICERI”
COMO
“IL PROFUMO: fratello del respiro”
Patrick Süskind
Alunna: Roberta MACCHIA
Anno scolastico 2006 / 2007
MOTIVAZIONI
Protagonista della mia tesi è una parola che “da sola” è in grado di evocare infinite sensazioni:
PROFUMO in quanto essenza o come mia seconda pelle, capace di lasciare di me “un’impronta”
che si ricorda nel tempo.
Le memorie olfattive, infatti, non svaniscono mai e la loro forza dipende dall’importanza che ha la
situazione in cui il profumo è percepito. Solitamente, più antiche sono le memorie olfattive, più
profonde sono le emozioni che risvegliano.
Niente, a mio parere, sa emozionare più di un profumo e niente sa essere più duttile di esso.
Nella letteratura come nella vita, l’olfatto può farsi veicolo di sensazioni e ricordi. Può anche essere
usato per lanciare messaggi, i quali possono andare oltre le stesse pagine di una storia narrata.
Con la “voce nel deserto” di Nietzsche viene rivalutato il “profumo delle forze istintuali
dell’uomo”, proprio attraverso l’olfatto.
I poeti, invece, daranno ad esso maggiore sensibilità. Lo studio delle poesie di Baudelaire, infatti,
mi ha fatto comprendere quanto un profumo può legarsi ad immagini ed esperienze vivide anche
per gli altri sensi.
Strettamente legata al profumo è, inoltre, la storia. Spesso ho avuto modo di immaginare odori e
profumi emanati dalla natura o dagli stessi uomini; profumi caratteristici di un particolare periodo
storico: dall’età preistorica all’epoca moderna. Il profumo ha da sempre attribuito un “prezzo” alla
vita di ogni individuo, creando una sorta di spartiacque sociale.
Al giorno d’oggi l’impatto dei profumi è in crescita sul piano commerciale. Governare gli odori
sembra essere la sfida di questo inizio di millennio e, proprio l’olfatto, tende ad essere oggetto di
attenti studi per scoprirne le potenzialità. Il profumo si pone, dunque, al centro di un vero e proprio
mercato globale, ma non bisognerebbe dimenticare che, non sono solo i buoni accordi tra essenze
ad evocare ricordi e sensazioni, ma anche, e soprattutto, il profumo della nostra pelle, il quale è
presente sin dalla nascita, indelebile ed unico in ognuno di noi.
Nella letteratura come nella vita, l’olfatto può farsi veicolo di sensazioni e ricordi. Può anche essere
usato per lanciare messaggi che possono andare oltre le stesse pagine di una storia narrata.
Il termine profumo evoca indubbiamente, la Francia. Nella storia francese il profumo ha
rappresentato un concetto culturale variato a seconda di tempi e luoghi.
Nel romanzo “Il Profumo” di Patrick Süskind ambientato nella Francia illuminista, sono poste al
centro le sensazioni olfattive. Grenouille, il protagonista, è una creatura priva di odore e, proprio per
questo motivo, presta notevole attenzione agli odori del mondo e si “nutre” degli odori della gente
che lo circonda. Il personaggio allora tenta di fondersi negli altri per trovare un proprio significato.
Decide di diventare il più grande profumiere del mondo e individuerà i 25 ingredienti per comporre
l’essenza perfetta di un profumo che sarà capace di dominare il cuore degli uomini. L’autore di
questo romanzo mette in evidenza quanto “la forza di persuasione di un profumo penetra in noi
come l’aria che respiriamo entra nei nostri polmoni” e afferma che “gli uomini non possono
sottrarsi ai profumi poiché il profumo è fratello del respiro. Con esso penetrava gli uomini, ad esso
non potevano resistere se volevano vivere. E scendeva in loro, direttamente al cuore”.
Non capita spesso di leggere un romanzo del genere e comporre un romanzo di questo tipo non è
affatto cosa semplice. Süskind vi è riuscito, ha dato predominanza alla sfuggevole componente
olfattiva e l’ha fissata in un romanzo creando un contrasto percettivo risolvibile con l’invenzione
di un libro che sprigiona odori associati alla storia. Il romanzo è stato trasferito, dopo qualche anno,
nelle sale cinematografiche.
E' sempre bello, dopo aver letto un libro, vederlo prender vita in una rappresentazione
cinematografica. Ecco perché è sempre meglio leggere prima le parole e poi assistere alle immagini.
Sembra che tutto ciò che ci siamo sforzati di immaginare all'improvviso ci si materializzi davanti e
ci si mostri con tratti umani, luci e colori che fino a poco prima erano stati trattenuti nella nostra
mente sotto forma di semplici sensazioni. In filosofia bisognerà attendere la voce nel deserto
di Nietzsche, il quale ha rivalutato con energia,
attraverso l’olfatto, l’animalità e le forze
istintuali. Questo pensiero lo esprime in una
significativa frase: “Il mio genio è nelle mie narici”
scritta nell’opera “Ecce homo”.
Nell’opera “La nascita della tragedia”, il filosofo distingue due opposte tensioni presenti in tutti gli
uomini: l’ordine e il rispetto delle norme da un lato, la creatività e la rottura di ogni regola
dell’altro. Apollo è descritto come splendore, chiarezza, bella parvenza simile al sogno, Dionisio
come ebbrezza, istinto, estasi, venir meno del limite, accesso all’infinito, personificazione
dell’energia caotica e irrazionale, simbolo dell’amore estremo per la vita ed è proprio questa figura
ad essere, da Nietzsche, privilegiata. Anche per il protagonista del romanzo di Süskind, la vita è
dominata dall’istinto. Egli ci ricorda quanto profondamente dipendiamo dalle nostre percezioni,
anche se, differentemente dagli uomini di epoche passate, noi sottovalutiamo e spesso svalutiamo la
sensorialità, a vantaggio di funzioni mentali più complesse ed elaborate, come il pensiero,
dimenticando gli stretti rapporti che questo intrattiene con la sensorialità.
Saranno, però, i poeti e non certo i filosofi a
dimostrare maggiore sensibilità all’olfatto:
basti pensare alle opere di Charles Baudelaire
(1821-1867), il quale considera l’odore come
una vetrina olfattiva che permette di cogliere lo
spirito di Parigi senza esporsi. A Baudelaire
piaceva particolarmente respirare sprazzi di
passato nel presente: era grato all’olfatto in
quanto gli offriva la possibilità di possedere
senza toccare.
« Il est des parfums frais comme des chairs d'enfants, ” Vi sono profumi freschi come carni di bimbo,
doux comme les hautbois, verts comme les prairies, dolci come oboi, verdi come prati,
et d'autres, corrompus, riches et triomphants, ed altri, corrotti, ricchi e trionfanti,
ayant l'expansion des choses infinies, che hanno l’espansione delle cose infinite,
comme l'ambre, le musc, le benjoin et l'encens, come l’ambra, il muschio, il benzoino e l’incenso,
qui chantent les transports de l'esprit et des sens». che cantano l’estasi dello spirito e dei sensi”
Correspondances Corrispondenze
( ) ( )
Corrispondenze è il più bel tributo dato al pensiero simbolico. Profumo è insieme musica e sapore,
colore e dolcezza; accorda gli elementi e conforta la percezione dei sensi.
Questa poesia appartiene alla raccolta “Les fleurs du mal”. Il tema principale è la concezione
divinatoria della Natura, quasi personificata, che si carica di ogni profumo.
Corrispondenze è diventata il manifesto del simbolismo, poiché il poeta è stato definito un
“decifratore di simboli” capace di riconoscere la foresta di simboli che si trovano dietro il reale e si
pone come obiettivo il rivelare tutto ciò agli altri uomini, attraverso l’uso della sinestesia. La poesia
è, per Baudelaire, conoscenza ed unica via per afferrare la vera essenza del reale. Così, grazie ad un
continuo richiamarsi di sensazioni, un profumo può legarsi ad immagini ed esperienze vivide anche
per gli altri sensi.
La storia e, soprattutto, le credenze dell’uomo sono da sempre legate al profumo.
L’arte dei profumieri ebbe origine inizialmente nell’antica Creta e a Cipro. In queste zone i
profumieri erano soliti lavorare i muschi vegetali e creare oli profumati alla rosa o all’iris.
L’arte della profumeria divenne ben presto una fiorente industria di lusso. Il prestigio e il prezzo
delle essenze, tanto costose quanto i metalli preziosi, dipendevano dal loro valore religioso,
ontologico e sociologico, così come dal loro grado di esotismo.
Dopo la distruzione di Corinto, nel 146 a.C, il fulcro della profumeria si spostò nel bacino del
Mediterraneo.
Nel periodo Romano ( VI sec. a.C ) i
profumieri si riunirono in una corporazione di
mestieri piuttosto vasta.
Nelle famiglie patrizie, agli invitati, si offriva
il lavaggio di mani, piedi e viso con acqua
aromatizzata; i muri delle loro abitazioni
celavano tubi nei quali scorrevano essenze
destinate a coprire l’odore dei cibi.
In Egitto l’ arte della profumeria è nata tra le mura dei templi come omaggio agli dei; il profumo era
considerato uno strumento in grado di testimoniare l’opposizione dell’uomo nei confronti della
mortalità e della putrefazione della sua stessa carne.
La salma del Faraone veniva, per questo motivo, riempita con sostanze aromatiche, ricucita e
avvolta in bende impregnate di resina, così che il buon odore potesse accompagnare il viaggio
ultraterreno del defunto verso gli dei.
Nel Medioevo le crociate importano dall’Oriente materie prime e tecniche del profumo. Si credeva
che i profumi disinfettassero e proteggessero dalle epidemie.
Durante l’epoca Rinascimentale i profumieri stranieri si stabiliscono a Parigi. Versailles si inebria di
profumi e cominciano ad organizzarsi e svilupparsi i primi commerci di prodotti cosmetici.
Nel secolo dei Lumi i chimici di Grasse prosperano e migliorano le tecniche dell’enfleurage e della
distillazione.
Alla fine del XIX secolo si organizza l’industria dei profumi. Il trionfo della borghesia e la nascita
del buon gusto olfattivo portano ad una vera e propria rivoluzione olfattiva. E’ la nascita della
profumeria moderna.
Nel 1900 è la Belle Epoque e ogni profumo diventa un prodotto di lusso, ha un suo nome e un suo
flacone.
Negli anni Cinquanta il profumo si democratizza, diventa più accessibile e alla portata di tutti. Esso
emana fragranze sapienti e meno complesse.
Negli anni Settanta la donna da particolare importanza al messaggio che trasmette ogni profumo.
Negli anni Ottanta l’utilizzo del profumo è finalizzato all’esaltazione del corpo dell’uomo. Nello
stesso periodo le note fruttate provenienti dagli Stati Uniti, rinnovano la profumeria.
Oggi si nota quanto alcuni profumi rassicurano nel protrarre reminiscenze infantili, uniscono
dolcemente il gusto e l’odorato: vaniglia, caramello e latte… L’uomo si apre al mondo delle
emozioni e si profuma per sedurre.
Il profumo attribuisce un “prezzo” alla vita ed erige uno spartiacque sociale: avere un buon
odore, lasciare dietro di sé una scia profumata, donare degli oli aromatici sono tutti segni distintivi
di un certo status economico e sociale. Ciascuna classe sociale possiede un odore caratteristico che
la differenzia e la contrappone alle altre. Dal singolo alla collettività, il profumo può identificare
una fascia d’età, una categoria sociale o un comportamento, diventando di volta in volta fresco,
giovane, primaverile, “da adulto”, invernale, ma anche volgare, sfacciato e banale oppure,
all’inverso, può essere raffinato, delicato e ricercato.
Nella scelta di un profumo chi può dire di non essere stato
influenzato dalla confezione?
Le case produttrici, per questo motivo, fanno sempre più
attenzione al package. Infatti, più questo riuscirà a rispecchiare
l’essenza che vi sarà contenuta, migliore sarà la risposta del
pubblico. E’ importante che la confezione trasmetta agli occhi ciò
che il profumo trasmetterà all’olfatto, attirando così proprio quel
target di donna o di uomo per cui è stato pensato e creato quel
determinato profumo.
Il giornalista Thomas Hine definisce “forme maschili” quelle confezioni svettanti, spigolose e
slanciate che risvegliano il desiderio di conquista, che comunicano stabilità; quelle tonde, morbide e
sinuose “forme femminili” poiché rappresentano un inno alla bellezza eterea; esse sprigionano