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Sintesi


Kuhn: la scienza dopo il Positivismo. La risposta epistemologica al Positivismo
Estratto del documento

ipotesi metafisiche costituiscano il quadro di riferimento indispensabile per la scienza e che non si

possa privarle del loro valore di cornice.

Dal confronto con Adler emerge la sua contrapposizione rispetto a quelle dottrine (psicoanalisi,

marxismo, oltre al positivismo) che, pur professandosi scientifiche, ignorano la dimensione

costitutiva e fondamentale della scienza: la falsificabilità. In una equilibrata teoria filosofica che

πολιτεια,

(vs

aborre la totalità anche in campo politico Platone – Hegel – dottrina dello stato etico

e Marx) riaffiora pertanto ancora una volta, come filosofia di riferimento, l’illuminismo kantiano

della distinzione e dei punti di vista, oltre ad un empirismo che si sostituisce e ribalta il concetto di

“positivo”.

Ippocrate: la nascita dell’epistemologia?

Il testo di Ippocrate, costituisce forse il più antico esempio di riflessione epistemologica che

possediamo

Alla fine del V secolo si colloca anche un generale dibattito sulla validità scientifica delle singole

τεχναι, che avevano cercato di affermare la loro autonomia liberandosi dai condizionamenti

τεχνη

imposti dal pensiero filosofico. La medica era stata considerata sia da Eschilo sia da Sofocle

Ione

una tra le massime conquiste dell’uomo nella sua storia; Platone nello la collocava addirittura

τεχναι,

al vertice delle seguita dalla matematica. L’antica medicina

All’invadenza della filosofia nella medicina si riferisce polemicamente (PERI

),

ARCAIHS IHTRIKHS uno dei trattati di maggiore elaborazione e profondità metodologica, che

esprime critiche radicali nei confronti dei medici-filosofi, e in generale con quanti volevano

spiegare la costituzione del corpo umano e le sue patologie servendosi di un postulato

semplificatore (come il caldo, il freddo, il secco o l’umido). Il medico non rinuncerà a capire la

natura dell’uomo, ma a questa conoscenza arriverà non in base ad astrazioni filosofiche, ma

attraverso la pratica medica stessa: ecco dunque la preferenza per un approccio empirico e poco

vincolato a schemi astratti, basato sulla costante osservazione del decorso delle malattie e sui

τεχνη

risultati terapeutici raggiunti in passato. Per giustificare la validità della si traccia una storia

della medicina: attraverso un processo continuo, dalle prime esperienze sui diversi cibi e sui modi di

renderli adatti all’uomo, si è formato un patrimonio di conoscenze che, con la flessibilità dovuta al

variare dei fattori, permette di trovare una cura per le diverse affezioni.

Ippocrate dimostra così che la medicina ha una storia e un metodo acquisiti con l’esperienza: in lui

troviamo espresso il concetto di progresso e ricerca in campo scientifico. Nel discorso metodologico

l’immagine è quella del cammino (οδος): la scienza si basa sull’accumulo del sapere e sulla ricerca,

non si può fare a meno delle scoperte precedenti e quello che manca si scoprirà, ci sono infiniti

ambiti ancora aperti.

Aforismi Corpus Hippocraticum

il primo degli del recitava: “La vita è breve, l’arte lunga, …”

Il positivismo e la sua diffusione nella letteratura di fine ‘800

Venendo al settore umanistico, occorre sottolineare il grande rilievo che ebbe lo storico della

letteratura francese Hippolyte Taine (1828-93), cui va riconosciuto l’impegno nell’estendere il

metodo positivista alle discipline letterarie e artistiche, riconoscendo alla base di ogni opera d’arte e

creazione intellettuale tre elementi costitutivi: la razza, l’ambiente, il momento storico (<<race,

milieu, moment>>). L’ arte sarebbe perciò il risultato di questi fattori, dunque un organismo

sistematico fondato anch’esso su precisi tratti determinanti e determinabili, verificabili

concretamente nelle loro leggi socio-ambientali-storico-culturali.

Solo sullo sfondo di un clima positivista, la tendenza filosofica implicita più feconda in altri

ambienti culturali, si può capire la rapida e clamorosa affermazione del Naturalismo letterario

francese. Espressione letteraria della cultura positivista, il Naturalismo sostituì alla narrativa di

ispirazione sentimentale e psicologica il romanzo-documento-indagine, che analizzava i

meccanismi delle vicende umane con la stessa freddezza clinica con cui uno scienziato si chinava a

studiare il fenomeno naturale. Dietro l’ ambizione scientifica e sperimentale dello scrittore

naturalista sta la certezza tipicamente positivista che i fatti morali e sentimentali sono governati

dalle medesime leggi riscontrabili in natura.

In Italia, soprattutto con gli anni ’90 dell’Ottocento, il positivismo in letteratura assume un

atteggiamento differente. Metodo di lavoro, e non sistema ideologico globalizzante, non dottrina

compiutamente intesa. Al Positivismo faranno riferimento certi critici, storici della letteratura,

storici della lingua, filologi, che applicano all’indagine storico-letteraria i metodi delle scienze

esatte. Al positivismo come “metodo” fanno pure riferimento le operazioni letterarie del nostro

Verismo. Basterà ricordare le parole del maestro del Verismo, Giovanni Verga, che interrogato nel

1894 da Ugo Ojetti in un’ intervista, risponde da letterato appunto e non da ideologo: <<Il nostro è

un metodo […] non è un pensiero, ma un modo di esprimere il pensiero>>. Proprio gli anni

novanta, in tutta Europa e dunque anche in Italia, vedranno il declino e la crisi del movimento

Positivista.

Il verismo (struttura operativa e alcuni testi di Capuana e Verga)

I. Considerare un tranche de vie (pezzo di vita- termine diffuso nel dibattito

à

promosso dal naturalismo francese) (Malavoglia, famiglia di un piccolo paesino

siciliano)

II. Analizzarlo accuratamente (con caratteri scientifici)

III. Mettere in evidenza i meccanismi che determinano il verificarsi di situazioni

Di un’azione si studiano:

a) cause

b) effetti

Il susseguirsi degli eventi risulta segnato da un determinismo il cui primo movente

(struggle for life)

risulta la lotta per l’esistenza e il tentativo di migliorare la propria

condizione sociale.

IV. Scrivere in modo che il romanzo sembri farsi da sé (non deve risultare visibile la

mano dell’autore)

a) discorso indiretto libero (Erlebte Rede )

b) uso della terza persona

c) stile asciutto, paratattico, senza indugi di tipo descrittivo o osservazioni

soggettive

d) lingua di uguale altezza della materia trattata (un sapore di Sicilia rimane nella

pagina di Verga)

• lessico italiano

• sintassi vicina al siciliano

• uso di forme dialettali

• nomi propri che rievocano la realtà storica meridionale

Per l’arte,

Da Luigi Capuana (1885)

Il romanziere moderno è uno scienziato, aggiungiamolo subito, dimezzato. Lo scienziato, appena creato o scoperto un

processo (val tutt’ una) è più fortunato di quello: può riprodurne il fatto a piacere, quante volte gli garba, e può servirsi

di tal processo per scopi più belli e più ragionevoli che non siano quelli della Natura. Il suo “fatto” avviene fuori di lui,

è il suo schiavo.

Il romanziere moderno, invece, dopo che ha scoperto o creato un processo (ripetiamolo: val tutt’ una) non può verificare

il fatto, non può riprodurlo a suo piacere. E’ una inferiorità naturale, invincibile: non sappiamo che farci. Ma voi vi

lamentate contro ragione, perché egli si serve, precisamente, come facevano i suoi predecessori, degli spessissimi

del vivo

elementi dell’opera d’arte. Per rappresentare, per far ci vogliono sempre quelle due divine facoltà: la fantasia,

l’immaginazione, che potrebbe anche darsi siano un’identica cosa.

Vi dirò anzi che il romanziere moderno ne adopera oggi in maggior quantità che non quelli del passato. Come potete

affermare di no, se egli ha rinunciato volontariamente a tutti i mezzucci di effetto della vostra vecchia retorica?

Trovatemi venti righe di descrizione oziosa nelle cose del Verga, e vi darò causa vinta.

Se quel suo dialogo narrato, se quella sua narrazione parlata del personaggio, che dànno tanto sui nervi all’amico

Scarfoglio (mi permetta di dirglielo l’amico mio, egli questa volta è andato fuor di carreggiata per troppa foga); se

quella semplicità di mezzi ottiene un effetto di colorito, di rilievo, di movimento, di vita vera, come nessun romanziere

di trent’anni fa se l’è mai sognato, da che diavolo dunque proviene questo? Dalla fantasia, dall’immaginazione!

ego autem dico vobis

Sissignori! E da null’altro. Ed v’è cento volte più ricchezza, più sfoggio d’immaginazione in

Malavoglia, Montecristo, Tre Moschettieri, Misteri di Parigi

mezzo volume dei che non in tutti i i i e simili libri presi

insieme.

I Malavoglia,

Da Giovanni Verga (1881) – prefazione

[…]

Chi osserva questo spettacolo non ha il diritto di giudicarlo; è già molto se riesce a trarsi un istante fuori del campo

della lotta per studiarla senza passione, e rendere la scena nettamente, coi colori adatti, tale da dare la rappresentazione

della realtà com’è stata, o come avrebbe dovuto essere.

Naturalism in Dubliners by Joyce

Joyce, one of the most important writers of the XX century, in the first section of his literary

production shows some naturalistic devices. In Dubliners, Joyce portrays some characteristic

situations which could reveal the historical, social and psychological forces that Dubliner’s life and

led them to a moral and psychological paralysis. In this description, he proceeds from the individual

to the general, and from childhood to mature and public life. He says: “I have tried to present […]

(Dublin’s paralysis) under four of its aspects: childhood, adolescence, maturity and public life. The

stories are arranged in this order.”.

The remarkable amount of details gives a realistic, naturalistic portrait of the city Joyce lives in, but

naturalism is combined with symbolism. Such details do not serve a merely descriptive purpose, but

often have a further, deeper meaning.

Also in his narrative technique, he perceives realistic and naturalistic purposes, he rejects the

omniscient narrator and the single point of view: each story is told from the perspective of the

character. Narrated monologue, in the form of indirect thought and often of free indirect thought, is

widely used: it consists in the presentation of the protagonist’s thoughts through limited mediation

by the narrator, and allows the reader to acquire direct knowledge of the character.

Finally, in order to recollect the whole Joyce’s taught as regards this work, we can report a

quotation: if Dublin would have been destroyed (he said), it would be possible to rebuild it using his

texts as a map.

Il neopositivismo negli anni 50-60

Per meglio mettere in luce la posizione di Kuhn, conviene ricordare la concezione della scienza che

dominava alla fine degli anni cinquanta e che si fondava sui lavori di autori come Carnap, Hempel,

Reichenbach, Nagel. La scienza, secondo questa corrente ispirata al neopositivismo di cui si è

sinteticamente accennato sopra, si fonda su alcuni punti essenziali:

1. il realismo, ovvero l’ idea che la scienza scopre un mondo che è oggettivo ed indipendente

dalle opinioni degli scienziati

2. vi è un chiaro criterio di demarcazione tra le teorie scientifiche ed altri tipi di credenze,

criterio che si concretizza nel rifiuto del senso comune in favore, appunto, di una conoscenza

basata sulla controllabilità e sulla verifica empirica degli asserti

3. il progresso scientifico si fonda sull’ accumulazione della conoscenza, dato che le vecchie

teorie non si abbandonano finché non possono essere migliorate, perfezionate e inglobate in

altre teorie più generali

4. esiste una netta distinzione tra la teoria e l’ osservazione

5. solo l’osservazione e la sperimentazione servono da fondamento o da giustificazione alle

ipotesi ed alle teorie

6. le teorie sono rigorosamente deduttive e le prove delle teorie si ricavano dai protocolli

osservativi

7. i concetti e i termini usati nel lavoro scientifico devono essere precisi e definiti in modo

chiaro

8. esiste una netta distinzione fra il contesto di scoperta che fa riferimento alle ragioni

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