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occasionally helped with money or
advice. Even at his old age, Barrie could play enthusiastically
Captain Hook and Peter Pan with the son of his secretary, Lady Cynthia
Asquith.
Barrie died of pneumonia on June 3, 1937.
La crudeltà, la sopraffazione e la ferocia - seppur stemperate
e d addolcita da una buona dose di humour, che è una della
caratteristiche di Barrie – sono i protagonisti della storia di
Peter Pan. E soprattutto nel testo teatrale, da cui derivano i
testi successivi - “Peter Pan nei giardini di Kensongton” e
“Peter e Wandy -, questo aspetto è evidente.
Più che un ragazzino coperto di foglie, Peter Pan è l’anima
selvatica dell’uomo. Una presenza demoniaca legata alla
morte, che spaventa la signora Darling, intenta, alla sera, a
“riordinare le menti” dei suoi figli:
“Circolavano strane storie su di lui, come
quella che, quando i bambini
morivano, lui faceva un pezzo di strada insieme con loro, così che
non avessero paura.”
Una prima interpretazione di questo passo è metaforica: quando i bambini
crescono, “muoiono come bambini” e vivono una metamorfosi irreparabile,
diventando adulti.
Una seconda interpretazione, letterale, suggerisce che Peter
Pan fosse una sorta di spirito degli Inferi: non si deve
trascurare l’alto tasso di mortalità infantile dell’epoca
dell’artista. L’Isolachenoncè poteva diventare(essere) “l’Ade
dei bambini”? Avremmo dovuto domandarlo all’autore.
Una terza interpretazione è, per così dire, psicanalitica. In
questo passo, Barrie ha forse inconsciamente suggerito 12
l’origine della storia: il suo desiderio di “addolcire” la morte del fratello. Non
è da escludere nessuna delle tre ipotesi.
Il problema che sta alla base del carattere di Peter Pan è che non riesce a
distinguere la differenza tra la fantasia e la realtà. Per lui sono la stessa cosa,
come avviene quando i bambini giocano. Si “nutre” di favole e dice tutto
quello che gli passa per la mente.
Ci viene descritto come un presuntuoso narcisista, isolente (il che manda in
manda in bestia
Capitan Uncino), col sorriso da bambino (aiutano, in questo, dal fatto di
avere ancora i denti da latte), ignaro dell’età che ha (“Non lo so, ma sono
piuttosto giovane”).
Peter impone una ferrea disciplina a i suoi ragazzi e “quando sembrano
diventare adulti, il che è contro le regole Peter li sfoltisce.” Proprio così:li
“sfoltisce” “thins them out”, cioè li fa fuori e li fa uccidere dai pirati.
“I ragazzi nell’ isola, naturalmente, ai numeri a seconda di quanti rimangono
uccisi e così via; quando poi sembrano
crescere, il che è contro le regole Peter se
ne libera”
Il tempo passa per tutti e sebbene
rinchiuso nella pancia del coccodrillo esso
continua scorrere. Forse proprio per
questo motivo Capitan uncino ha così
tanta paura del coccodrillo.
Peter, emblema anche della giovinezza,
istaura un rapporto particolare con la
signora Darling:
“…e poi volo via portando con se il bacio della
signora Darling. Quel bacio che non era mai stato di
nessuno venne preso da Peter con relativa facilità.
Buffo. Ma lei sembrava soddisfatta.” Una donna tutta
dedita ai propri figli, su i quali riversa un affetto e premurose attenzioni che
un marito infantile e conformista non riesce ad ottenere. Aspetterà
disperatamente che tornino i figli ed adotterà con gioia anche i loro ex
compagni d’avventura, “i bambini sperduti”.
Tutto il contrario della madre di Peter Pan, che si dimentica subito del figlio,
tiene ben chiusa la finestra e lo “rimpiazza con un altro”.
Peter ricorda solo i lati negativi della madre, e non vuol tornare da lei:
“direbbe che sono vecchio e io invece voglio rimanere un ragazzo e
spassarmela.”
“Non ho mamma" rispose Peter. E infatti, non solo non aveva la mamma, ma
non aveva nemmeno il più debole desiderio di averla. Riteneva che si
attribuisse alle mamme eccessiva importanza.
Wendy ebbe subito la sensazione di trovarsi di fronte a una tragedia ed
esclamò: "Non mi stupisco, perché tu piangevi". 13
Saltò giù dal letto e corse con sollecitudine a
lui.
"Non piangevo per il fatto di non avere
madre", dichiarò egli piuttosto adirato
"piangevo perché non posso riattaccarmi la
mia ombra. E poi non piangevo nemmeno!”.
(“Peter Pan”, J. M.
Barrie)
Per Peter Pan la madre si identifica con il
buon senso, cosa che lui teme sopra ogni
cosa, perché mette in discussione tutto il suo
essere e il suo mondo.
Questo è l’abisso che lo divide da Wendy
che, anche quando “fa la madre”, tiene ben
separate finzione e realtà. Ci sono poi le madri distratte
dei “bambini sperduti”, rimpiante con nostalgia, quasi
clandestinamente perché “era solo in assenza di Peter
che potevano parlare delle madri, perché lui aveva
proibito quell’argomento dicendo
che era stupido.
Ma ogni personaggio in Peter Pan ha un suo simbolo.
Capitan Uncino ad esempio è un personaggio molto complesso che può
essere visto con più significati: esso può identificarsi come una sorta di Alter-
Ego di Peter, Infatti le loro lotte non rappresentano altro che le crisi di un
adolescente. Come la parte più selvaggia e istintiva dell’uomo crei attrito con
la parte più razionale, tanto è vero che come abbiamo già detto. Ciò
che faceva terribilmente irritare al Capitano era
appunto l’impertinenza che aveva il ragazzo
Giacomo Uncino esprime la parte crudele del
Bambino-che-non-vuol-crescere, è il suo sogno
fallito di cattiveria. È un personaggio che
oscilla tra il maschile e il femminile del resto
anche Barrie ci informa che “c’è un tocco di
femminilità, come in tutti i grandi pirati”.
Capitan Uncino è maligno, non può che essere
un pirata, un ladro ha salva soltanto la mano
del prendere, la destra; la sinistra ha una
funzione molto più terrificante, ha un uncino
per uccidere.
È stato prima definito la parte più razionale in quanto esso è un pirata
diverso
dagli altri, infatti è astuto e di classe, raffinato anche nei suoi pensieri e
nei suoi piani per uccidere Peter, intenditore di buona musica, difatti
“suonava egli stesso il clavicembalo in modo nient’affatto disprezzabile” ed
eternamente tormentato dall’essere “distinto”. 14
Non a torto Barrie è stato definito dalla critica un genio per aver creato un
mito: di lui si può dire che abbia eseguito una seria operazione “la creazione
di una realtà illusoria, il trattamento della fantasia come verità”.
L’intenzione di Barrie di creare una figura mitica risulta evidente già dal
nome che egli decise di dare al suo personaggio, “Pan”, il suo nome evoca
miti lontanissimi, quel del dio greco del “Pandemonio”, il
dio Pan appunto. Il dio Pan è una divinità rurale:
umano sopra, simile ad un capra sotto, il dio dei
boschi: ha un carattere energico, giovanile; ama la
frenesia il chiasso e anche facilmente irritabile e
soprattutto eternamente giovane. Dall’altro canto
conduce però un’esistenza solitaria. La sua stessa
natura (come quella di Peter Pan), fa di lui un
escluso, o meglio, un Forse-che-sì-Forse-che-no come
il re Salomone (il corvo saggio del libro “Peter Pan nei Giardini
di Kensington”) lo definirebbe.
La divinità è associa ad un’idea di liberazione di quanto è spontaneo,
istintivo ed inconscio.
In oltre, per sottolineare il collegamento fra Peter a la divinità, Barrie in
“Peter Pan nei Giardini di Kensingtpn” ci spiega da subito che Peter Pan
andava in giro a cavallo di una capra.
Il mito narra che un giorno Pan vide la figlia della divinità
fluviale Ladone e se ne innamorò. La fanciulla, però come lo
vide, fuggi terrorizzata tanto da pregare il proprio padre, di
mutarle l’aspetto in modo da non farla riconoscere da Pan.
Ladone, impietosito dalla preghiera della figlia, presso uno
specchio d’acqua la trasformò in una canna. Pan, invano,
cerco di distinguere al fanciulla fra i diversi giunchi, alla fine
ne recise unno, lo tagliò in tanti pezzi di lunghezza diversa e
li legò insieme con uno spago. Fabbricò così uno strumento
musicale, il flauto a canne, che suona perché tutti siano
allegri. Così come Peter accompagna con lo stesso
strumento le danze delle fate a Kensington o l’ultimo viaggio dei bambini
morti verso l’ IsolaCheNonC’è.
Anche Disney era a conoscenza di ciò, infatti, nel film d’animazione, anche
nelle situazioni d’azioni in cui Peter Pan non suona, comunque ogni su gesto
è sottolineato da un sottofondo di flauti.
Peter non corrisponde ad un fanciullo
empirico, ma è simbolo di un fanciullo
“prodigioso”, appunto un non-umano, nato ed
15
allevato in condizioni del tutto animali: le sue azioni sono altrettanto
prodigiose a mostruosi quanto la natura e il suo aspetto fisico
Questo personaggio a poteri magici sempre associato alla gioia nonché ad
una atmosfera fiabesca, corre pericoli straordinari, ma è amato dagli dei e
nutrito e protetto da qualche animale come Peter Pan, fuggi di casa ad una
sola settimana di vita e accudito dagli uccelli.
Peter non ha nemmeno la più pallida idea di chi sia e la sua ombra si stacca
da lui con una certa facilità (e che fatica riattaccarla, soprattutto se si tenta
di farlo con il sapone!).
Non considera la sua ombra come il riflesso del futuro incombente, cosa che
pensava Montale in “Non chiederci la parola che squadri da ogni lato”.
“… e l’ombra sua non cura la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!”
…può un’ombra vivere senza ombra?...
Barrie per sottolineare la sua volontà di
descrivere il suo personaggio come figura mitico
ci racconta, infatti, la metafora del bimbo che
perde l’ombra.
L’ombra da sempre è simbolo di umanità
nessun uomo potrà mai dividersi dalla propria
ombra perché è segno della propria vita, dalla
propria esistenza, quindi non a
caso Barrie la fa staccare dal corpo di Peter;
egli essendo
eterno, non ha bisogno di ombra, quindi,
quest’ultima
si stacca e si muove e vola di vita propria.
… Peter Pan sarà dunque l’amico di avventure nei sogni di molti bambini …
… o il nemico che li trasporta via dalla realtà e dalla mamma? …
Sebbene
il ritorno all'innocenza è considerato un mito e
16
per di più dannoso, molti autori del passato, tra cui Pascoli, hanno
identificato la fanciullezza con l'autenticità umana.
“C’è dentro noi un fanciullino che rimane tale anche quando noi cresciamo e
si accende nei nostri occhi un nuovo desiderare. Il fanciullino ama i lunghi
viaggi e le grandi traversie e non si interessa degli amori e delle donne. .
Il fanciullino si meraviglia di tutto, poiché tutto gli sembra
nuovo e bello e non tralascia nessun particolare; il fanciullino è generoso e
buono, i fanciulli che sono in loro, i quali, per ogni poco d’agio e di tregua
che sia data, si corrono in contro, e si abbracciano e giocano. Egli è in tutti
gli uomini. E’ lui che ha paura al buio, è lui che ci fa sognare ad occhi aperti,
è lui che parla alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle: che
popola l’ombra di fantasmi e il cielo di dei, è lui che piange e ride senza
perché, che sa dire la parola che ci commuove, che sa fare umano e puro
l’amore, che fa sorgere nell’uomo serio la meraviglia per le fiabe e le
leggende e nell’uomo pacifico fa echeggiare le fanfare e nell’uomo incredulo
fa vaporare un altarino. E’ lui che mette il nome alle cose e da un segno, un
suono, un colore, a cui riconoscere sempre ciò che vide una volta,è lui che
scopre nelle cose le somiglianze e le relazioni più generose .”
Pascoli, come Barrie, credeva in uno spirito che restasse sempre
giovane, senza mai invecchiare e lo considerava proprio di tutti gli uomini.
Mostrandone solo i lati positivi, come il saper ascoltare e guardare con occhi
sinceri il mondo; Pascoli dimentica come i fanciulli sono anche crudeli e
senza cuore.
Barrie ha racchiuso quest’ultimo aspetto nella figura di Peter Pan:
“Non ci fu mia una famiglia più felice di quella , prima della venuta di Peter
Pan” (J. M. Barrie, Peter
Pan) Peter Pan sembra l’opposto del fanciullino. Quest’ultimo è in grado di
occupare in silenzio il suo piccolo angolo di anima che gli è riservato e