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Questa tesina di maturità descrive il tema dell'eterna giovinezza legato al cartone animato Peter Pan. Gli argomenti che vengono sviluppati nella tesina sono i seguenti: in Scienze Sociali la sindrome di Peter Pan e Puer Aeternus, in Italiano Pascoli, "Il fanciullino", in Latino Quintiliano el'"institutio oratoria", in Filosofia Freud, "Sessualità infantile" e "Complesso di Edipo", in Storia la Seconda Guerra mondiale, in Inglese Victorian Age; Oscar Wilde e "Il ritratto di Dorian Gray", in Biologia l'ipofisi l'ormone della crescita.
Scienze Sociali: Sindrome di Peter Pan e Puer Aeternus.
Italiano: Pascoli - "Il fanciullino".
Latino: Quintiliano - "institutio oratoria".
Filosofia: Freud - "Sessualità infantile" - "Complesso di Edipo".
Storia: Seconda Guerra mondiale.
Inglese: Victorian Age - O.Wilde "Il ritratto di Dorian Gray".
Biologia: Ipofisi - Ormone della crescita.
Non sempre si riesce a comprendere come si possa restare bambini, senza
cambiare mai, in un mondo in continuo mutamento.
Tuttavia esistono dei Pueri Aeterni, affetti dalla Sindrome di Peter Pan, il
fanciullo che non voleva crescere.
Coltivare in noi una parte innocente e capace di meravigliarsi è sicuramente
qualcosa di positivo, perché, come insegna Pascoli, l’ispirazione artistica nasce proprio
dal “fanciullino” nascosto nell’animo, che piange silenzioso nell’attesa di poter
riscoprire il mondo, e fuoriesce maggiormente negli artisti e durante l’età anziana.
Tuttavia quando parliamo di Sindrome di Peter Pan intendiamo qualcosa di diverso: è
la tendenza a fuggire le proprie responsabilità, non è coltivare uno sguardo innocente
sul mondo.
Da sempre le varie civiltà hanno elaborato metodi educativi tali da permettere
al fanciullo di crescere e diventare un uomo responsabile per sé e per gli altri, anche
se diverso è stato il rispetto per le peculiarità dell’infanzia che si è coltivato nelle varie
epoche storiche.
Quintiliano, vissuto nel I secolo dopo Cristo, ad esempio, sosteneva che per
ottenere un adulto capace di provvedere a sé, alla propria famiglia e alla civitas tutta,
e soprattutto che fosse un buon oratore, l’educazione doveva essere curata fin dalla
prima infanzia, periodo cruciale per lo sviluppo della personalità.
La consapevolezza del ruolo fondamentale dell’infanzia è presente anche in
Freud che comprese come in questa fase vengono gettate le basi per lo sviluppo della
personalità e in particolare della sessualità degli adulti.
Freud morì nel 1939 poche settimane dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale,
accudito dalla figlia Anna, la quale continuò i suoi studi, analizzando però direttamente il
comportamento dei bambini, istituendo in quegli anni degli asili di guerra.
Bisogna considerare che comunque la crescita degli individui è condizionata sia
da fattori sociali sia da fattori fisici, in particolare dall’ormone della crescita prodotto
dall’ipofisi.
In fine, in ambito letterario analogamente a Peter Pan in età vittoriana Oscar
Wilde narrò la storia di un altro personaggio che brama l’eterna giovinezza, Dorian
Gray, protagonista del “Ritratto di Dorian Gray” .
Il poeta Pascoli dice che esiste dentro di noi un fanciullino che
nell'infanzia si confonde con noi, ma, anche con il sopraggiungere
della maturità, non cresce e continua a far sentire la sua voce ingenua
e primigenia, suggerendoci quelle emozioni e sensazioni che solo un
fanciullo può avere.
Spesso, però, questa parte che non è cresciuta non viene più ascoltata
dall'adulto. Il poeta invece è colui che è capace di ascoltare e dare
voce al fanciullino che è in lui e di provare di fronte alla natura le
stesse sensazioni di stupore e di meraviglia proprie del bambino o
dello stato primigenio dell'umanità.
Il fanciullino prova sensazioni che sfuggono alla ragione, ci spinge alle
lacrime o al riso in momenti tragici o felici, ci salva con la sua
ingenuità, è sogno, visione, astrazione. È come Adamo che dà per la
prima volta il nome alle cose e scopre tra esse relazioni e somiglianze
ingegnose, che nulla hanno a che vedere con la logica della
razionalità. Il nuovo si scopre, non si inventa, la poesia è nelle cose,
anche nelle più piccole.
La poesia ha un compito civile e sociale: il poeta in quanto tale
esprime il fanciullino ed ispira i buoni e civili costumi e l'amor patrio,
senza fare comizi, senza dedicarsi alla politica nel senso classico, ma
solo grazie al suo sguardo puro ed incantato.
Torniamo ora ancora una volta allo sviluppo sessuale del bambino. Abbiamo in proposito parecchie cose da
aggiungere, dato che abbiamo concesso la nostra attenzione piú alle manifestazioni somatiche che a quelle
psichiche della vita sessuale. La primitiva scelta oggettuale del bambino, che deriva dal suo bisogno d’aiuto, esige
ancora il nostro interesse. Essa si rivolge in un primo momento a tutte le persone che lo curano, ma ben presto
queste passano in secondo piano rispetto ai genitori. Il rapporto dei bambini con i loro genitori non è affatto privo di
elementi di una contemporanea eccitazione sessuale, stando a quel che dimostrano concordemente l’osservazione
diretta del bambino e una successiva indagine analitica dell’adulto. Il bambino fa di entrambi i genitori, e soprattutto
di uno di essi, l’oggetto dei suoi desideri erotici. Di solito si adegua addirittura a una sollecitazione dei genitori, la
cui tenerezza ha i piú chiari connotati di un’attività sessuale, anche se inibita nelle sue mete. Di regola il padre
predilige la figlia, la madre il figlio; il bambino reagisce desiderando di essere, se figlio, al posto del padre, se figlia,
al posto della madre. I sentimenti che si risvegliano in questi rapporti tra genitori e figli e in quelli modellati su di
essi tra fratelli, non sono soltanto di tipo positivo, affettuoso, ma anche negativo, ostile. Il complesso cosí formato è
destinato a una rapida rimozione, ma esercita ancora dall’inconscio un’azione straordinaria e persistente. Ci è
permesso esprimere la congettura che con le sue diramazioni esso rappresenti il complesso nucleare di ogni
nevrosi, e ci aspettiamo di incontrarlo, non meno efficace, in altri campi della vita psichica. Il mito del re Edipo che
uccide suo padre e ottiene per moglie sua madre, è un’espressione ancora scarsamente modificata del desiderio
infantile, al quale si oppone piú tardi repressivamente la barriera dell’incesto. La poesia dell’Amleto di Shakespeare
nasce sul medesimo terreno del complesso incestuoso, questa volta meglio mascherato.
S. Freud, Filosofia e psicoanalisi, a cura di S. Noravia, La Nuova Italia, Firenze, 1983,
Sesta e ultima figlia di Sigmund e Martha Freud, Anna nacque a Vienna il 3 Dicembre del 1895.
Fu una bambina vivace e mascolina; crebbe all’ombra della sorella Sophie, che aveva due anni e
mezzo più di lei e con la quale andava poco d’accordo. (Infatti, quando Sophie si sposò, Anna scrisse
al padre: “Sono contenta che Sophie si sposi, perché non ne potevo più delle continue litigate con lei”).
Prese il diploma magistrale presso il Cottage Lyceum di Vienna nel 1912. Nel 1914 non aveva ancora
deciso che strada intraprendere: decise intanto di migliorare il suo inglese in Inghilterra, dove andò
viaggiando da sola. Durante quel soggiorno scoppiò la prima guerra mondiale e la figlia di Freud
dovette tornare a Vienna accompagnata dall’ambasciatore austro-ungarico, passando per Gibilterra e
Genova.
Lo stesso anno decise di intraprendere la carriera di insegnante, proprio in quel Cottage Lyceum, dove
lei stessa aveva studiato, appassionandosi alla psicologia dell’età evolutiva. Anna aveva cominciato a
leggere i libri del padre dall’età di quindici anni, ma il suo coinvolgimento profondo nella materia
psicoanalitica iniziò a sbocciare nel 1918, quando il padre la psicoanalizzò (cosa che oggi sarebbe
considerata deontologicamente inaccettabile). Anna era un tipo di media statura, poco appariscente;
frequentava il mondo del padre, ma aveva un carattere schivo e cercava di restare sempre ai margini.
Nel 1920 i due Freud parteciparono a L’Aia al Congresso internazionale di psicoanalisi. Anna e
Sigmund cominciarono a condividere anche gli amici, oltre che gli interessi. Entrambi stabilirono una
relazione di amicizia con la scrittrice e psicoanalista Lou Andreas-Salomé, intima amica di Friedrich
Nietzsche e Rainer Maria Rilke e poi confidente di Anna Freud negli anni venti.
Nel 1922 la Freud presentò alla Società Psicanalitica di Vienna, di cui divenne membro, il suo primo
lavoro: ” Fantasie ricorrenti e sogni diurni”. L’anno successivo Anna cominciò ad occuparsi di
psicoanalisi infantile e due anni più tardi condusse un seminario presso l’Istituto di Formazione
Psicoanalitica di Vienna, sulle tecniche psicoanalitiche da applicare ai bambini.
Nel 1927 a seguito di queste sue conferenze per insegnanti e genitori, pubblicò il libro: “Introduzione
alla tecnica della psicoanalisi infantile”. Anna aveva allora 32 anni. Di questo periodo ebbe a ricordare:
‘eravamo tutti molto eccitati, pieni di energia. Era come se stessimo esplorando un continente
completamente nuovo; noi eravamo gli esploratori ed avevamo la possibilità di cambiare molte cose…’
Anna non si sposò e, vivendo in famiglia, ebbe ad occuparsi moltissimo della precaria salute del padre,
che si era accorto di avere un cancro alla mascella nel 1923: una malattia che gli costò ben 16
operazioni. Fra il 1927 ed il 1934 Anna fu Segretario Generale della Società Psicoanalitica
Internazionale. In questa veste conduceva seminari, organizzava conferenze e, in privato, si prendeva
cura del padre malato.
Nel 1935 Anna divenne direttore dell’Istituto di Formazione Psicoanalitica di Vienna; l’anno successivo
pubblicò “l’Io ed i meccanismi di difesa’”, un libro che divenne di importanza fondamentale per la
successiva corrente degli psicologi dell’Io. Nel libro la Freud descriveva infatti la varietà dei meccanismi
di difesa, sia dal punto di vista teorico che pratico.
Negli anni trenta la situazione economica austriaca peggiorò sensibilmente: Anna e la sua amica del
cuore Dorothy Burlington decisero di dedicarsi al volontariato, a favore dei bambini poveri. Nel 1937 si
presentò un’occasione interessante, quando l’americana Edith Jackson fondò un asilo per i bambini