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Sintesi
Estratto del documento

Gli studi di neuro-scienze hanno stabilito che ogni comportamento è espressione di una funzione del

cervello, la mente va considerata, quindi. come il prodotto di un gruppo di funzioni cerebrali. L’attività elettrica e

soprattutto l’attività chimica del cervello stanno quindi alla base di complesse manifestazioni cognitive e

affettive come il pensiero, la memoria, i sentimenti, il linguaggio, le emozioni, ecc.. La corteccia di ciascun

emisfero, infatti, è suddivisa in quattro regioni dette lobi, e cioè i lobi frontale, parietale, temporale e

occipitale e ciascuno di essi è specifico per date funzioni, anche se ognuna di esse segue più di una via

nervosa, formandosi in seguito all’interazione tra più aree cerebrali.

In particolare nell’area temporale troviamo i neuroni

predisposti alla coordinazione motoria e al movimento nonché al ragionamento logico e alla pianificazione dei

problemi, nello specifico sono presenti: l’aerea di Broca, senza la quale ci sarebbe impossibile pronunciare

correttamente le parole; il lobo temporale, che svolge il ruolo di ricettore del suono inteso come melodia ed è

sede della memoria; il lobo parietale che è quello più immediatamente collegato alla vista e, dunque, ai fenomeni

di distorsione visiva; il lobo occipitale, infine, importantissimo per l’elaborazione spazio-temporale di forme ed

oggetti, sede, tra l’altro, della cosiddetta “area sensoriale della parola” (area di Wernicke) grazie alla quale ci

Corteccia moto Corteccia

è possibile comprendere un qualunque testo interpretandone e comprendendone i significati più reconditi grazie

Solco

ria primaria primaria

all’interazione che avviene tra più aree sensoriali. centrale somoestetica

Area premotori Area del gusto

a Area di

associazione

Sistema limbico somoestetica

Area di associaz

Area prefronta one visiva

le Corteccia visiva

Area motoria della par

ola (area di Broca) Area sensoriale della parol

a (Area di Wernicke)

Area di associazione

uditiva Corteccia uditiva p Lobo temporale

rimaria

Quando si sente qualcuno parlare, o quando si legge qualcosa, le informazioni entrano all'interno di sistemi

sensoriali specifici e quindi vengono portate nell'area di Wernicke che controlla la componente sensitiva

del linguaggio, dove vengono tradotte in una sorta di codice neurale del linguaggio. Questo viene poi inviato

all‘area di Broca, attraverso una via nervosa nota come fascicolo arcuato in cui, successivamente, le

rappresentazioni acustiche e visive vengono tradotte in linguaggio, che può poi essere articolato e

pronunciato. Dall’interazione di queste zone con più aree sensoriali (corteccia uditiva, gustativa,

olfattiva,) si ricava un linguaggio particolarmente vivido ed evocativo. Ecco, dunque, gli

autori che meglio cercano di rappresentare la confusione dei sensi attraverso il bombardamento percettivo.

A. RIMBA

UD

D. CAMPAN

A

DYLAN THOM

AS

The force that through the green fuse drives the flower

Drives my green age; that blasts the roots of trees

Is my destroyer.

And I am dumb to tell the crooked rose

My youth is bent by the same wintry fever” (D. Thomas)

Dylan Marlais Thomas was born in Wales in 1914 and died in New

York becaouse of excessive drinking when he was 39. He is widely

regarded as one of the Twentieth Century's most influential lyrical

poets. His acclaim is partly due to his hallmark of idiosyncratic and

surreal introspection, partly by his startling imagery that is

brilliant and inspirational.

Religion figures largely in his work and the dark presence of

primeval gods often takes a prominent place. There is little

promise of future salvation in his work, death is inimical,

inevitable.

Dylan was influenced most strongly by poetic language of

Shakespeare, recited by his father. These sonorous recitations

undoubtedly had a lasting effect on Dylan. Long before he began

writing, he fell in love with words - powerful, vigorous, and

beautiful in their manifold meanings.

“New English Weekly”,

In March 1933 history was made by the a

poetry publication, which became the first to print one of

And death shall have no dominion

Thomas's works, . The assertive

optimism of the poem seems to be imposed on the reader by

Thomas. What draws most attention is the constancy of hope

coming from the notion that everything is cyclical: though the

individuals perish, 'they shall rise again', and, though loves are

lost, love itself continues. The tone of this poem is quite sermon-

like. Still, its central theme is not religion, nor religious beliefs

about death, but the relationship between man and nature,

powerfully framed in only 3 stanzas, repetitive and insistent at the

beginning and the end, yet full of rich and vivid imagery in

AND DEATH SHALL HAVE NO DOMINION

And death shall have no dominion.

Dead men naked they shall be one

With the man in the wind and the west moon;

When their bones are picked clean and the clean bones

gone,

They shall have stars at elbow and foot;

Though they go mad they shall be sane,

Though they sink through the sea they shall rise again;

Though lovers be lost love shall not;

And death shall have no dominion.

And death shall have no dominion.

Under the windings of the sea

They lying long shall not die windily;

Twisting on racks when sinews give way,

Strapped to a wheel, yet they shall not break;

Faith in their hands shall snap in two,

And the unicorn evils run them through;

Split all ends up they shan't crack;

And death shall have no dominion.

And death shall have no dominion.

No more may gulls cry at their ears

Or waves break loud on the seashores;

Where blew a flower may a flower no more

Lift its head to the blows of the rain;

Though they be mad and dead as nails,

Heads of the characters hammer through daisies;

Break in the sun till the sun breaks down,

O POESIA POESIA POESIA L’INVETRIATA

O poesia poesia poesia sera fumosa

La d’estate

Sorgi, sorgi, sorgi mesce

Dall’alta invetriata

febbre elettrica

Su dalla del selciato chiarori nell’ombra

notturno. E mi lascia nel cuore un

Sfrenati dalle elastiche silhouttes suggello ardente,

equivoche Ma chi ha (sul terrazzo sul

Guizza nello scatto e nell'urlo fiume si accende una

improvviso lampada) chi ha

Sopra l'anonima fucileria monotona A la Madonnina del Ponte chi

voci

Delle instancabili come i flutti è chi è che ha acceso la

Stride la troia perversa al quadrivio lampada? – c’è

Poiché l'elegantone le rubò il Nella stanza un odor di

cagnolino putredine: c’è

Saltella una cocotte cavalletta piaga rossa

Nella stanza una

Da un marciapiede a un altro tutta languente.

verde Le stelle sono bottoni di

scortica raschio

E le mie midolla il sera si veste

madreperla e la

ferrigno del tram di velluto:

Silenzio - un gesto fulmineo tremola

E la sera fatua: è

pioggia di stelle

Ha generato una fatua la sera e tremola ma c’è

Da un fianco che piega e rovina sotto Nel cuore della sera c’è,

il colpo prestigioso una piaga rossa

Sempre

sangue vellutato

In un mantello di languente.

occhieggiante

Silenzio ancora. Commenta secco

Le vele le vele le vele!

Che tesson e tesson: lamento

Volubil che l'onda che ammorza

Ne l'onda volubile smorza...

Ne l'ultimo schianto crudele...

Le vele le vele le vele

Tra i poeti del Novecento italiano, Dino Campana è colui che ha cercato di

incorporare nella sua poesia tutti gli effetti dei nuovi mezzi di tecnica, di produzione

e di un nuovo linguaggio. Il poeta nasce a Marradi, un paese del fiorentino, nel

1885 e spesso sarà paragonato ai poeti maledetti come Rimbaud (per la precoce

morte, il bisogno di fuggire, l'idea del viaggio) in realtà, però, Campana si rifugia

nella letteratura e alla fine del suo vagare senza una vera meta, trova solamente

la follia. Gli furono diagnosticati i primi disturbi nervosi a circa dodici anni e

trascorse il resto della sua vita fuori e dentro ai manicomi o agli arresti. Morì nel

1932 per una forma di setticemia dovuta ad una malattia mai ben chiarita.

Campana inventa una poesia nuova nella quale si fondono i suoni, i colori e la

musica in potenti bagliori. Il verso è indefinito, ricco di immagini forti e di

allucinazioni. Uno dei temi maggiori di Campana è quello dell'oscurità tra il

sogno e la veglia dove gli aggettivi e gli avverbi sono ripetuti con insistenza

come di chi detta durante un sogno

Tra il 1912 e il 1913 Campana compone i versi che diventeranno poi la sua opera

Voglio essere poeta, e lavoro a rendermi Veggente : lei non ci capirà

niente, e io quasi non saprei spiegarle. Si tratta di arrivare all'ignoto

mediante lo sregolamento di tutti i sensi” (A. Rimbaud)

----------

“Regolai la forma e il movimento di ogni consonante, e, con ritmi istintivi,

mi lusingai di inventare un verbo poetico accessibile, un giorno o l'altro, a

tutti i sensi” (A. Rimbaud)

Arthur Rimbaud, “poeta maledetto” per antonomasia

nonché mirabile anticipatore del nichilismo superomistico

nietzschiano e della poetica ermetica, nacque a Charleville, in

Francia, nel 1854. Educato secondo gli schemi più tradizionali,

si segnalò per la straordinaria precocità intellettuale

componendo versi sin dall'età di 10 anni. A 16 anni, seguendo

la sua inclinazione visionaria e selvaggia fuggì alla volta di

Parigi ove sperimentò l’uso di droghe e alcool come mezzi

per acuire la propria percezione e vivificare il contatto

con la realtà. Si iniziò alla lettura di Baudelaire che lascerà

una traccia indelebile sul giovane poeta e di Verlaine.

Influenzato da libri di alchimia e occultismo, incominciò a

concepire se stesso come un profeta ed elaborò la

concezione secondo cui l'artista deve conseguire la

"confusione dei sensi“ e trasmetterla agli uomini

attraverso un linguaggio poetico ad immagine e somiglianza

della sua particolare disposizione psicologica momentanea.

Nel 1875, alla giovanissima età di 21 anni smise di scrivere e

si stabilì in Africa. Nel 1891 un tumore alla gamba lo costrinse

a fare ritorno in Francia dove morì nello stesso anno.

A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu:

vocali, origini

Io dirò un giorno le vostre

segrete: mosche

A, nero corsetto villoso delle

lucenti LE VOCALI

Che ronzano intorno a fetori crudeli,

d'ombra; candori di

Golfi E,

vapori e di tende, brividi

Lance di fieri ghiacciai, re bianchi,

di umbelle;

sangue sputato,

I, porpore, riso di belle

labbra

Nella collera o nelle ebbrezza penitenti;

A noir, E blanc, I rouge, U vert, O bleu :

U, cicli, vibrazioni divine di

voyelles,

verdi,

mari Je dirai quelque jour vos naissances

Pace dei pascoli seminati di animali,

latentes :

pace delle rughe A, noir corset velu des mouches éclatantes

Che l'alchimia scava nelle ampie fronti

Qui bombinent autour des puanteurs

Tuba suprema

studiose. O, piena di

cruelles,

stridori strani, Golfes d'ombre ; E, candeurs des vapeurs

Silenzi attraversati dai Mondi e dagli

et des tentes,

Angeli: Lances des glaciers fiers, rois blancs,

- O l'Omega, raggio violetto dei Suoi

frissons d'ombelles;

Occhi! I, pourpres, sang craché, rire des lèvres

belles

Dans la colère ou les ivresses pénitentes ;

“Orfeo discese ai mani e al tremendo re e ad i cuor incapaci di essere addolciti

da preghiere umane. [...] Colpite dal canto, dalle profonde sedi dell’Erebo,

venivano tenui ombre [..] e Cerbero tenne le tre bocche spalancate” (Virgilio –

Georgiche IV)

Virgilio nacque nel 70 a.c. nei pressi di Mantova e,

trasferitosi molto presto a Napoli, si avvicinò alla

filosofia epicurea. Nel 39 a.c. grazie al successo

ottenuto in seguito alla pubblicazione delle

“Bucoliche”, entrò a far parte del circolo di

Mecenate e su invito dello stesso compose le

“Georgiche”, poema didascalico sulla cura dei

campi e l’agricoltura, che ben si accordava con la

politica restauratrice augustea. Proprio in

quest’opera, nel IV ed ultimo libro, compare il

celeberrimo mito di Orfeo ed Euridice che già nel

mondo greco rivestì un ruolo fondamentale dando

vita ai culti orfici, basati sulla celebrazione del

canto lirico e sui riti dionisiaci come

purificazione finale dell’animo umano prima della

metampsicosi. Orfeo infatti assurge a simbolo

della forza musicale della poesia che, oltre a

sconfiggere la morte (il cantore riuscirà, con il suono

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