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Il primo a collegare la pedofilia alla patologia fu lo psichiatra svizzero Auguste
Forel che, nel 1905, parlò, a riguardo, di “passione sessuale”, e pur essendo un
comportamento noto fin dall’antichità, è in questo momento storico che
assume il significato di malattia.
la pedofilia è un tratto multifattoriale in cui entrano in gioco aspetti mentali,
istituzionali, di attività, di educazione sessuale, di violenza, di controllo delle
pulsioni, esistono però fattori che potremmo definire facilitanti, senza però
essere determinanti:
l’essere stati violentati oppure trattati con crudeltà durante l’infanzia, in
particolare dai propri genitori (per vincere l’angoscia di essere in balia di
una persona che umilia e abusa, un bambino può prendere a modello il
proprio oppressore e desiderare di avere il suo potere; questa
“identificazione con l’aggressore” lo porterà in seguito ad adottare lo
stesso tipo di comportamenti questa volta, però, da una posizione di
forza)
l’essere stati bambini isolati che si sono sentiti esclusi dagli altri bambini
e adolescenti che hanno invidiato la vitalità dei loro coetanei (da adulti
possono tentare di possedere e di catturare quegli stessi bambini di cui
hanno ammirato e invidiato la vitalità);
l’aver vissuto in ambienti familiari disgregati; l’aver assistito ad azioni
violente e distruttive su familiari senza aver avuto la possibilità di
intervenire a migliorare la situazione.
Secondo molti psicologi e psichiatri i pedofili avrebbero una personalità
immatura, problemi di relazione o sensi di inferiorità che non consentono loro
di reggere un rapporto amoroso adulto, “alla pari”: individui con disturbi
narcisistici e fragile stima di sé si focalizzano sui bambini perché possono
controllarli e dominarli e con loro non provano sentimenti di inadeguatezza.
Ma ci sono anche altre componenti, come il gusto della trasgressione e della
sfida alla morale, il piacere del superamento dei confini del lecito, questo è
presente in chi frequenta siti pedofili o si procura cassette porno-sadiche, o
anche la curiosità per esperienze estreme, intese come diritto di cui godere,
una forma di libertà individuale da perseguire.
COSA SI INTENDE PER ABUSO
Il termine abuso, inizialmente usato per indicare le percosse subite dal
bambino, si è ampliato al punto da poter essere usato per definire un
comportamento volontario o involontario da parte degli adulti siano essi
genitori, fratelli, tutori o estranei, che danneggiano in modo grave le
potenzialità evolutive del bambino.
Le forme dell’abuso
Sono quattro le forme in cui si presenta l’abuso infantile:
la trascuratezza
il maltrattamento fisico
il maltrattamento psicologico
l'abuso sessuale
Cos'è l'abuso sessuale
L'abuso sessuale è un atto sessuale compiuto dall'adulto nei confronti di un
bambino (ma anche di un adolescente) che, a causa del grado di sviluppo fisico
e mentale che gli è proprio, non è ancora in condizione di acconsentire con
cognizione di causa e liberamente all'atto stesso.
L'adulto approfitta della grossa differenza nei rapporti di forza esistenti tra lui e
il bambino per persuadere o costringere il bambino alla partecipazione.
Il punto centrale sta nella costrizione alla segretezza che condanna il bambino
al silenzio, mettendolo così nell'impossibilità di difendersi e di chiedere aiuto.
In sintesi si può dire che l'abuso sessuale su minori è:
il coinvolgimento di un bambino in relazioni sessuali da parte di un
genitore (incesto).
lo sfruttamento a scopo di gratificazione sessuale da parte di individui
legati al bambino da parentela o conoscenza (ad es. membri della
famiglia estesa).
la violenza sessuale da parte di individui estranei.
la prostituzione.
lo sfruttamento di minori nella produzione di materiale pornografico.
I vari tipi di abuso sessuale
L’abuso sessuale può essere:
Intrafamiliare: abuso attuato da membri del nucleo familiare, quali genitori
(compresi quelli adottivi e affidatari), patrigni, matrigne, fratelli),
o da membri della famiglia allargata quali nonni, zii, cugini o amici stretti
della famiglia.
Extrafamiliare: abuso attuato da persone conosciute dal minore,
quali vicini di casa, conoscenti, etc.
Istituzionale: abuso attuato da persone ai quali i minori vengono affidati per
ragioni di cura, custodia, educazione, gestione del tempo libero, all’interno di
diverse istituzioni ed organizzazioni (insegnanti, medici, assistenti di
comunita’, allenatori, etc.)
Di strada: abuso attuato da parte di persone sconosciute.
Ai fini di lucro: commesso da parte di singoli o gruppi criminali organizzati,
quali le organizzazioni per la produzione di materiale pornografico, per lo
sfruttamento della prostituzione, agenzie per il turismo sessuale, etc.
Da parte di gruppi organizzati: (sette, gruppi di pedofili, etc.), esterni al nucleo
familiare.
Abuso intrafamiliare o incesto
Per indicare gli abusi che avvengono all'interno dalla famiglia, si adotta il
termine "incesto".
Viene considerato incesto, qualunque tipo di relazione sessuale tra un bambino
ed un adulto che svolge nei suoi confronti una funzione parentale. In pratica,
anche la relazione sessuale tra un bambino e il patrigno, la matrigna o sostituti
parentali permanenti si può considerare incesto, come pure gli atti compiuti in
ogni tipo di relazione, etero od omosessuale, non soltanto se si arriva
all'accoppiamento, ma anche quando si verificano pratiche oro-genitali, anali e
masturbatorie, e determinati comportamenti parentali caratterizzati da
un'intimità fisica eccessiva e dall'imposizione al bambino di atti voyeuristici ed
esibizionistici.
Le conseguenze dell’incesto
Raramente l'incesto si esaurisce in un singolo episodio; la durata della
relazione è mediamente di due anni, ma può protrarsi anche per più di cinque.
Inoltre le attenzioni sessuali del genitore (specialmente nel caso dell'incesto
padre figlia) sono frequentemente rivolte a più soggetti, quando vi sono più
figli. Nella maggior parte dei casi, gli abusi sessuali colpiscono bambini di 10-
11 anni, ma le vittime possono essere molestate molto prima, già all'età di 4-5
anni.
Tra gli autori vi è una larga concordanza nel ritenere che l'incesto provochi
conseguenze negative e che queste siano spesso gravi soprattutto sul piano
psicologico. Oltre alle reazioni immediate l'abuso determina nei minori effetti a
lungo termine, tanto che questo tipo di violenza è stato definito "una bomba ad
orologeria psicologica", infatti, anche a distanza di anni le vittime presentano:
stati ansiosi
depressione
insicurezza
aumento dell'aggressività
difficoltà scolastiche e nei rapporti interpersonali
complessi di colpa
problemi sessuali
disturbi dell'alimentazione
fuga dal sociale
abuso di droghe o alcool
tentativi di suicidio
CHI E’ IL PEDOFILO
Il pedofilo è colui che riesce ad avere una relazione o una esperienza sessuale
soddisfacente e gratificante con i bambini. Sono i bambini l'oggetto primario
dei suoi interessi erotici.
Il bambino, però, per il suo particolare stadio evolutivo, non è in grado di dare
un consenso responsabile e non è nemmeno in grado di rifiutare la proposta
dell'adulto, soprattutto se questi appartiene all'area dei conviventi.
Il pedofilo è un individuo immaturo ed infantile, incapace ad instaurare
relazioni stabili e solide. A volte, può essere guidato dal bisogno patologico di
ferire e di dominare l'altro o da un'antica ferita mai sanata o da violenze mai
dimenticate.
Solitamente, il pedofilo si presenta gentile ed affettuoso, generoso di regali e
compagnia, appare senz'altro come una persona normale. Le proposte sessuali
avvengono dopo aver creato una dipendenza affettiva, ottenuta attraverso
strategie specifiche.
Egli studia e conosce la vittima, attende pazientemente che si creino la stima,
la considerazione e l'affetto necessari. Approfitta delle fragilità del bambino,
del suo bisogno di affetto, di affermazione, di rassicurazione. E ricatta la
vittima.
Occorrerebbe fare alcune distinzioni tra:
"Pedofilo" è l’adulto che rivolge la sua attenzione ai bambini prepuberi.
"Pederasta" è chi rivolge le sue attenzioni sessuali ai maschi tra gli
undici e i sedici anni.
"Corefilo" chi invece si rivolge alle bambine.
Classificazione delle personalità pedofile
Tale classificazione va da una scarsa pericolosità fino ad una pericolosità
estrema :
Pedofilo latente (nutre fantasie erotiche, ma non arriva ad attuarle).
Pedofilo occasionale (ha esperienze sessuali trasgressive, occasionali, solo
in alcuni ambienti per lui inconsueti, per esempio in paesi esteri.
Pedofilo dalla personalità immatura (non riesce ad instaurare un normale
rapporto di coppia tra adulti e quindi ripiega il suo interesse sui bambini
per sentirsi padrone della situazione).
Pedofilo regressivo (anche se ha inizialmente stabilito un normale rapporto
affettivo, per vicissitudini della sua vita cade in vizi come l'alcoolismo,
pertanto viene emarginato dalla società e il suo interesse sessuale si
rivolge allora all'innocente debolezza infantile).
Pedofilo omosex (spesso sono soggetti che lamentano una storia personale
infantile di carenza affettiva genitoriale specie materna ed allora
attraverso un processo di identificazione col fanciullo, su cui fissano la
propria attenzione, attraverso l'abuso in qualche modo dicono di trovare
sollievo alla loro angoscia esistenziale).
Pedofilo aggressivo (è il vero sadico misogino, alla ricerca convinta del
comportamento antisociale e della sofferenza altrui, reitera il male fatto
e può giungere ad efferati delitti).
PEDOFILIA FEMMINILE
La pedofilia è, anche, al femminile, secondo le stime, in cinque casi su cento,
ad abusare sono madri incestuose, ambigue zie, maestre e baby sitter, fino alle
“regine per una notte” che, sulle spiagge del Terzo mondo, vanno a caccia di
beach boys giovanissimi e indifesi.
Le cause scatenanti sembrano essere:
La separazione
L’abbandono
La perdita
Alcune donne che hanno subito abusi da bambine attraverso l’attività sessuale
pedofilia si vendicano degli uomini. Dal ruolo “passivo” che l’ha vista vittima e
sottomessa, la donna tenta in tal modo il riscatto ed una propria affermazione
in un ruolo “attivo”, ciò è possibile anche grazie alla rivoluzione sociale che la
rende così indipendente e libera.
I FATTORI PSICOLOGICI CHE CONDIZIONANO LA
PEDOFILIA
Ma cosa determina l'atto pedofilo?
I "vecchi" sessuologi, ancorati alla teoria della degenerazione che ha dominato
la psicologia e la psichiatria fino ai primi decenni di questo secolo, attribuivano
al perverso una "tara costituzionale" di tipo degenerativo. Le perversioni
sessuali erano infatti, considerate delle «sindromi psicopatologiche
caratterizzate da alterazioni qualitative dell'istinto sessuale». Tale teoria viene
nuovamente presa in considerazione alla fine degli anni novanta, quantomeno
nella sua forma mista di tara costituzionale e disturbo psicologico, come causa
primaria di pedofilia.
Sempre riguardo al pedofilo, due ipotesi (poi in parte modificate):
1. arresto dello sviluppo psicosessuale per un trauma precoce, o meglio per
un'atmosfera restrittiva della sessualità.
2. soluzione dei conflitti sessuali senza l'aiuto di fantasia e della
sublimazione per un insuccesso o una distorsione del meccanismo di
formazione della coscienza, dovuti, talvolta, ad una situazione
psicopatologica di varia intensità.
Quattro fattori cardine come causa di pedofilia:
1. reazione al complesso di Edipo, paura di castrazione e timore di rapporti
con donne psicosessualmente mature;
2. inibizioni interpersonali classificabili da schizoidi e schizofreniche;
3. personalità molto debole (debole forza dell'Io) e mancanza di adeguato
controllo degli impulsi;
4. concreto indirizzo intenzionale (orientamento) e minima capacità di
sublimazione (degli impulsi).
CONSEGUENZE DELLA PEDOFILIA SULLA VITTIMA
A seconda dell'età del bambino in cui si verifica l'abuso, si potranno quindi
avere le seguenti reazioni:
Il bambino al di sotto dei cinque anni d'età