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Sintesi

Tesina di maturità  per il liceo classico

Indice 3
Prefazione 5
Taylor e Ford: i pionieri dei nuovi processi industriali 9
Industria e guerra: meccanizzazione, tecnologia e organizzazione a servizio della violenza 10
L'industria dell'olocausto: quando lo sterminio diventa l'aberrazione criminale dei nuovi modelli industriali 12
La ricostruzione industriale del dopoguerra; premessa 13
L'industria europea e americana 14
L'industria giapponese 16
Lean production: la sua influenza sull'industria mondiale 18
La rivoluzione degli ultimi trenta anni: un nuovo capitolo nella storia dell'umanità  18
Lo sviluppo industriale cinese: il futuro protagonista dell'economia mondiale 20
La globalizzazione e i paesi emergenti: il G8 diventerà  presto il G20 21
Conclusione: quale futuro per l'industria occidentale? 22
Bibliografia

Prefazione

Il 900 fu il secolo che sotto vari aspetti segnò una vera e propria rivoluzione nel settore industriale ed in quello dei metodi di produzione e di organizzazione del lavoro nelle fabbriche. Fu infatti a partire dagli ultimi anni dell'800 che la crisi economica avviatasi intorno al 1873 ebbe termine. Le sue cause strutturali risiedevano in una ondata di speculazioni finanziarie che avevano portato al fallimento di diverse banche e a ciò si aggiunse poi, soprattutto per quanto riguardava il continente europeo, una crisi di sovrapproduzione industriale ed agricola. Il nuovo secolo fu tuttavia caratterizzato da una netta ripresa, che portò all'avvio di un nuovo ciclo di prosperità  economica destinato a durare fino alla vigilia del primo conflitto mondiale. Tra il 1900 e il 1914 si assistette ad un notevole incremento demografico legato all'inflessione del tasso di mortalità , che comportò un allargamento del mercato e della domanda dei beni di consumo. Inoltre fu avviato un intenso sfruttamento di nuovi giacimenti auriferi e si assistette ad una rivoluzione dei trasporti, dell'agricoltura e delle industrie, legata all'utilizzo intensivo di nuove fonti energetiche, quali petrolio ed elettricità , nonché all'uso di nuove tecnologie e materiali. Queste innovazioni, unite all'allargamento dei mercati, all'infittirsi dei traffici commerciali e alla maggiore richiesta di beni di consumo, rappresentarono fattori determinanti per la straordinaria evoluzione industriale che da lì in avanti era destinata a segnare, per quanto concerneva metodi di produzione, condizione dei lavoratori e molti altri aspetti, l'inizio di una nuova era di benessere. La portata rivoluzionaria di tali innovazioni sconvolse infatti in positivo, ma anche in negativo, il modo di vivere dei paesi che maggiormente risentirono di questi mutamenti. La grande disponibilità  di beni di consumo, fino ad allora riservati a pochi a causa della loro scarsa reperibilità  e dell'alto costo, resa possibile anche da nuovi modelli di organizzazione industriale, faceva intravvedere un lungo periodo di prosperità . Le classi meno agiate, le quali erano sempre state escluse dalle comodità  ed agiatezze accessibili alla sola nobiltà  e alla borghesia, cominciarono a loro volta ad acquistare i beni prodotti in larga scala dalla nascente "Grande Industria". L'industria a sua volta diede origine a nuove categorie sociali: la classe operaia ed impiegatizia e la borghesia industriale, che contribuirono a costituire quella sterminata massa di consumatori a cui venivano destinati i beni prodotti. Gli occupati nell'industria diventavano a loro volta clienti, entrando a far parte dell'anello produzione-acquisto-consumo-produzione. La nascita e la "creazione" di nuovi bisogni, quali la mobilità  e la casa, contribuì inoltre ad aumentare la richiesta di nuovi prodotti a prezzi sempre più accessibili (automobili, elettrodomestici ecc.). Tuttavia, questa logica dell'efficienza (massimizzare la produttività  al minor costo possibile) non sempre venne utilizzata secondo logiche di profitto (finanziarie, commerciali ecc.), ma venne applicata anche in altri settori. Basti pensare agli orrori dei due conflitti mondiali, in cui la nuova industria bellica svolse un ruolo da protagonista nella creazione di armamenti sempre più potenti e micidiali.

Bibliografia

J.P. Womack-D.T.Jones-D.Roods, La macchina che ha cambiato il mondo

Zygmunt Bauman, Modernità  e Olocausto Yeffrey

K. Liker, The Toyota Way Federico Rampini, L'impero di Cindia

Federico Rampini, Le dieci cose che non saranno più le stesse

Thomas L. Friedman, Le radici del futuro

Jeremy Rifkin, L'era dell'accesso

Michael Lewis, The New New Thing

Ronald Gibson, Ripensare il futuro

Estratto del documento

Queste condizioni ben si ricollegavano a quella che era stata fin dal secolo precedente la

visione filosofica di Karl Marx, il quale aveva evidenziato come il fenomeno

dell’alienazione, ovvero la condizione di scissione, dipendenza e autoestraniazione,

caratterizzasse fortemente la figura del salariato . Infatti il lavoratore è secondo la visione

marxista alienato rispetto:

 Al prodotto della sua attività, poiché non gli appartiene e gli viene sottratto.

 Al proprio lavoro, poiché è solo uno strumento per il fine capitalista.

Alla propria essenza, poiché compie un lavoro non “libero” che toglie umanità.

 Al prossimo, poiché non fa che annullare le capacità relazionali.

Pertanto i mutamenti nei modi di organizzazione della produzione (fondamentale in tal

senso è il passaggio dalla fabbrica ottocentesca a quella taylorista, poi a quella

automatizzata del Novecento), sono alla base del nesso tra la nascita del moderno

sistema di fabbrica, il macchinismo e la formazione della classe operaia.

L’alienazione dell’operaio (dal film “Modern Times “ Charlìe Chaplin 1936 ) 8

Industria e guerra:

meccanizzazione, tecnologia e organizzazione a servizio della

violenza

Già a partire dalla prima guerra mondiale gli stati europei si preoccuparono di costituire

governi di unità nazionale con il preciso obiettivo di fronteggiare le difficoltà che il grande

conflitto comportava e alle quali si aggiungeva spesso il malcontento della popolazione.

finì dunque col modificare l’organizzazione economica

Questo accentramento del potere

dei singoli paesi, trasformando lo stato nel principale investitore del settore industriale,

e programmarne l’intera

finendo per organizzarne produzione. Lo stato divenne quindi il

perno dell’economia dei singoli paesi tra il 1914-15 e il 1918, dando vita ad un

ragguardevole sviluppo della produzione e della ricchezza di industrie appartenenti in

particolare al settore, siderurgico, meccanico e chimico. Ciò comportò per forza di cose

una conversione quasi totale della produzione verso una fabbricazione di tipo bellico. Il

mercato che si era formato era dunque fatto soprattutto di armi, munizioni, mezzi di

trasporto e altri strumenti utilizzati sui diversi fronti di guerra.

La repentina espansione dello sviluppo tecnologico e industriale, avvenuto tra la fine

dell’Ottocento e i primi anni del novecento, finì dunque col riflettersi anche in ambito bellico

e la prima guerra mondiale inaugurò il concetto di “guerra moderna”, caratterizzata da

mitragliatrici e i gas tossici. La “grande guerra” è

nuovi e letali armamenti tra cui le infatti

tristemente nota per la raccapricciante carica di violenza inaudita che la caratterizzò e che

condusse alla fine del conflitto alla morte di milioni di vittime tra civili e militari.

Analogo discorso riguarda il secondo conflitto mondiale, che segnò il passaggio dalla

guerra di trincea (statica) e a quella di movimento (dinamica), caratterizzata da grandi

dispiegamenti di forze coinvolte contemporaneamente in più fronti. Tutto ciò fu reso

possibile dalle innumerevoli innovazioni tecnologiche, sfruttate dalla grande industria,

convertita in industria bellica dai governi nazionali.

l’economia delle maggiori potenze militari di quel periodo: Stati

Tali strategie influenzarono

Uniti, Germania, Giappone,Unione Sovietica, Regno Unito ecc.

I nuovi armamenti utilizzati: aerei, carri armati, sottomarini, portaerei, navi corazzate, frutto

delle nuove tecnologie e di efficienti organizzazioni produttive adottate dall’industria bellica,

nell’esito finale

furono tra i fattori determinanti del conflitto. 9

Carro armato inglese Mark 1 (1915) Portaerei Midway USA ( 1943)

L’industria dell’olocausto: l’aberrazione

quando lo sterminio diventa criminale dei nuovi

modelli industriali

I processi e le teorie dell’industrializzazione elaborati da Ford e Taylor non portarono solo

efficienza e benefici nella nuova società moderna che si stava venendo a formare, bensì

vennero presto ad affiancarsi ad alcuni degli eventi più deplorevoli del XX secolo.

Se infatti l’industria bellica aveva già cominciato da tempo a fare largo uso dei nuovi

strumenti produttivi per realizzare armamenti sempre più letali e in numero sempre

non bisogna trascurare un’altro terribile ambito in cui la moderna mentalità

maggiore,

industriale aveva giocato un ruolo fondamentale: il più grande e noto genocidio che la

storia recente conosca, l’Olocausto.

Questo aspetto è evidenziato dal sociologo e filosofo britannico di origini ebraico-polacche

“Modernità e Olocausto” come spesso la

Zygmunt Bauman. Egli evidenzia nel suo libro

storiografia e la memoria collettiva siano state propense a trattare questo avvenimento

come un semplice episodio connesso alla millenaria storia antisemita, quando invece esso

si è dimostrato inestricabilmente legato alla logica interna di una moderna società

industrializzata ed estremamente razionale. Bauman evidenzia infatti come proprio quel

tipo di società rappresentò il terreno da cui si svilupparono le radici del genocidio nazista,

un evento di una portata tale da essere risultato impensabile in epoche precedenti.

in che modo nello specifico l’Olocausto

Ma si legò ai moderni processi industriali? La

risposta a tale quesito risulta per il sociologo facilmente desumibile da una serie di fattori.

Basti pensare semplicemente alla struttura del campo di concentramento, attentamente

studiata da ingegneri affinché risultasse come un moderno ed enorme insediamento

l’efficienza produttiva fosse

industriale nel quale garantita da una forza lavoro coatta,

pressoché infinitamente intercambiabile, costretta a produrre efficacemente sotto la

continua minaccia della morte. Gli stessi metodi gestionali dei vari processi che si

compivano nel corso dell’ organizzazione del lavoro nei Lager venivano attentamente

studiati da esperti, come tutt’ oggi avviene nelle moderne imprese: il campo si prefigurava

dunque come un modello dei moderni sistemi industriali. A ciò si aggiungeva poi il fine

politica nazista, quella dell’eliminazione

ultimo dettato dalla fisica degli internati. Questa

seguiva sempre una precisa logica produttiva, che invece di perseguire la realizzazione di

prevedeva l’utilizzo

merci di esseri umani come materia prima e concepiva la morte come

prodotto finale. I simboli del campo di concentramento che lo legavano strettamente

all’immagine della fabbrica erano innumerevoli: le ciminiere, da cui si fuoriuscivano però

ceneri umane, le reti ferroviarie, trasportanti materie prime che come già citato erano

10

costituite da uomini, donne e bambini ed i gas tossici, prodotti dalla avanzata industria

chimica tedesca e finalizzati, secondo le moderne concezioni, a ottenere il massimo dei

risultati nel minor tempo possibile e con i minori sforzi.

“aberrazione

Dunque il campo diviene una sorta di di un mondo industriale

e ciò non fa che smentire le tesi secondo cui l’

fondamentalmente sano” (Stillman-Pfaff)

Olocausto non abbia costituito altro che un fenomeno causato da menti fondamentalmente

fatta da padrona all’interno

anormali ed irrazionali. Al contrario proprio la razionalità l’ha di

quello che ha costituito un processo attentamente studiato e pianificato dagli autori di un

tale crimine. Senza questa consapevolezza, afferma Bauman, mai sarà veramente

riconosciuta l’assoluta i quali si macchiarono dell’omicidio

condanna a coloro di oltre 8

milioni di vittime fra ebrei, zingari, omosessuali, handicappati e oppositori politici. Se tutto

come un fenomeno irrazionale l’importanza

fosse riassunto di queste perdite sarebbe

enormemente sminuita ed esse sarebbero in parte private della loro dignità.

Una vista di Krema IV ad Auschwitz.

Le camere a gas sono sul retro; in primo piano l'obitorio

ed il crematorio. 11

La ricostruzione industriale del dopoguerra

Premessa

Tutti i paesi europei, vincitori e vinti, nell’immediato dopoguerra si trovarono di fronte

un’economia e soprattutto un’industria da ricostruire dalle macerie sociali, infrastrutturali e

finanziarie lasciate in eredità dal conflitto.

La conferenza di Jalta(febbraio 1945), definì la spartizione dell’Europa in zone di influenza,

o per meglio dire divise il mondo in due blocchi: il blocco occidentale democratico nel

quale Austria e Italia restavano sotto la tutela anglo-americana e quello orientale

comunista sotto cui rientravano Romania e Bulgaria nonché Ungheria, Polonia e

Jugoslavia. La Germania finì invece per essere divisa a sua volta in quattro zone. Questi

storici accordi influenzarono profondamente, oltre ai regimi politici, anche lo sviluppo

industriale dei paesi coinvolti.

Gli Stati Uniti d’America, furono il paese che più di tutti influì sulla ricostruzione economica

dei paesi occidentali a regime democratico, tra cui l’Italia e la Germania stessa, con il

piano Marshall(1947). L’obiettivo era quello di riavviare la ripresa economica del vecchio

continente e allo stesso tempo quella mondiale, esportando anche il tipico modello di

sviluppo industriale statunitense basato sulla grande industria nazionale e multinazionale.

strategia di questo progetto verteva anche nell’ottica di creare stabilità

Tuttavia la

economica in paesi martoriati da anni di guerra, come baluardo contro il comunismo, che

un’economia

al contrario degli USA prevedeva chiusa e controllata dallo stato.

Per alcuni paesi come la Germania e il Giappone la ricostruzione industriale venne

considerata prioritaria, poiché ritenuta determinante per la loro rinascita sociale ed

economica, nonché per ribadire una supremazia industriale già manifestata prima del

conflitto.

Il piano Marshall favorì l’inizio di una produttiva collaborazione economica tra gli stati

europei, destinata alla rinascita delle industrie di vincitori e vinti. Un esempio è

europea del carbone e dell’acciaio) che sancì la fine

rappresentato dalla Ceca(comunità

e diede l’avvio

della rivalità franco-tedesca a successivi patti stabiliti con il trattato di

Roma(1957) per la creazione del mercato comune europeo(MEC). 12

L’industria europea e americana

l’industria siderurgica, l’industria meccanica, l’industria

La Germania ricostruì rapidamente

l’elettrotecnica,

chimica, la cantieristica e a tal punto da richiedere grandi apporti di

manodopera già a partire dagli anni cinquanta, dando luogo a un grande afflusso

migratorio da altri stati del continente europeo.

Così come altri paesi più sviluppati, come Stati Uniti e Regno Unito, in un secondo tempo,

anche la Germania stessa non adottò processi produttivi innovativi, ma continuò,

migliorando, a produrre secondo i principi consolidati di Taylor e Ford.

Il mercato richiedeva d’altronde prodotti la cui funzione doveva semplicemente soddisfare i

bisogni di una popolazione che, reduce da anni di privazioni e sofferenze, aveva bisogno

di migliorare il proprio tenore di vita. lunga superiore all’offerta. Automobili,

La domanda di nuovi prodotti era di gran

elettrodomestici, abbigliamento e macchine agricole erano offerti in quantitativi limitati, ed

inoltre la scarsa concorrenza tra produttori non agevolava né la varietà né il prezzo finale.

L’industria occidentale produceva infatti ancora secondo principi tradizionali:

 Produzione in grandi lotti.

 Prodotti standardizzati.

 Varianti sul prodotto limitate.

Qualità non sempre all’altezza delle aspettative.

 Ciclo di vita dei prodotti molto lungo.

 Bassa frequenza nel rinnovamento dei prodotti.

 Tempi di consegna lunghi e spesso inaffidabili.

Gli elevati investimenti necessari per una produzione industriale di massa richiedevano

processi produttivi altamente standardizzati che mal si conciliavano con frequenti

cambiamenti del prodotto (Il solo cambiamento di uno stampo in una pressa per costruire

la scocca di un’automobile richiedeva alcuni giorni, il che poteva significare l’interruzione

della produzione di quel modello di auto). Inoltre la qualità stessa della manodopera

Dettagli
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