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PARAGRAFO SECONDO

COMUNICAZIONE NON VERBALE

SEMIOLOGIA

Un eccellente motivo per prestare attenzione all’idioma non-verbale è

individuabile nello studio di Albert Merhrabian, condotto nel 1972, secondo il

quale un messaggio dipende in minima parte da fattori verbali (7%) ed è, invece,

pesantemente influenzato da fattori di pertinenza della Comunicazione non-

verbale, in particolare l’aspetto vocale( 38%) e il linguaggio del corpo( 55%).

La comunicazione non-verbale,dunque, è quel ramo della comunicazione che

comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che escludono l’utilizzo

della parola.

Essa non solo è utilizzata come codice di controllo della comunicazione verbale,

ma anche come valida alternativa a questa( nel caso in cui ci trovassimo in un

paese di cui non conosciamo la lingua, ad esempio).

L’idioma non-verbale è suddiviso in quattro componenti:

 IL SISTEMA PARA-LINGUISTICO

 IL SISTEMA CINESICO

 LA PROSSEMIA

 L’APTICA

IL SISTEMA PARALINGUISTICO indica l’ insieme dei suoni emessi,o non

emessi, nella comunicazione verbale, suoni indipendenti dalla semantica.

Si tratta del TONO( grave o acuto), della FREQUENZA,del VOLUME, del

RITMO e del SILENZIO.

Il silenzio stesso è, infatti, strumento di comunicazione:esso potrebbe, ad

esempio, insinuare il dubbio ma anche manifestare interesse o creare tensione.

Ciascuno di questi elementi è influenzato dal ceto sociale,dalla condizione o

meno di potere, quindi dalla posizione gerarchica che occupa chi emette il

messaggio. 3

LA PROSSEMICA e L’APTICA analizzano rispettivamente i messaggi inviati

con l’occupazione dello spazio e tramite il contatto fisico.

Ognuno di noi tende a suddividere lo spazio in quattro zone:

 Zona Intima nella quale sono ammessi familiari e coniugi(da 0 a 50 cm).

 Zona Personale nella quale sono ammessi parenti e amici(da 50 cm a 1 m).

 Zona Sociale nella quale sono ammessi conoscenti (da 1 m a 4 m).

 Zona Pubblica nella quale tutti sono ammessi.E’ la zona delle occasioni

ufficiali (es. comizi e conferenze) (da 4 m a n m).

Come per IL SISTEMA PARALINGUISTICO,sia APTICA sia PROSSEMICA

sono indicativi del ruolo sociale occupato da chi comunica.

Significativo a questo proposito l’excursus che Elias Canetti fa in un capitolo del

suo libro,Massa e Potere,conferendo più significati alle diverse posizioni assunte

e ai diversi modi di occupare lo spazio.

 L’uomo in piedi potrebbe onorare qualcuno,o porsi più in alto rispetto a

qualcun altro per imporre la propria presenza, ma anche comunicare un

immediato movimento.

 L’uomo seduto potrebbe manifestare la propria comodità rispetto a chi è

in piedi, quindi soggetto a fatica o essere paragonato ad un padrone seduto

sul suo schiavo(la sedia) che non oppone alcuna resistenza e ancora una

volta indicarne la posizione di potere rispetto a terzi.

 L’uomo che giace,quindi affida la maggior parte della sua massa corporea

ad un altro corpo,non essendo libero di muoversi,è analogia di passività:si

pensi in particolar modo all’uomo che giace suo malgrado(ferito o

infermo),egli susciterà pena e sarà analogia di schiavitù.

In “Massa e Potere”, il Canetti, conferisce al semplice interagire dell’uomo con lo

spazio e con altri corpi, valore di metro della dignità umana. 4

L’aspetto sociale ed il contesto influenzano anche la CINESICA,sistema che

comprende tutti gli atti comunicativi espressi mediante i movimenti del corpo:il

CONTATTO VISIVO, la MIMICA FACCIALE,la POSTURA,la GESTUALITA’

MANUALE.

La Cinesica può essere specchio della condizione emotiva dell’uomo, essa mostra

l’imbarazzo di quando si arrossisce, il timore di quando s’impallidisce, il

sentimento di sfida di quando si guarda qualcuno negli occhi.

Il linguaggio dei gesti potrebbe essere considerato erroneamente universale e di

utilizzo frequente presso qualsiasi cultura.

La Semiologia,lo studio dei segni, ci dimostra che non è così: se la gestualità è

una componente del corredo genetico delle popolazioni mediterranee, alcune

culture costituiscono un’eccezione,tra queste la nazione tedesca e quella

giapponese,che si avvalgono della mimica con minor enfasi, gli ultimi, per

un’esigenza socio-culturale, ignorandola del tutto e indossando una maschera

inespressiva . 5

PARAGRAFO TERZO

“PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA”

PAUL WARTZLAWICK

Saper comunicare è un’arte, conoscere tutte le dinamiche della comunicazione,

il sogno di ogni comunicatore.

Quanto ho esposto fin ora, può essere sintetizzato in un saggio di Paul

Wartzlawick, “Pragmatica della Comunicazione Umana”.

Come ho già esposto , la Pragmatica è quel ramo della linguistica che indica i

Modi in cui è possibile utilizzare l ‘eloquio, nelle situazioni più diverse.

Per comprendere la pragmatica della comunicazione è necessario osservare lo

uomo comunicare in situazioni e ambienti differenti, in questo modo sarà

possibile indicare alcune proprietà della comunicazione, proprietà talmente

evidenti nell’esperienza comune da essere definite assiomi,definizioni che non

necessitano di alcuna dimostrazione.

Gli assiomi di Wartzlawick sono 5.

1. E’ impossibile non comunicare,parole e silenzio hanno entrambi valore di

messaggio , così come ogni tipo di comportamento.

2. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e di relazione.Un

messaggio può dunque essere interpretato in maniera differente secondo il

modo in cui si esprime (sintesi de “il mezzo è il messaggio” di

M.McLuhan).Ad esempio , suggerisce due comportamenti differenti un

messaggio espresso nei senguenti modi :”Sta zitto!” oppure “Ti prego di

fare silenzio”.

3. Il comportamento di ciascun comunicatore è una conseguenza del

comportamento di un terzo(Ad esempio se un individuo si porrà in

maniera ostile ad un altro , questo reagirà di conseguenza).Talvolta tale

atteggiamento provoca l’incapacità di comunicare.

4. Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico(associazione

della parola al concetto , 5=cinque), sia con il modulo

analogico(presentazione del concetto indipendentemente dal

verbo:comunicazione non verbale)

5. Riassume quanto detto dal Canetti :l’interazione fra due individui varia

secondo i piani gerarchici occupati. 6

PARAGRAFO QUARTO

STORIA DELLA PANTOMIMA

DAL TEATRO GRECO ALLA COMMEDIA DELL’ARTE

DAL MIMO ALLA PANTOMIMA.

Già nell’antica Grecia , il linguaggio non-verbale aveva coniato un nuovo genere

teatrale,la PANTOMIMA,divulgatasi da lì in Magna Grecia, le regioni

meridionali d’Italia,e spandendosi a macchia d’olio sino a giungere a Roma.

La PANTOMIMA(dal greco pantomimos = imitazione di una totalità) è

un’azione teatrale rappresentata da attori che si esprimono esclusivamente

utilizzando il linguaggio del corpo. Essa costituisce l’evoluzione delle più antiche

forme di MIMO,rappresentazione che prevedeva l ‘uso della parola , seppure in

misura limitata.

I temi sono soprattutto mitologici e storici , nel corso del tempo però, il MIMO

riscuote successo come genere comico,tendente al cabaret.

L’attore, seguendo un canovaccio di base, recita e danza accompagnato da flauti,

pifferi e cori.

Le scenette propongono trame piccanti , arricchite di equivoci clamorosi, il

finale è spesso brusco e a sorpresa:la farsa si conclude di solito con un incidente

comico e con un “fuggi fuggi “ generale.

L’impianto realistico , e al contempo parodistico, del MIMO ne garantisce il

successo in età Repubblicana,a discapito dei commediografi tradizionali, Ennio e

Plauto.Diventati ormai famose, MIMO e ATELLANE ,che non escludono del

tutto la parola , vengono trascritte.

E’ in età Imperiale che il MIMO subisce una metamorfosi:esso si allontana

sempre di più dalla struttura della commedia e si riduce ad una

rappresentazione totalmente muta,la PANTOMIMA ,ben accolta in una età di

decadenza culturale come fu quella Imperiale.

LA COMMEDIA DELL’ARTE.

Il genere non morì con la caduta dell’impero Romano;nel corso del ‘500 divenne

molto popolare in Francia dapprima , poi in tutta Europa, la COMMEDIA

DELL’ARTE, messa in scena dagli attori della Comédie Italienne .

Come la PANTOMIMA, la COMMEDIA DELL’ARTE è un’azione teatrale che

acquisisce come “credo” l’arte della mimica, dell’improvvisazione e della beffa.

Le compagnie teatrali era composte da giovani acrobati girovaghi a ciascuno dei

quali era assegnato un ruolo , identificato con una maschera. 7

Le maschere , realmente indossate,riproducevano i caratteri di personaggi fissi

,tale che , grazie all’abilità di improvvisazione degli attori, la stesura di un

copione risultò del tutto superflua allo sviluppo della farsa.

Fra le maschere più note:

 ARLECCHINO , il servo astuto e ladro, continuamente bastonato dal

padrone.

 PULCINELLA, un ladruncolo pigro e vorace.

 PANTALONE, un mercante avido d’amore malgrado l’età avanzata.

 BALANZONE , un accademico poco convincente , che in uno scadente

latino pronuncia frasi prive di senso al fine di ostentare la propria cultura.

 COLOMBINA, petulante servetta , rintracciabile nella MIRANDOLINA

di Goldoni .

 PIERROT, dapprima servo sciocco , evolutosi poi a melanconico e muto

sognatore.

La COMMEDIA DELL’ARTE riscosse grande successo in tutta Europa, in

Francia costituì finte di grande ispirazione per i nuovi commediografi, si pensi

a”IL MALATO IMMAGINARIO “ di Molière .

Poca fortuna ebbe, tuttavia , la COMMEDIA DELL ‘ ARTE in Spagna e in

Inghilterra dove , esasperati i temi del genere, venne censurata poiché ritenuta

volgare.

In Italia personalità come Carlo Goldoni sentirono l’esigenza di fissare criteri

precisi volti a regolare la rappresentazione scenica.

“LA LOCANDIERA” fu la prima commedia basata interamente sulla stesura

integrale di un copione , ambientato nella Venezia del ‘700 , non più esasperata

dall’elemento burlesco . 8

PARAGRAFO QUINTO

CHARLIE CHAPLIN

MAESTRO E GENDARME DELLA PANTOMIMA

A distanza di due secoli dalla Riforma della Commedia dell’Arte di Goldoni,

figura negli schermi cinematografici un buffo ometto dalle raffinate maniere e

dalla dignità da gentiluomo , un vagabondo vestito di una stretta giacca ,

pantaloni e scarpe troppo grandi , una singolare bombetta e un bastone di

bambù, riconoscibile anche dai tipici baffetti e dall’andatura ondeggiante.

E’ CHARLOT , il personaggio attorno al quale CHARLIE CHAPLIN costruì

larga parte delle sceneggiature dei suoi fil muti , e grazie al quale, ad oggi ,

CHAPLIN è il regista più giovane ad aver ottenuto un premio Oscar.

D virtuoso della PANTOMIMA , CHAPLIN comunicava con il pubblico

utilizzando un idioma assolutamente non-verbale.

CHARLOT fu , di film in film,cameriere , milionario , operaio,sfaccendato,

portavoce sempre di quelle classi sociali schiacciate dal progresso industriale-

tecnologico.

Nell ‘ atto di documentarmi su CHAPLIN , ho scoperto in lui fervente il

risentimento nei confronti del sonoro, il desiderio di dimostrare che “IL

CINEMA E’ L’ARTE DEL SILENZIO”e che la gestualità costituisce la

frammentazione della barriera linguistica che divide il globo .

CITY LIGHTS

(LUCI DELLA CITTA’)

City Lights può essere considerato un film di coraggiosa resistenza

all’incombere del sonoro nella cinematografia.

Chaplin si dichiarò subito nemico del film parlato ed escogitò gli espedienti più

improbabili per sfuggirvi, stimando la PANTOMIMA forma ideale per l ‘

espressione del reale contenuto del cinema.

Il suddetto film è considerato una delle più romantiche storie d’amore nella

storia del cinema, Charlot è ,invero,innamorato di una fioraria

cieca,commovente la scena finale in cui la ragazza ,curatasi grazie all’aiuto del

buffo ometto, vede per la prima volta il suo benefattore e , riconosciutolo ,

scoppia in lacrime di fronte al suo sorisso.

Al di là della storia d’amore , è interessante osservare come Chaplin si servi del

sonoro,arricchendo la sceneggiatura di musiche e rumori , ma evitò i dialoghi . 9

CHARLOT, come dichiarò lo stesso Chaplin , non avrebbe potuto mai parlare,

avrebbe perso il suo valore , le sue particolarità e , ancor più grave, avrebbe

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