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Sintesi
Latino: Quintiliano (L'institutio Oratoria)

Arte: Umberto Boccioni e Filippo Tommaso Marinetti (il Futurismo)

Storia: la propaganda fascista

Filosofia: Karl Popper (cattiva maestra televisione)

Italiano: Pier Paolo Pasolini (contro la tv)

Fisica: la televisione

Geografia: le onde P,S,L

Inglese: George Orwell (1984)
Estratto del documento

TesinA

Indice

Breve introduzione su cos’è la comunicazione.

1) Latino: Quintiliano (quando parla nell'ISTITUTIO ORATORIA della formazione del

perfetto oratore, che deve essere un esperto nell'arte del dire…)

2) Arte: Futurismo con Boccioni, Città che sale e Forme uniche della continuità

nello spazio

3) Storia: Propaganda Fascista

4) Filosofia: Popper con la televisione cattiva maestra

5) Italiano: Pasolini Articolo contro la televisione

6) Fisica: La televisione

7) Scienze: Sismografi, Onde P S L

8) Inglese: George Orwell 1984

Svolgimento

Per comunicazione si intende quella relazione che si instaura tra più individui e che

avvia una condivisione di pensieri, concetti ed opinioni attraverso forma verbale,

gestuale e sensoriale. Lo scopo della comunicazione intesa come libero scambio di

idee è quello di assicurare ai vari interlocutori una reciproca intesa e comprensione e

sulla base di ciò, diversi personaggi nella storia l’hanno analizzata.

Latino

Uno dei maggiori poeti latini che delinea la formazione dell’oratore attraverso 5

1) parti canoniche della costruzione di un orazione è senz’altro Quintiliano. Egli

attraverso la sua Institutio oratoria ci presenta 5 precisi procedimenti per

costruire un orazione:

A) Inventio: il reperimento degli argomenti che servono a costruire un discorso

convincente (argomenti che colpiscono).

B) Dispositio: l’ordinamento degli argomenti (come disporre un materiale

all’interno di un argomento).

C) Elocutio: l’elaborazione stilistica del discorso tramite l’ornatus, l’abbellimento.

D) Memoria: ricopre un ruolo importante in funzione della recitazione, poiché

permette di mandare a mente la struttura e gli argomenti del discorso senza

dover ricorrere ad appunti scritti, risultando particolarmente utile quando la

situazione richiede di improvvisare

E) Actio: il retore deve anche essere in grado di recitare la propria orazione di

fronte a un pubblico. Al retore è dunque richiesto di essere anche attore, di

avere cioè buone capacità di recitazione, così da coinvolgere il pubblico

attraverso la gestualità e il tono di voce.

Troviamo, infine, la descrizione del perfetto oratore, un ritratto ideale dell’artifex inteso

<<vir bonus dicendi peritus>> , <<uomo onesto esperto nel parlare>>

come

(espressione Catoniana). Arte

La Comunicazione non avviene solo attraverso lo strumento “verbale” ma anche

quello “visivo”

Per rendere l’idea del moto nelle arti visive, immobili per costituzione, il futurismo si

serve, in pittura e in scultura, principalmente delle “linee-forza”; poiché la linea agisce

psicologicamente su noi con significato direzionale, essa, collocandosi in varie

posizioni, supera la sua essenza di semplice segmento e diventa “forza” centrifuga e

centripeta, mentre oggetti, colori e piani si sospingono in una catena di “contrasti

simultanei”, determinando la resa del “dinamismo universale”.

In pittura con “la città che sale” di Umberto boccioni, viene presentato un turbinoso

affollarsi di cavalli e di uomini che invade quasi l’intero campo dell’immagine e che

lascia emergere sullo sfondo le alte e dritte impalcature di alcuni edifici in costruzione.

Boccioni con questo olio su tela segna un passo decisivo nell’intraprendere il processo

di disgregazione delle leggi della rappresentazione. Il suo obiettivo è andare contro

oltre la pura raffigurazione degli oggetti, per approdare a un livello ancora più alto di

comunicazione, quello dell’espressione diretta di una sezione, di un emozione, di uno

stato d’animo.

Mentre in scultura con “Forme uniche della continuità nello spazio”, sempre di

Boccioni, notiamo un rinnovamento del linguaggio plastico datoci da questa scultura in

bronzo. L’opera ci trasmette l’idea di una possente figura che incede a grandi passi

nervosi. Come in una fotografia mossa, la scia dei corpi contribuisce a creare la

sensazione stessa del movimento, in questa scultura la scia sembra quasi solidificarsi

nello spazio. La continuità dei profili e il loro sinuoso e ininterrotto fluire ampliano la

figure ben oltre i suoi stessi limiti volumetrici. La sensazione che ne deriva è di

vorticosa dinamicità e, nel contempo, anche di grande astrazione.

Come ho detto Boccioni incarna i concetti del Futurismo, che è un movimento

d’avanguardia creato da Filippo Tommaso Marinetti. Il leader del Futurismo capì che

l’epoca della grande industria, degli ampi agglomerati urbani, del telefono e della

radio, della terra rimpicciolita dai trasporti che, favorendo i contatti e gli scambi tra i

popoli, trasformano anche la psicologia umana, doveva necessariamente produrre una

nuova cultura, non più legata al passato, bensì in grado di creare un nuovo linguaggio,

tanto nella letteratura quanto nelle arti figurative, nell’architettonico, nella musica e

nel teatro. L’utopistica “ricostruzione futurista dell’universo” attraversò tutti gli aspetti

della vita, dalla politica alla moda, dalla réclame alla cucina. Agli albori dell’era

tecnologica, Marinetti intuì l’enorme importanza dei mass media e dell’organizzazione

nell’ambito culturale: agì da manager, gestendo il futurismo come una grande impresa

e utilizzando strumenti di propaganda e diffusione inconsueti nel mondo dell’arte,

come volantini, striscioni, manifesti, campagne pubblicitarie.

Storia

Una campagna pubblicitaria non è altro che una “propaganda”, una grande capacità

comunicativa attraverso la quale fu stabilito un controllo totale sull’informazione e

sulla cultura dal Regime Fascista di Benito Mussolini

Con la propaganda si cercò di dare una giustificazione alle iniziative di guerra e di

conquista. Tramite una propaganda che effettuò il controllo politico su tutti i mezzi di

comunicazione ,avvenne il processo di fascistizzazione del paese,con lo scopo di

orientare l’opinione pubblica,di caricarla,comunicando l’esaltazione della missione

nazionale. I messaggi furono rivolti a tutte le categorie della società italiana e vennero

diffusi attraverso la radio,la stampa e il cinema.

I programmi trasmessi attraverso la radio erano costituiti per lo più da discorsi tenuti

dal Duce, marce ufficiali, o conversazioni sul razzismo. Più di ogni altro mezzo la radio

assunse un ruolo di primo piano. Infatti diventò la voce ufficiale dello stato. L’attività di

diffondere o controllare l’informazione nel regime fascista si basava secondo un

principio ben definito:<<Ciò che è nocivo al partito si evita,ciò che è utile al Regime si

fa!>>

E’ importante sottolineare come il controllo attuato dai regimi sull’informazione fu

possibile grazie all’acquisto delle maggiori testate giornalistiche e grazie

l’attualizzazione delle censure. Già dai primi anni del Regime la stampa fu sottoposta

ad un controllo formale.Con le “Leggi Fascistissime” e quelle del 25, Mussolini dispose

che ogni giornale avesse un direttore responsabile inserito nel partito fascista e che il

giornale stesso, prima di essere pubblicato, fosse sottoposto ad un controllo.

Mussolini creò inoltre l’Ufficio Stampa,che nel 37,venne trasformato in Ministero della

Cultura Popolare. Questo ministero aveva l’incarico di controllare ogni pubblicazione,

sequestrando tutti quei documenti ritenuti pericolosi o contrari al regime. Il Min. Cul.

Pop, oltre a controllare le pubblicazioni,si pose come obbiettivo quello di suscitare

entusiasmo ed esaltare il mito del Duce.

Nel 1925 avvenne la costituzione dell’istituto nazionale L.U.C.E. ovvero l’unione

cinematografica educativa. Questo istituto, in cui i cinegiornali venivano proiettati

obbligatoriamente in tutte le sale a partire dal 26,rappresenta il più efficace mezzo in

campo dello spettacolo. La produzione del cinegiornale era costituita da immagini tipo

rotocalco dove l’apertura e la chiusura erano dedicate a notizie riguardanti Mussolini,e

nella parte interna trovavano spazio i documentari dell’estero.Lo stato sostiene

finanziariamente l’industria cinematografica, così nacque il Cinemobile che proiettava i

film nelle piazze. Nel 31 avvenne il passaggio dal cinema muto a quello sonoro.

Filosofia

E proprio sul cinema e cosi anche sulla televisione K. Poppe, filosofo della scienza e

studioso di pedagogia, fece alcune considerazioni sulla capacità di questa di

influenzare i comportamenti dei giovani e dei bambini.

La critica popperiana alla televisione si incentra soprattutto sulla violenza presente nei

vari programmi, che induce i più giovani e i più deboli ad adottare atteggiamenti

antisociali. La televisione, infatti, fa parte dell’ambiente che tutti i giorni i bambini

vivono, e proprio per questo è in grado di influenzarli. Una scena di violenza vista in

televisione ha la stessa portata condizionante della violenza effettiva che può essere

vissuta realmente all’interno delle mura domestiche.

Consapevole dell’importanza che la televisione ha sullo sviluppo dei bambini, Popper

propone una soluzione: chi fa televisione deve essere munito di una patente, una

specie di autorizzazione, che potrà essere revocata da un organo competente nel

momento in cui non siano rispettati certi criteri. La patente sarebbe concessa ai

produttori solo dopo un corso, che avrebbe l’obiettivo di renderli consapevoli del ruolo

di educatori di massa che essi, anche senza volerlo, assumono.

Per Popper il controllo dei mezzi di informazione è necessario per la sopravvivenza

della democrazia. Dice infatti:

"Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più

precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non

sarà pienamente scoperto". Karl R. Popper.

Inoltre ho voluto riprendere anche un’altra citazione che rende l’idea di quanto sia

potente la televisione di influenzare ogni tipo di individuo:

“Credo che un nuovo Hitler avrebbe, con la televisione, un potere infinito.”

Italiano

Un altro grande uomo che intuì i cambiamenti sociali e culturali prodotti dalla

massificazione televisiva fu Pier Paolo Pasolini. Iniziò ad accorgersi che tutti i giovani di

borgata avevano iniziato a vestire, comportarsi, pensare in modo analogo. Pasolini

chiamò questi fenomeni mutazione antropologica. In biologia la mutazione genetica

è determinata prima dalla variazione e poi dalla fissazione. Nel caso della “mutazione

antropologica” la variazione delle mode e dei desideri della collettività è decisa prima

nei consigli d’amministrazione delle reti televisive nazionali e poi viene fissata nelle

menti dei telespettatori tramite messaggi subliminali e pubblicità.

Pasolini il 9 Dicembre 1973 sul <<Corriere della sera>> pubblicò un articolo con il

titolo Sfida ai dirigenti della televisione in cui prende risolutamente posizione contro la

televisione, accusata di essere lo strumento che ha reso possibile al Centro (cioè al

Potere) la distruzione di ogni forma di cultura autentica e alternativa, omologando tutti

a un unico modo di sentire e di pensare. Da questo punto di vista, la televisione è

riuscita a compiere una centralizzazione che neppure il <<centralismo fascista>>

aveva potuto . Particolarmente interessante appare il riconoscimento di una svolta

epocale affidata alla <<rivoluzione delle infrastrutture>> e a quella del <<sistema

d’informazioni>>: unite, esse hanno abolito la distanza concreta e quella simbolica e

culturale tra centro e periferia, distruggendo le culture particolari e imponendo il

modello del consumismo. Le posizioni di Pasolini sono rivolte innanzitutto contro

l’omologazione culturale e contro i miti di massa (il consumismo); e dunque anche

contro gli strumenti che hanno reso possibile tale omologazione, cioè appunto i mass

media. Ed ecco il paradosso di criticare i mass media e il mondo cui essi sono organici,

servendosi proprio dei mass media stessi, e diventando un idolo – un idolo scomodo,

ma pur sempre un idolo – dell’immaginario e della civiltà a essi legati. Se a essere

venuta meno è proprio la prospettiva di cambiamento sociale, dato che non ne

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