Il basket era liberamente ispirato ad un antico gioco chiamato “Duck-on-a-rock”, il cui principio era quello di colpire un sasso, posizionato su una piattaforma, attraverso il tiro a parabola di altri oggetti.
In principio era regolato da tredici norme, con un cesto di vimini appeso alle estremità della palestra del centro sportivo, dal quale occorreva recuperare la palla con una scala, e due squadre di nove giocatori.
Lo sport divenne popolare negli Stati Uniti in brevissimo tempo, cominciando subito dopo a diffondersi in tutto il mondo e giungendo anche in Italia. Ma il suo sviluppo nel nostro paese fu tutt’altro che scontato. Si è sempre pensato che il basket fosse uno sport per uomini forti, che richiedesse, oltre a molta tecnica, anche tanta forza atletica, una qualità che, secondo la maggior parte delle persone, non appartiene alle donne. Eppure il basket si è diffuso in Italia proprio grazie ad una donna, che è andata oltre i pregiudizi di inferiorità fisica. La donna in questione è Ida Nomi Pesciolini. Era Maestra di Sport della società sportiva “Mens Sana in corpore sano” di Siena e quasi casualmente si ritrovò a leggere e tradurre il regolamento dello sport proposto da Naismith. Al contrario di ciò che si può pensare oggi, la sua prima impressione fu che si trattasse di uno sport “particolarmente adatto alle ragazze” e fu così che decise di presentare il gioco della ‘Palla al cerchio ’ ai suoi colleghi e a numerosi spettatori durante la manifestazione sportiva che si tenne nel 1907 nella palestra di Sant’Agata. Non è un caso che la declinazione di “Pallacanestro” sia, appunto, femminile.