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inglese- William Blake
storia dell'arte- Andrea Palladio e Salvador Dalì
scienze- fillotassi
matematica-costruzione segmento aureo, figure auree
LETTERATURA ITALIANA:
Un “
profeta di speranza
” e un “
annunciatore
” della liberazione per ogni uomo e donna. Ecco cosa
Papa Francesco scrive di Dante Alighieri, nel giorno in cui in Italia si celebrano solennemente i 750
anni dalla nascita del sommo poeta. In un messaggio inviato al cardinale Gianfranco Ravasi,
presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, il pontefice ricorda l’ammirazione nutrita nei
secoli dai Pontefici nei confronti del poeta fiorentino.
Il Papa ci invita ancora una volta a ritrovare il senso perduto e offuscato del nostro percorso umano
e a sperare di rivedere l’orizzonte luminoso in cui brilla in pienezza la dignità della persona umana,
e continua osservando che tutta la
Commedia può essere letta “
come un grande itinerario, anzi
come un vero pellegrinaggio, sia personale e interiore, sia comunitario, ecclesiale, sociale e
storico
”.
In definitiva, conclude Papa Francesco, “
onorando Dante Alighieri come già ci invitava a fare
Paolo VI, noi potremo arricchirci della sua esperienza per attraversare le tante selve oscure
ancora disseminate nella nostra terra e compiere felicemente il nostro pellegrinaggio nella storia,
per giungere alla méta sognata e desiderata da ogni uomo: ‘L’amor che move il sole e l’altre
stelle’
”.
Il 2015 è un anno particolare per la vita del poeta fiorentino, che nacque nel 1265 e ancor oggi
viene celebrato nelle sedi più alte dello Stato (come è avvenuto in Senato) per il suo grandioso e
impegnativo capolavoro letterario.
Dante fu in grado di raccogliere in una grande opera ben 14233 versi endecasillabi riuniti in terzine
incatenate che ci riportano il pensiero che era diffuso nel 13° secolo. Dante naturalmente aggiunge
anche un personale punto di vista che poi fu di grande ispirazione per grandi artisti e letterati.
Gli elementi che caratterizzano tale opera e che resero il suo autore resistente al tempo sono molti e
alquanto articolati da sviluppare; io mi concentrerò sul contenuto divino e numerico dell’opera,
altamente simbolico (non dimentichiamo infatti che l’opera nasce con il fine ultimo di portare
all’uomo una strada per salvarsi dal peccato, per elevarsi da questo “
atomo opaco del male
”).
Il poema diviso in 3 cantiche, pensate per racchiudere in ognuna di esse 33 canti (eccenzion fatta
per l’Inferno che ne conta uno in più come introduzione generale a tutta la costruzione poetica, e
che fa salire il numero dei canti a 100). Un’altra costruzione che richiama al numero 3 è la divisione
dell’Inferno in tre parti: Incontinenza, Violenza, Frode, intervallate da tre zone speciali dove si
trovano il Limbo, gli eretici, i Giganti (custodi e dannati perché ribelli alla divinità); tuttavia, questo
aspetto riguarda anche il Purgatorio, suddiviso in Antipurgatorio, Purgatorio e Paradiso terrestre.
Per quanta riguarda il Paradiso, nei suoi cieli non si trova il numero 3, bensì il numero 9, che non
sarebbe altro che 3 per se stesso.
Per quanto concerne il canto 33 del paradiso, canto conclusivo al viaggio dantesco e all’imponente
opera il numero 3 si ritrova molto facilmente. Basti pensare ai versi in cui Dante giunge alla visione
di Dio con l’intercessione della Vergine e di San Bernardo, ma prima anche dai Santi tutti, tale
intercessione permette a Dante di mantenere le sue sembianze umane anche dopo la visione divina.
E’ risaputo, dalla mitologia antica, che la visione di una divinità da parte di un essere mortale
porterebbe, quest’utima alla completa distruzione. Dante mantiene la sua fisicità e finalmente
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riporta la descrizione dell’essere perfetto.
Dante riporta la divina visione nei vv. 127145
Quella circulazion che sì concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,
dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che 'l mio viso in lei tutto era messo.
Qual è 'l geomètra che tutto s'affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond'elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle.
In questi versi, quelli conclusivi, Dante vede in Dio l’unità dell’universo, cioè vede tradotto in
realtà quell’ordine universale nel quale finora ha creduto fedelmente. Il concetto del Paradiso altro
non è che l’ordine, l’esistenza, il tutto sono riconducibili a Dio, si realizza così quel principio della
Reduction ad unum (riduzione all’unità) che sta a fondamento della cultura medievale. Certo è che
alla visione di Dio segue una fase di difficoltà in cui non riesce ad esprimersi, Dante non dimentica
però di sottolineare come l’impotenza della parola umana non gli impedisca di scrivere i suoi versi,
in tutto questo egli affida la visione del mistero della Trinità alla figura di tre cerchi concentrici
(illustrazione coerente con la teologia), non specifica però come sia possibile vedere qualcosa che è
su sfondo bianco, ma Dante concentra la descrizione sulla geometria cercando di fornire termini
razionali per un pensiero divini.
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Giunto a questo punto, però, l’alta fantasia, legata alla razionalità, non può procedere nell’impresa
di raccontare, ma in un lampo della Grazia egli intuisce il totale mistero, ha saputo, per un istante, la
volontà e il “modo” di Dio di conoscere. Questo è intuibile dal ricordo lontano dal pieno
appagamento del desiderio e della volontà che seguono alla beatitudine dell’anima.
Dante giunto alla fine della sua opera capisce e vede il mondo, l’universo con occhi divina,
obbiettivo ottenuto si con l’aiuto di guide spirituali e con l’intercessione di santi e beati ma in prima
persona ottenuto grazie alla volontà stessa del poeta, dalla sua forza di volontà, volontà nel volere
descrivere, raccontare e portare la società verso un futuro migliore
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ENGLISH LITERATURE: “To see a World in a Grain of Sand
And a Heaven in a Wild Flower,
Hold Infinity in the palm of your hand
And Eternity in an hour”.
William Blake, Auguries of Innocence 1803
William Blake (17571827) who led a
simple life, thought differently from the
people of that time because he didn't believe
that Christianity was liturgical or moralistic.
His vision was based on
"complementaryopposite", good and evil,
male and female, reason and imagination,
therefore he blamed the church for the
fragmentation of consciousness and the
dualism of man.
He put his theory to practice by writing a
collection of poems called "
Songs of
Innocence
" one of which was “
The Lamb
”.
In the first stanza the poem is formed in a
way that Blake asks questions to the lamb.
Since the lamb doesn't reply Blake himself
gives the answers describing the physical
characteristics of the lamb, which are soft
and wolly with a tender voice.
In the second stanza Blake described the
creature as the representation of God. There
is a comparison between the lamb and Jesus,
it turns out they are both meek and mild and
the lamb is the symbol of innocence, pureness and gentleness. Basically the Lamb symbolizes
Jesus.
The poem mentions that the son of God sacrificed himself to take away all the sins in the world and
the lamb is Jesus as a child.
The development of the poem respects the style of the poet, that is tipically full of symbols, the
lamb, the child, and the metaphor.
The language is simple, like his figure, and musical, the structure and the rhythm respect the easy
figure used in the poem that characterized the poem. Moreover, the Poem has a feeling with the
creation and God, with the pureness and the childhood, that for Blake is the most important phase
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of the men on Earth.
The feeling between God and nature is force like the
feeling between them and
phi
, even if it represents
the face of the same medal, one of spirit,
consciousness and the scientific and rational. Blake
used the poetry to diffuse his idea, like an artist, and
for the same reason he drew some scenes of Dante’s
Divine Comedy
, and Bible
This is the text of “
The Lamb
”: Little Lamb who made thee
Dost thou know who made thee
Gave thee life & bid thee feed.
By the stream & o'er the mead;
Gave thee clothing of delight,
Softest clothing wooly bright;
Gave thee such a tender voice,
Making all the vales rejoice!
Little Lamb who made thee
Dost thou know who made thee
Little Lamb I'll tell thee,
Little Lamb I'll tell thee!
He is called by thy name,
For he calls himself a Lamb:
He is meek & he is mild,
He became a little child:
I a child & thou a lamb,
We are called by his name.
Little Lamb God bless thee.
Little Lamb God bless thee.
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SCIENZE NATURALI: “La natura ama le spirali logaritmiche: dai girasoli alle conchiglie, dai
vortici agli uragani alle immense spirali galattiche, sembra che la natura
abbia scelto quest’armoniosa figura come proprio ornamento favorito.”
Mario Livio
Fillotassi è un termine che deriva dal greco
phyllon = foglia e
taxis = ordine. È una branca della
botanica preposta allo studio ed alla determinazione dell'ordine
con cui le varie entità botaniche (foglie, fiori, etc.) vengono
distribuite nello spazio, conferendo una struttura geometrica
alle piante. Da semplici osservazioni botaniche che mirano ad
individuare il numero di foglie presenti su ciascun nodo e
l'orientamento di queste rispetto alle foglie del nodo superiore,
la fillotassi si è potuta avvalere di studi incrociati di
matematici e botanici, i quali hanno rivelato un s