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influenzarono lo sviluppo degli imperialismi. Si diffondeva l’idea che la guerra fosse il
mezzo attraverso cui si svolgeva la lotta per la sopravvivenza, che portava
all’eliminazione del più’ debole per opera del più’ forte. In un momento iniziale,
soprattutto dai giovani, la guerra venne vista da un punto di vista favorevole. I giovani
partivano cosi’ per la guerra quasi con l’idea di vivere un’avventura.
SCOPPIO DELLA GUERRA E CARATTERI PRINCIPALI
La reazione austriaca all’attentato di Sarajevo si concretizzo’ con un ultimatum alla
Serbia che mirava principalmente su tre richieste: soppressione delle organizzazioni
irredentistiche, divieto di ogni propaganda anti-austriaca , apertura di un'inchiesta,
guidata da una commissione mista serbo-austriaca, relativa all’attentato. Il tono duro
di tale ultimatum, le cui richieste portavano la Serbia in una posizione di umiliante
subordinazione, e i tempi ristretti per fornire una risposta, solo 48 ore, non lasciavano
dubbi sulla volontà’ di aggressione dell’Austria, che, pur non volendo scatenare un
conflitto mondiale, voleva rilanciare la sua immagine a livello di potenza
internazionale. Dopo il rifiuto della Serbia, l’Austria, respinta ogni possibile
mediazione, il 28 luglio dichiaro’ guerra alla Serbia. Due giorni più’ tardi la Russia
proclamava la mobilitazione generale, causando a sua volta la mobilitazione generale
della Germania. In seguito la Germania dichiaro’ guerra prima alla Russia (1 agosto) e
poi alla Francia(3 agosto). A questo punto vi fu un susseguirsi di dichiarazioni di
guerra, dopo un fitto susseguirsi di azioni diplomatiche, che porto’ alla formazione di
due grandi blocchi: Germania, Austria, Turchia(nov. 1914) e Bulgaria(ott. 1916) contro
Francia, Russia, Gran Bretagna(4 agosto 1914), Italia(maggio 1915), Romania(agosto
1915)e Stati Uniti(aprile 1917). In aggiunta, con ruolo marginale, Giappone, Portogallo,
Grecia e Cina. Le strategie dell’epoca, prevalentemente offensivistiche, predicavano la
rapidità’ nel compiere le azioni militari; di conseguenza, il primo periodo del conflitto,
circa sei mesi, fu caratterizzato dalla guerra di movimento e vide il prevalere dei
militari sui politici. I restanti quattro anni, caratterizzati dalla guerra di trincea, videro i
politici tornare in posizione di superiorità’. La condizione degli eserciti era inizialmente
a favore di quelli dell’Alleanza, soprattutto di quello tedesco. Nello schieramento
opposto, la Francia disponeva di un ottima artiglieria leggera, mentre l’esercito russo,
basato soprattutto sul numero, si dimostro’ meno efficace. La Gran Bretagna, che
introdusse la coscrizione obbligatoria solo nel 1916, poteva disporre della migliore
flotta. Il conflitto assunse subito i caratteri di guerra totale: i vari Stati erano costituiti
da un fronte interno, formato dall’intera organizzazione economica, tecnica, scientifica
e burocratica, e da un fronte esterno, che riuniva milioni di uomini impiegati nei nuovi
eserciti di massa e mandati a combattere nelle linee avanzate. Da segnalare inoltre
l’aumento della produzione bellica e l’evoluzione delle tecnologie militari (artiglieria,
carri armati, sottomarini, gas velenosi, aviazione)
L’ANDAMENTO DELLA GUERRA
LA PRIMA FASE DEL CONFLITTO
Scoppiata la guerra, le truppe tedesche invasero prima il Lussemburgo poi, nonostante
la resistenza, il Belgio, per poi penetrare nel territorio francese giungendo a 35 km da
Parigi. Questa azione era già’ stata progettata da tempo (all’interno del Piano
Schlieffen prima del 1905) seguendo una linea che prendeva in considerazione prima
l’invasione della Francia, cercando cosi’ di anticipare l’efficace esercito francese, per
poi occuparsi della Russia, dotata di un esercito meno efficiente. I francesi tuttavia
riuscirono a bloccare l’avanzata tedesca sul fiume Marna dando cosi’ inizio alla guerra
di trincea, con il formarsi di un fronte occidentale lungo 800km, dalle Fiandre ai confini
della Svizzera. Sempre in agosto, sul fronte orientale iniziava l’azione della Russia che,
nonostante le vittorie tedesche in Prussia, ebbe la meglio sugli austriaci invadendo la
Galizia. Successivamente, l’ingresso in guerra della Turchia (ottobre 1914) a fianco
degli imperi centrali causo diversi problemi agli Stati dell’Intesa, che erano costretti ad
aprire nuovi fronti. Nella primavera del 1915 gli austriaci e i tedeschi attuarono una
forte offensiva contro la Russia, riuscendo ad allontanare i russi sia dalla Polonia che
dalla Galizia e dalla Bucovina. Nel frattempo anche l’Italia, nel maggio del 1915,
decise di entrare in guerra a fianco dell’Intesa, costringendo cosi’ gli austriaci ad aprire
un nuovo fronte, che col tempo contribuì’ a logorare le forze dell’esercito asburgico.
L’INTERVENTO ITALIANO
Allo scoppio del conflitto, sia le forze politiche che l’opinione pubblica italiane erano al
loro interno divise. Nella prima parte del conflitto venne proclamata dal governo la
neutralità’ del paese, giudicando non più’ vincolanti gli accordi precedentemente presi
con gli Stati dell’Alleanza, di natura difensivistica e non offensivistica . Gli italiani si
trovavano cosi’ ad essere divisi tra interventisti e neutralisti. Gli interventisti erano a
loro volta suddivisi in interventisti di destra e di sinistra. Gli interventisti di destra
erano formati dai nazionalisti, da una parte degli irredentisti e dalla destra
conservatrice antigiolittiana e volevano una guerra contro l’Austria sia per liberare
Trento e Trieste a completamento delle guerre risorgimentali, sia per vedere un’Italia
affermata come potenza internazionale. Alcuni cattolici conservatori vedevano inoltre,
sempre in un’ottica di destra ma con obiettivi opposti, la possibilità’ di entrare in
guerra a fianco della cattolica Austria e contro la laicista Francia. L’interventismo di
destra era l’espressione dei grandi industriali, che avevano enormi interessi
economici, e della piccola borghesia, che vedeva la guerra come una occasione di
affermazione personale e di classe. Gli interventisti di sinistra invece erano costituiti
da democratici, repubblicani irredentisti e frange socialiste sia riformiste sia
rivoluzionarie e puntavano più’ semplicemente ad una guerra contro l’Austria in una
prospettiva di liberazione delle nazionalità’ oppresse. Di opinione contraria erano i
neutralisti, costituiti dalla maggioranza della popolazione, dalla maggioranza dei
parlamentari, dalla maggioranza dei socialisti e dalla maggioranza dei cattolici. In
particolare Giolitti tendeva ad una neutralità’ mirata ad ottenere Trento e Trieste
dall’Austria in cambio del non intervento. L’Austria era comunque intenzionata ad
attendere la fine del conflitto per avviare le trattative per la cessione di tali territori. Il
governo Salandra, ignorando la maggioranza del parlamento, sottoscrisse un accordo
segreto, il Patto di Londra, che evidenziava la matrice non solo nazionalista ma
chiaramente imperialista dell’intervento, considerando il fatto che i principali acquisti
territoriali comprendevano , oltre a Trento e Trieste, il Sud Tirolo, l’Istria con
l’esclusione di Fiume, parte della Dalmazia, la base di Valona, il protettorato
sull’Albania, il Dodecaneso e alcuni territori derivanti dalla spartizione delle ex colonie
tedesche. A questo punto il governo fece in modo di volgere l’opinione pubblica in
senso interventista e di far approvare dal Parlamento l’entrata in guerra dell’Italia a
fianco dell’Intesa. Violente manifestazioni nazionaliste, in cui emersero le figure di
Benito Mussolini e Gabriele D’Annunzio, scossero il paese, fino a piegare la volontà’ del
Parlamento a quella degli interventisti. Il 20 maggio 1915 il Parlamento dava pieni voti
al governo, permettendo cosi’ l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungheria e,
soltanto nell’agosto del 1916, contro la Germania.
SECONDA FASE DEL CONFLITTO
Il 1915 si era rivelato sostanzialmente positivo per gli imperi centrali, con l’invasione
dei tedeschi nelle zone industrialmente importanti della Francia, il controllo delle
attività’ produttive del Belgio, la superiorità’ nei confronti della Russia sul fronte
orientale. Il prolungarsi del conflitto, pero’, poneva in difficoltà’ gli imperi centrali
soprattutto a causa del predominio dell’Inghilterra sui mari. La Germania cerco’ di
rafforzare la sua flotta, puntando anche sull’impiego massiccio dei sottomarini.
L’Austria invece, con l’entrata in guerra dell’Italia, era stata costretta ad aprire un
nuovo dispendioso fronte. L’Italia, che poteva contare, rispetto all’Austria, su un
maggior numero di soldati non affaticati da mesi di conflitto, aveva un punto debole
per quanto riguardava l’organizzazione e il supporto tecnico, ampiamente inadeguati.
L’artiglieria era insufficiente, le munizioni scarseggiavano, l’aviazione era
praticamente nulla, i mezzi di trasporto erano insufficienti rispetto al numero di
soldati, come pure era insufficiente l’addestramento sia delle truppe che dei soldati,
per non contare il fatto che l’equipaggiamento dei militari rimase a lungo incompleto:
solo dopo diversi mesi di conflitto i soldati italiani vennero muniti dell’elmetto.
Comandante supremo dell’esercito italiano venne nominato Luigi Cadorna, rimasto in
carica fino alla disfatta di Caporetto del 1917, noto soprattutto per la brutalità’ della
sua disciplina. Seguendo il suo piano predisposto per lo sfondamento delle linee
nemiche, Cadorna decise di attaccare immediatamente gli Austriaci sull’Isonzo, dove
si svolsero le cosiddette quattro battaglie dell’Isonzo, che peraltro risultarono essere
non particolarmente significative per le sorti del conflitto. Nel 1916 i Tedeschi si erano
preparati per lanciare una pesante offensiva contro i Francesi, che si concretizzo’ nella
battaglia di Verdun. Contemporaneamente le truppe Anglo-Francesi, per alleggerire il
peso dell’offensiva tedesca, impegnarono la Germania su un altro fronte, quello delle
Somme. Anche Italiani e Russi vennero sollecitati dagli alleati inglesi e francesi ad
intervenire. Gli Italiani si impegnarono nella quinta battaglia dell’Isonzo, senza
comunque riuscire ad ottenere risultati clamorosi. La controffensiva asburgica, nota
come “spedizione punitiva” nei confronti dell’ex alleato traditore, cerco’ di sfondare le
linee italiane sull’altopiano dell’Asiago, con lo scopo di penetrare nella Pianura Padana,
puntando verso Vicenza. Pur continuando ad arretrare, la resistenza italiana riuscì’ in
qualche modo a bloccare l’avanzata austriaca. Essendo l’Austria impegnata sul fronte
orientali e trovandosi in difficoltà’ nei confronti della Russia, la situazione volse a
favore degli italiani che riuscirono, il 9 agosto, a conquistare Gorizia, consolidando
nuovamente il fronte che torno’ alla guerra di trincea. Il prolungamento del conflitto
sembrava essere favorevole per gli Stati dell’Intesa, in quanto il blocco economico
operato dall’Inghilterra danneggiava notevolmente la resistenza degli imperi centrali.
La Germania si impegno' per questo nella guerra sottomarina, senza peraltro ottenere
risultati particolari. Il 1916 vedeva quindi un certo vantaggio per le truppe dell’Intesa,
anche se l’entrata in guerra della Romania, subito invasa dalle truppe austro-tedesche
e bulgare, porto’ approvvigionamenti alimentari e petroliferi agli stati dell’Alleanza. La
resistenza della Turchia era invece ormai alle corde. Mentre in Italia e in Inghilterra
venivano sostituiti i rispettivi governi, prima l’Austria e poi la Germania avanzarono
proposte di pace, che vennero comunque rifiutate.
IL MOVIMENTO OPERAIO
Negli anni immediatamente precedenti al conflitto, l’atteggiamento dei socialisti nei
confronti della guerra era apertamente contrario. Nel contesto della Seconda
Internazionale non erano mancati diversi appelli ed impegni ad opporsi alla guerra,