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Sintesi

Introduzione Uomo tra istinto e ragione, tesina



Questa tesina di maturità descrive l'istinto e la ragione umana. Sentire e meditare, cuore e testa sono quegli opposti che pongono ogni uomo a dover affrontare un conflitto interiore. Spesso, infatti, istinto e ragione non vanno d'accordo in quanto passioni e irrazionalità ci spingono in direzioni che il nostro giudizio ci vieterebbe categoricamente. E allora ci troviamo divisi: da un lato il desiderio di vivere impetuosamente ogni attimo non curandoci delle conseguenze, dall'altro la riflessione e la razionalità che ci inducono innanzitutto a discernere il bene dal male.
Ogni uomo ha in sé una sorta di “dualismo”: tutti posseggono la ragione, che ci porta a seguire le regole della società e a pensare prima di ogni azione per indurci a fare la cosa più giusta e conveniente; ma tutti posseggono anche un istinto, un impulso interiore indipendente dal ragionamento che pochi hanno il coraggio di far uscire fuori e che porta l’uomo ad agire in determinati modi, spesso non condivisi dalla società. La tesina permette inoltre collegamenti con altre materie scolastiche.

Collegamenti


Uomo tra istinto e ragione, tesina



Italiano -

Decadentismo e positivismo

.
Filosofia -

Friedrich Nietzsche e la tragedia greca

.
Psicologia -

Sigmund Freud

.
Spagnolo -

Federico Garcia Lorca

.
Estratto del documento

APOLLINEO E DIONISIACO

il sonno della ragione e la danza degli istinti

APOLLO DIONISO

Dio del sole e della ragione Dio dell'istinto e

dell'ebbrezza

Lo spirito apollineo si ricollega alle Lo spirito dionisiaco è invece

dimensioni legate alla misura e alla l’opposto e si riallaccia

ad una serie

moderazione, vale a dire l'ordine, di idee, quali il caos, la

musica, la

il finito, la luce e la ragione. danza, l’infinito, le

tenebre e l’istinto. 10

3.1 LA STORIA DI APOLLO E DIONISO

Il mito di Apollo

Apollo, fiero di avere ucciso a colpi di freccia il gigantesco serpente Pitone alla tenera

età di quattro giorni, si sentì particolarmente fiero di sé e si vantò della sua impresa

con Cupido, dio dell’Amore, prendendolo in giro per il fatto che anche lui portava arco

e frecce, ma non aveva mai compiuto un gesto così valoroso. Il dio dell’amore,

profondamente ferito dalle parole di Apollo, volò in cima al monte Parnaso e lì preparò

la sua vendetta: prese due frecce, una ben acuminata e dorata, per far nascere la

passione, che scagliò nel cuore di Apollo ed un’altra, spuntata e di piombo, destinata a

respingere l'amore, che scagliò nel cuore di Dafne (figlia di Gea, la Madre Terra, e del

fiume Peneo).

Apollo cercò la ninfa per giorni, per tutta la foresta, disperato per amore. Alla fine

riuscì a trovarla ma ella, appena lo vide, scappò impaurita e a nulla valsero le

suppliche del Dio che la pregava di fermarsi. Dafne, accortasi che la sua corsa era

vana, in quanto Apollo la incalzava sempre più da vicino, invocò la Madre Terra di

aiutarla e questa, impietosita dalle richieste della figlia, iniziò a rallentare la sua corsa

fino a fermarla e contemporaneamente a trasformare il suo corpo: dai piedi

germogliavano radici, le gambe si coprivano di una liscia corteccia verde, braccia e

testa diventavano rami. I capelli si fecero piatti, lisci e appuntiti, attaccandosi ai

ramoscelli che le spuntavano sulla testa. Era diventata un albero di alloro.

Apollo era dispiaciuto per quello che aveva fatto a Dafne e da quel giorno, per non

dimenticarla mai, portò sempre una corona d'alloro: questa pianta da allora fu

considerata sacra. 11

Il mito di Dioniso

Coesistono ancora oggi differenti versioni del mito di Dioniso. Nel racconto più diffuso

si narra di un amore segreto tra Zeus, re degli dei dell’Olimpo, e Semele, figlia dei re

tebani. Era, legittima sposa di Zeus, ne è gelosa, così induce la principessa a chiedere

al Dio di mostrarsi a lei. Egli, avendo promesso all’amata di esaudire ogni suo

desiderio, si reca a farle visita, ma Semele ne rimane mortalmente abbagliata; ai

mortali, infatti, non era concessa tale visione. Zeus riesce a trarre in salvo il feto del

piccolo Dioniso e, per evitare la furia della moglie, lo cuce nella coscia fino al

compimento della gestazione. Venuto alla luce, con sembianze non interamente

umane, il piccolo Dioniso viene rapito dai Titani, per ordine di Era, fatto a pezzi e

gettato in un calderone bollente; ma Zeus ricompone il corpo (donandogli la forma

animale di una capretta) e lo conduce a Nisa, dove le Ninfe lo nutrono con il miele.

Inoltre qui, il Dio scopre il vino, ottenuto attraverso la spremitura di piccole bacche

rotonde, raccolte in grappoli: l’uva. Una volta cresciuto, il Dio erra per vaste terre, reso

pazzo da Era, accompagnato nel suo peregrinare da Sileno, dai Satiri, dalle Ninfe e

dalle Menadi (dette anche baccanti), trasportato da un carro trainato da pantere.

Giunto nelle isole dell’Egeo, Dioniso viene catturato dai pirati, ma riesce a fuggire

facendo crescere la vite sul ponte, trasformando i remi in serpi ed infestando la nave

con fantasmi di animali; i pirati, impazziti, si gettano in mare e divengono delfini. Lo

troviamo poi in Tracia da dove, per sfuggire al re Licurgo che voleva imprigionarlo, si

rifugia presso la nereide Teti, che lo conduce sull’isola di Nasso; qui incontra Arianna,

abbandonata da Teseo dopo la loro fuga da Creta (dove insieme erano riusciti ad

annientare il Minotauro rinchiuso nel labirinto), se ne innamora, la sposa, e la porta

con sé. Infine Dioniso scende nell’Ade e persuade Persefone con del mirto, in cambio

della restituzione della madre, Semele, morta folgorata da Zeus. 12

3.2 APOLLO E DIONISO NEL PENSIERO DI NIETZSCHE

Friedrich Nietzsche (1844-1900) è un filosofo tedesco che si formò spiritualmente nel

corso degli anni Sessanta e Settanta dell'Ottocento, in un contesto culturale dominato

dal positivismo, dalla fiducia nella scienza e nella tecnica. Nietzsche compì gli studi

universitari a Bonn e Lipsia, laureandosi in filologia classica: questo suo interesse per

il mondo classico, in particolare per l'epoca tragica dei Greci (quella precedente al

razionalismo socratico), si riflette nella sua visione del mondo. Egli infatti era

fermamente convinto che le scienze e le dottrine del suo tempo non riuscissero a

cogliere la vera realtà del mondo perché ciò che appare, per Nietzsche, non coincide

con l’essenza delle cose; la ragione è quindi incapace di comprendere l’intimo senso

della vita

poiché solo l'arte e la musica ci mettono in comunicazione con questa.

Nietzsche perciò, presa coscienza della decadenza in cui versava l’umanità, decide di

attuare una ricerca genealogica (“dalle origini”) per risalire alle vere cause di tale

nichilismo (tramonto di tutti i miti morali, filosofici e religiosi e di tutte le certezze);

parte quindi dall’antichità classica fino ad arrivare ad analizzare la civiltà moderna.

“La nascita della tragedia”

Nietzsche, nell'opera (1872), mostra come la società greca,

la sua arte e la sua cultura, siano state il risultato della tensione tra due poli opposti:

l’apollineo e il dionisiaco. Il primo, simboleggiato da Apollo (il dio del sole e

dell'equilibrio e protettore delle arti plastiche), è un impulso che tende all'ordine, al

finito e alla ragione; il secondo invece, simboleggiato da Dioniso (il dio del vino e

danza),

della musica, della gioia e della è un impulso che tende al caos, all'istinto e

all'infinito.

Nietzsche afferma, però, che la visione apollinea del mondo (razionale e ordinata) si

sogno,

fonda sul su un'immagine illusoria che nasconde l'abisso orrendo della vita: per

questo motivo egli, in contrasto con l'immagine tradizionale che vedeva la cultura

greca come l'espressione più alta della perfezione e della razionalità, insiste nel

privilegiare quell'aspetto della spiritualità greca che mette a capo Dioniso che è

simbolo dell'amore estremo della vita ed esprime l'istinto vitale dell'uomo libero da

regole e da convenzioni sociali.

Nella Grecia del VI secolo a. C., però, Apollo non era il contrario di Dioniso, bensì l’altro

aspetto; la completa armonia dei due spiriti (la fusione dell’impulso dionisiaco con la

razionalità dell’apollineo) è infatti, per Nietzsche, la condizione ideale per l’uomo. 13

3.3 NASCITA E MORTE DELLA TRAGEDIA GRECA

I due principi, il dionisiaco e l'apollineo, secondo Nietzsche, si trovano mirabilmente

fusi insieme, in un equilibrio perfetto tra razionalità e istinto, nelle tragedie di Eschilo e

Sofocle: sulla scena, vengono rappresentati avvenimenti terribili che, però, risultano

piacevoli agli spettatori. la nascita della tragedia

Ad esempio, nella parte centrale de “ ”, l'autore, ci offre una

spiegazione dell'“Edipo re” di Sofocle. Edipo vive un dramma terribile: assassina suo

padre e sposa sua madre. In questi atti mostruosi, afferma Nietzsche, il mito antico ci

suggerisce che l'impeto dionisiaco è un orrore contro natura ma è comunque capace di

dar vita a una forma d'arte sublime come la tragedia. L’interpretazione che ne dà il

filosofo è in piena sintonia con il suo ragionamento: di fronte alla tragicità degli eventi

messi in scena si prova piacere perché il fondo caotico e terribile della satoria è

intrecciato con la limpida armonia delle immagini e del linguaggio artistico. È come se

Apollo desse forma ai contenuti di Dioniso.

Approfondendo la sua analisi, Nietzsche affronta il problema della nascita della

tragedia greca, che egli considera un interrogativo a cui nessuno era riuscito

rispondere.

Il filosofo arriva presto alla conclusione che la tragedia deriva dal coro tragico, ovvero

dai canti di antichi riti dionisiaci durante i quali i seguaci di Dioniso si travestivano da

tragos”, capro

capri in suo onore: il nome stesso di tragedia deriva da “ ovvero

“odè”, canto

(animale sacro al Dio) e vale a dire (“canto del capro”).

Tale mondo disordinato e caotico, però, non avrebbe potuto dare origine a una forma

artistica sublime se non si fosse stemperato in una visione serena ed equilibrata. Nella

tragedia, infatti, vi è una riconciliazione di apollineo e dionisiaco: il primo è

rappresentato dalla vicenda compiuta dall'eroe e dal dialogo dei personaggi; il

secondo è simboleggiato dal coro e dalla musica. Quindi, senza l'arte il caos

dell'esistenza non ha senso ma, al tempo stesso, senza la capacità di vivere fino in

fondo il dramma della vita, l'arte non nasce né si sviluppa.

Successivamente però inizia un processo di decadenza della cultura greca verificatosi,

agli occhi di Nietzsche, nel V secolo a. C a causa di due personaggi: Euripide,

tragediografo dell’epoca, e Socrate. Infatti, con la produzione euripidea, il l'istinto

sfuma e cede il passo alla razionalità, i personaggi in scena ragionano con una

dialettica spietata e la tragedia perde i suoi connotati tragici tendendo sempre più a

diventare ottimistica: all’interno della tragedia viene a mancare l’elemento dionisiaco.

Socrate, dal canto suo, è il primo grande simbolo della razionalità filosofica della

Grecia: nella sua filosofia le passioni e gli istinti sono imbrigliati e soggiogati a ideali

14

etici dettati dalla ragione. Perisce la tragedia e nasce la filosofia. A partire da

questo momento la civiltà occidentale si è sempre più diretta, in modo irresistibile,

verso una marcata compostezza ordinata e razionale, con il conseguente

sganciamento dell’apollineo dal dionisiaco e la fine dell’equilibrio tra i due.

Dioniso è stato cacciato dal mondo e Apollo è rimasto solo: inizia così un processo di

decadenza per l’uomo.

Il giovane Nietzsche pensa che per uscire dalla crisi in cui versava l'occidente si debba

far rinascere lo spirito della tr

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