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Introduzione
Ho sviluppato questo elaborato interdisciplinare attorno all’argomento “apparenza e realtà”. Il termine realtà deriva dal latino res, ovvero un oggetto materiale. Questo tema ha suscitato il mio interesse, infatti, se pensiamo alla nostra quotidianeità, le cose che ci circondano, nel primo istante ci appaiono e le osserviamo secondo il bagaglio di idee, cultura, educazione e pensiero che costituiscono il nostro io e solo in secondo luogo, con una attenta analisi, possiamo capire l’oggettività della realtà.
Tale contrasto è caratteristico del novecento, secolo caratterizzato dall’avvento delle ideologie che apparivano come il bene per il popolo e celavano la loro reale identità sotto false apparenze. Sullo sfondo delle due grandi guerre ritroviamo un frammisto fra realtà e apparenza. In modo esplicito lo si rivela analizzando le cause che hanno portato allo scontro;io tratterò in modo dettagliato le cause della prima guerra mondiale. Nella letteratura del novecento, molteplici sono gli autori che nelle diverse correnti hanno sviluppato questo tema.
Ho scelto Luigi Pirandello, per la letteratura italiana, dal momento che il punto fondamentale della sua poetica è proprio il contrasto tra apparenza e realtà esposto nelle sue diverse opere ed in particolare nel suo celebre romanzo Uno, nessuno e centomila.
PRIMA GUERRA MONDIALE
Cause della prima guerra mondiale:
Le cause fondamentali della prima guerra mondiale (1914-1918) furono di carattere
politico, economico, militare e socioculturale.
Le cause politiche:
Le cause politiche del conflitto erano il contrasto tra Austria e Russia per il controllo
dei Balcani e il contrasto tra Germania e Francia per le regioni dell’Alsazia e la
Lorena. A queste ragioni politiche, se ne aggiungevano altre di natura economica:
ogni potenza infatti desiderava accaparrarsi nuovi mercati per la vendita dei prodotti
e nuove regioni da cui trarre materie prime. Riguardavano i contrasti fra gli Stati
europei ed alcuni problemi presenti al loro interno, e precisamente:
Il desiderio di rivincita dei Francesi rispetto alla grave sconfitta subita dai Tedeschi
nel 1870-1871. La competizione fra Austria e Russia per il predominio nell’area dei
Balcani
Il malcontento delle varie nazionalità presenti all’interno dell’Impero austro-ungarico
la crisi dell’Impero ottomano, acuita dalle guerre balcaniche del 1912-1913 la
presenza di due schieramenti di Stati contrapposti: la Triplice Alleanza (Germania,
Austria, Italia) e la Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia, Russia).
Le cause economiche:
La competizione economica, riguardante anche le colonie, fra la Gran Bretagna e la
Germania, provocata soprattutto dalla rapida crescita industriale di quest’ultima 2
le prime riguardavano l’espansionismo e la politica di potenza della Germania, decisa
a mettere in discussione la supremazia inglese soprattutto in campo coloniale e nel
commercio marittimo. Le seconde rispecchiavano la pericolosa tensione nei Balcani
dove Russia ed Austria avevano mire contrastanti di espansione e movimenti
rivoluzionari patriottici puntavano alla riunificazione di tutti i popoli slavi.
La necessità per tutte le potenze industriali di espandere il proprio mercato e di
garantirsi il rifornimento delle materie prime. A questo scopo avevano creato dei
grandi imperi coloniali,che occorreva difendere e possibilmente espandere.
Le cause militari
Le cause militari sono da ricercarsi nella politica militarista delle grandi potenze e
nella “corsa agli armamenti” dei paesi europei più industrializzati.
Le cause occasionali
Sin dai primi anni del Novecento, in larghi strati della popolazione si diffusero
atteggiamenti favorevoli alla guerra. La scelta dei governi di dichiarare la guerra o di
entrare nel conflitto già in atto fu facilitata:
Dal diffondersi del nazionalismo;
dalle tesi razziste sulla necessità di salvaguardare l’identità nazionale;
dall’applicazione del darwinismo alle relazioni internazionali, cioè dalla
convinzione che la guerra tra gli Stati fosse l’equivalente della lotta per la
sopravvivenza nella natura;
dal fatto che molti giovani vedessero nella guerra l’unica possibilità di
cambiamento della situazione sociale e politica, l’occasione che avrebbe
consentito loro di realizzarsi. 3
La causa occasionale:
La scintilla scoccò il 28 giugno 1914, quando un nazionalista serbo, Gavrilo Princip,
uccise a Sarajevo l’erede al trono d’Austria, l’arciduca Francesco Ferdinando, e sua
moglie, che erano in visita alla città. In realtà l’Austria approfittò del grave fatto di
sangue per motivare un’aggressione militare alla Serbia e risolvere finalmente la
questione balcanica. Il 23 luglio, che inviò alla Serbia un ultimatum che richiedeva
entro 48 ore:La soppressione delle organizzazioni irredentistiche slave;
Il divieto di ogni forma di propaganda antiaustriaca;
L’apertura di un’inchiesta sull’attentato, condotta da una commissione mista
serbo-austriaca.
Il governo serbo non poteva che respingere queste richieste, perché accettandole
avrebbe di fatto rinunciato alla piena sovranità sul proprio territorio. Di conseguenza
il 28 luglio l’Austria dichiarò la guerra alla Serbia 4
LUIGI PIRANDELLO Luigi Pirandello
Vita
Luigi Pirandello nasce ad Agrigento nel 1867 da una famiglia borghese.
Si laurea in Filologia romanza con una tesi dialettologica. Intanto ha già esordito
come poeta con Mal giocondo (1889) e con Pasqua di Gea (1891), raccolta che
dedica a Jenny Schulz-Lander, di cui a Bonn si è innamorato.
Nel 1891 torna in Italia e si trasferisce a Roma dove vivrà quasi sempre e dove terrà
per oltre vent’anni la cattedra di lettere italiane presso l’istituto di Magistero.
Nel 1901 escono i suoi primi volumi di novelle e romanzi: in particolare i più
importanti sono “L’esclusa”, “Uno nessuno centomila”, “ Il fu Mattia Pascal”.
Nel 1925 diventa accademico d’Italia e nel 1934, grazie all’enorme interesse
suscitato in tutto il mondo dalla sua opera teatrale, “ Sei personaggi in cerca
d’autore”, gli viene conferito il premio nobel. Muore a Roma nel 1936 in seguito a un
attacco di polmonite. 5
Casa natale di Luigi Pirandello, Girgenti
Poetica
Pirandello è uno scrittore, drammatico e narratore rappresentò sulle scene l’incapacità
dell’uomo di identificarsi con la propria personalità, il dramma della ricerca di una
verità al di là delle convenzioni delle apparenze.
Al centro della concezione Pirandelliana c’è il contrasto tra apparenza e sostanza.
L’esperienza Pirandelliana è quella di tutta la generazione dei decadenti , cioè di
uomini che avevano visto vanificare gli ideali ottocenteschi di progresso, avviata
verso la catastrofe della prima guerra mondiale. La critica delle illusioni va a pari
passo con una drastica nella possibilità di conoscere la realtà, qualsiasi
rappresentazione del mondo si rivela inadeguata all’inattingibile verità della vita,
percepita come un flusso continuo, caotico e inarrestabile.
La posizione fondamentale della quale è necessario partire per capire la concezione
della vita di Pirandello e quindi la sua poetica , è quella del contrasto tra illusione e
realtà. A seguito di ciò, nacque la convinzione del fallimento; la vita si presentava
assurda nella sua casualità e tale che ogni illusione era destinata a mostrare il suo
risvolto negativo. Pirandello sostiene che il contrasto tra apparenza e realtà, non
esiste solo fuori di noi, ma anche e soprattutto nell’intimo della coscienza: contrasto
tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, tra ciò che siamo e ciò che risultiamo
agli occhi degli altri, perché : “la vita è un flusso che noi cerchiamo di arrestare in
forme stabili e determinate”. 6
Di conseguenza ciascun personaggio presenta centomila realtà interne, per cui la vera
realtà è nessuna.
Tra realtà e non-realtà ci sono due distinte dimensioni:
· La dimensione della realtà oggettiva, ovvero la realtà esterna degli individui,
apparentemente è uguale e valida per tutti, presenta per ogni la stessa caratteristiche
fisiche ed è la non-realtà inafferrabile e non riconoscibile.
Della realtà oggettiva esterna noi cogliamo quegli aspetti che sono maggiormente
confacenti al particolare momento che stiamo vivendo, in base al quale riceviamo
della realtà certe impressioni, certe sensazioni che sono assolutamente individuali e
non possono essere provate da tutti gli altri individui.
· La dimensione della realtà soggettiva, ovvero la particolare visione che ne ha il
personaggio, dipendente dalle condizioni sia individuali sia sociali, presenta tante
dimensioni quanti sono gli individui e quanti sono i momenti della vita del singlo.
Per i personaggi pirandelliani non esiste, quindi una realtà oggettiva ma una realtà
soggettiva che, a contratto con la realtà degli altri, si disintegra e si disumanizza.
L’uomo però deve adeguarsi ad una legge imposta dalla società e per farlo si
costruisce una maschera; poiché il personaggio non ha alcuna possibilità di mutarla si
verifica la sua disintegrazione fisica e spirituale della teoria della triplicità
esistenziale:
1. come il personaggio vede se stesso
2. come il personaggio è visto dagli altri
3. come il personaggio crede di essere visto dagli altri.
Le conseguenze sono tre :
è uno quando viene messa in evidenza la realtà –forma che lui si dà;
è centomila quando viene messa in evidenza la realtà-forma che gli altri gli
danno;
è nessuno quando si accorge che ciò che lui pensa e ciò che gli altri pensano
non
è la stessa cosa, quando la propria realtà-forma non è universale, ma assume una
dimensione individuale e soggettiva.
La forma è la maschera, l’aspetto esteriore che l’individuo persona assume all’interno
dell’organizzazione sociale o per propria volontà o perché gli altri così lo vedono e lo
giudicano, è determinata dalle convenzioni sociali dell’ipocrisia, che è alla base dei
rapporti umani. Nella società l’unico modo per evitare l’isolamento è il
mantenimento della maschera: quando un personaggio cerca di rompere la forma o
quando ha capito il gioco, viene allontanato, rifiutato, non può più trovare posto nella
massa in quanto si porrebbe come elemento di disturbo in seno a quel vivere
apparentemente rispettabile.
Tuttavia l’esistenza si fonda nel dilemma: o la realtà ti disperde e disintegra o ti
vincola e ti incatena fino a soffocarti. Quando interviene l’accidente che libera il
personaggio, tutti pensano che la diversità di comportamento sia dovuta
all’improvvisa alienazione mentale del personaggio, a una forma di follia che scatena
in tutti il riso, perché non è comprensibile da parte della massa. 7
Solo la follia permette al personaggio il contatto con la natura e la possibilità di
scoprire che rifiutando il mondo si può scoprire se stessi; ma questi contatti sono solo
momenti passeggeri, spesso irripetibili perché troppo forte il legame con le norme
della società. La crisi dei vecchi valori è nata secondo Pirandello della scoperta della
relatività di ogni cosa; la modernità è un insieme di spinte contraddittorie condannate
alla relatività del proprio punto di vista: non esiste più una verità assoluta.
A questa crisi dell’uomo risponde con l’elaborazione di una nuova poetica, fondata
sull’umorismo, l’uomo da sempre vive in una dimensione illogica all’interno della
quale cerca di crearsi una serie di inganni ed illusioni che la rendono apparentemente
sensata; l’umorismo è la tendenza dell’altro a svelare la contraddizioni e nascere dalla
crisi dei valori ottocenteschi che mirano il concetto stesso di verità.
Non si propongono valori ma si mettono in risalto le contraddizioni della vita, il
contrasto tra forma e vita, tra persona e personaggio. La forma è tutta quella serie di
auto inganni creati dall’uomo in base ai propri ideali ed alle leggi civili e blocca la
spinta alle pulsioni vitali, cristallizza la vita, cioè quella forza profonda ed oscura che
si manifesta solo raramente nella malattia o nei momenti in cui non si è coinvolti nel
meccanicismo dell’esistenza. Il soggetto, costretto a vivere nella forma, non è più una
persona ma una maschera che recita la parte della società e che egli stesso si impone
in base ai propri principi morali. Questo si ha la consapevolezza di tutto questo si
diventa maschere nude, si è consci di tale contraddizione, ma completamente
compatendo non solo gli altri ma anche se stessi. È proprio questo amaro distacco
della vita che contraddistingue l’umorismo della comicità.
La comicità nasce da un semplice “ avvertimento del contrario”che provoca il riso,
l’umorismo nasce invece da un “ sentimento del contrario” ovvero una riflessione
sulle cause per le quali tale situazione risulta ribaltata, che provoca, dopo l’istintiva
risata, un amaro sentimento di pietà.
Uno nessuno e centomila
“Uno, nessuno e centomila” è un romanzo pubblicato nel 1925-1926.
Espone uno dei più interessanti problemi del pensiero Pirandelliano; quello
dell’incomprensione e incomunicabilità umana.
Il romanzo mette in evidenza la diversità che esiste fra come noi ci vediamo e come
gli altri ci vedono, non solo esteriormente ma anche interiormente.
Ciascuno non è uno, ma centomila, tante quante sono le immagini che gli altri si