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Storia dell’Arte
Espressionismo………………………..23
……….................23
*
DEFINIZIONE
CARATTERISTICHE E TEMI…..
* 23
………………………….24
*
STILE
Vincent Van Gogh……………………..25
…………………………...25
*
VITA
*
I MANGIATORI DI PATATE
………………29
commento all’opera)
( IV
Letteratura Latina
Apuleio …………………………31
*VITA
LE METAMORFOSI……………
* 34
* CONFRONTO TRA APULEIO E
……………………...36
PETRONIO
APPROFONDIMENTO:
IL ROMANZO………………….. 39
LUCREZO…..………………….
* .42
……………………..42
I SOGNI V
Geografia Astronomica
L’evoluzione dei corpi celesti
*MAGNITUDINE APPARENTE E
……………………….44
ASSOLUTA
Fisica
Albert Einstein
*TEORIA DELLA RELATIVITA’………… 51
Inglese
Modernism
* JAMES JOYCE………………………….. 56
………………………………….57
*VITA …………………………..57
*DUBLINERS VI
Storia
La II Guerra mondiale
* CAUSE E SVILUPPO DELLA
…………………………..59
GUERRA VII
PRINCIPALI POETICHE DEL ‘900 E IL
DECADENTISMO
Mentre la narrativa resiste alla caduta delle ideologie del 900 e alle
modificazioni socio-culturali che avvennero gradualmente, la
poesia per il pubblico limitato che la segue ha minori possibilità di
e di incidenza nell’ambito della cultura, soprattutto in
diffusione
una società in cui iniziano a predominare i mezzi di informazione
di massa e in cui la diffusione di determinate opere appartiene a
pochi studiosi o amatori. Ciò non significa tanto che la fine della
poesia sia gia segnata, ma che sia sempre più difficile per i poeti
trovare forme e stili nuovi e diversi per rispondere al travolgente
sviluppo della tecnologia e della scienza che condizionano sempre
di più la vita degli uomini. I primi 40 anni del 900 sono
caratterizzati dal sorgere di diverse poetiche, che pur soggette alle
medesime condizioni storiche(le 2 guerre mondiali e l’ascesa del
fascismo)espressero ciascuna una propria visione della solitudine,
dell’infelicità umana, dell’incombenza della morte, della
precarietà della vita e del rifiuto della violenza attraverso l’uso di
differenti modi espressivi. 1
Tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 si afferma una nuova
corrente letteraria, il Decadentismo. Il termine deriva da decadent,
usato in Francia con significato dispregiativo nella seconda metà
dell’Ottocento contro i poeti maledetti (Verlaine, Rimbaud,
Mallarmè) che con la novità della loro arte e la loro vita
disordinata apparivano alla gente comune dei decadenti, cioè
corrotti e dissoluti.
Per molti aspetti dolorosi e sconvolgenti della vita dei nostri tempi
siamo portati ad assegnare al decadentismo solo un significato
negativo, un momento di decadenza nella storia dello spirito
umano e della civiltà moderna. Esso, però, non è follia aberrazione
e decadenza, ma è travaglio umano e mistero che utilizza la poesia
come strumento di conoscenza nel mondo che ci circonda .
Tutto ciò sorge come reazione alla crisi del pensiero scientifico e
soprattutto del positivismo che con la sfiducia nella ragione aveva
determinato nel campo morale la crisi dei valori tradizionali,
generando insicurezza e un senso di angoscia esistenziale, che
mentre prima era lenita alla fede in Dio, ora l’uomo si trova privo
di una guida spirituale e di conseguenza si ha uno smarrimento del
senso dell’infinito. 2
I temi fondamentali sono: l’angoscia esistenziale, senza
consolazione poiché non è sorretta da nessuna fede; il senso del
mistero; il senso della solitudine; la noia (tema affrontato nella
filosofia di Schopenhauer); il senso della morte.
Il decadentismo in Italia si sviluppa molto più lentamente rispetto
a quello Europeo a causa della tenacia della tradizione culturale
italiana, all’opposizione implacabile del Croce, il quale, riteneva
che questa poetica era un’espressione d’irrazionalità e disumanità
(considerata come una fabbrica del vuoto).
I più importanti rappresentanti della poesia italiana di questo
periodo sono, oltre a Pascoli, Gabriele D’Annunzio, Giuseppe
Ungaretti, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, ma anche i
crepuscolari, i futuristi e gli ermetici.
Analizzando la poesia di D’annunzio notiamo che con lui si
conclude quel ciclo di poesia in cui il poeta è definito vate, cioè
guida degli uomini. Le sue composizioni poetiche sono un picco
per la poesia italiana, delle vere e proprie celebrazioni in cui si
esaltano temi come l’amore, la bellezza, la superiorità di esseri
speciali, i cosiddetti “Superuomini”, e dove si esalta anche la
natura in tutte le sue forme. A tal fine D’annunzio utilizza il
l’identificazione tra gli esseri viventi e tutti gli
Panismo, cioè 3
aspetti della natura in una cosmica unione. La poesia più celebre di
D’Annunzio: ”La ha come tema fondamentale
Pioggia nel pineto“
proprio la trasfigurazione dell’uomo nella natura.
Tra il 1903 e il 1909 un gruppo di poeti amici tra loro, in
opposizione al positivismo e all’estetismo, soprattutto a quello di
D’Annunzio, scelgono di esprimere contenuti quotidiani e
provinciali in uno stile dimesso e apparentemente banale. Per la
dall’umile realtà quotidiana e il tono
modestia dei temi tratti
sommesso e prosastico della lingua e dello stile sono definiti poeti
crepuscolari dal critico Borghese, perché con loro la poesia
italiana andava a spegnersi completamente. Il poeta crepuscolare
ha un senso della vita stanco e sfiduciato, privo da ideali da
proporre e di miti da celebrare perché non ha più fede in nulla,
perciò rinuncia ad ogni impegno civile, politico e sociale, fino a
rinunciare, o meglio, a vergognarsi di essere un poeta, come fa
chiaramente Guido Gozzano in una delle sue poesie in cui dice:
<< Io mi vergogno, si… , mi vergogno di essere un poeta >> o a
cantare sommessamente come Sergio Corazzini in “ Desolazione
del povero poeta sentimentale” : << Perché tu mi dici poeta? / Io
non sono un poeta. / Io non sono che un piccolo fanciullo che
piange. >> i crepuscolari avvertono il disaggio di vivere in una
4
società troppo moderna e cercano di superare la loro angoscia con
l’attaccamento alle piccole cose che danno loro il senso della
concretezza. Su certi aspetti ritroviamo nella loro poetica
similitudini con la poetica del fanciullino di Pascoli, ma a
differenza di quest’ultimo che sovraccarica le cose che
contemplava di illusioni simboliche, loro contemplavano cose,
persone e situazioni nella loro realtà nuda e misera. Per questi
motivi di tutti gli aspetti della vita quotidiana i poeti crepuscolari
adottano quelli più tristi e modesti, come le strade deserte, le
stazioni abbandonate, gli ospedali, i conventi…
Dalla crisi degli ideali dell’800 vennero fuori anche i futuristi che
si pongono in piena rottura con la tradizione e operano nella
poesia un profondo cambiamento di contenuti e di forme. I
futuristi proclamano la rottura con il passato, esaltano il
dinamismo, la velocità, l’evoluzione della tecnologia; per loro
nella poesia bisogna liberare la parola dalla prigione del periodo
latino, che è lento, razionale, incapace di stare al passo con il
dinamismo simultaneo della vita contemporanea. Occorre, perciò,
distruggere la sintassi tradizionale, disponendo i sostantivi a caso,
come nascono;bisogna usare il verbo all’infinito per dare l’idea
della continuità della vita, abolire l’aggettivo, l’avverbio e la
5
punteggiatura che rallentano il discorso, abolire la metrica ed
usare, quindi, il verso libero; in sostituzione alla metafora, che
crea rapporti fra cose simili, bisogna usare l’analogia, che consiste
nel collegare cose apparentemente lontanissime fra loro, ma che
sono avvicinate dall’intuizione. La poesia deve cantare l’amore
l’audacia, la ribellione e rappresentare
per il pericolo, il coraggio,
la velocità, il movimento, anche attraverso la descrizione di luoghi
affollati, come ad esempio possono essere le città nei luoghi
industriali.
Per quanto riguarda Ungaretti e Montale mettiamo a confronto due
che vivono sulla loro pelle l’orrore delle guerre mondiali, ma
poeti
se in uno sopravvive l’ottimismo che lascia spazio alla voglia di
vivere, nell’altro troviamo l’indifferenza verso ciò che lo circonda.
Motivi fondamentali delle composizioni di Ungaretti sono il
riuscire a tradurre in versi le sensazioni di cui la vita può essere
fonte: gioia, dolore, malinconia… Queste meditazioni si
accompagnano con la convinzione di non arrendersi mai anche se
la vita lo mette a dura prova. Tutta la sua poesia ha come cardini la
dialettica tra la vita e la morte, il dolore e l’allegria. Compone
selezionando le parole, isolandole, abolendo la metrica
6
tradizionale e la punteggiatura. I versi diventano brevissimi, la
sintassi elementare.
Questa voglia di sopravvivere è del tutto assente in Montale; egli
attribuisce alla poesia un compito di verifica, di testimonianza,
anche se non può offrire alcun aiuto agli uomini. Il motivo di
fondo della sua poesia è la visione pessimistica e desolante della
vita del suo tempo, in cui tutto appare senza senso, oscuro e
misterioso. La poesia per Montale può solo trascrivere attraverso
qualche storta sillaba l’angoscia prodotta dal male di vivere di
fronte al quale non c’è altro che l’indifferenza e, cioè, il distacco
dignitoso dalla realtà.
Negli anni ‘30 e ‘40, sulla scorta delle esperienze di Ungaretti e di
Montale degli anni ‘20 e con una base letteraria che si riallaccia ai
simbolisti e ai surrealisti francesi, ritroviamo un gruppo di poeti
che vivono e operano a Firenze e che in seguito saranno definiti
ermetici. Il termine ermetico è usato dalla critica fin dagli inizi per
indicare la poesia “chiusa”, cioè difficilmente comprensibile per la
volontà dei poeti di non comunicare chiaramente i propri messaggi
e per la complessità dei contenuti espressi.
Escludendo dall’Ermetismo Ungaretti e Montale, che possono
essere considerati solo dei precursori, fanno parte del gruppo
7
Salvatore Quasimodo, soprattutto per le prime raccolte, Alfonso
Gatto, Mario Luzi, Carlo Betocchi, Leonardo Sinisgalli. La poesia
ermetica trova spazi di diffusione sulle riviste del tempo
(Solaria, Letteratura) in quanto molti di questi poeti collaborarono
assiduamente con i giornali dell’epoca.
Caratteristica dell’Ermetismo è innanzitutto l’affermazione
dell’identità tra poesia e vita, nel senso che la poesia è “vissuta”
come valore filosofico, come unica possibilità di conoscenza
dell’uomo, considerato al di fuori della storia per la sua essenza
spirituale e capace come poeta di giungere all’assoluto in una
condizione pura e innocente. Da ciò deriva la convinzione che la
poesia nasca dall’intuizione e non da eventi storici e vicende
personali. 8
GIOVANNI PASCOLI
Il Pascoli è il punto di
incontro tra la poesia
Ottocentesca e quella
del Novecento; colui
che conclude il secolo
romantico e apre il
secolo decadente.
È creatura del decadentismo per la tempra della sua
sensibilità e per la sua poetica, per il senso
dell’inconscio che incombe su tutta la sua opera, per
l’incapacità di crearsi una fede, per il senso smarrito
dell’infinito, per la tendenza della sua poesia a
vanificarsi nel frammento lirico e musicale, per la
missione evocativa e illuminatrice attribuita alla
parola. 9
LA VITA
Giovanni Pascoli nasce il 31 dicembre 1855 a San Mauro di
Romagna dove il padre amministra una tenuta dei principi
Torlonia. Il ricordo felice dei primi anni di vita in campagna
resterà indelebile nella memoria del poeta, qui gli anni trascorrono
lietamente anche grazie alla buona condizione economica della
famiglia. Nel 1862 il giovane inizia a frequentare il collegio degli
Scolopi di Urbino e grazie ad insegnanti di ottimo livello viene
attratto dalla poesia iniziando anche a comporre alcuni testi
occasionali.
Il 10 Agosto 1867 si verifica la tragedia che segnerà per sempre la
sua vita: il padre è assassinato mentre ritorna a casa portando due
alle figlie. L’anno successivo alla scomparsa del
bambole in dono