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Naturalismo e verismo
Introduzione
Nella seconda metà dell’Ottocento si diffondono in Europa le teorie positiviste che esaltano il
valore della scienza e del progresso. I testi di Comte, Spencer, Bernard, Taine pongono un
modello di conoscenza che è quello delle scienze naturali. L’Ottocento è il secolo della
scienza e dell’industria in cui l’uomo raggiunge la liberazione dai pregiudizi e dalla fatica.
In campo letterario il naturalismo francese e il verismo italiano rappresentano due
esperienze attraverso le quali si ripropone la validità del metodo sperimentale anche nelle
discipline umanistiche, ritenendo che tra uomo e natura non vi sia nessuna frattura
significativa.
Le opere di Zola, per esempio, fotografano con la puntualità di un entomologo la società
francese del secondo impero e ne rivelano lo scontro tra i nuovi soggetti emergenti e le
classi emarginate.
Lo scenario di molti romanzi di Zola è la Parigi degli anni Sessanta dell’Ottocento, un luogo
emblematico di grandi trasformazioni e vitalità dove la lotta di tutti contro tutti assume i
tratti più crudeli. Il Romanzo sperimentale è il testo in cui Zola elabora la sua poetica
naturalista.
Nel romanzo L’opera viene descritto il movimentato ambiente degli impressionisti e gli
scontri su che cosa è arte.
In Italia, intorno a Capuana e Verga, nasce una corrente letteraria che si propone di
rinnovare la narrativa e di produrre testi che abbiano il valore di verità di un’opera al tempo
stesso storica e scientifica.
I Malavoglia si svolge nella profonda Sicilia di Aci Trezza e affronta la lotta per la
sopravvivenza di un’intera famiglia. Sullo sfondo si collocano i grandi eventi della Storia che
la popolazione di Aci vede come riflessi di una realtà estranea che ha il malefico potere di
sfruttare e di distruggere tradizioni e risorse locali.
Il percorso contiene al suo interno una riflessione filosofica sul positivismo e sul suo
significato nella cultura ottocentesca, una analisi della poetica di Zola e del suo romanzo
L’opera. Quindi viene analizzato, in campo artistico, l’impressionismo francese e la corrente
dei macchiaioli. Per quanto riguarda la letteratura italiana l’indagine prende in esame I
Malavoglia di Verga e li colloca nel contesto storico di riferimento (la terza guerra di
indipendenza) e geografico sociale (le condizioni della Sicilia negli anni Settanta).
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1. LETTERATURA
1.1. Zola: Il romanzo sperimentale
Artista è un osservatore e uno sperimentatore
Zola cita l’opera di Claude Bernard, medico e filosofo, e
applica le sue conclusioni all’ambito del romanzo.
L’osservatore registra i dati della realtà senza modificarli. Lo
sperimentatore è colui che manipola le variabili secondo
piani prestabiliti. Passando dalla scienza alla narrativa, lo
scrittore, in quanto osservatore, fotografa una realtà che ha
studiato e della quale ha acquisito una profonda conoscenza
documentaria; in quanto sperimentatore formula un’ipotesi
che potrà essere verificata dai fatti narrati.
L’artista è, quindi, scienziato a tutti gli effetti. Ha il compito
di riprodurre esattamente i fenomeni e di cercarne le cause.
La natura è retta da leggi universali e necessarie. Dice Zola:
«Un identico determinismo deve reggere il ciottolo della
strada e il cervello dell’uomo». Il romanziere deve conoscere
queste leggi, deve raccogliere dati e interpretarli. Zola
stesso, prima di ogni sua nuova opera, compiva un vasto
Édouard Manet, Ritratto di lavoro di ricerca che comportava la visita a luoghi, interviste
Emile Zola, 1868 a persone, lo studio di saggi storici. I Carnets di Zola sono
stati conservati e rappresentano un eccezionale documento del suo metodo di lavoro.
La genialità dell’artista, secondo Zola, non consiste nell’inventare, ma nel rivelare le
concatenazioni causali che spiegano i fatti reali.
Il nesso tra arte e natura «La scuola naturalista … poggia
comunque su basi indistruttibili:
essa non nasce dal capriccio di
un uomo, dal delirio improvviso
di un gruppo, bensì dal fondo
eterno delle cose, dalla necessità
in cui ogni scrittore si trova di
prendere come fondamento la
natura»
(da Il romanzo sperimentale).
Se l’artista è scienziato, l’oggetto
dell’arte è lo stesso oggetto della
scienza: la natura. L’opera letteraria
acquisisce un suo fondamento
Illustrazione tratta da L’uomo criminale, di indistruttibile che le deriva dalla
Cesare Lombroso struttura oggettiva della realtà. Lo
scrittore, potremmo dire oggi, è un antropologo che indaga con i suoi strumenti l’uomo e
l’ambiente in cui egli vive. L’uomo analizzato è l’uomo fisiologico, fatto di passioni e
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carnalità; mentre l’ambiente è costituito dalle condizioni materiali in cui il soggetto si trova a
vivere.
Giocano un ruolo importante, nelle opere di Zola, i caratteri ereditari le cui leggi devono
essere note all’artista/scienziato. «Ritengo che il fattore ereditario abbia una grande
influenza sulle manifestazioni intellettuali e passionali dell’uomo.» Ma in nessun caso si
dovrà dimenticare l’azione dell’ambiente sull’individuo.
I romanzi naturalisti cercheranno di mostrare la dialettica individuo-ambiente, e di ricondurla
alla regolarità delle leggi naturali.
Il naturalismo si inscrive, così, nel più ampio contesto della cultura positivista che ispira
grande parte dell’Ottocento.
1.2 Zola: L’opera (1886), un manifesto del naturalismo
L’opera è uno dei romanzi in cui Zola esprime più chiaramente la sua poetica. Il personaggio
che più si identifica con lo stesso autore è Sandoz, un amico del protagonista Claude.
Sandoz è uno scrittore. E dice:
«Studiare l’uomo così com’è, non più il fantoccio metafisico, ma l’uomo
fisiologico, determinato dal suo ambiente naturale, operante sotto la spinta di
tutti i suoi organi. Non è ridicolo questo studio continuo ed esclusivo della
funzione del cervello, col pretesto che il cervello è l’organo nobile? ... Il pensiero,
il pensiero, eh maledizione! Il pensiero è il prodotto dell’intero corpo … D’altra
parte, fisiologia, psicologia, non significano niente: l’una è parte dell’altra, tutte e
due non sono che questa cosa elementare: il meccanismo dell’uomo che conduce
alla somma totale delle sue funzioni».
Queste righe sembrano una sintesi del Romanzo sperimentale.
Lo studio dell’uomo è lo studio della sua
materialità e dell’ambiente naturale in cui egli
si muove. Ancora più esplicitamente Sandoz
dice:
«Prenderò una famiglia e ne studierò i
membri, uno per uno, da dove vengono,
dove vanno, come reagiscono, gli uni
rispetto agli altri; infine un’umanità in
piccolo, la maniera in cui l’umanità
preme e si comporta… D’altra parte
metterò i miei pupazzi in un periodo
storico determinato, per disporre
dell’ambiente e delle circostanze, un
brano di storia… Eh? Capisci, una serie di
libretti, quindici, venti episodi che
Albero genealogico dei Rougon-Macquart, saranno connessi pur avendo ciascuno
con annotazioni (1892) una propria autonomia, una serie di
romanzi che mi procureranno una casa
per la vecchiaia, sempre che non mi distruggano».
Qui è presente l’intero progetto di Zola sui Rougon-Macquart, ciclo di venti romanzi, che
narra le vicende di una famiglia ai tempi di Napoleone III. Ed è indicato, in concreto, cosa
significa fare un esperimento in letteratura (vedi Il romanzo sperimentale).
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Zola studia i componenti di una famiglia come se essi fossero, in piccolo, ciò che in grande è
l’umanità. Questi personaggi che Sandoz chiama «pupazzi» vengono calati in un ambiente
storico determinato. I romanzi si costituiscono come una interazione controllata e verificata
tra personaggi e milieu (ambiente). Scrivere romanzi è, allora, anche fare storia e fare
scienza.
La storia di Claude Lantier
Claude dai genitori ha preso caratteristiche ereditarie che condizionano la sua vita personale
e artistica: «Ci perdeva la testa, rimaneva sbalordito davanti a quell’enigma ereditario che
talvolta lo rendeva così felicemente creativo, tal’altra lo rimbecilliva di sterilità al punto che
dimenticava i primi rudimenti del disegno». Claude è un pittore che vuole creare un’arte
nuova e rivoluzionaria, ma si scontra con la pittura accademica. Ma le sue opere, e
specialmente l’Opera più importante a cui lavora, rimangono spesso incompiute, come se la
sua creatività venisse spezzata improvvisamente.
« Per un fenomeno costante, il bisogno di creare correva tanto più veloce delle
dita e non lavorava mai a una tela senza ideare la prossima. Lo pungolava
sempre la stessa fretta, sbarazzarsi del lavoro in corso, su cui agonizzava…
Davanti alla terribile impresa di rappresentare la vita nella sua ricchezza, l’artista
abbandona continuamente le opere iniziate cercando in una nuova opera di
cogliere ciò che prima gli era sfuggito. È il dramma di Claude».
Il pittore si immerge totalmente nel suo lavoro, ma non ne è mai soddisfatto. Riuscirà a far
esporre al Salon des Refusès la sua opera Plein air, ma verrà ferocemente attaccato. Più
tardi dipingerà L’enfant mort che andrà alla grande mostra nel Palais de l’Industrie. Anche
questa volta l’accoglienza è pessima: «E i giovani sfottevano la grossa testa, una scimmia
crepata per avere inghiottito una zucca, evidentemente». Il quadro di Claude rappresenta il
proprio figlio, Jacques, che era morto a nove anni e il cui cadavere era stato utilizzato come
modello per la tela. L’arte non è mai aliena dal dolore e dalla sofferenza. È ribellione e
protesta. Claude si ucciderà la sera stessa dell’esposizione del suo quadro.
Il romanzo si chiude col funerale di Claude, in una giornata di pioggia, al cimitero di Saint-
Ouen. Bongrand, un amico, così conclude:
«Adesso è felice [Claude] non ha quadri da fare, nella terra dove dorme … Tanto
vale andarsene piuttosto che accanirsi come noi a fare creature malate, cui
manca sempre qualche pezzo, le gambe o la testa, e che non vivono». L’artista
cerca di cogliere la vita della natura, ma il suo compito è impossibile. La sua
opera è sempre imperfetta. Occorre, dunque, rinunciare alla creazione? Risponde
Sandoz: « Sì, bisogna abbandonare l’orgoglio, rassegnarsi all’approssimativo … Io
che porto i miei libri fino alla fine, io mi disprezzo di sentirli incompleti e
menzogneri, malgrado i miei sforzi».
Non cessare di produrre, ma confrontarsi continuamente con la natura. Le opere d’arte
saranno approssimative, ma questo è il massimo che un uomo può compiere. Le ultime
parole che pongono fine al testo sono di Sandoz: «Andiamo a lavorare». Cioè continuiamo a
vivere e dedichiamoci a quello che sappiamo fare cercando di farlo nel miglior modo
possibile.
La Parigi del secondo impero
I romanzi naturalisti hanno come loro peculiarità quella di essere ambientati, per lo più, in
realtà urbane. Zola privilegia Parigi, che sarà lo sfondo di gran parte dei suoi lavori. La
grande città è il milieu ideale per rappresentare le passioni umane e le loro complicazioni.
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Zola è un attento osservatore dei cambiamenti sociali e le sue opere sono dei significativi
documenti storici sull’età del secondo impero. L’industrializzazione del paese ha cambiato
profondamente la vita degli uomini e il loro ambiente naturale è ormai diventato la città in
cui risiedono.
Parigi è la città che deve essere conquistata:
«Erano le quattro, e la bella giornata finiva in un glorioso pulviscolo dorato. A
destra e a sinistra, verso la Madeleine e verso il Corps législatif, le facciate degli
edifici si allineavano in lontane prospettive, stagliandosi nettamente sul limite del
cielo, mentre il giardino delle Tuileries innalzava le cime rotonde dei suoi grandi
castagni. E fra le strisce verdi dei controviali, l’avenue degli Champs-Elysées
saliva verso l’alto, a perdita d’occhio, chiusa dalla porta colossale dell’Arc de
Triomphe, spalancata sull’infinito».
Claude dirà: «Ah! Questa è Parigi!... È tutta per noi, non dobbiamo far altro che prenderla!»
La città, nella sua grandezza e magnificenza, è il teatro dove si giocano le ambizioni umane,