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Sintesi
Diritto: Legge Basaglia
Metodologia: Etnopsichiatria e Schizofrenia
Filosofia: Nietzsche e l'Ubermensch
Storia: Guerra Fredda
Estratto del documento

specializzazione post lauream in matematica. Subito ci appare come un uomo

tormentato, solitario, emarginato, anche scontroso per certi aspetti e aggressivo. Il suo

unico desiderio è quello di riuscire a trovare un’idea veramente originale, che

puntualmente arriva una sera al bar con dei compagni di studi: osservando il loro

comportamento competitivo, secondo la lezione del padre dell’economia americana

Adam Smith, nei confronti di una bellissima donna, ha un’improvvisa illuminazione che

lo porterà a delineare la sua teoria dei giochi, a soli 21 anni. In seguito riceve un posto

come professore alla MIT e un certo William Parcher, un agente segreto americano, lo

contatta per un incarico rischioso: decodificare i codici segreti del nemico, ovvero la

Russia (siamo infatti in piena guerra fredda). Alla MIT poi incontra Alicia Larde,

studentessa di fisica di cui si innamora. I due in breve si sposano e tutto sembra

andare bene per un po’ di tempo, ma improvvisamente la loro vita viene sconvolta da

una scoperta: Nash è schizofrenico. Inizia così un periodo di travagli e sofferenze:

continue visioni, paranoie, elettroshock e psicofarmaci. Egli fronteggia così,

dimostrando grande forza di volontà, ostacoli che sarebbero stati in grado di

distruggere l’esistenza di molti uomini; invece lui ha la forza di opporsi alla sua

malattia, grazie anche all’amore della moglie, che non lo abbandona mai. Alla fine

Nash riesce ad affrontare la sua schizofrenia e a dominarla. Può tornare così al suo

lavoro con maggiore serenità, integrandosi sempre più nel sistema accademico

internazionale e imparando a dialogare e scambiare idee con gli altri colleghi,

particolarità prima del tutto assente in lui. Nel 1994, quasi a riconoscimento di tutti i

suoi sforzi, gli viene assegnato il premio Nobel per la sua teoria. Il film termina così in

modo molto ottimistico e commovente, con il discorso di ringraziamento del

protagonista:

“Ho sempre creduto nei numeri. Nelle equazioni e nella logica che conduce al

ragionamento. Dopo una vita vissuta in questi studi, io mi chiedo: cos’è veramente la

logica? Chi decide la ragione? La mia ricerca mi ha spinto attraverso la fisica la

metafisica, mi ha illuso e mi ha riportato indietro. Ed ho fatto la più importante

scoperta della mia carriera. La più importante scoperta della mia vita. È soltanto nelle

misteriose equazioni dell’amore che si può trovare ogni

ragione logica. Io sono qui grazie a te. Tu sei la ragione

per cui io esisto. Tu sei tutte le mie ragioni.”

Nash appare in tutta la sua umanità, sospeso fra

ragione e follia, in perenne conflitto. Egli infatti annulla i

rigidi confini tra normalità e follia; è impossibile riuscire

a distinguere in lui le due dimensioni. Nella realtà,

meno edulcorata, la vita di quest’uomo geniale ha

davvero qualcosa di straordinario ed inaspettato, egli

sembra così freddo, lontano.. E’ stravagante e bizzarro,

come se “stonasse” con il resto del mondo, eppure è in

grado di creare magnifiche “sinfonie” di sistemi

matematici. Un mondo minaccioso di logaritmi e codici,

in cui però lui cerca sempre rifugio, gli invade la mente

(davvero stupenda) evocando vere e proprie visioni,

reali o presunte. Una vita così STRAORDINARIA, da

sembrare soltanto possibile in un film, eppure.

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“A beautiful mind” mostra la tortuosa storia di una mente, malata sì, ma geniale...

Nonostante tutto, davvero stupenda… Molto umana. Per questo ho voluto qui parlare

della vita di quest’uomo, cercando di approfondirla in ogni suo aspetto, non per un

certo gusto personale, ma per il desiderio di comprendere meglio che cosa significhi

realmente la genialità e la malattia, per rendermi conto di che cosa si provi a dover

convivere ogni giorno con un peso così enorme. Ma anche e soprattutto per valorizzare

una persona che, forte e tenace, è stata in grado di rendersi padrona del proprio

destino, senza arrendersi davanti alle difficoltà, ma continuando a lottare fino a

sconfiggere quella parte di se stesso che non poteva accettare di essere, che non

riconosceva come sua. Grazie all’amore di una moglie devota e sempre fedele, grazie

al suo lavoro che per lui ha sempre costituito una forte motivazione, grazie alla sua

Princeton, che non gli ha mai voltato le spalle, grazie alla sua mente, che per prima lo

aveva ingannato Nash riesce a salvarsi. Io penso che quest’uomo possa e debba

essere per ciascuno di noi un esempio da seguire, perché ha dimostrato come sia

possibile, per noi esseri umani, con la sola forza di volontà e l’aiuto delle persone a noi

care, superare qualsiasi difficoltà... Anche la più brutta, la più dura… Quella che

sembra insormontabile. Nash è qualcosa di più di un 'Nobel', i suoi lavori sono noti a

gran parte degli studenti di scienze economiche in tutto il mondo. Tra i matematici più

brillanti e originali dell’intero Novecento, è ricordato in ogni luogo per la sua

meravigliosa mente e per le sue intuizioni geniali, che gli consentirono di rivoluzionare

non solo la matematica ma anche l’economia e che, soprattutto, con la sua forza

combattiva, con la sua umanità, ha dimostrato che tutto è possibile, basta non

arrendersi.

Un film geniale, non perfetto forse, ma di grande impatto emotivo. Esalta l’importanza

dei sentimenti e di quei valori propri di ogni essere umano, anche e soprattutto di

quelli malati. Queste persone spesso sono vittime di pregiudizi, perché la follia ci

spaventa, perché non viene compresa. Si finisce così per

emarginare e abbandonare a se stesse questi uomini e donne, che

in realtà avrebbero solo bisogno di sentirsi amati e accettati,

compresi e aiutati. Questo film dà una speranza a tutte queste

persone, aiuta a combattere l’indifferenza, ci avvicina a questa

realtà e ci aiuta a capire meglio che cosa significhi essere

schizofrenici. Ci mostra cioè che un malato mentale non è diverso

da tutte le altre persone, ma anzi come tutti noi si innamora, prova

emozioni, ha delle aspettative e combatte per ottenere ciò che

vuole dalla vita. Solo è più sensibile e ha per questo bisogno di non

sentirsi mai solo. Il film poi fornisce molti spunti di riflessione, ci incuriosisce e ci

invoglia ad approfondire temi anche di carattere scientifico, come quelli riguardanti la

matematica, la fisica o l’economia.

Non è dunque un semplice film biografico, ma una straordinaria storia di amore,

dedizione, follia, forza di volontà e coraggio che ci tocca nel profondo. I quattro Golden

Globes e i quattro premi Oscar sono davvero meritati!

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IL GENIO DEI NUMERI:

“I logici sono tutti un po’ matti…” Giancarlo Rota

John Forbes Nash Junior nasce il 13 Giugno 1928 a Bluefield (West Virginia, USA); è un

bambino introverso e solitario che preferisce i libri di scienza ai giochi con i coetanei.

L'enciclopedia illustrata è una delle sue compagnie predilette. Il padre, che si chiama

con lo stesso nome, è nativo del Texas ed ha avuto un'infanzia infelice, riscattata solo

dagli studi in ingegneria elettrica, la madre, invece, Margaret Virginia Martin, dopo

essersi sposata intraprende la carriera di insegnante di inglese e di latino. Il clima

familiare è piuttosto sereno. Nonostante questo il suo rendimento scolastico è

decisamente scarso, così come scarsa è la sua capacità di relazione con gli insegnanti,

che infatti lo considerano indietro rispetto ai suoi compagni di classe. E indietro, per lo

meno sul piano sociale, Nash lo rimarrà per tutta la vita, a cominciare dal liceo. “In

prima elementare la mia maestra mi ha detto che ero nato con due porzioni di cervello

e solo mezza porzione di cuore.” Dice il John Nash di Beautiful mind (Russell Crowe),

parlando di sé stesso.

Al suo carattere chiuso e scontroso si accompagnano infatti alcuni atteggiamenti

sgradevoli: fa caricature dei compagni antipatici, si diverte a torturare animali e a fare

dispetti alla sorella più piccola, Martha. Durante la scuola superiore sarà finalmente

notato per la prima volta il suo straordinario talento per la matematica. I suoi successi

con i numeri entusiasmano i suoi professori al Carnegie Institute of Technologie (oggi

Carnegie Mellon University), che lo convincono a dedicarsi completamente alla

matematica, lasciando perdere l’idea iniziale di iscriversi a chimica. Partecipa per due

volte alla William Lowell Putnam Mathematics Competition, senza però riuscire mai a

classificarsi tra i primi cinque. Nonostante qualche piccola delusione resta comunque

uno studente brillante, nettamente al di sopra della media, in grado di sviluppare idee

e approcci originali, e di affrontare i problemi da un’ottica nuova e impensabile per gli

altri, trovando soluzioni eleganti a problemi complessi. Segue poi alcuni corsi di fisica

e chimica, e, cosa ancor più importante, un corso di economia. Si rivela a tal punto

geniale che dopo la laurea e il master (ottenuti nello stesso anno) viene contattato

dalle più prestigiose università, tra cui anche Harvard e Princeton, con allettanti offerte

di borse di studio per un dottorato in matematica. La scelta ricade, soprattutto per

motivi economici e famigliari, su Princeton, dove arriva nel 1948. Qui ha modo di

conoscere personaggi importanti e geniali come Einstein e Von Neumann. In

particolare il libro di quest’ultimo, redatto in collaborazione con Morgenstern, “La

teoria dei giochi e il comportamento economico”, sono di ispirazione per le sue

ricerche. Egli infatti nelle ventisette pagine della sua tesi di dottorato nel 1949,

(quando ha soli 21 anni), elabora e descrive la teoria dei giochi non cooperativi e gli

Equilibri di Nash, che gli varranno il Nobel quarantacinque anni dopo e che troveranno

applicazione nei più svariati campi, persino nella strategia militare. Inventa anche un

gioco, chiamato Hex, per illustrare nella pratica alcuni concetti teorici. Egli comunque

continua ad avere grosse difficoltà relazionali, troppo eccentrico e solitario non è molto

amato dai compagni, viene infatti costantemente preso in giro a causa del suo

atteggiamento introverso ed egocentrico e delle sue tendenze omosessuali. Nel 1950

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ottiene il dottorato a Princeton. Nel 1951 il matematico arriva alla Mit di Boston e tiene

un corso in qualità di docente. Nash odia le lezioni almeno quanto i suoi studenti, e

dedica infatti la maggior parte del tempo alla ricerca e agli studi. Nella biografia di

Nasar si legge: “Il suo aspetto fanciullesco e il suo comportamento adolescenziale gli

valsero soprannomi come il Professor Bambino. Le sue lezioni erano più prossime a

libere associazioni di pensiero che vere esposizioni”.

La sua è comunque una carriera molto prestigiosa e questo sembra essere per lui un

periodo particolarmente felice, durante il quale Nash collabora persino,

saltuariamente, con la Rand Corporation, per mettere a punto strategie utili per la

Guerra Fredda. Conosce anche una donna, Eleanor Stier, di cinque anni più grande,

dalla quale ha un figlio. I due però si lasciano e Nash conosce e poi sposa un’altra

ragazza, una sua studentessa, Alicia Larde, nel 1957. L’anno seguente, a poco più di

30 anni, il suo mondo cade in pezzi quando compaiono i primi sintomi di quella che gli

sarà diagnosticata come un raro caso di schizofrenia: la schizofrenia paranoide. I deliri

più ricorrenti sono o di persecuzione o di onnipotenza e riguardano, principalmente, le

visioni di messaggi criptati (provenienti anche da extraterrestri), il credere di essere

l'imperatore dell'Antartide o il piede sinistro di Dio, l'essere a capo di un governo

universale. Egli trascorre più di 25 anni della sua vita entrando ed uscendo da ospedali

psichiatrici, “anni perduti” come lui stesso li definisci, di ritiro, di isolamento, di

convivenza con quella sofferta malattia e quelle deliranti visioni, lunghe parentesi buie

che si alternano a sprazzi di razionalità durante i quali, tenacemente, continua a fare

ricerca. Viene sottoposto a diversi trattamenti, tra i quali l’elettroshock e l’induzione

del coma insulinico, che lo segnano fisicamente e mentalmente. Oltre alla

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