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Tesina multidisciplinare sull'acqua
Materie trattate: Italiano, latino, storia, storia dell'arte, geografia astronomica, inglese,matematica, fisica, filosofia
Introduzione
1. Geografia astronomica
1.1 L'acqua all'interno del sistema solare
1.2 L'acqua sulla Terra
2. Fisica
2.1 L'acqua come termovettore
2.2 Decadimento radioattivo e tempo di dimezzamento
3. Storia
3.1 Storia di una nuova energia
3.2 Il manifesto Russel- Einstein
4. Filosofia
4.1 Hegel: la filosofia della natura
5. Storia dell'arte
5.1 L'impressionismo e Monet
6. Letteratura italiana e latina
6.1 Introduzione
6.2 Lucrezio
6.3 Seneca
6.4 Dante
6.5 Foscolo
6.6 Pascoli
6.7 Ungaretti
7. Inglese
7.1 War poets
8. Percorso
9. Carta europea dell'acqua
10. Bibliografia
Introduzione Acqua, aria, terra e fuoco... La storia della scienza nasce proprio riflettendo su questi elementi e sull'ordine naturale delle cose. In Grecia, tra il settimo e il sesto secolo a.C., Talete di Mileto, affascinato dalle sue trasformazioni di stato, trovò nell'acqua il principio primitivo di tutto. Un liquido "magico" che si trasforma in aria (vapore), in fuoco (gas rarefatto) e addirittura in terra (come un suo residuo). "Anassimene, invece, e Diogene considerarono come originaria più dell'acqua, l'aria e, fra i corpi semplici, la considerarono come principio per eccellenza, mentre Ippaso di Metaponto ed Eraclito di Efeso considerarono come principio il fuoco.(...) Pitagora, Empedocle e altri filosofi della natura, infine, sostennero che gli elementi primordiali fossero quattro, aria-fuoco-terra-acqua, che, combinandosi tra loro secondo un modello fissato dalla natura, producessero le qualità specifiche conformemente alle differenze di genere." Aristotele, infatti, appartenente a quest'ultimo pensiero filosofico, delineò la riflessione sulle cause prime come oggetto di scienza o disciplina che definì teoretica. Nella fisica aristotelica, infatti, ognuno di questi elementi occupava un luogo particolare, determinato in base alla sua pesantezza relativa, o, come diciamo oggi, al suo "peso specifico". Ognuno di essi si muoveva secondo la sua natura in linea retta - la terra verso il basso, il fuoco verso l'alto - verso il suo luogo specifico, dove avrebbe raggiunto lo stato di quiete. Pertanto, terra e aria erano, secondo Aristotele, agli estremi, mentre l'acqua e il fuoco occupavano gli strati intermedi della sfera terrestre. Il primo elemento che Aristotele prese in esame fu l'acqua, non solo poiché già considerato causa prima da Talete, ma anche perché, scrisse, "gli antichissimi stessi posero Oceano e Teti come autori della generazione delle cose, e dissero che ciò su cui gli dei giurano è l'acqua. Infatti ciò che è più antico è ciò che è più degno di rispetto, e ciò su cui si giura[...]". Nel corso delle generazioni l'acqua, quindi, ha costituito, e costituisce ancora, un tema ampio: quello della totalità della vita. Nel pensiero orientale, per esempio, ha un significato simbolico essenziale. È "molle", "debole", e in tale debolezza sta la sua forza. Se dalla montagna il ruscello arriva fino al mare, diventando fiume, ciò è dovuto alla singolare capacità dell'acqua di non affrontare gli ostacoli tentando di superarli. L'acqua non si contrappone a ciò che trova sul proprio cammino, ma piuttosto lo aggira. L'intero campo del sapere fu diviso, infatti, da Aristotele in tre partizioni: le discipline poietiche (produzione di oggetti materiali), quelle pratiche (comportamenti umani)e quelle teoretiche (finalità conoscitive). Queste ultime furono suddivise in: metafisica (studio dei principi primi); fisica (studio di oggetti esistenti ma mutevoli) matematica (studio di oggetti immutabili ma inesistenti) Oggetto della fisica erano le cause primordiali, esistenti e mutevoli poiché in continuo movimento. [ ...]
Oggi sono
conosciuti vari
tipi di reattore
nucleare,
generalmente
classificati in
base al tipo di
combustibile
utilizzato ed al
sistema di
raffreddamento/g
enerazione
11
vapore.
d'acciaio, in cui vi sono aperture per l'ingresso e l'uscita del
refrigerante. Intorno al recipiente e alle parti attive del reattore
sono predisposti degli schermi per assorbire le radiazioni
nucleari: lo schermo termico, in metallo, assorbe
prevalentemente le radiazioni gamma,
quello biologico, in calcestruzzo, i neutroni.
I reattori ad acqua pesante, invece, impiegano come
combustibile l'uranio naturale, non arricchito.
Il reattore a fusione funziona secondo il principio esattamente
inverso a quello del reattore a fissione. Il reattore a fissione
divide nuclei di atomi pesanti e il calore così liberato è utilizzato
per scaldare acqua e azionare, con il vapore acqueo, una turbina
che produce elettricità. Nel reattore a fusione, invece, atomi
leggeri (gli isotopi dell'idrogeno deuterio e trizio) sono uniti in
un atomo di elio (fusione). Nella fusione solo se due nuclei
vengono posti a una distanza sufficientemente piccola interviene
la forza di attrazione nucleare che li fa unire. Il problema è che
questa forza agisce solo a cortissimo raggio, dell’ordine di mille
miliardesimi di millimetro, e poiché i nuclei che si vogliono far Reattori a fusione
fondere sono entrambi carichi positivamente, quando si mettono e fissione.
uno vicino all'altro tendono a respingersi a causa di un'altra
forza, la repulsione elettrostatica, che si fa sentire su distanze
maggiori e ostacola il processo. Per infrangere tale barriera, i
nuclei devono essere in uno stato d'eccitazione raggiungibile
solo a temperature di oltre cento milioni di gradi, condizione in
cui gli atomi vengono letteralmente spogliati della propria
“corteccia” di elettroni: è a queste condizioni che la fusione tra
atomi leggeri avviene naturalmente.
L'enorme temperatura necessaria per il plasma di fusione ha
impedito finora la realizzazione industriale di un reattore a 11 Cfr. Walker.
fusione. Fisica, Bologna,
Zanichelli, 2004 17
• Un nucleo in uno
stato eccitato può
emettere un
fotone di alta
energia, un raggio
sono in atto due forze contrapposte:
Dentro il nucleo atomico γ e passare ad un
l'interazione
e la
che lega tra di loro i nucleoni, repulsione elettrostatica,
nucleare forte, livello energetico
a respingersi reciprocamente, essendo tutti positivi.
che costringe i protoni più basso. I raggi
γ possono
attraversare vari
centimetri di
12
piombo.
Il decadimento
radioattivo può
essere di tipo
alfa, beta o
gamma, a
seconda delle
particelle che
vengono emesse
durante il
processo. Questi
differiscono per
2.2 Decadimento radioattivo e tempo di modalità di
attuazione,
dimezzamento energia e forze
coinvolte, ma
Gli isotopi presenti in natura sono quasi tutti stabili. Tuttavia, seguono tutti la
alcuni isotopi naturali, e quasi tutti gli isotopi artificiali, stessa legge di
presentano nuclei instabili, a causa di un eccesso di protoni e/o decadimento. Si
di neutroni. Tale instabilità provoca la trasformazione spontanea tratta di una
in altri isotopi, e questa trasformazione si accompagna con funzione
l'emissione di particelle. Questi isotopi sono detti isotopi esponenziale, che
radioattivi, o anche radioisotopi, o anche radionuclidi. permette di
La trasformazione di un atomo radioattivo porta alla produzione calcolare, dato un
di un altro atomo, che può essere anch'esso radioattivo oppure campione con un
stabile. Essa è chiamata disintegrazione o decadimento numero iniziale
radioattivo. Durante i processi di decadimento sono emessi tre di nuclei instabili
tipi di particelle: N , il numero di
• Particelle alfa: ogni particella alfa è formata da due neutroni e 0
nuclei decaduti
due protoni. Quando un nucleo decade emettendo particelle alfa N(t) al tempo t:
diciamo che emette raggi alfa, i quali possono a malapena
attraversare un foglio di carta. -λt
N(t) = N e
• Particelle beta:sono gli elettroni emessi da un nucleo e sono 0
chiamati raggi β¯ (per ricordare che la carica dell’elettrone è Il parametro λ,
negativa), i quali possono penetrare per qualche millimetro chiamato costante
nell’alluminio. di decadimento, è
• Positroni: hanno la stessa massa dell’elettrone ma carica positiva
pertanto i raggi emessi vengono definiti β+. 12 Cfr. Walker.
Infine, la radioattività può assumere la forma di un fotone Fisica,pag. 84,
anziché particella con una massa: Bologna, Zanichelli,
2004 18
radioattiva.
specifico per ogni nuclide e determina la velocità del processo di Definito come il
trasformazione. tempo necessario
Dalla legge del decadimento radioattivo deriva la definizione del perché il numero
tempo di dimezzamento, un parametro comunemente utilizzato di nuclidi
per valutare la velocità di decadimento di una specie instabili di un
campione si
dimezzi, è dato
da:
Decadimento radioattivo T = (ln 2)/λ,
1/2
dove ln
rappresenta il
logaritmo
naturale, o
logaritmo in base
e. Il tempo di
dimezzamento
può variare molto
da nuclide a
Particelle α, β, γ nuclide. Ad
esempio, lo iodio
131 ha un tempo
di dimezzamento
di circa 8 giorni,
il cobalto 60 di
5,3 anni e
l’uranio 238 di
4,5 miliardi di
anni.
Spesso, in luogo
del tempo di
dimezzamento, si
indica la “vita
media” di un
radionuclide, che
Legge del decadimento radioattivo equivale al
periodo di tempo
necessario
affinché il
numero di nuclei
instabili si riduca
a circa il 37% del
suo valore
13
iniziale.
Tempo di dimezzamento. 13 Cfr. Brandi-
Salvadori,
Matematica&Realtà,
19
vol. 3, Università degli studi di Perugia, 2006. 20
3.1 Storia di una nuova energia I primi passi
Il primo periodo dello sviluppo della fisica nucleare comincia tra della fisica
il 1895 e il 1905, con la scoperta dei raggi X da parte del nucleare
Tedesco Wilhelm Röntgen. Nel 1896, investigando sulla natura
dei raggi X, il fisico francese Henri Becquerel ritenne che
potessero essere una sorta di fluorescenza. Espose perciò
numerose sostanze fluorescenti alla luce solare, cercando di
catturare l'eventuale radiazione emessa su una lastra fotografica.
Dopo molti tentativi, tutti vani, Becquerel osservò che sali di
uranio impressionavano la lastra fotografica e constatò con
sorpresa che ciò avveniva indipendentemente dalla presenza
della luce solare. Ben presto ci si accorse che i «raggi uranici»,
come inizialmente vennero chiamati, nulla avevano a che fare
coi raggi X, né con la fluorescenza, ma costituivano un nuovo
tipo di radiazione: era la scoperta della radioattività. Nel 1897
l'inglese Joseph John Thomson misurò il rapporto tra carica e
massa delle particelle costituenti i cosiddetti «raggi catodici» e
si cominciò a menzionare l'esistenza di una particella più leggera
di un atomo di idrogeno, che sarà denominata «elettrone». Nel
1898 i coniugi Marie e Pierre Curie identificarono altri tre
elementi radioattivi: il torio, il polonio e il radio.
Purtroppo, il lavoro di ricerca condotto dai Curie con passione
«eroica», ma senza avere la più pallida idea del fatto che la
radioattività danneggiasse i tessuti biologici (e quindi senza
avere laboratori attrezzati per limitare i danni), devastò la loro
salute. Solo verso la metà degli anni venti se ne cominciò a
conoscere la pericolosità, ma a quel punto molti dei pionieri
della radioattività avevano compromesso la loro salute,
dormendo con i sali di uranio sul comodino, deliziati dalla luce
che emettevano, o ustionandosi volontariamente con il radio per
verificare che le lesioni richiedessero mesi per guarire. Di fatto,
nel 1934 Marie Curie morì di leucemia, indubbiamente
provocata dalla sovraesposizione alle radiazioni. In ogni caso, lo
studio della radioattività divenne immediatamente un'area di
ricerca che polarizzò l'interesse di tutta la comunità dei fisici e
ben presto Ernest Rutherford, dell'Università di Manchester,
osservò che le sostanze radioattive emettevano due tipi diversi di
radiazioni, che Rutherford chiamò radiazione (o raggi) alfa e
beta. La prima era costituita dalle cosiddette «particelle alfa»,
nuclei di elio con doppia carica positiva, mentre la seconda era
costituita dagli elettroni. Successivamente si scoprì che le
sostanze radioattive potevano emettere anche un altro tipo di
radiazione, a cui fu dato il nome di raggi gamma, associando
così i tre tipi di emissione alle prime tre lettere dell'alfabeto
greco. Ma la sorpresa forse più sconvolgente fu il fatto che gli 21
elementi radioattivi, nell'emettere la radiazione, si
trasformavano in altri elementi chimici, realizzando così,
almeno in parte, il sogno degli alchimisti di trasmutare i metalli.
Un elemento radioattivo, per emissione di una particella alfa, si
trasformava nella sostanza che lo precede di due posti nella
tavola periodica, mentre per emissione di una particella beta si
trasformava nella sostanza che lo segue di un posto.
Nel 1907 Rutherford usò le particelle alfa per bombardare delle
sottili lamine d'oro, allo scopo di studiarne gli atomi. A quel
tempo dell'atomo si sapeva ben poco, a parte il fatto che era
elettricamente neutro e che non era indivisibile, poiché
conteneva almeno una particella subatomica avente carica
negativa: l'elettrone. Un modo per immaginarlo era vederlo
costituito, in qualche modo non meglio precisato, da un corpo
principale dotato di carica positiva, in cui erano immersi tanti
elettroni quanti servivano a controbilanciare la carica positiva
del corpo principale. Bombardando una lamina costituita da
atomi di questo tipo con particelle alfa, queste avrebbero dovuto
attraversarla pressoché indisturbate, come una pallottola che
attraversi un fazzoletto di carta. E di fatto così faceva la maggior
parte delle particelle. Tuttavia, una su ottomila rimbalzava
indietro: un fenomeno piuttosto sconcertante, proprio perché era
come veder rimbalzare una pallottola sparata contro un
fazzoletto di carta.
Da quell'esperimento Rutherford concluse che le particelle che
rimbalzavano dovevano aver colpito qualcosa di compatto, una
sorta di nocciolo duro che si trovava all'interno dell'atomo e che
probabilmente ne occupava solo una piccola parte, visto che un
gran numero di particelle attraversava la lamina senza subire
deviazioni e quindi riuscendo a evitarlo. Prendendo in prestito
un termine dalla biologia, quello di nucleo della cellula, il
nocciolo compatto dell'atomo venne chiamato nucleo. E con la
scoperta del nucleo atomico, si entrò in pieno nell’era nucleare.
Le sorprese, però, non erano finite. Utilizzando ancora una volta
lo stesso esperimento, nel 1932 James Chadwick scoprì che gli
atomi di alcuni elementi chimici emettevano una radiazione
eccezionalmente penetrante e costituita da particelle prive di
carica elettrica, che il fisico inglese chiamò neutroni; l'anno
seguente i fisici francesi Frédéric e lrène Joliot-Curie - figlia di
Marie Curie - scoprirono che sostanze non radioattive, una volta
bombardate, diventavano tali. Quello scoperto dai Joliot-Curie
era il fenomeno della radioattività artificiale e, grazie alle
ricerche dei due scienziati francesi, fu possibile capire che la
radioattività non era una proprietà tipica di pochi elementi
chimici, come l'uranio o il torio: tutti gli elementi potevano
essere resi radioattivi attraverso un opportuno bombardamento e
la relativa trasmutazione. Agli inizi del 1934 Fermi, con il suo
celebre gruppo romano dei «ragazzi di via Panisperna»
(costituito dai fisici Rasetti, Amaldi, Segrè e Pontecorvo) ebbe
l'idea di usare i neutroni, anziché le particelle alfa, come
proiettili per bombardare gli elementi chimici. Il vantaggio di 22
questa scelta stava nel fatto che il neutrone, essendo
elettricamente neutro, poteva penetrare nel nucleo atomico senza
subire la repulsione da parte delle cariche presenti in esso. Fermi
scoprì che anche i neutroni, oltre alle particelle alfa, potevano
produrre la radioattività artificiale; così iniziò a bombardare
sistematicamente un elemento della tavola periodica dopo l'altro.
E poiché il bombardamento era un facile metodo per rendere un
elemento radioattivo e trasmutarlo in quello che lo precedeva di
due posti o lo seguiva di uno nella tavola periodica, arrivato