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Sintesi
Sintesi Tesina terza media sull'Acqua


In questa tesina di terza media viene descritta l'acqua come bene prezioso a livello mondiale. Attraverso un percorso multidisciplinare, vengono prese in esame in Geografia, in correlazione al tema dell'acqua, i fiumi e il documentario Human Planet relativo al tema della ricerca dell'acqua nel deserto, mentre in Storia vengono descritte le vicende che hanno portato alla realizzazione del Canale di Suez e dei sottomarini.
In ambito letterario viene commentata e riportata, all'interno della tesina, una celebre poesia di Giovanni Pascoli, "Pioggia". Il tema della salvaguardia ambientale è di fondamentale importanza come testimoniano anche altri due argomenti presentati: l'adozione di uno stile di vita ecologico in lingua spagnola e i cinque modi per salvare il Pianeta in Inglese. Uno dei modi di utilizzo dell'acqua è senza ombra di dubbio l'energia idroelettrica.
Tra gli altri argomenti trattati nella tesina vi sono: L'inno del Giappone, Hokusai, La Grande Onda e infine l'analisi del basket, sport molto diffuso nel mondo.


Collegamenti

Tesina terza media sull'acqua


Storia: Canale di Suez e Sottomarini .
Geografia:I fiumi e il documentario Human Planet la ricerca dell’acqua nel deserto.
Italiano:"Pioggia" di Giovanni Pascoli .
Spagnolo:Un estilo de vida ecológico( un stile di vita ecologico).
Inglese: 5 ways to save the planet (5 modi per salvare il pianeta).
Scienze: Energia idroelettrica.
Tecnica: Energia idroelettrica.
Musica: Inno giapponese (flauto dolce).
Educazione artistica: Hokusai, La grande onda.
Educazione fisica: Il basket.
Estratto del documento

Sottomarino

Un sottomarino è una nave che va sotto l'acqua. I sottomarini sono

spesso navi da guerra. Alcuni sono usati per scopi scientifici o per

affari. Le persone con una grande quantità di denaro può anche

acquistare il proprio piccolo sottomarino per esplorare sotto il mare

e guardare i pesci. Un sottomarino è sempre chiamato una barca,

non una nave.

Nei primi tempi, i sommergibili erano spesso alimentati a mano.

Questo perché i motori di barche non erano stati ancora inventati.

Erano quasi sempre progettati per essere utilizzati per la guerra.

Sommergibili avrebbero cercato di affondare le navi nemiche con

metodi grezzi. Tra queste viti di perforazione nei loro scafi in legno.

Alcuni cercarono di far saltare in aria la nave. Ciò spesso

distruggere il sottomarino pure.

Più tardi, durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, sono state

create migliori sottomarini. Molti di questi sottomarini migliori sono

stati creati dalla Germania. I sottomarini sono stati alimentati da un

sistema diesel-elettrico. Un motore diesel verrebbe utilizzata per

trasformare un generatore. Il generatore si applica un gran numero

di batterie mentre il sommergibile era sopra l'acqua. Questo potere

è stato poi utilizzato per alimentare il sottomarino quando è andato

sott'acqua. Questi sommergibili erano pericolose per i nemici. Erano

difficili da vedere sott'acqua, ma era facile attaccarli quando erano

sopra l'acqua e la ricarica. Essi sono stati utilizzati solo per

attaccare le navi.

Sottomarini militari più moderni sono alimentati da reattori nucleari.

Questi sottomarini hanno spesso un sistema che può avere l'aria

dall'acqua di mare. Queste due cose consentono loro di rimanere

sott'acqua per lunghi periodi di tempo. Il loro uso più importante

stanno attaccando navi o il lancio di razzi. Questi razzi sono missili

da crociera e missili nucleari. Ci sono due tipi di questi subwoofer.

Subs attacco sono piccolo e veloce. Attaccano altri subs e navi di

superficie con uno speciale tipo di bomba sottomarina chiamata

siluro. Missili subs sono più grandi e più lento. Sono costruiti per

sparare missili contro bersagli lontani sulla terra. Subs missili sono

di solito abbastanza grande da poter trasportare commando e

lanciare in modo sicuro dai loro tubi lanciasiluri.

Giovanni Pascoli

Giovanni Pascoli nasce

a San Mauro di

Romagna nel 1855.

Il padre, che è

amministratore di una

tenuta agricola, viene

ucciso in un agguato

lasciando orfani i suoi

otto figli. Pascoli ha

allora dodici anni e sta

seguendo gli studi in un

collegio di Urbino.

Negli anni seguenti la

sua giovinezza è

ancora sconvolto da

gravi lutti : muoiono la madre e tre fratelli.

La sua famiglia conosce anche difficoltà economiche ma

egli ottiene una borsa di studio per l'università di Bologna

dove diventa allievo di Carducci e, nel 1882, si laurea in

lettere.

In quel tempo aderisce al movimento socialista e viene

condannato anche ad alcuni mesi di carcere; segue un

periodo di grave crisi, durante il quale si accentua il

pessimismo riguardo alla possibilità che gli uomini possano

incidere sulla storia, ed abbandona la politica attiva.

Dopo aver insegnato latino e greco in diversi licei e

università italiane, nel 1906 succede al Carducci come

professore di letteratura italiana all'università di Bologna.

Nel frattempo trova il suo rifugio ideale dagli affanni della

vita nella casa di Castel Vecchio di Barga in provincia di

Lucca dove vive anche la sorella Maria.

Muore a Bologna nel 1912.

Pioggia di Giovanni Pascoli

Cantava al buio d'aia in aia il gallo.

E gracidò nel bosco la cornacchia:

il sole si mostrava a finestrelle.

Il sol dorò la nebbia della macchia,

poi si nascose; e piovve a catinelle.

Poi tra il cantare delle raganelle

guizzò sui campi un raggio lungo e giallo.

Stupìano i rondinotti dell'estate

di quel sottile scendere di spille:

era un brusìo con languide sorsate

e chiazze larghe e picchi a mille a mille;

poi singhiozzi, e gocciar rado di stille:

di stille d'oro in coppe di cristallo.

Parafrasi

Il gallo cantava il buio di aia in aia

e la cornacchia gracido' nel bosco

il sol esi mostrava a finestrelle

il sole doro' la nebbia della macchia

poi si nascose e piovve acatinelle

poi guizzo nei campi un raggio lungo e giallo

fra il cantare delle raganelle

i rondinotti dell' estate stupiano

di quel sottile scendere di spille

era un brusìo con sorsate languide

e chiazze larghe e picchi a mille a mille;

poi singhiozzi, e gocciar rado di stille:

di stille d'oro in coppe di cristallo

Commento

Un'alba di pioggia, la luce che nasce dal buio, il risveglio del

mondo. E' come un'orchestra di luci: attacca il gallo, lo segue la

cornacchia, mentre il sole comincia ad illuminare il palcoscenico.

Ma in tutto questo, la pioggia. Non si tratta di una pioggia cattiva,

bensì di uno scroscio benevolo, di un effetto speciale sul

concerto d'estate. E' una festa a cui brindare con stille d'oro in

coppe di cristallo. Nessuna scenografia artificiale vale la natura,

nessuno schermo o tecnologia potrà mai raggiungerla: la natura

è viva, è feconda. La seconda parte della poesia è molto

significativa in tal senso: languide sorsate, singhiozzi. E' quasi

un amplesso, una continua nascita, che nessuna perfetta

ripetizione digitale potrà mai eguagliare, perché la vita non è

tecnologia, la vita è un miracolo di fronte a cui restare a bocca

aperta, come un bambino che mira dal portico un alba baciata

da un temporale d'estate.

Katsushika Hokusai

Hokusai nacque a Edo nel

nono mese del decimo

anno del periodo Horeki

(ottobre-novembre 1760),

da una famiglia di artigiani.

Suo padre, Nakajima Issai,

era un fabbricante di

specchi. All'età di diciotto

anni, dopo un po' di pratica

come intagliatore di legno,

entrò nello studio di

Katsugawa Shunsho, un

pittore e disegnatore di

stampe a colori. Il

disprezzo per i principi

artistici del suo maestro

causò la sua espulsione nel

1785. Anche se di volta in

volta Hokusai studiò stili

diversi, egli mantenne da

allora in poi la sua

indipendenza stilistica. Per

un certo periodo visse nella

povertà estrema, e, anche

se deve aver guadagnato delle somme che

potrebbero avergli assicurato un minimo di

benessere, rimase povero, e alla fine della sua vita si

descrisse orgogliosamente come un contadino. Fu un

attento studente fino alla fine della sua lunga vita,

come postfazione a quello che sarebbe stato il suo

ultimo incompiuto lavoro e testamento spirituale, la

raccolta Cento vedute del monte Fuji, scrisse:

"Dall'età di sei anni ho la mania di copiare la forma

delle cose, e dai cinquant'anni pubblico spesso

disegni, tra quel che ho raffigurato in questi

settant'anni non c'è nulla degno di considerazione. A

settantatré ho un po' intuito l'essenza della struttura

di animali ed uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe

e piante e perciò a ottantasei progredirò oltre; a

novanta ne avrò approfondito ancor più il senso

recondito e a cento anni avrò forse veramente

raggiunto la dimensione del divino e del

meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo

un punto o una linea saranno dotati di vita propria.

Se posso esprimere un desiderio, prego quelli tra lor

signori che godranno di lunga vita di controllare se

quanto sostengo si rivelerà infondato. Dichiarato da

Manji il vecchio pazzo per la pittura." Il Maestro

muore dopo una breve malattia il 10 maggio 1849, il

breve haiku scritto sul letto di morte recita:

"Hitodama de, yuku kisanji ya, natsu no hara",

(anche se come un fantasma, me ne andrò per

diletto per i prati estivi).

La grande onda di Katsushika Hokusai

Descrizione dell’immagine La grande onda di Katsushika

Hokusai

L'onda presso la costa di Kanagawa e' certamente l'opera piu'

universalmente nota di Katsushika Hokusai, anche se alcuni

studiosi sostengono che questa straordinaria xilografia policroma

non e' delle piu' tipiche perche', appartenendo al periodo Iitsu,

risente degli influssi europei (e forse, proprio per questa ragione, e'

piu' apprezzata anche fuori dal Giappone).

In quest'opera, che fa parte della straordinaria serie delle Trentasei

vedute del Monte Fuji (1830-1832), ci troviamo dinanzi a

un'emozionante interpretazione della realta' che sconfina persino

nel paradossale e nel grottesco.

Il dato naturale lo sentiamo, ci sembra rappresentato con assoluta

verosomiglianza. Ma sappiamo anche che questa immagine e'

lontanissima da ogni realismo naturalistico. Fedelta' al reale?

Piuttosto fedelta' al senso profondo, ma visibile, del reale.

Un'onda vera viene trasformata dall'alchimia dell'arte, e dello stile,

in un segno indiscutibile. Nell'emblema smagliante di ogni altra

onda. Un emblema da vedere, e da ritrovare nel pensiero.

Non c'e' dubbio che per un visitatore europeo l'approccio all'arte

nipponica non puo' che apparire arduo e l'apprezzamento viziato

quasi sempre, o da pregiudizi culturalistici, o da vere e proprie

percettive.

difficolta' a volo d'uccello,

In altre parole: quella particolare resa spaziale (

vuoto,

kunimi), quel particolare effetto di di slivellamento

(imballance poverta'

secondo Suzuki), quella strana (wabi) cosi'

tipiche di buona parte dell'arte giapponese, fanno si' che alcune

peculiarita' delle opere diventino eccezionali, mentre lo sono solo

rispetto alla nostra visione del mondo.

Come ogni altro pittore veramente grande, Hokusai ci mostra che

vedere vuol dire conoscere. Lo stile, in lui, e' una teoria del mondo.

La forma di un sapere. La figura, e' un concetto incarnato.

In primo piano, l'incessante agitarsi dell'onda e, sullo sfondo,

l'eterna immobilita' del vulcano. In mezzo, tra mare e vulcano,

proprio dove il movimento dell'onda si incava prima di rinchiudersi

su se stessa, barche di

miseri pescatori. I cicli e

i ricicli dell'universale

avventura e, in mezzo, il

misero destino del

singolo uomo travolto all'interno di vicende eterne a cui il suo

misero e personale destino e' indifferente.

L’inno giapponese

L'inno giapponese è intitolato "Kimi ga Yo" che può essere

tradotto con "Possa il tuo regno durare in eterno". Il Kimi

ga yo è uno degli inni nazionali più corti del mondo infatti è

composto da solo 32 caratteri ed è basato su un poema

waka del periodo Heian (794-1185), ma la melodia è stata

scritta più tardi nel periodo Meiji. La melodia corrente risale

al 1880 ed è stata scelta per rimpiazzare quella precedente

poco conosciuta e risalente a undici anni prima. Il Kimi ga

Yo è stato riconosciuto come inno nazionale solo nel 1999

con il passaggio di un decreto sulla bandiera e l'inno. Dopo

che fu adottato ci furono alcune controversie riguardo al

suo utilizzo nelle cerimonie della scuola pubblica, poichè

era visto da alcuni come il simbolo del Giappone

imperialista. Origini dell'inno giapponese Il testo dell'inno

apparve per la prima volta come una poesia anonima

nell'antologia di waka del periodo Heian, denominata Kokin

Wakashū. La poesia è stata inserita in molte antologie ed è

stata più avanti come musica per le cerimonie da tutti i ceti

sociali. La forma utilizzata attualmente come inno

nazionale è diversa dall'originale infatti anziché la forma

"Wa ga Kimi wa" (tu, mio signore) dal periodo Kamkura si

usa la forma "Kimi ga Yo wa" (il tuo regno). Nel 1869,

all'inizio dell'era Meiji, John William Fenton, il leader di una

banda militare irlandese, si rese conto che non esisteva un

inno nazionale giapponese e suggerì a un ufficiale del clan

Satsuma, Iwao Ōyama di crearne uno. Iwao Ōyama scelse

il testo e chiese a Fenton di creare la melodia, egli compose

la melodia in poche settimane e nel 1970 l'inno venne

eseguito per la prima volta con la sua melodia. Questa

prima versione del Kimi ga Yo venne modificata nel 1880,

quando si adottò una melodia composta da Yoshiisa Oku e

Akimori Hayashi. Il compositore è spesso identificato con

Hiromori Hayashi, che era il supervisore e il padre di

Akimori, il quale era uno dei pupilli di Fenton. Così benchè

l'inno sia basato sulla musica di corte giapponese, esso è

stato influenzato dagli inni occidentali e dall'arragiamento

precedente di fenton. Il musicista tedesco Franz Eckert

applicò alla melodia un'armonia più vicina allo stile

occidentale e dal 1893 questo inno venne utilizzato anche

nelle cerimonie scolastiche giapponesi.

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