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La propulsione aerea:
Il motore a Getto
Breve sommario
Alcune nozioni sulla propulsione aerea (pag, 2-3)
La storia del motore a getto (pag. 3-6)
Cenni sulle equazioni fondamentali della fisica
aerea (pag. 7)
Il turbogetto (pag.8)
Componenti principali e seguente analisi (pag. 9-17)
Fonti (pag. 18)
Motore a getto
Schema di un Turbogetto
Il motore a getto o jet engine è un particolare tipo di motore a reazione spesso usato come propulsore
negli aeroplani. Anche detto esoreattore (perché per funzionare ha bisogno di aria, fornita appunto
dall'esterno, gli inglesi, amanti della semplicità, lo chiamano air breathing engine, letteralmente
motore che respira aria), si distingue dagli altri motori a reazione (nel dettaglio: endoreattore o motore
a razzo) per la caratteristica di utilizzare l'aria esterna come comburente.
Il principio di funzionamento di tutti i motori jet è essenzialmente lo stesso: essi accelerano una massa
(formata da aria e prodotti della combustione) in un verso che per la terza legge della dinamica o
seconda legge di Newton produce una spinta nel verso opposto.
L'aria viene aspirata dal motore frontalmente ed entra (eventualmente) in un compressore che la porta
alla pressione voluta. Successivamente entra nella camera di combustione dove si miscela con il
combustibile atomizzato e avviene dunque la combustione con incremento di temperatura e pressione.
La massa dei gas combusti entra quindi generalmente in una turbina dove viene espansa (generando
inoltre l'energia necessaria al funzionamento del compressore). Infine, ad una pressione maggiore di
quella esterna, l'aria e i prodotti della combustione completano l'espansione negli ugelli e vengono
espulsi verso l'esterno generando la spinta necessaria.
Il campo di applicazioni di questi motori è estremamente vasto, con particolare diffusione nel campo
della propulsione aeronautica, in diversi campi delle propulsione navale e nella generazione di energia
nelle centrali elettriche. In particolare, quando applicato ad aeroplani, il motore a getto risulta
maggiormente efficiente per alte velocità e quota di volo; per aerei più lenti o per tratte più corte
diventano più convenienti i motori di concezione "mista" (turboelica o turboprop) in cui la turbina
aziona anche un'elica che funge da organo propulsore. Aerei ancora più piccoli utilizzano dei tipici
motori a pistoni con propulsione ad elica. 2
È importante notare che il motore a getto riunisce in sé il sistema motore che trasforma l'energia
chimica del carburante in una forma utile per la propulsione ed il sistema propulsivo costituito dal
getto che fuoriesce dall'ugello di scarico. Tali elementi sono separati nei sistemi con motore alternativo
o turboprop. Infatti in entrambi i casi il propulsore è costituito da un'elica: nel primo caso mossa
direttamente o tramite una scatola ingranaggi dall'albero motore e nel secondo sempre da una scatola
ingranaggi che riduce i giri di un albero turbina. Le eliche hanno una efficienza propulsiva migliore
dei motori a getto perché accelerano grandi masse d'aria a velocità relativamente basse ma il loro
rendimento decresce rapidamente quando le estremità delle pale divengono soniche o supersoniche (la
velocità della pala è data dalla somma vettoriale tra la velocità del velivolo e la velocità tangenziale
della pala; per cui all'aumentare della velocità del velivolo le possibilità di impiego dell'elica si
riducono). Per aumentare l'efficienza dei motori a getto (detti anche turbojet o turbogetti) sono stati
progettati i turbofan. Storia
Fin dall'inizio della storia dell'aeroplano, il motore alternativo a pistoni, nelle sue differenti forme
(motore stellare, motore in linea, a V) è stato l'unico tipo di motore disponibile per il progettista
aeronautico. Ciò era comprensibile finché basse performance potevano essere considerate accettabili,
se non inevitabili. Tuttavia, all'incirca verso la fine degli anni trenta si cominciò a comprendere che,
concettualmente, il motore alternativo poneva esso stesso delle limitazioni alle prestazioni che era
possibile raggiungere. Tale limite era essenzialmente legato all'efficienza del propulsore (l'elica), che
raggiungeva valori di picco con l'approssimarsi della velocità radiale delle pale a valori supersonici.
Ovviamente per superare tale barriera tecnologica risultava necessario un cambiamento radicale del
motore a pistoni oppure l'introduzione di una tecnologia completamente nuova. Il motore a getto
rappresentò in quel periodo appunto quella "nuova tecnologia" che permise all'ingegneria aeronautica
di fare un balzo in avanti forse paragonabile a quello dei fratelli Wright.
I motori a getto possono essere “datati” già dal I secolo a.C., quando
Erone d’Alessandria progettò l’eolipila (figura). Questo marchingegno
utilizzava la forza a vapore diretto attraverso due ugelli inducendo così la
sfera a girare rapidamente sul suo asse. Da quello che sappiamo, fu poco
usata per rimpiazzare l’energia meccanica, e le potenzialità pratiche di
applicazione dell’invenzione di Erone non furono riconosciute. Non era
nient’altro che una curiosità per l’epoca.
Lo sviluppo della propulsione a getto decollò letteralmente e
figurativamente con l’invenzione del razzo (rocket) da parte di un cinese
nell’XI secolo. La potenza del razzo fu però inizialmente sfruttata in
maniera modesta, all’inizio per semplici fuochi d’artificio,
successivamente per utilizzi militari. E così si stallò per centinaia di anni.
L’eolipila di Erone
Il problema era che il razzo era troppo poco efficiente per poter essere applicato su aviomezzi. Infatti,
nel 1930, il motore a pistoni era l’unico tipo di motore utilizzabile per far volare un aereo. Questo però
ostacolava di gran lunga l’evoluzione di modelli più efficaci in termini di potenza massima, anche
perché gli aerei non avevano richieste elevate. Ma proprio a questo punto gli ingegnieri cominciarono
a capire che il motore a pistoni si autolimitava per utilizzi del genere. 3
I primi tentativi di attrezzare un aeroplano con un motore a getto si basarono essenzialmente su delle
concezioni di motore "ibrido", in cui una sorgente meccanica esterna (tipicamente un motore
alternativo) muoveva il compressore e, a valle di tale compressione, avveniva la miscelazione con il
combustibile, la combustione e quindi l'espansione nell'ugello. Un prototipo "volante" con questa
concezione fu l'aereo italiano Campini-Caproni C.C.2 progettato dall'ingegnere Secondo Campini sul
finire degli anni '30 e che fece il suo primo volo il 27 agosto del 1940. Questo tipo di motore (ideato
già da Henri Coandă nel 1910) viene generalmente detto, secondo la nomenclatura scelta dallo stesso
Campini, termogetto o, più propriamente motoreattore. Il termogetto comunque, dopo le prime
applicazioni pionieristiche, non ebbe successo a causa dell'elevata complessità costruttiva e delle
prestazioni non elevate (era addirittura più lento dei “vecchi” motori a pistoni!).
La chiave di volta nell'utilizzo del motore a getto fu in effetti l'utilizzo della turbina a gas all'interno
del motore stesso, usata per produrre l'energia necessaria a muovere il compressore. L'idea di un
motore a turbina c’era già, e la sua paternità deve essere attribuita all'inglese John Barber nel 1791.
La prima turbina a gas di questo tipo fu costruita nel 1903 dall'ingegnere norvegese Aegidius Elling.
Diversi problemi, dal punto di vista tecnologico, economico e, in particolare modo, di sicurezza e di
resistenza dei materiali, non permisero tuttavia, per lungo tempo, di avviare una produzione non
prototipale di tali motori.
Il 16 gennaio del 1930, in Gran Bretagna, Frank Whittle ottene un primo brevetto per un motore a
getto per aeroplano. Nel 1935 Hans von Ohain, in Germania, cominciò a lavorare ad un progetto
simile, molto probabilmente all'oscuro dei lavori quasi contemporanei di Whittle.
Ohain contattò Ernst Heinkel, uno dei
maggiori industriali aeronautici dell'epoca,
che immediatamente vide le prospettive del
progetto. Heinkel aveva recentemente
acquistato la fabbrica di motori Hirth e Ohain,
e il suo capomeccanico Max Hahn, furono
messi a capo di una nuova divisione della
Hirth. Il loro primo motore Hs1 era in
funzione nel settembre 1937. A differenza del
progetto di Whittle, Ohain utilizzò l'idrogeno,
al quale attribuì i successi iniziali, come
carburante
Rispettivamente, Ernst Heinkel e Hans von Ohain I progetti successivi culminarono nel motore
Hs3 che forniva 498 kgf (5 kN - 1,100 lb) di
spinta. Alimentato a benzina venne portato in
volo sull'He 178 (nell’immagine), un velivolo
molto semplice e compatto. Il primo volo
venne effettuato partendo dall'aeroporto di
Marienehe il 27 agosto del 1939 con ai
comandi il pilota Erich Warsitz, un tempo
brevissimo per lo sviluppo. Fu questo
velivolo il primo aereo jet del mondo. 4
In Inghilterra Whittle si scontrava con il problema di reperire fondi per la ricerca mentre il Ministero
dell'Aviazione, alle prese con problemi più pressanti, ignorava il suo lavoro. Usando fondi privati
Whittle riuscì a far funzionare un motore sperimentale nel 1937, ma questo era molto grande e non
poteva essere utilizzato su di un velivolo. Inoltre furono riscontrati problemi anche per quanto
rigurdava il carburante: infatti la benzina, accumulatasi in granuli nel motore, fece sì che questo
continuasse a funzionare anche a serbatoio vuoto. Per il 1939 il lavoro era avanzato e il motore
cominciò ad apparire utilizzabile. In questo momento la Whittle Jets Ltd. cominciò a ricevere i fondi
dal Ministero. Nel 1941 era stata realizata una versione volante del motore che venne chiamata W.1. Il
W.1 forniva 453 kg (1,000 lb - 4kN) di spinta e venne montato su un Gloster E28/39 che volò nel
maggio 1941. Il Gloster E28/39 su cui era montato il W.1 di Whittle
Uno dei problemi di entrambi questi due progetti iniziali, che vennero denominati motori a
compressore centrifugo, era dato dal compressore che "lavorava" spingendo (accelerando) il flusso
dell'aria verso la parte periferica del motore. Il vantaggio era dato dalla migliore comprensione del
progetto, che si rifaceva a quanto conosciuto con le turbine dei turbocompressori, ma che aveva come
svantaggio di portare alla realizzazione di motori, a causa della velocità di rotazione che potevano
raggiungere i motori dell'epoca, di grande sezione. Lo sviluppo nella tecnologia dei cuscinetti permise
di ottenere velocità di rotazione maggiori e
quindi motori di dimensioni minori. Un altro
vantaggio di questa configurazione era dato
dalla maggiore resistenza del motore nel
caso si verificassero ingestioni di oggetti
estranei (FOD - Foreign Object Damage in
termini aeronautici). Inoltre, sebbene la
sezione del motore fosse rilevante, la sua
lunghezza era molto ridotta, vantaggio da
non sottovalutare. Gli svantaggi erano
costituiti, oltre alla sezione, dalla necessità di
convogliare l'aria compressa verso la parte
posteriore attraverso la camera di
combustione, la turbina e l'ugello di scarico.
5
Compressore centrifugo
Anselm Franz ingegnere della Jumo (Junkers Motoren), la divisione della Junkers che si occupava dei
motori risolse questi problemi introducendo i motori con compressore assiale. In pratica questa
configurazione è l'opposto di una turbina. L'aria che entra nel motore è spinta verso la parte posteriore
da una serie di complessi di ventole (condotti convergenti) e urta una serie di alette fisse (dotti
divergenti) chiamate statori. Il processo non è così potente come nel caso del compressore centrifugo
per cui si rende necessario disporre in serie le ventole al fine di avere il rapporto di compressione
richiesto. I motori assiali sono più complessi dei motori centrifughi ma hanno un diametro molto
ridotto. Lo Jumo 004 (figura a sx) rappresentò il primo motore assiale ad entrare in servizio operativo
essendo montato, in coppia, sul caccia Messerschmitt Me 262 (figura a dx), utilizzato dai tedeschi, in
numeri ridotti, nella fase finale della seconda guerra mondiale. Dopo il conflitto il caccia e il suo