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Estratto del documento

Se questo è un uomo pag. 3

Introduzione pag. 4

Mein Kampf pag. 4

Darwinismo pag. 5

Nietzsche e il superuomo pag. 6

Conclusione pag. 8

Bibliografia pag. 8

2

SE QUESTO E’ UN UOMO

Di Primo Levi

Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case,

Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per un pezzo di pane

Che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,

Senza capelli e senza nome

Senza più forza di ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d’inverno.

Meditate se questo è uno stato:

Vi comando queste parole

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il viso da voi.

Introduzione 3

La precedente è la poesia con cui inizia “Se questo è un

uomo”, il libro di Primo Levi che racconta della sua

esperienza in un campo di concentramento, precisamente ad

Auschwitz.

In questa poesia Levi spiega sinteticamente la condizione dei

detenuti nei campi di concentramento e raccomanda ai lettori

di non dimenticarsi mai dei trattamenti subiti dalle persone

ritenute “razze inferiori”.

Il messaggio è quindi molto importante, in quanto bisogna

evitare che quanto accaduto soprattutto nel periodo del

nazismo si ripeta. Si deve far sapere a tutti quanta sofferenza ha portato la spietata e “folle” politica

di Hitler, rivolta soprattutto contro gli ebrei.

Certo, le discriminazioni sono sempre esistite, e ancora adesso questo problema non è stato

completamente eliminato, ma gli anni successivi all’ascesa di Hitler sono stati i più terribili, a

seguito anche dell’emanazione di leggi che riducevano l’uomo, o meglio alcuni uomini, in una

condizione di “bestie”.

L’ideologia di quest’uomo così influente in quegli anni è esplicata nel suo libro, il Main Kampf, che

prende spunto dalle teorie di diverse personalità, tra le quali Darwin e Nietzsche.

In questo mio lavoro intendo proprio concentrare la mia attenzione su quest’opera sconvolgente e in

particolar modo sulle teorie che hanno ispirato Hitler.

MEIN KAMPF

Nel 1924, mentre scontava la sua condanna a 5 anni di carcere a seguito di un tentativo di colpo di

stato, Hitler scrisse il Mein Kampf.

Questo libro è in parte autobiografico, e in parte contiene il pensiero di Hitler e il programma

politico del partito NSDAP.

Hitler nell’applicare la sua politica fu molto spietato e freddo, non si preoccupò delle sofferenze che

avrebbe potuto infliggere ad altri, anzi, in un passo del suo libro scrive:

“Chiudete dunque il cuore alla pietà! Agite brutalmente! Il più forte ha ragione. Siate duri senza

scrupoli! Siate sordi ad ogni moto di compassione! Chiunque abbia riflettuto sulle leggi di questo

mondo sa che esse significano il successo dei migliori raggiunto attraverso la forza”.

Oltre a Hitler anche i suoi seguaci attuarono le sue ideologie con lo stesso atteggiamento distaccato.

Un ex comandante del campo di Auschwitz afferma nel suo libro:

"Inconsapevolmente ero diventato un ingranaggio nella grande macchina di sterminio del Terzo

Reich.[...] Tutte le emozioni umane devono tacere di fronte alla ferrea coerenza con la quale

dobbiamo attuare gli ordini del Fuhrer".

Al centro della teoria di Hitler sta l'idea della razza. Tutta la storia, dice Hitler, è solo espressione

dell'eterna lotta tra le razze per la supremazia. Il vincitore di questa lotta, cioè la razza più forte, ha

il diritto di dominare. 4

Di tutte le razze quella "ariana" è, secondo Hitler, la più creativa e valorosa, l'unica a cui spetta il

diritto di dominare il mondo. Questa razza “superiore” si sarebbe però progressivamente inquinata

per l’unione con razze “inferiori”. Il maggior pericolo di contaminazione è portato, a suo dire, dagli

ebrei. Per questo Hitler attua una politica di “purificazione”.

Perché la Germania possa divenire judenfrei (libera dagli ebrei) occorre rendere sempre più dura la

vita degli ebrei del Reich. Lo si fa con le leggi di Norimberga del 15 settembre 1935: gli ebrei non

sono più cittadini tedeschi e non possono contrarre matrimonio con “ariani”. A ciò seguono poi altri

numerosi divieti. Nella notte fra il 9 e 10 novembre 1938, si scatena la violenza

antisemita. E’ la “notte dei cristalli”, in cui le sinagoghe e i negozi

ebrei vengono chiusi o addirittura incendiati e molti ebrei vengono

uccisi o deportati in campi di concentramento.

Secondo quanto sostiene Hitler:

“Esistono razze elette e superiori, destinate a comandare, e razze spregevoli e inferiori, destinate a

servire. Non si può parlare né di uguaglianza né di fraternità tra gli uomini; tali idee sono

inaccettabili perché contro natura. E’ giusto invece che certi individui e certe razze - quelli

superiori - si impongano sugli altri e li costringano a obbedire. E poiché i tedeschi eccellono su

tutte le razze, essi hanno il dovere e il diritto di guidare il mondo”.

Leggendo certe affermazioni, viene spontaneo chiedersi su che base si può dire che un uomo è

inferiore e meno importante rispetto ad un altro.

Ci si può basare soltanto sulle caratteristiche fisiche, sulla religione, sulle idee di una persona per

giudicarla diversa da noi? E soprattutto, come si può pensare che una persona ebrea, con malattie

ereditarie, omosessuale o zingara sia meno degna di vivere?

L’ideologia nazista fu ispirata dalle teorie darwiniane, che vennero però distorte e interpretate da

Hitler secondo la sua ideologia.

DARWINISMO

Nel 1857 Darwin pubblica “L’origine delle specie”, l’opera contenente i risultati degli studi

sull’evoluzione degli esseri viventi.

Le conclusioni tratte da Darwin affermano che l’evoluzione è causata da una selezione naturale che

porta alla sopravvivenza dei soli esseri più forti e che presentano le caratteristiche migliori per

resistere a determinate condizioni.

In seguito queste teorie iniziarono ad essere applicate anche agli uomini, così si sviluppò il

darwinismo sociale, una teoria secondo la quale un aspetto particolare della teoria evolutiva o teoria

della selezione naturale sarebbe applicabile alle popolazioni umane.

Si tratta di un sistema ideologico che vede nelle lotte civili, nelle ineguaglianze sociali e nelle

guerre di conquista nient'altro che l'applicazione alla specie umana della selezione naturale,

applicata da Hitler attraverso lo sterminio di milioni di persone. 5

Hitler aveva così un movente scientifico per le sue azioni, e nel Mein Kampf si giustifica dicendo:

"In generale già la Natura prende certe decisioni ed apporta certi emendamenti nel problema

della purezza di razza di creature terrestri. Essa ama poco i bastardi, soprattutto i primi prodotti di

incroci, per esempio nella terza, quarta, quinta generazione, debbono soffrire amaramente: non

solo sono privi del valore proprio del più nobile fra i primitivi elementi dell'incrocio, ma,

mancando loro l'unità del sangue, manca pure l'unità del volere e della forza di decisione,

necessariamente alla vita. In casi innumerevoli la razza tiene duro, mentre il bastardo crolla. In ciò

si deve ravvisare la correzione della Natura; la quale spesso va ancor più lontano. Essa limita le

possibilità di propagazione: sopprime le fecondità di ulteriori incroci e li spinge all’estinzione. Se,

per esempio, un individuo d'una razza si unisce ad uno di razza inferiore, ne risulterebbe in primo

luogo l'abbassamento del livello in sé, e, in secondo luogo, un indebolimento dei discendenti di

fronte agli altri individui rimasti pura razza. Se alla razza superiore s'impedisce costantemente di

apportare nuovo sangue, i bastardi o si spegnerebbero in causa della loro minore forza di

resistenza voluta dalla saggia Natura o formerebbero, nel corso dei millenni, una nuova miscela, in

cui i singoli elementi originari sarebbero commisti in forza di molteplici incroci e non sarebbero

più riconoscibili. Così si sarebbe formata una nuova nazione, d'una capacità di resistenza analoga

a quella degli armenti, ma assai minorata di valore spirituale e culturale a petto della razza

superiore, operante nel primo incrocio. Ma anche in questo caso il prodotto misto soccomberebbe

nella reciproca lotta per l’esistenza, quando trovasse un avversario in un’unità di razza superiore,

rimasta immune da ogni mescolanza. Si può quindi enunciare la seguente valida proposizione:

Ogni incrocio di razza conduce per forza, prima o poi, al tramonto del prodotto misto, finché la

parte più nobile di questo stesso incrocio sussiste in un’unitarietà di razza superiore, rimasta

immune da ogni mescolanza.".

Hitler è quindi convinto di potersi sostituire alla natura e di poter prendere lui stesso le decisioni su

chi sia più adatto a sopravvivere. L’uomo ideale deve essere di razza ariana, ma questo non basta,

perché deve anche essere sano. Chiunque abbia caratteristiche che non rispettino questi canoni deve

essere eliminato, per evitare che si mescoli con gli altri e indebolisca l’intera nazione.

Hitler si autoproclama giudice dell’umanità.

NIETZSCHE E IL SUPERUOMO

Un altro importante personaggio dal quale Hitler trae ispirazione è Nietzsche, e in particolare dal

concetto di Superuomo, da lui però interpretato in maniera differente.

Nietzsche, con la sua filosofia, vuole cercare un significato nuovo all’esistenza, in quanto critica

tutta la cultura dell’ ‘800.

Secondo Nietzsche Dio è morto, e con lui sono morti i valori e le certezze, c’è uno smarrimento

esistenziale. Bisogna allora ridare senso alla vita, operare una trasvalutazione dei valori.

La vita è dolore, lotta, distruzione, ma bisogna accettarla ed esaltarla.

Per riuscire a superare tutto ciò e per reggere la morte di Dio, l’uomo deve farsi Superuomo, deve

guardare in faccia la realtà.

Per questo filosofo, infatti, il Superuomo è colui che è in grado di accettare la dimensione tragica

dell’esistenza, dir di sì alla vita, reggere la morte di Dio e la perdita delle certezze, di emanciparsi

dalla morale e dal cristianesimo che portano l’uomo a porsi contro la vita e di porsi come volontà di

potenza. 6

L’uber-mensch di Nietzsche, ovvero l’oltre-uomo (termine più adatto in Nietzsche, in quanto indica

che “l’uomo vecchio è superato”), inoltre, è un uomo diverso da quello che conosciamo, è capace di

creare nuovi valori e di rapportarsi in modo inedito alla realtà.

L’Oltreuomo può essere ben rappresentato da un fanciullino, che, nella sua innocenza ludica, sa dir

di sì alla vita e inventare se stesso.

A fare da spartiacque tra l’uomo e il Superuomo c’è il concetto di “eterno ritorno”, secondo cui ogni

evento che possiamo vivere, l'abbiamo già vissuto infinite volte nel passato, e lo vivremo infinite

volte nel futuro. La nostra stessa vita è già accaduta, e in questo modo perde di senso ogni visione

escatologica della vita. In Così parlò Zarathustra Nietzsche spiega come il comprendere questo

punto sia fondamentale nel processo di crescita spirituale che porta all'Oltreuomo. La caratteristica

fondamentale dell'Oltreuomo sta proprio nella sua capacità di non pensare più in termini di passato

e futuro, di principi da rispettare e scopi da raggiungere, ma vivere "qui e ora" nell'attimo presente,

superando la ripugnanza per il pensiero dell’eterno ritorno.

La prima reazione dell’uomo di fronte a questo concetto è il terrore, mentre per il Superuomo è la

gioia e quindi l’accettazione della vita.

L’uomo nel diventare Superuomo, deve essere spinto dalla volontà di potenza, che è la spinta

all’autoaffermazione, all’oltrepassamento di sé. Questa forza si esprime nella produzione di valori e

nel tentativo di dare un senso al mondo e trova il suo culmine proprio con l’istituzione dell’eterno

ritorno, ovvero nell’atto di liberazione dal peso del passato.

La perdita di valori, e quindi di punti di riferimento, che l’uomo deve riuscire ad affrontare, porta al

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