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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: L'estetismo ovvero il culto della bellezza
Autore: Fabio Berardi
Descrizione: viene descritto l'estetismo, D'Annunzio, il fascismo, Oscar Wilde.
Materie trattate: italiano, storia, inglese
Area: umanistica
Sommario: Con la definizione "Il culto della bellezza" si va subito ad identificare un movimento artistico ma soprattutto letterario della seconda metà dell'800 che vede la bellezza come unico valore in un mondo degradato, cioè l'Estetismo. Estetismo L'Estetismo è un movimento che si sviluppa a partire dal Decadentismo. Questo movimento trova il suo massimo splendore grazie alle opere di Gabriele d'Annunzio ed Oscar Wilde. D'Annunzio è indotto a trasformare la vita in opera d'arte (la cosiddetta vita inimitabile), dedicandosi al culto della bellezza in assoluta libertà materiale e spirituale, in contrapposizione con la volgarità del mondo borghese. In Inghilterra Oscar Wilde costruì un personaggio individualista nel Ritratto di Dorian Gray (1891), in cui il protagonista, innamorato della propria eccezionale bellezza, tenta di conservare per sempre la gioventù. In ambito poetico, il movimento trova dei precursori in Baudelaire, Verlaine, Rimbaud e Mallarmé cioè i simbolisti. Il principio fondamentale dell'Estetismo " l'arte per il gusto dell'arte " consiste nel vedere l'Arte come rappresentazione di se stessa, possedente una vita indipendente proprio come il Pensiero. Essa non ha alcun rapporto con l'epoca in cui si sviluppa, anzi è spesso contraria ad essa. Altra dottrina molto importante per gli esteti è questa: "nel momento in cui l'Arte rinuncia alla fantasia per la realtà , rinuncia a se stessa". É la vita ad imitare l'Arte, e questo deriva dal fatto che il fine della vita è quello di trovare espressione nell'arte. Anche la Natura stessa si modifica a immagine dell'Arte; gli unici effetti che essa può mostrarci sono quelli visibili grazie alla poesia o ai dipinti. In questo consiste il fascino della Natura, ma anche la sua debolezza. L'Estetismo presenta un continuo invito a godere della giovinezza fuggente, un edonismo(il piacere individuale costituisce il bene più alto)nuovo. La figura dell'Esteta, è stata consacrata da 2 opere: "Il piacere" di Gabriele d'Annunzio in Italia; "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde in Inghilterra.
Con la definizione “Il culto della bellezza” si va subito ad identificare un
movimento artistico ma soprattutto letterario della seconda metà dell'800
che vede la bellezza come unico valore in un mondo degradato, cioè
l’Estetismo.
Estetismo
L'Estetismo è un movimento che si sviluppa a partire dal Decadentismo.
Questo movimento trova il suo massimo splendore grazie alle opere di
Gabriele d’Annunzio ed Oscar Wilde. D’Annunzio è indotto a trasformare
la vita in opera d'arte (la cosiddetta vita inimitabile), dedicandosi al culto
della bellezza in assoluta libertà materiale e spirituale, in contrapposizione
con la volgarità del mondo borghese. In Inghilterra Oscar Wilde costruì un
personaggio individualista nel Ritratto di Dorian Gray (1891), in cui il protagonista, innamorato
della propria eccezionale bellezza, tenta di conservare per sempre la gioventù. In ambito poetico, il
movimento trova dei precursori in Baudelaire, Verlaine, Rimbaud e Mallarmé cioè i simbolisti. Il
l'arte per il gusto dell'arte
principio fondamentale dell'Estetismo — — consiste nel vedere l'Arte
come rappresentazione di se stessa, possedente una vita indipendente proprio come il Pensiero. Essa
non ha alcun rapporto con l'epoca in cui si sviluppa, anzi è spesso contraria ad essa. Altra dottrina
molto importante per gli esteti è questa: “nel momento in cui l'Arte rinuncia alla fantasia per la
realtà, rinuncia a se stessa”. È la vita ad imitare l'Arte, e questo deriva dal fatto che il fine della vita
è quello di trovare espressione nell’arte. Anche la Natura stessa si modifica a immagine dell'Arte;
gli unici effetti che essa può mostrarci sono quelli visibili grazie alla poesia o ai dipinti. In questo
consiste il fascino della Natura, ma anche la sua debolezza. L'Estetismo presenta un continuo invito
a godere della giovinezza fuggente, un edonismo(il piacere individuale costituisce il bene più
alto)nuovo. La figura dell'Esteta, è stata consacrata da 2 opere:
“Il piacere” di Gabriele d’Annunzio in Italia;
• “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde in Inghilterra.
•
Gabriele D'Annunzio.
Gabriele d’Annunzio nasce a Pescara nel 1863 e muore a Brescia nel 1938.
D'Annunzio è una personalità di livello europeo nel panorama culturale del
primo Novecento. Egli viene adottato da un ricco zio dal quale prende il
nome. La sua formazione culturale inizia a Prato con gli studi liceali, seguita
dall’esperienza universitaria a Roma alla facoltà di lettere. Qui inizia la sua
carriera da giornalista e dopo essere stato collaboratore di alcuni periodici,
diventa cronista della società aristocratica. Il poeta vive una vita ricca di
piaceri senza porsi la minima preoccupazione economica. Egli si indebita ed
è costretto a fuggire in Francia per scappare dai suoi creditori. A Parigi
D'Annunzio diventa in poco tempo una celebrità e quindi riesce a mantenere
inalterato il suo stile di vita.
Il rappresentante italiano dell’Estetismo e del Decadentismo (D’Annunzio)
D’annunzio è allo stesso tempo esteta e decadente.
E’ esteta perché cerca di trasferire il suo gusto estetizzante alla vita, coltivando l’eleganza e
• indulgendo al gesto clamoroso. Egli adora circondarsi di raffinate opere d’arte e conduce
una vita dispendiosa che lo porta ad indebitarsi (vita inimitabile).
E’ decadente perchè rifiuta il metodo scientifico e razionale, ricorre al simbolismo, esprime
• il panismo, afferma la superiorità dell’arte (infatti l’Estetismo deriva dal Decadentismo) e
rivendica il privilegio dell’artista rispetto alle masse.
In d’Annunzio l’estetismo ed il decadentismo hanno in comune un aspetto molto importante: la vita
inimitabile che si trasforma in mito di massa (cioè il superuomo o poeta vate). La vita inimitabile
infatti è rappresentata dalla ricerca dei piaceri e della bellezza (Estetismo) mentre il mito di massa è
il poeta vate che ha il compito di indicare alla folla gli obiettivi da raggiungere (Decadentismo).Il
termine Decadentismo indica la decadenza o il tramonto di una cultura, a cui segue l’origine di una
nuova, basata sull’Estetismo. L’artista diventa un vero e proprio mito, con lo scopo di pubblicizzare
il proprio lavoro e di soddisfare le esigenze del pubblico. Gabriele D'Annunzio crea intorno alla
propria figura le molteplici leggende dell'eroe impavido, dell'amante fatale, del genio inesauribile.
Egli con il romanzo “Il piacere” inaugura il Decadentismo da cui deriva appunto l’Estetismo. I
decadenti infatti affermano la superiorità dell’arte basandosi sull’Estetismo in cui l’arte è
essenziale.
Il superuomo come conseguenza dell’Estetismo (D'Annunzio)
La figura del superuomo nasce in d’Annunzio conseguentemente a quella di esteta. Il poeta che si
affida all’estetica per costruire la propria vita come un’opera d’arte, sfugge alla realtà e rifiuta i
valori morali della società borghese: matrimonio, eterosessualità, comportamenti mondani.
D’annunzio è un “eroe decadente”, un esteta esasperato, tanto diverso dall’eroe classico e da quello
romantico. Più che un immorale è un amorale, in quanto in lui il senso del bello, al primo posto
nella scala dei valori, ha fatto dimenticare i valori di bontà e di giustizia. Egli ossessionato dal
raggiungimento del sublime e del bello disprezza tutto ciò che è mediocre o banale. Egli è chiuso
nella sua eleganza come in un bozzolo di seta e persegue quei piaceri che sono propri di un’élite
fatta di persone speciali, eccezionali. Per questo motivo il superuomo giunge ad un fallimento
inevitabile. D’Annunzio si collega al filosofo Friedrich Nietzsche, anche se in D’Annunzio la figura
del superuomo mantiene una forte componente estetizzante.
Il piacere (D’Annunzio)
Nel 1889 fu pubblicato il romanzo “Il piacere”. Il protagonista è Andrea Sperelli, un giovane
aristocratico che ama l’eleganza e l’arte; il suo estetismo lo porta a trascurare la vita pratica a favore
di un’idealizzazione dell’amore e del bello. Andrea è combattuto tra due donne: Elena Muti che
incarna la donna fatale e l’erotismo lussuoso, e Maria Ferres donna angelo e pura. Vi è una continua
lotta tra la voglia inappagata nei confronti di Elena (la quale si è sposata) e il rifugio sicuro presso
Maria, la quale però rifiuta il protagonista lasciandolo solo nella sua sconfitta. In questo romanzo si
nota perfettamente che d’Annunzio è contemporaneamente esteta e decadente. Il protagonista, con
la sua vita raffinata, rappresenta l’esteta per eccellenza (Estetismo) ma allo stesso tempo egli non
trova l’amore idealizzato, giungendo inevitabilmente alla sconfitta (Decadentismo).
Le laudi (D'Annunzio)
L' influenza di Nietzche è all’origine della poesia delle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli
eroi. In essa l’ideologia del superuomo si accompagna con l’esaltazione di un’energia vita che
abbraccia tutti gli esseri. L’ ambizioso progetto delle Laudi prevedeva sette libri, ciascuno dedicato
a una delle stelle della costellazione delle Pleiadi. Ma esso è realizzato solo in parte. Alcyone è il
terzo libro delle "Laudi" è giudicato il capolavoro della produzione poetica dannunziana.
Alcyone (D'Annunzio)
Quest'opera si presenta come il diario di una breve stagione di comunione con la natura, fra l’inizio
e la fine dell’estate. Il “panismo” è il tema centrale dell’opera: il poeta perde la coscienza del
proprio Io e si fonde completamente con la natura. Le sensazioni si sostituiscono allo stato
razionale, il soggetto s’identifica con il paesaggio che lo circonda, diviene parte di esso.
Contesto storico (D'Annunzio)
D'Annunzio era molto interessato alla politica e da sempre fu caratterizzato da un estremo
interventismo. Nel 1919 d'Annunzio guidò una spedizione di "legionari" all'occupazione della città
di Fiume, proclamando la reggenza italiana del Carnaro . La città infatti era stata promessa all'Italia
con il Patto di Londra ma tale patto non fu rispettato. D'Annunzio si fa portatore di un vasto
malcontento, insistendo sul tema della "vittoria mutilata". La locuzione indica il dissenso dei
nazionalisti in seguito al fatto che l'Italia non aveva ricevuto sufficiente ricompensa per l'aiuto dato
alla vittoria dell'Intesa nel 1918. Nei giorni successivi all'occupazione, D'Annunzio ricevette il
plauso di Benito Mussolini, che però non era stato informato in anticipo dell'impresa. I rapporti fra
d'Annunzio e Mussolini non erano molto cordiali. L'entità statale proclamata da D'annunzio nella
città di Fiume (reggenza italiana del Carnaro) non venne riconosciuta dagli stati esteri. Il 12
novembre 1920 il Regno d'Italia e il Regno di Jugoslavia firmano il trattato di Rapallo: Fiume
diventa città libera, Zara passa all'Italia. D'Annunzio non accetta tale trattato e viene cacciato dalla
città dalle forze militari italiane. Costretto a ritirarsi, d'Annunzio si esiliò nella sua villa di Gardone
Riviera - il Vittoriale degli Italiani. Qui lavorò e visse da solo fino alla morte, avvenuta nel 1938.
Storia
IL FASCISMO IN ITALIA
Benito Mussolini
Benito Mussolini direttore dell’”Avanti!” fu il leader indiscusso della componente radicale del
movimento socialista, e attraverso il suo giornale si sforzò per tener vivo l’entusiasmo
rivoluzionario delle masse, fu anche il vero artefice ed animatore della cosiddetta settimana rossa,
una grande ondata di scioperi nel giugno del 1914, che investì soprattutto la Romagna e le Marche,
costò la vita di 16 persone ma si concluse senza nessun risultato concreto.
Scoppiata la guerra il PSI si schierò per il non-intervento dell’Italia, Mussolini, invece, scelse il
campo dell’interventismo, abbandonò l’”Avanti!” e fondò “Il popolo d’Italia”. Questo gesto
provocò l’espulsione di Mussolini dal partito socialista e lo costrinse a cercare una sua nuova linea
politica. La scelta dell’intervento lo riconciliò con l’idea di nazione e di patria, l’andamento del
conflitto e la tragica esperienza di Caporetto lo portarono alla conclusione che la lotta di classe
all’interno della nazione l’avrebbe irrimediabilmente corrosa e disintegrata. In fine lo scoppio della
rivoluzione russa lo spinse ad abbandonare definitivamente l’idea di rovesciare l’ordine sociale, e lo
spinse ad appoggiare la borghesia nello sviluppo economico del paese. Malgrado nel 1918 “Il
popolo d’Italia” aveva cambiato il suo sottotitolo da quotidiano socialista a quotidiano dei
combattenti e dei produttori, Mussolini non aveva ancora abbandonato del tutto la propria matrice
socialista.
Il programma dei fasci di combattimento
Il 23 marzo 1919 Mussolini convocò nel salone del Circolo dell’Alleanza industriale e
commerciale, in piazza San Sepolcro a Milano, una riunione per fondare una nuova formazione
politica, denominata Fasci Italiani di combattimento, capace di porsi in alternativa sia allo stato
liberale sia al movimento socialista di matrice marxista. La nuova formazione espose
pubblicamente il suo programma su “Il popolo d’Italia”, l’elemento più singolare è che esso appare
ancora decisamente spostato a sinistra. Il nuovo movimento, in sintesi, si proponeva di fondere
insieme i concetti di nazione e di socialismo che fin dai tempi di Marx e Mazzini erano sembrati del
tutto inconciliabili.
Il fascismo del modello fiumano
All’inizio del 1920, il movimento fondato da Mussolini attraversò un momento di crisi profonda,
infatti nelle elezioni del 1919 aveva raccolto pochissimi voti persino a Milano, roccaforte del
movimento, questo miscuglio di socialismo e nazionalismo non aveva convinto le masse che
avevano preferito votare per il PSI e il PPI. Ma il progetto non era definitivamente condannato,
tanto che nel 1920 D’Annunzio nella città di Fiume stava tentando un’operazione politica analoga.
Nella Carta del Carnaro, una sorta di Costituzione promulgata da D’Annunzio nel settembre del
1920, la proprietà non era considerata un puro e semplice diritto, bensì una sorta di funzione