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PRIMI ESPERIMENTI (Crookes - 1879): ai due elettrodi è applicato un voltaggio
elevato, (10.000 volt) e dentro il tubo è posto del gas rarefatto (P=1E-3 atm).
Si ha una scarica elettrica e sulla parete dietro l’anodo (+) si ha una fluorescenza.
DAL CATODO PARTONO QUINDI DEI RAGGI,
CHE VENGONO DETTI: RAGGI CATODICI 3
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• Hanno carica negativa
• Si propagano in linea retta: infatti se
mettiamo un ostacolo dentro il tubo, sulla
parete opposta viene proiettata un’ombra
che ha la forma dell’ostacolo (es. una
croce)
• Hanno natura corpuscolare: fanno
girare un piccolo mulinello
• Cambiando il metallo del catodo o il gas
contenuto nel tubo le particelle sono
sempre identiche.
SONO UN FLUSSO DI ELETTRONI 4
Prof.ssa Elisa Pannocchia
DETERMINAZIONE RAPPORTO q/m (Thomson):
q /m = -1.76x10 C/g
8
e e
DETERMINAZIONE DELLA CARICA DELL’ELETTRONE
(Millikan -1909) q = -1.6x10 C
-19
e m = 9.109x10 g
-28
e 5
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• Un fascio di raggi luminosi detti “raggi canale” si muove in
senso opposto ai raggi catodici e determina una fluorescenza sullo
schermo di P sul fondo del tubo (Goldstein 1886);
• Tali raggi hanno carica positiva;
• Variando il gas nel tubo varia la massa di queste particelle (con
l’idrogeno è la più bassa di tutte m=1.673x10 g).
-24
• La massa delle altre particelle è sempre multipla della massa
dell’idrogeno. 6
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• Gli elettroni emessi dal catodo collidono con le molecole del gas.
In questo urto le molecole perdono un elettrone e si trasformano
in frammenti con carica positiva.
• La particella elementare positiva, proveniente dall’idrogeno è
PROTONE
detta (dal greco Proteios cioè di prima
importanza).
• La carica di queste particelle è + 1.6x10 C (Wien 1911)
-19
• Nel 1933 Chadwich scoprì un’altra particelle subatomica senza
carica elettrica, avente
m = 1.675x10 g che fu chiamata
-24
NEUTRONE 7
Prof.ssa Elisa Pannocchia
Carica Massa
Carica relativa Massa/Massa
Nome Particella elettrica (C) rispetto al protone
(g)
protone
Elettrone (e) -1.6 x10 -1 9.1x10 1/1836
-19 -28
+1.6 x10 1.673x10
-19 -24
Protone (p) +1 -
1.675x10
-24
Neutrone (n) 0 0 Circa 1
MA IN QUALE MODO QUESTE
PARTICELLE SONO POSTE
DENTRO L’ATOMO ??... 8
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• Deriva dalle esperienze di Thomson e Goldstein;
• L’atomo nel suo insieme è neutro;
• L’atomo è fatto da una massa positiva di forma sferica nella quale
sono immersi gli elettroni (modello “a panettone”);
• La ddp applicata nei tubi di Crookes separa le cariche positive e
negative. 9
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• E’ stata scoperta da H. Becquerel nel 1896.
• I coniugi Curie nel 1898 hanno isolato due elementi
(polonio e radio) più radioattivi dell’uranio.
• I nuclei radioattivi sono instabili e si trasformano
spontaneamente in altri più stabili, dando luogo ai
decadimenti radioattivi. In questo processo emettono
differenti tipi di radiazioni:
raggi α (alfa): He (nucleo di elio formato da 2p e 2n)
++ +
• raggi β (Beta): elettroni
raggi γ (gamma): radiazioni ad altissima energia 10
Prof.ssa Elisa Pannocchia
Rutherford nel 1910 pensò di verificare sperimentalmente il modello proposto da Thomson ed
utilizzò i raggi α per bombardare una lamina d’oro molto sottile (circa 0.04 mm).
Conclusioni:
• Non erano spiegabili con il modello di
Thomson le deviazioni consistenti di alcuni
raggi α né i pochi raggi α (1/20.000) che
rimbalzavano indietro; 11
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• Rutherford ipotizzò quindi il seguente modello:
a) un atomo praticamente vuoto nel quale la maggior parte dei raggi α
potevano passare indisturbati;
b) una zona piccolissima dentro l’atomo (nucleo), nel quale era concentrata
tutta la carica positiva e la massa e quindi in grado di deviare/far rimbalzare le
particelle α;
c)gli elettroni ruotano attorno al nucleo a una distanza notevole come pianeti
attorno al sole e bilanciano esattamente la carica positiva del nucleo; 12
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• Nel modello di Rutherford non sono presenti i neutroni perché
non erano ancora stati scoperti.
• Vari esperimenti avevano però evidenziato che l’atomo di elio
aveva una massa 4 volte più grande di quello di idrogeno, ma
aveva solo il doppio degli elettroni.
• Era stato anche ipotizzato che nel nucleo di elio ci fossero 4
protoni e 2 elettroni.
• Finché nel 1932 Chadwick scoprì una nuova particella con
massa circa uguale al protone e senza carica.
• Tali particelle (NEUTRONI) stanno nel nucleo e tengono
separati i protoni in modo da diminuire la repulsione
elettrostica, (fanno da “cuscinetti”). 13
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• Nelle trasformazioni chimiche i nuclei rimangono
inalterati, quindi proprio il nucleo rappresenta la carta
d’identità degli atomi.
• NUMERO ATOMICO (Z) = Numero di protoni presenti
nel nucleo
• NUMERO DI MASSA (A) = è il numero totale dei
nucleoni, cioè delle particelle presenti nel nucleo.
X
A
A = n+p = n + Z Z 14
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• Atomi di un elemento che hanno lo stesso numero
atomico ma diverso numero di massa (cioè
differiscono per il numero di neutroni).
• Quasi tutti gli elementi in natura sono costituiti da isotopi (eccezioni F,
Au).
• Sono stati trovati circa 300 differenti isotopi variamente distribuiti tra tutti
gli elementi.
• Gli isotopi hanno lo stesso comportamento chimico dato che esso dipende
dal numero degli elettroni.
• Per descrivere un atomo devo quindi conoscere il numero dei protoni e dei
neutroni.
• Gli isotopi sono anche detti NUCLIDI. 15
Prof.ssa Elisa Pannocchia
FAMIGLIA ISOTOPICA = insieme degli isotopi di uno stesso
elemento, sia naturali che artificiali.
Sono ad esempio nuclidi il carbonio-12, il carbonio-13 e
l’uranio-235.
C
12
6 Carbonio - 12 16
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• Nel modello di Rutherford gli elettroni ruotavano attorno al nucleo con
moto circolare;
• La forza di attrazione tra nucleo ed elettroni era bilanciata dalla forza
centrifuga e quindi l’elettrone si manteneva in un’orbita costante, ma:
A) Questo modello era in contrasto con le leggi dell’elettromagnetismo,
secondo le quali una particella carica che si muove di moto non rettilineo
emette energia sotto forma di luce, di tutte le lunghezze d’onda;
B) A causa di questa perdita di energia, l’elettrone sarebbe inoltre dovuto
ricadere sul nucleo, con un movimento a spirale, in un tempo brevissimo
(10 s).
-8 Invece:
• L’atomo è un sistema stabile!!
• Tutti gli atomi (sia delle sostanze gassose che dei metalli), quando vengono
scaldati emettono degli spettri a righe, non spettri continui. 17
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• La luce è costituita da onde elettromagnetiche, formate dalla propagazione di un
campo magnetico (M) e di un campo elettrico (E) che sono tra loro perpendicolari.
• Consideriamo solo la componente elettrica, un’onda viene rappresentata quindi
come: c = λ · ν
dove c = velocità della luce (nel vuoto) =300.000 Km/s =3x10 m/s
8
λ (lambda)= lunghezza d’onda (m)
ν (ni) = frequenza (s ) =Hz
-1 18
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• Il nostro occhio vede solo una piccola parte delle radiazioni (luce visibile) e
percepisce le radiazioni con lunghezza d’onda diversa come luce di vari
colori.
• Luce monocromatica = fatta da un solo colore, o meglio da una sola
lunghezza d’onda.
• La luce del sole (o anche quella artificiale delle lampade), è fatta da un
miscuglio di colori, ed è detta luce policromatica.
• La luce policromatica può essere divisa nei suoi colori utilizzando ad esempio
un prisma (dispersione della luce). Si ottiene uno spettro continuo, cioè un
insieme di radiazioni di colore diverso che si susseguono in modo continuo.
• Fenomeno naturale di dispersione della luce: arcobaleno
• Se scaldiamo invece degli elementi in fase gassosa otteniamo uno spettro
fatto solo da alcune righe, (spettro a righe). Ad esempio lo spettro
dell’idrogeno è fatto da 4 righe. 19
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• È l’insieme delle radiazioni elettromagnetiche;
• Si divide in regioni spettrali: visibile, UV, IR, microonde, onde radio… 20
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 molti fisici studiarono gli spettri dei
corpi.
• Il colore dei corpi cambia con la temperatura:
a) se scaldiamo del ferro esso diventa prima rosso, poi giallo, poi bianco;
b) anche il colore delle stelle dipende dalla loro temperatura. Infatti le
stelle più fredde (T <3000 K) ci appaiono rosse e quelle più calde (T>
30.000K) di colore azzurro (il sole ha una T di circa 6000 °C!!).
• M. Planck arrivò a concludere che:
l’energia luminosa viene emessa dai corpi sotto forma di “pacchetti” di
energia detti “quanti”;
La relazione tra energia e frequenza della luce è data da:
E= hν
(dove h= costante di Planck= 6.63·10 J·s)
-34 21
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• L’idea che l’energia si liberi solo a “pacchetti” era
decisamente rivoluzionaria.
• Einstein chiamò questi pacchetti di luce “FOTONI”.
• La luce ha cioè una doppia natura ONDULATORIA e
PARTICELLARE.
• Alcuni fenomeni della luce (diffrazione della luce su
un CD) possono essere spiegati considerandola come
onda ed altri fenomeni (es. effetto fotoelettrico),
considerandola come formata da quanti di luce. 22
Prof.ssa Elisa Pannocchia
Basandosi sugli studi degli spettri di assorbimento e di
emissione degli atomi, Bohr nel 1913 propose il seguente
modello:
1) l’elettrone ruota attorno al nucleo soltanto in determinate
orbite circolari (orbite stazionarie), che soddisfano la
seguente relazione: ⋅
n h
= = ⋅
r n cos t
π ⋅ ⋅
2 m v
dove: n = numero quantico principale = 1,2,3… (intero)
h = costante di Planck= 6.63*10 j/s,
-34
m e v = massa e velocità dell’elettrone 23
Prof.ssa Elisa Pannocchia
Sia le orbite che le energie possono assumere solo
alcuni valori (sono quantizzate) e dipendono dal valore
di n.
Lo stato dell’elettrone, avente n=1, si chiama stato
fondamentale, gli altri si chiamano stati eccitati.
2) Muovendosi su queste orbite (permesse), l’elettrone
non irradia energia. 24
Prof.ssa Elisa Pannocchia
3) Fornendo energia ad un elettrone, esso passa dallo stato
fondamentale ad uno eccitato, dove però è instabile e rimane
per un tempo brevissimo (10 s) per poi passare ad uno stato
-8
meno energetico (non necessariamente a quello fondamentale).
L’energia assorbita viene riemessa sotto forma di radiazione di
una ben definita lunghezza d’onda, calcolabile dalla equazione
di Planck.
Ogni riga dello spettro corrisponde quindi ad una transizione
da uno stato eccitato ad uno con energia più bassa. 25
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• Questo modello spiegava molto bene lo spettro dell’atomo
di idrogeno e con piccole correzioni poteva essere applicato
anche ad altri atomi “semplici” (es. Li ).
+
LIMITI:
• Non riusciva invece a calcolare le frequenze delle righe di
atomi con più elettroni.
• Non spiegava perché l’elettrone muovendosi su un’orbita
permessa non dovesse perdere energia.
• Inoltre, con l’utilizzo degli spettroscopi, si vide che in realtà
le righe degli spettri erano fatte da gruppi di righe più sottili,
tali sdoppiamenti non erano spiegabili con il modello di
Bohr. 26
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• Sommerfeld propose allora un nuovo modello
atomico (che perfezionava quello di Bohr ed è stato
usato fino al 1925), nel quale le orbite erano
ellittiche e erano utilizzati 4 numeri quantici per
descrivere l’orbita dell’elettrone.
• Anche tale modello però non riusciva a descrivere in
modo completo atomi con molti elettroni.
• La meccanica classica era però inadeguata nello
spiegare i sistemi microscopici (atomi e molecole). 27
Prof.ssa Elisa Pannocchia
• De Broglie nel 1924 ipotizzò che ogni particella in movimento
(carica o neutra) presenti una doppia natura particellare e
ondulatoria. L’aspetto ondulatorio è però evidente solo quando la
massa delle particelle è molto piccola:
h
λ = ⋅
m v
Esempio: ad una palla da tennis (massa circa 50 g e v=20m/s) è
associata un’onda con λ = ~ 7·10 m, troppo piccola quindi per
-34
essere rivelata.
• Ipotizzò quindi che anche l’elettrone potesse avere, (come la luce)