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Breve storia:
La stazione centrale di Milano è la principale stazione del capoluogo lombardo.
Fu inaugurata nel 1931 per sostituire la vecchia stazione centrale che sorgeva in
piazza della Repubblica divenuta insufficiente a causa dell’aumento del traffico
ferroviario.
La prima stazione centrale fu inaugurata nel 1864 dove ora c’è piazza della
Repubblica. Restò in esercizio fino al 30 giugno del 1931.
Con re Vittorio Emanuele III nel 1906 venne indetto il concorso per la nuova stazione
e successivamente fu scelto il progetto di Ulisse Stacchini: nel 1912 incominciò la
ricostruzione.
A causa della crisi economica dopo la prima guerra mondiale la progettazione
procedette a rilento e il progetto incominciò a cambiare divenendo sempre più
complesso e maestoso.
Stili:
La stazione centrale cosi come si presenta oggi è un insieme di stili e per questo viene
definita un’architettura eclettica. Stacchini fece realizzare la facciata alta 200m e la
volta alta 72m con un’ enorme e sorprendente galleria delle carrozze. Le prime
trasformazioni furono fatte secondo lo stile liberty. L’ispirazione principale è la
natura, il liberty studia gli elementi strutturali traducendoli in linee dinamicha e
ondulate. Semplici figure sembrano prendere vita e evolversi naturalmente in forme
simili a piante e fiori.
Lo stile, che deriva dal liberty e che fa parte dei diversi stili della stazione, è “l’art
Dèco”. E’ caratterizzata dall’uso di materiali come alluminio, acciaio o legno
intarsiato. Da qui prende origine la realizzazione della volta in acciaio e vetro.
Successivamente gli elementi decorativi presenti nella stazione (i fregi nella
biglietteria principale, i segni zodiacali e le statue)furono fatti in marmo o gesso.
I lavori durante la crisi economica che colpì l’Europa, e quindi anche l’Italia, furono
interrotti
Negli anni successivi alla crisi Mussolini volle che la stazione rappresentasse la
potenza del regime fascista: venne fatto un nuovo progetto delle piattaforme
ferroviarie e in più furono introdotte grandi arcate in acciaio.
Lo stile della nuova stazione venne poi definito “assiro-milanese” o “assiro-fascista”
per l’intreccio del monumentalismo romano e delle raffigurazioni decorative che
ricordano lo stile assiro-babilonese. Lo stile assiro-fascista prolunga la realizzazione
del classico. L’interesse per le decorazioni spiega l’aggiunta di statue, bassorilievi,
mosaici, corone, festoni e motivi geometrici astratti.
Nel 1931 fu inaugurata alla presenza del ministro delle poste e delle comunicazioni
Costanzo Ciano.
Propaganda fascista attraverso opere d’architettura
Il panorama culturale dell’architettura italiana tra le due guerre è contradditorio ed
estremamente complesso. Per consolidare sia il consenso interno sia il proprio
prestigio internazionale, il regime fascista promuove massicce iniziative di carattere
architettonico e urbanistico.
La politica culturale del fascismo non è solo di controllo e repressione, è anche
propositiva, organizzativa e propagandistica.
Il fascismo privilegia l’aspetto di stupore e grandezza cosi da avere un consenso
interno per diffondere in Europa un immagine ufficiale del fascismo del tutto
positivo.
Ciò che viene costruito o trasformato durante il Ventennio sono: case del fascio,
scuole, palazzi del governo, uffici postali, ministeri, palazzi di giustizia, stazioni
ferroviarie, piscine, ecc…
L’architettura è il simbolo unificante della nazione, simbolo di pietra, fatto per durare,
per tramandare ai posteri il tempo del fascismo. Non da meno dei più moderni mezzi
di comunicazione di massa dispiegati dal regime : come cinematografia o radio,
questa antica arte conforma la sua efficacia nel produrre potenti suggestioni
collettive.
L’adesione delle masse al regime assunse forme di tipo irrazionale e religioso. Per
Mussolini governare un popolo significa agire sulla sua immaginazione, vuol dire
creare o evocare immagini che hanno la forza della seduzione. In lui si identifica la
folla: viene trascinata nell’illusione euforica di vivere, assieme al suo leader, da
assoluta protagonista, il tempo presente elevato ad una dimensione mitica.
Il regime privilegia il finanziamento di un’architettura monumentale e celebrativa a
discapito dell’edilizia popolare. Per Mussolini l’architettura era la massima fra tutte
le arti. Il suo intento era quello di riportare l’Italia e la sua capitale alla grandezza
vissuta dall’impero romano. La renovatio urbis è messa è messa in relazione al valore
del passato imperiale su cui investire i miti del presente.
Il duce volle creare un’architettura all’altezza dell’esperienza politica, unica e
totalizzante qual è il fascismo. C’è una volontà di attuare ovunque un controllo
diretto sugli interventi edilizi.
Per Mussolini non è una questione di gusto ma è uno strumento politico per egire
sulle masse ed è per questo che influenza pesantemente le scelte architettoniche :
l’idea di forza, espressa attraverso la mole gigantesca, e l’idea di universalità, rivelata
dal classicismo.
L’architettura deve simboleggiare un mito potente e capace di colpire il più possibile
in profondità. Deve diventare per tutti strumento di identificazione e di educazione
nazionale : in questa ci si deve riconoscere e cogliere i caratteri essenziali, eterni,
universali della civiltà italiana.
Infine l’intento del Duce di creare opere durature è riuscito: dopo la caduta del
fascismo queste architetture non sono state abbattute come altri simboli meno
ingombranti del regime. Il loro aspetto imponente, solido e ordinato tramanda
automaticamente l’idea di grandezza.
Utilizzo della stazione centrale
Nel progetto originale erano previsti 20 binari per il servizio dei
passeggeri,escludendo quelli ai lati della grande volta che vennero messi in uso
successivamente. Il progettista Ulisse Stacchini aveva collocato un altro fascio di
binari al di sotto di quello principale, destinandolo allo smistamento merci e postale. I
vagoni potevano essere portati al piano dei binari passeggeri utilizzando un monta
carichi. Già nel ’38 l’Italia diventa antisemita ma solo successivamente sotto la
repubblica di Salò gli ebrei italiano incominciarono ad essere deportati.
Il 30 gennaio 1944 600 cittadini italiani di religione ebrea furono caricati su un
camion nel cortile del carcere di San Vittore. Il carico raggiunse le viscere della
stazione e binari nascosti tra cui il binario21 : da quel giorno la funzione del binario
cambiò. Dal primo convoglio partirono 250 deportati.
Racconto:
Dopo la censura fatta dal sistema fascista, nel dopo guerra in Italia vengono tradotti
gli autori delle letterature straniere soprattutto autori americani. Nuovi generi letterari
vengono importati, uno tra questi è il Giallo. Considerata una letteratura d’
intrattenimento che permette al lettore di svagarsi, di divertirsi e di evadere dalla
quotidianità, il Giallo è caratterizzato da una trama delittuosa.
L’autore più significativo in Italia è Giorgio Scerbanenco (1911-1969) scrittore-
giornalista che scrive romanzi polizieschi ambientati nella Milano degli anni ’60.
Scerbanenco riesce ad attirare il lettore con brevi storie che analizzano la psicologia
dei personaggi.
Uno dei suoi racconti è ambientato nella stazione centrale “stazione centrale
ammazzare subito” che è il messaggio inviato a Domenico Barone, il protagonista,
che per guadagnare una buona somma accetta di contrabbandare valuta. Con questo
messaggio i capi dell’organizzazione, che neanche conosce, gli ordinano di uccidere
l’uomo che gli passa la merce. Anche a quest’ultimo però viene dato il medesimo
ordine e si ritrovano entrambi nella stessa situazione.
Bibliografia
- “Novecento Milanese, i novecentisti e il rinnovamento dell’architettura a milano fra
1920 e 1940” Federica Motta editore.
- Dorfles Gillo,Vettese Angela “Storia dell'arte. Vol. 4: Il Novecento” Atlas editore.
- Fossati Marco Luppi Giorgio Zanette Emilio “Passato presente. Vol. 2: Dall'antico
regime alla società di massa.” Mondatori Bruno editore.
- Guardavilla Bruno “Progettazione architettonica. Introduzione alle logiche
dell'architettura.” Hoepli editore.