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INTRODUZIONE

La parola METAMORFOSI deriva dal greco

metam rphosis, meta,

vocabolo composto da

ό morphé,

che indica la trasformazione, e da che

vuol dire “forma”.

Il termine, nella mitologia greco-romana e nella

letteratura fiabesca, indica la trasformazione di

un essere in un altro di natura diversa.

Ovidio attribuiva alla metamorfosi un valore

eziologico, ossia la usava per spiegare la nascita

dei diversi esseri. Ad esempio l’eco, il fenomeno

naturale che causa la ripetizione delle sillabe

finali, è la voce della ninfa Eco, consumatasi

tanto per amore di Narciso che di lei non rimase

altro che la voce.

Apuleio investiva invece la metamorfosi di un

valore mistico: solo attraverso un cammino di

purificazione era possibile tornare alle proprie

sembianze originarie, perse a causa di un’offesa

fatta alle divinità.

Entrambi questi autori hanno influenzato

notevolmente la letteratura e l’arte dei secoli

successivi: ritroviamo tracce di Ovidio e Apuleio

Shakespeare, Keats, Kafka, Dante, Bernini,

in

Canova e tantissimi altri.

La Divina Commedia è ricchissima di riferimenti

mitologici, in particolare

nella cantica del Paradiso.

Già nel canto I Dante,

rivolgendosi ad Apollo per

ottenere l’ispirazione, parla

di Marsia e di Dafne,

alludendo a due dei più

importanti miti di

metamorfosi che riguardano il dio. Sempre qui 7

Dante fa riferimento al mito di Glauco (umile

pescatore divenuto divinità marina) per

transumanar,

esprimere il significato di ovvero

andare oltre la condizione umana.

D’Annunzio

Lo stesso conosceva molto bene

queste opere, visto che l’intero Alcyone è ricco di

richiami a questi miti, in particolare a quello di

Glauco e a quello di Apollo e Dafne.

Nietzsche si serve invece della metamorfosi per

descrivere la genesi e il senso del superuomo,

uno dei concetti-chiave del suo filosofare.

In ambito scientifico il termine Metamorfosi indica

invece la serie di mutamenti di forma e di struttura

dei diversi esseri viventi e non allo scopo di

adattarsi all’ambiente in

cui si trovano.

Metamorfosi si può infatti

considerare il

cambiamento di stato

delle sostanze, dallo stato

liquido a quello solido, da

quello solido a quello

gassoso e così via in tutti

i possibili casi. neutrini,

La stessa capacità dei piccolissime

particelle emesse dal Sole, di trasformarsi gli uni

negli altri viene chiamata dai fisici “metamorfosi”.

In determinate situazioni le rocce subiscono

processi di metamorfismo, ossia la trasformazione

allo stato solido dei minerali componenti la roccia,

senza modificarne la composizione chimica.

8

Il titolo Metamorphoseon libri XI è il titolo originario dell’opera

di Lucio Apuleio, l’unico esempio di romanzo in

Satyricon

latino, insieme al di Petronio, ad essere

L’asino

pervenutoci. L’opera è meglio conosciuta come

d’oro, De

titolo che compare per la prima volta nel

Civitate Dei (413-426 d.C.) di Sant’Agostino.

aureus

L’aggettivo potrebbe essere riferito alla qualità

artistica dell’opera, alle doti eccezionali dell’asino o

all’alto valore morale insito nella storia. È possibile che

Asinus Aureus

il titolo richiami il romanzo, falsamente

attribuito allo scrittore e sofista Luciano di Samosata

Lucio o l’asino,

(120- dopo il 180 d.C), intitolato a sua

Metamorfosi,

volta rifacimento delle opera perduta di

Lucio di Patre (II sec. d.C). Sia l’opera pseudolucianea

che quella di Lucio di Patre rivelano l’intenzione di una

narrativa di puro intrattenimento, priva di qualsiasi

proposito moralistico, mentre il romanzo di Apuleio

assume i caratteri del romanzo di formazione.

Il romanzo, formato da undici libri, può essere diviso in

La struttura tre parti: nella prima (libri I-III) vengono narrati gli

avvenimenti precedenti la trasformazione di Lucio, il

protagonista, in asino; nella seconda (IV-X) vengono

narrate le (dis-)avventure di Lucio in forma asinina,

9

L’interpretazione

allegorica… intervallate da numerose vicende, fra cui quella di

Amore e Psiche; la terza e ultima parte, che

comprende solo il libro XI, descrive Lucio che riacquista

la forma umana. La struttura non è lineare visto che

dall’asse narrativo principale, costituito da Lucio che

narra in prima persona le proprie vicende, si dipartono

vari racconti, in cui nuovi personaggi raccontano

diverse avventure.

10 Tripoli) conobbe la rielaborato nell’opera

Apo-logia.

vedo- Tornato a

Lucio Apuleio nacque a va Pudentilla, Cartagine, lo scrittore

Ma-daura, nell’attuale madre del suo amico continuò la sua attività

Algeria, nel 125 d.C. Ponziano, che poi di oratore e pubblico

Proveniente da una sposò. conferenziere; venne

famiglia facoltosa, studiò Poco dopo onora-to con l’erezione

a Cartagine, dove Ponziano di tre sta-tue (una a

apprese le regole morì e Madaura e due a

dell’eloquenza latina; si Apuleio fu Cartagine). Morì dopo il

recò poi ad Atene, per accu- 170 d.C.

perfe-zionare gli studi di sato dal ALTRE OPERE

musica, grammatica, secondo  L’Apologia (o De

retorica, filosofia e figlio della Magia) è la

geometria. Compì donna , rielaborazione del di-

numerosi viaggi, durante Pudente, di scorso che Apuleio

i quali fu iniziato ai culti aver sedotto la ricca tenne per difendersi

misterici; visse anche a vedova con la magia, per dall’accusa di praticare

Roma. Ad Oea ( oggi appropriarsi delle sue arti magiche.

ricchezze. Il processo si

con-cluse con

l’assoluzione di Apu-

leio, che si era

validamente dife-

so con un discorso

brillante,poi 11

La terza parte ha un carattere fortemente differente

dalle altre: scompaiono i temi avventurosi e licenziosi,

sostituiti dalla tematica

L’AUTORE:

APULEIO

12 Può essere divisa in tre tratti dalle declamazione to di apparizio

parti: nella prima e dalle conferenze tenute i Lemuri.

smentisce le ca-lunnie in pubblico.  Il De mund

degli accusatori; nella  Il trattato De Platone et rifaci-mento

seconda fa una eius dogmate è un dell’omonimo

distinzione fra magia compendio del pensiero di pseudoaristote

bianca, a carattere Platone; il primo li-bro

mistico-filosofico, e tratta di filosofia naturale, Apuleio era u

magia nera, dalla il secondo di etica. dalla

quale si è sempre enciclopedica,

 Il De deo Socratis

tenuto alla larga; nella occupò, in gre

espone la teoria

terza parte Apuleio latino, di tutti

medioplatonica secondo

mostra come il suo letterari. Tut-t

la quale, fra cielo e terra,

matrimonio sia stato produzione in

esiste una zona abitata da

di-sinteressato: però andata

demoni che fungono da

Pudentilla, nel suo Le opere

intermediari fra gli dei e

testamento, ha lasciato includevano i

gli uomini. Questi demoni

tutto al figlio. Carmina a

risiedono nell’anima di

 La raccolta Florida, nonché oraz

ogni uomo oppure

in 4 libri, è costituita romanzi.

assumono l’aspet-

da 23 brani

salvifica e religiosa. È proprio quest’ultimo libro che

fornisce la chiave di lettura dell’intera opera. La

metamorfosi di Lucio in asino è dovuta alla troppa

curiosus

curiosità (dove per si intende assettato di

conoscenza) del giovane che, incurante dei rischi,

prova la pozione magica su se stesso. Soltanto dopo

aver superato innumerevoli prove, dimostrando

pentimento e maturità, Lucio verrà premiato dalla dea

Iside (la dea della fertilità degli egizi) e riuscirà così a

riacquistare la forma umana. La stessa scelta dello

asino non è casuale: Plutarco ne parla come un

animale impuro e malefico, in quanto simbolo, nella

mitologia egizia, del dio Seth, una divinità nemica

iter

della dea Iside. Questo stesso è riprodotto nella

favola di Amore e Psiche, dove la protagonista, prima

di giungere all’apoteosi finale, dove superare molti … e il gusto

ostacoli. Le Metamorfosi sono quindi da leggere come per la

il percorso iniziatico dell’anima dalla degradazione e narrazione

dall’abiezione morale alla redenzione. A tutta l’opera è

sotteso infatti un messaggio religioso: la salvezza

dell’uomo non avviene grazie alla sua opera, ma è un

dono gratuito della divinità. 13

Alla finalità mistica e pedagogica se ne affianca una

esclusivamente narrativa: le digressioni novellistiche

(Amore e Psiche, le vicende del ladrone Trasileone…)

esprimono il gusto del racconto fine a se stesso,

hanno il solo scopo di divertire il lettore. È lo stesso

Apuleio a chiarirlo subito: «Lector intende: laetaberis»,

«attento lettore: ti divertirai». Il romanzo di Apuleio si La fabula

gioca pertanto su questi due piani, che costituiscono Milesia

due livelli di lettura: creazione fantastica e realismo,

intrattenimento e impegno.

Apuleio ci avvisa sin da subito che il tono dell’opera

sarà realistico, movimentato e licenzioso. Egli si rifà

fabula Milesia,

infatti alla ossia a quel tipo di racconto

erotico, molto popolare a partire dall’età ellenistica

per la componente sensuale. Questo genere prende il

nome da una raccolta di Aristide di Mileto (II-I

sec.a.C.), poi tradotta in latino da Cornelio Sisenna (I

a.C.) . LA TRAMA

Libri I-III Il giovane Lucio si reca in Tessaglia per affari di

famiglia; ad Ipata viene ospitato dal ricco ed avaro

Milone, la cui moglie, Panfila, è ritenuta una strega:

ansioso di conoscere i misteri della magia, entra nelle

grazie di Fotide. Una sera, mentre ritorna ebbro alla

casa di Milone, pensa di scorgere tre ladri e li trafigge

con la spada. Il giorno successivo viene trascinato in

tribunale per rispondere del triplice omicidio. Il giudice

pronuncia la condanna ed intima a Lucio di scoprire i

corpi delle sue vittime. Tra gli schiamazzi e le risa

della folla, appaiono tre otri sgonfi e bucati: Lucio ha

fatto le spese della festa del dio Riso che si celebra

ogni anno! Il giovane torna a casa mortificato e Fotide,

per consolarlo, gli permette di assistere alla

trasformazione di Panfila in un gufo. Lucio prega

Fotide di aiutarlo in una simile metamorfosi, ma la

ragazza sbaglia vasetto e Lucio viene trasformato in

Libri IV-VI un asino, mantenendo tuttavia intelligenza e

sentimenti umani. La servetta promette di procurare

per l’indomani dei petali di rosa, l’antidoto alla

14 trasformazione. Lucio allora attende l'alba nella stalla,

ma quella notte un gruppo di briganti assale la casa di

Milone rubando tutto e caricando la roba sugli animali

della stalla, lui compreso.

Dopo diverse peripezie, i ladri giungono al loro covo,

custodito da una vecchia. Il giorno dopo, i ladroni

rapiscono una fanciulla, Carite, e l'affidano alla

vecchia in attesa del riscatto. Per consolare la

giovane, strappata al fidanzato il giorno prima delle

Libri VII-IX nozze, la vecchia racconta la lunga novella di Amore e

Psiche, ascoltata con attenzione anche dall’asino.

Ai banditi si unisce un nuovo socio, che

progressivamente si imporrà come loro capo. Lucio

tuttavia scopre che si tratta di Tlepòlemo, il promesso

sposo di Carite, venuto di nascosto a liberarla. Uccisi i

banditi, la coppia torna in città e l’asino è lasciato

libero in campagna. Le sue sventure non sono però

finite: la moglie dell'asinaio lo sfrutta attaccandolo alla

macina e un ragazzo lo tormenta. La tragica morte di

Carite e Tlepòlemo dà inizio a nuove disgrazie: i servi

Libro X fuggono col bestiame, per poi rivenderlo al mercato.

Così Lucio cade nelle mani di innumerevoli padroni.

L’ultimo padrone comincia ad ammaestrarlo e pensa

di sfruttarlo facendolo esibire nel circo in un amplesso

con un’assassina condannata a morte. Nel momento

cruciale Lucio riesce a fuggire e giunge sulla spiaggia

di Cencree dove si purifica in mare e supplica la Luna

Libro XI di rendergli la forma umana.

In sogno gli appare la dea Iside che lo invita a

partecipare alla processione in suo onore e di

mangiare le rose che porterà il sacerdote. Lucio

esegue gli ordini e tra lo stupore di tutti ritorna in

forma umana. Lucio rende grazie alla dea e le chiede

di essere iniziato ai suoi riti, divenendone sacerdote.

Alla fine del romanzo, Apuleio si sostituisce al suo

protagonista Lucio: al sacerdote, infatti, appare in

sogno la dea in persona, che gli comunica che

l'indomani si presenterà da lui un "Madaurensis" (un

uomo di Madaura) per essere iniziato ai sacri misteri.

E’ noto che Apuleio era nativo di Madaura, mentre il 15

suo eroe Lucio è greco: è perciò evidente l’intento

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