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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Metamorfosi
Autore: Giulia Romano
Descrizione: Tesina sulla Metamorfosi
Materie trattate: latino, letteratura italiana, letteratura francese, filosofia, letteratura inglese, storia, arte, sc
Area: umanistica
Sommario: La pagina iniziale, contenente i nomi degli argomenti e degli autori da cui si è preso in esame un opera od un testo, è leggibile allo stesso modo anche se capovolta: il mio intento è stato quello di attuare una "metamorfosi" alle lettere dei nomi per poterne ottenere una leggibilità identica da due persone che si trovano ad osservare il foglio dai due lati opposti di un tavolo. Prime trenta righe: Metamorfosi è un'opera di Apuleio suddivisa in undici libri1, a loro volta scissi in capitoli (da un minimo di 26 del primo libro ad un massimo di 42 del nono) segnalati da un numerino a lato del testo che, susseguendosi così senza interruzioni, pare essere un unico blocco. Essenzialmente si può pensare questo libro come il racconto di un viaggio in Tessaglia, dove Lucio2, il protagonista, si trova a contatto con le difficoltà della vita di quel tempo... nei panni di un asino! Si può anche guardare al testo come ad una cornice ove sono incastonate diverse scene, che vanno da episodi legati a personaggi incontrati fra i vari padroni che l'asino deve cambiare, a racconti mitologici come quello di Amore e Psiche3, raccontato da una vecchia (libro IV cap. 28- libro VI cap. 23); di grande importanza la presenza della magia4, la stessa per cui Lucio è intrappolato nel corpo di un asino, e l'intervento della dea Iside5 sul concludersi del testo. Centrale è il tema della curiosità 6, posta in sovrabbondanza nell'animo del protagonista, che porta Lucio a voler sperimentare su di sé la magia come primo avvenimento (qui la "metamorfosi" in asino per un errore di Fotide7, la serva della casa in cui egli era ospite), per passare poi alle sventure che si susseguono una dopo l'altra, con la probabilità di morte costantemente alle calcagna, accentuate dalla condizione animalesca che impedisce la comunicazione ed ogni possibilità di fuga. Tra i vari commenti fatti dal protagonista, trovo molto significativa questa frase, che rende pienamente tale lato del suo carattere: <<... una soddisfazione l'avevo per consolarmi d'essere diventato così brutto, e cioè che, armato com'ero di quelle orecchie maiuscole, ero capace di sentire con la massima facilità ogni cosa anche a distanza>> (cap. 15 libro IX). Altro tema importante è la libidine8, caratteristica onnipresente nel nostro personaggio, che si manifesta in scene tutt'altro che accennate e, sovente, anche in riferimenti ad altri personaggi, in particolare nel narrare tradimenti e loro scoperta come quella a cui il protagonista contribuisce per la buona riuscita (libro IX). Lucio riesce, al termine del libro decimo, ad iniziare la "redenzione" da questi suoi difetti fuggendo da un pubblico accoppiamento con una condannata a morte, quand'egli presenta ancora sembianze asinine; per partecipare, in seguito alla risposta alle sue preghiere da parte della dea Iside, ad una processione religiosa dove riesce finalmente a nutrirsi delle sospirate rose che lo riportano alla condizione di essere umano. Il libro si conclude9, a mio parere, in modo inaspettato, poiché da un "ficcanaso pervertito", Lucio diviene un servo devoto ai culti della dea con la promessa di assoluta castità , che, per un lettore, appare paradossale dopo centinaia di pagine ove si ha a che fare con un personaggio di tutt'altra natura.
1 , a loro volta scissi in capitoli (da un
è un’opera di Apuleio suddivisa in undici libri
Metamorfosi
minimo di 26 del primo libro ad un massimo di 42 del nono) segnalati da un numerino a lato del
testo che, susseguendosi così senza interruzioni, pare essere un unico blocco.
Essenzialmente si può pensare questo libro come il racconto di un viaggio in Tessaglia, dove
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Lucio , il protagonista, si trova a contatto con le difficoltà della vita di quel tempo... nei panni di un
asino!
Si può anche guardare al testo come ad una cornice ove sono incastonate diverse scene, che vanno
da episodi legati a personaggi incontrati fra i vari padroni che l’asino deve cambiare, a racconti
3 , raccontato da una vecchia (libro IV cap. 28- libro VI
mitologici come quello di Amore e Psiche 4
cap. 23); di grande importanza la presenza della magia , la stessa per cui Lucio è intrappolato nel
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corpo di un asino, e l’intervento della dea Iside sul concludersi del testo.
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Centrale è il tema della curiosità , posta in sovrabbondanza nell’animo del protagonista, che porta
Lucio a voler sperimentare su di sé la magia come primo avvenimento (qui la “metamorfosi” in
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asino per un errore di Fotide , la serva della casa in cui egli era ospite), per passare poi alle sventure
che si susseguono una dopo l’altra, con la probabilità di morte costantemente alle calcagna,
accentuate dalla condizione animalesca che impedisce la comunicazione ed ogni possibilità di fuga.
Tra i vari commenti fatti dal protagonista, trovo molto significativa questa frase, che rende
pienamente tale lato del suo carattere: <<... una soddisfazione l’avevo per consolarmi d’essere
diventato così brutto, e cioè che, armato com’ero di quelle orecchie maiuscole, ero capace di sentire
con la massima facilità ogni cosa anche a distanza>> (cap. 15 libro IX).
8 , caratteristica onnipresente nel nostro personaggio, che si
Altro tema importante è la libidine
manifesta in scene tutt’altro che accennate e, sovente, anche in riferimenti ad altri personaggi, in
particolare nel narrare tradimenti e loro scoperta come quella a cui il protagonista contribuisce per
la buona riuscita (libro IX).
Lucio riesce, al termine del libro decimo, ad iniziare la “redenzione” da questi suoi difetti fuggendo
da un pubblico accoppiamento con una condannata a morte, quand’egli presenta ancora sembianze
asinine; per partecipare, in seguito alla risposta alle sue preghiere da parte della dea Iside, ad una
processione religiosa dove riesce finalmente a nutrirsi delle sospirate rose che lo riportano alla
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condizione di essere umano. Il libro si conclude , a mio parere, in modo inaspettato, poiché da un
“ficcanaso pervertito”, Lucio diviene un servo devoto ai culti della dea con la promessa di assoluta
castità, che, per un lettore, appare paradossale dopo centinaia di pagine ove si ha a che fare con un
10 , ci si potrebbe capacitare di questo
personaggio di tutt’altra natura. Appellandosi al titolo del libro
repentino cambiamento, considerandolo una seconda metamorfosi.
Note:
1. Undici come i giorni necessari agli adepti per la preparazione alla religione Isiaca.
2. Nome parlante, in quanto l’opera ha come tema la ricerca della lux.
3. La novella narra la vicenda della sposa di Amore che, in seguito ad una colpa di curiosità, trova il
metodo per riscattarsi: la stessa dinamica dell’avventura di Lucio.
Canova ha fermato nel marmo un attimo che
rimane sospeso: è l’istante prima del bacio*; si
può osservare la tensione dei due giovani corpi
che si sfiorano appena, ed i volti che si
contemplano con dolcezza rapiti l’uno dalla
bellezza dell’altra. È questa un’opera altamente
significativa dell’arte neoclassica, poiché vi si
ritrovano i principi espressi da Winckelmann
(teorico tedesco, scrisse Pensieri sull’imitazione
« la
dell’arte greca nella pittura e nella scultura):
generale e principale caratteristica dei capolavori
greci è una nobile semplicità e una quieta
grandezza, sia nella posizione che
nell’espressione. Come la profondità del mare che
resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la
superficie, l’espressione delle figure greche, per
quanto agitate da passioni, mostra sempre
» .
un’anima grande e posata
A. Canova , Amore e Psiche che si abbracciano
.
(1787-1793) Frontalmente è possibile cogliere la geometria
compositiva lineare formata da due archi la
cui intersezione è sottolineata dall’unione dei
due cerchi che gli amanti creano con le
braccia.
È possibile associare a questa situazione i
versi di dove l’autore,
Ode on a Grecian Urn,
* John Keats, esalta il fondamentale ruolo
dell’“immaginazione” rispetto ai momenti
effimeri della realtà: potere creatore di
situazioni che non subiscono la corruzione del
tempo, e risultano perciò superiori, perché
riportano un inadempimento eterno, mai
fruito.
« Heard melodies are sweet, but those unheard
» (vv. 11, 12)
Are sweeter...
4. I primi due libri contengono storie di magia, mentre dal terzo all’ottavo sono narrate le avventure
dell’asino; i libri nove e dieci contengono storie infami e l’undicesimo l’adesione di Lucio alla
religione Isiaca.
5. La natura stessa, che in sé tutto raccoglie. Divinità egiziana che, seppelliti i resti del marito Osiride
(dio dei defunti e della nuova vita, del quale i misteri sono complementari a quelli della moglie), si
vendicò del suo assassino: Seth, effigiato nel culto con il volto d’asino.
6. La “sete di sapere”, frutto del desiderio di giungere ad una verità, trova soddisfacimento
nell’iniziazione al culto di Iside.
7. Nome parlante dal greco phos- photos: luce.
8. É possibile parlare di (da Aristide di Mileto, autore di Milesiakà), poiché si può
fabula Milesia
intendere l’opera di Apuleio come una raccolta di novelle; ci si può inoltre collegare al filone
ellenistico del romanzo d’avventura: le vicende sono infatti raccontate da un narratore omodiegetico
(interno al romanzo, in prima persona) che si identifica nel protagonista, cosicché i fatti risultano
narrati come personalmente vissuti o uditi.
9. Il finale, come qualche episodio, è parte aggiuntiva alla storia greca dell’uomo-asino (forse opera di
Luciano di Samòsata) che Apuleio riprende per scrivere il suo libro.
10. ovvero “libri delle trasformazioni”; dall’uso di questo plurale trapela
Metamorphosen libri,
l’intenzione di Apuleio di non soffermarsi esclusivamente su una metamorfosi fisica ed esteriore, ma
di rappresentare un’evoluzione spirituale, cioè riportare «la trasformazione ed il recupero delle forme
e delle sorti degli uomini».
Fonti: - Apuleio, a cura di Giuseppe Augello, Torino, Utet, 1958
Metamorfosi o Asino d’oro,
- a cura di Maurizio Bettini, Milano, La Nuova Italia, 2004
Il bosco sacro,
- Paolo Di Sacco e Mauro Serìo, Ed. Scol. B. Mondadori
Scritture latine 2,
- Cricco e Di Teodoro, Zanichelli, Bologna, 1996
Itinerario nell’arte,
- http://kidslink.bo.cnr.it/irrsaeer/amorepsiche/arte/immagini/canova_gruppo.jpg
- Volume two, M. Spiazzi e M. Tavella, Zanichelli, Bologna, 2004
Lit&Lab di Carlo Collodi è costituito da trentasei capitoli segnalati dalla
Le avventure di Pinocchio
numerazione romana, ognuno dei quali presenta una breve rubrica, antistante il testo, dove si
preannuncia il contenuto della sezione.
Il testo è redatto in modo semplice e scorrevole, di immediata comprensione; l’autore narra, come
anticipato nel titolo, le avventure del burattino Pinocchio sino a giungere alla sua trasformazione in
un bambino vero.
I capitoli I- II- III trattano la costruzione del burattino a partire da un pezzo di legno parlante che
Geppetto riceve da Maestro Ciliegia, con le conseguenti prime monellerie di Pinocchio.
I capitoli IV- V- VI mostrano come il burattino sia testardo ed egoista, dal finire, rimasto solo, con i
piedi bruciati sul caldano. Prima comparsa del Grillo- parlante (IV).
Nei capitoli VII- VIII è nuovamente presentato il rapporto tra il burattino ed il babbo, con un
evidente eccesso di bontà da parte di quest’ultimo nei confronti di Pinocchio che, grazie ad una
buona colazione ed agli abiti per la scuola, inizia la sua, come si noterà, rituale serie di promesse.
Dal capitolo IX all’XI il punto focale è il teatrino dei burattini (a cui il protagonista accede grazie
alla vendita dell’abbecedario) dove Pinocchio rischia di esser bruciato e, dimostratosi per la prima
volta di buon cuore per risparmiare questa sorte anche all’amico Arlecchino, scampa così a
Mangiafoco ricevendo inoltre in dono da lui cinque monete d’oro; queste porteranno un sacco di
guai al burattino che incapperà nei malfattori Gatto e Volpe, i quali, approfittando della sua
credulità, faranno di tutto per derubarlo, prima facendosi portare a mangiare all’Osteria del
«Gambero rosso» (XIII), poi travestendosi da assassini (XIV) fino a giungere al punto di
impiccarlo, per riuscire nel loro intento al capitolo XVIII facendogli seminare con l’inganno i suoi
denari in un campo definito «dei miracoli» nel paese di Acchiappa- citrulli.
Di fondamentale importanza è la presenza della bambina dai capelli turchini, che compare per la
prima volta nel capitolo XV, la quale si rivela essere una fata nel capitolo successivo, dimostrandosi
poi desiderosa di essere la sorella del protagonista istruendolo sulla negatività del dire le bugie, resa
manifesta dall’allungarsi del naso di Pinocchio quand’egli le pronuncia (XVII).
Uscito poi dalla casa di costei per correre incontro al babbo, Pinocchio non vi ritornerà per i
prossimi cinque capitoli dove, derubato dalle monete, verrà per questo arrestato (XIX); uscito dalla
galera per un caso fortuito, incontrerà un enorme serpente che, a causa del gran ridere per il
dimenarsi del protagonista nel fango morrà. Il burattino, nel tentativo di cibarsi di uva, finirà in una
tagliola e sarà costretto a fare da cane da guardia al padrone del vigneto che, per ricompensarlo poi
della cattura delle faine, lo lascerà finalmente libero.
Il burattino non ritrova però più la casetta da cui era partito, bensì una lapide che gli testimonia la
morte della Fata per il suo mancato ritorno (XXIII); grazie ad un Colombo Pinocchio raggiunge il
mare dove, vedendo scomparire il babbo fra le onde, vi si tuffa desideroso di salvarlo, finendo poi
per giungere al paese delle «Api industriose» (XXIV). Qui, dopo aver dimostrato attraverso la sua
infingardaggine la mancata idoneità allo stare in tale luogo, ritrova la bambina dai capelli turchini
divenuta ormai una donnina, alla quale prodiga promesse che inizialmente pare mantenere, per
ricadere poi nella sua ostinata curiosità: causa di nuove disavventure (XXVI- XXVII- XXVIII).
Nel capitolo XXIX la Fata perdona nuovamente Pinocchio, ed in seguito al buon rendimento
scolastico annuale di questo burattino, ormai da lei considerato come un figlio, gli promette che il
giorno successivo diverrà un bambino vero, un bambino buono; da qui il compagno Lucignolo lo
attirerà verso la costante idea di nullafacenza (XXX) che sfocerà nella permanenza nel «Paese dei
balocchi» (XXXI- XXXII).
È appunto l’oziare continuo che porta Pinocchio ad una metamorfosi: svegliatosi al mattino il
protagonista si ritrova delle orecchie asinine e, durante il confronto con Lucignolo, si
trasforma completamente in ciuco; anche gemiti e lamenti divengono ragli asinini. Tale
condizione (mantenuta dal capitolo XXXII al XXXIV) svela il reale compito dell’Omino
conduttore del carro, ovvero la vendita al mercato dei somari ch’egli pian piano viene ad acquisire
nel suo paese della cuccagna; l’ex burattino finisce infatti nelle mani del proprietario di un circo che
lo rivende, essendo l’asino divenuto zoppo in seguito ad un incidente, per portarlo ad essere
destinato a divenire un tamburo (XXXIII).
Grazie al pronto intervento della Fata turchina Pinocchio si salva, ma malauguratamente finisce
nelle fauci dell’enorme pescecane (XXXIV) che già si ipotizzava avesse inghiottito Geppetto; è