Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
1
2
Introduzione………………………………………………...4
Che cos’è la Memoria?..........................................................6
Etimologia della parola: nell’antichità e oggi…………….9
Fonte di conoscenza……………………………………….11
Verso l’eternità……….……………………………………13
Magistra vitae.……………………………………………..17
Testimone del passato………………………….………….19
La memoria della terra……………….…………………...23
Conclusioni………………….……………………………...25
Bibliografia…………………………………………………26 3
INTRODUZIONE
“ A noi esseri umani piace pensare di avere un corpo (che comprende il cervello) e una mente o
anima.
E siamo affascinati dall’idea che questa mente, anima o spirito controlli il nostro cervello, come
una persona controlla un computer. Ma quel che è certo è che tutti i fenomeni che abbiamo
sempre attribuito all’anima, le emozioni, la moralità, il ragionamento, la percezione, l’esperienza
derivano dalle attività fisiologiche dei tessuti celebrali.
La neuroscienza dimostra non solo che noi abbiamo un cervello, ma che siamo il nostro
cervello”. (Eduardo Punset “L’anima è nel cervello”)
Sembra quasi che l’uomo si sia svegliato da un sogno iniziato con la sua stessa esistenza.
L’uomo, di ieri e di oggi, ha sempre riposto al di fuori del suo corpo ogni spiegazione che in realtà
riguardava il profondo di se stesso. E’ andato alla ricerca di un Dio, di un principio, di un’entità, di uno
spirito che desse origine al suo “Io” e che gli offrisse un senso per continuare a vivere.
La paura di non conoscere, il nulla, spinge l’uomo a inventare, a crearsi una spiegazione valida per
placare il suo animo. Ha immaginato forze supreme che regolassero l’universo, divinità che spiegassero i
fenomeni e un mondo ultrasensibile che gli impedisse di scomparire nel vuoto dell’incerto.
Ciò accade perché si tende sempre a vedere un agente nelle cose, un qualcosa che ne costituisca
l’essenza e ne spiegasse l’esistenza, l’anima.
L’anima, definita dagli antichi soffio vitale , è una parola molto comune, utilizzata per esprimere il
principio stesso della vita o anche la sede degli affetti; con essa si indicano le qualità spirituali, il
carattere e i sentimenti di una persona, eppure se ci interroghiamo sul suo significato non sappiamo cosa
sia in realtà , dove si trovi e se esista. E’ una parola che mette in dubbio il suo stesso significato.
Di solito è semplicemente un ossimoro per chiamare qualcosa che non sia corpo o corporeità.
Ma siamo sicuri che l’anima sia qualcosa di diverso o di esterno al corpo?
Se l’anima è espressione di noi stessi e si identifica con la vita stessa, essa comprenderà tutte le nostre
sensazioni ed emozioni; e se queste ultime si manifestano attraverso o per mezzo dei nostri sensi, allora
l’anima sarà strettamente connessa al corpo.
Ma dove è situata precisamente?
Nell’antico Egitto i sacerdoti estraevano il cervello dai cadaveri quando preparavano il loro viaggio
nell’aldilà, ma lasciavano intatto il cuore, perché erano convinti che fosse il motore della vita e che lì
risiedesse lo spirito.
Nel Medioevo si pensava che ogni persona avesse tre anime: una si trovava nel fegato, un’altra nel
cuore, mentre la terza, l’anima razionale, quella del cristianesimo, non stava in nessun luogo
determinato, perché si trattava di una sostanza immateriale.
Nel corso dei secoli il cuore continuò a essere considerato un organo centrale per quanto riguardava
l’anima, ce lo testimoniano le raffigurazioni di Gesù che mostra il proprio cuore. Tale figura dava
all’uomo la concezione che nel cuore vi fosse la parte più intima di sé, quella che rivelasse il suo Io. 4
Ancora oggi utilizziamo frasi fatte che rimandano a tale convinzione come <<spezzare il cuore>>,
<<con il cuore in mano>>; sono tutte eredità dell’idea antica secondo la quale la parte più riposta di un
essere umano si trovava esattamente nel cuore.
Probabilmente, quando gli scienziati arrivarono al cuore, fu una terribile delusione scoprire che si
trattava soltanto di un muscolo, imprescindibile per la vita, ma pur sempre un muscolo.
Così per mantenere in vita l’idea di anima, lo storico Francesc Bujosa suppose che quella del cuore era
solo una delle tre anime, e precisamente quella emotiva, poi vi erano l’anima concupiscente nel ventre e
l’anima cosciente stava nel cervello.
Nell’Inghilterra della metà del Seicento Thomas Willis coniò il termine <<neurologia>> dimostrando
che la mente e il cervello erano due concetti inseparabili, infatti, secondo lo scienziato, pensieri ed
emozioni erano tempeste di atomi nel cervello ( neurotrasmettitori). Willis fu forse il primo ad affermare
che l’anima è carne e che si trova nel cervello, ma si era avvicinato a tale conoscenza anche il filosofo
Cartesio che, distinguendo la materia, res extensa, dalla cosciensa o anima, res cogitans, aveva trovato,
come punto di interconnessione tra le due, una parte del cervello che chiamò ghiandola pineale.
Dunque l’anima è nel cervello. Ma come dimostriamo ciò? Cosa unisce due concetti che per millenni
sono stati separati?
Le emozioni: gioia, dolore, nostalgia, malinconia, tristezza e felicità sono sensazioni e, come dice la
parola stessa, sono collegate ai sensi. Esse non sono istantanee, ma possono riemergere in qualsiasi
momento, perché ormai costituiscono noi stessi, sono la nostra memoria.
La Memoria dunque ci testimonia il nostro passato, ma anche il presente, essendone il frutto.
La memoria è situata nel cervello e, racchiudendo tutta la nostra vita che è stata, ne rappresenta l’anima.
Essa è inoltre la base di qualsiasi conoscenza umana, perché risulta essere un’esperienza proiettata verso
il futuro. 5
CHE COS’E’ LA MEMORIA?
La memoria è la capacità dell’individuo di conservare tracce della propria esistenza passata e di
servirsene per entrare in rapporto con la realtà presente e futura. Dunque essa conserva le informazioni
nel corso del tempo.
Ma come avviene tale processo all’interno del nostro cervello?
Il punto di partenza va ricercato all’esterno del nostro corpo, precisamente nel rapporto che noi
istauriamo con le cose. Ogni oggetto, luogo o cosa trasmette un messaggio al nostro cervello. La parte
dell’encefalo, che è in grado di raccogliere gli stimoli provenienti dall’esterno e di trasformarli in
ricordo, è l’ippocampo.
L’ippocampo è una formazione nervosa situata sul margine inferiore dei ventricoli laterali, sopra il
cervelletto. Esso fa parte del “sistema libico” che è la zona del cervello deputata a gestire le emozioni, i
sentimenti e perciò anche la nostra percezione della realtà.
Al suo interno vi è un’organizzazione
complessa di cento miliardi di neuroni
situati in centri nervosi comunicanti fra
loro mediante fasci di fibre. Il neurone,
o cellula nervosa, ha infatti la
particolarità di avere il corpo cellulare
che si prolunga in una lunga fibra, l’assone, che permette di
trasmettere informazioni ai neuroni vicini. A seconda delle
emozioni, positive o negative, che ci vengono trasmesse
dall’esterno ne deriva la memorizzazione o l’oblio di esse.
La memoria può essere di tre tipi:
Memoria sensoriale:
Trattiene per pochi attimi un’elevata quantità di informazioni e rende possibile la percezione della
realtà. Ha caratteristiche diverse a seconda dei sensi coivolti.
- La memoria sensoriale visiva, chiamata “memoria iconica”, è un tipo di memoria di cui
generalmente non siamo consapevoli e ci permette di ricordeare cose o immagini viste anche
per pochi istanti.
- La memoria sensoriale uditiva, chiamata “memoria ecoica”, dura circa due secondi e ha
un’importanza fondamentale nella comprensione del linguaggio verbale. Le parole sono
costituite da un insieme di suoni e una persona non è in grado di identificare una parola prima
di averne udito tutti i suoni.
Memoria a breve termine (MBT):
Trattiene le informazioni per un breve spazio di tempo,dopodicchè tali informazioni scompaiono.
Le informazioni presenti in essa se non vengono trasferite nella memoria a lungo termine sono
destinate a scomparire. Per evitare che ciò accada esiste una tecnica, chiamata reiterazione,
consistente nel ripetere più volte l’informazione, a voce o solo con il pensiero. La MBT ha una 6
funzione di transito per le informazioni provenienti dalla memoria sensoriale, prima che esse si
trasformino in tracce permanenti, denominate tracce mnestiche, nella MLT.
Memoria a lungo termine (MLT):
Può essere paragonata a un archivio, di capacità quasi illimitata, dove sono conservate tutte le
esperienze e le conoscenze acquisite nel corso della vita. Essa è suddivisa in:
Memoria esplicita, o dichiarativa:
…...Comprende tutto ciò che può essere descritto consapevolmente dal soggetto ed è a sua volta
…...suddivisa in
- Memoria episodica che riguarda il ricordo di fatti della vita personale del soggetto.
- Memoria semantica che comprende le parole, i simboli, i concetti, procedure per
risolvere problemi.
- Memoria emozionale che è data dal ricordo delle vicende che ci hanno coinvolti
emotivamente e che siamo in grado di descrivere (senza emozionarci), in questo caso
si parla di memoria emozionale esplicita. Quando questi episodi riaccendono in noi
anche le sensazioni legate alle emozioni vissute, allora si parla di memoria emozionale
implicita.
Memoria implicita, o procedurale:
…...Riguarda tutte le informazioni che usiamo automaticamente. Essa si suddivide in
- Memoria motoria che riguarda le abilità motorie (es. salire le scale).
- Memoria percettiva che permette il riconoscimento di cose e persone.
- Memoria cognitiva che interessa quelle conoscenze abituali (es. la strada di casa). 7
Non sempre avviene la rievocazione di un ricordo, ciò accade o perché l’informazione non è passata
dalla memoria a breve termine alla memoria a lungo termine o perché non ci sono stati sufficienti legami
per mettere a fuoco quel ricordo. Tale dimenticanza viene chiamata oblio.
Friedrich Nietzsche considera l’oblio una necessità per ciascun uomo per conseguire la felicità, perché
per poter agire efficacemente nel presente occorre saper dimentica il passato. Le superiori capacità
mnemoniche degli uomini sugli animali sono, per il filosofo, una delle cause di sofferenza. Per Foscolo,
invece, l'oblio è visto come un antagonista alla vita eterna che la poesia può garantire attraverso il
ricordo delle persone e delle generazioni future. In tale contesto l’oblio assume una accezione
fondamentalmente negativa e diventa un nemico dell'uomo che aspira all'immortalità. Nel XXVIII canto
del Purgatorio Dante fa riferimento all’oblio come passo necessario per passare dal luogo di
purificazione delle anime, il Purgatorio, al Paradiso. Precisamente viene simboleggiato dal fiume Lete.
Bere l'acqua del fiume, infatti, implica il dimenticarsi di tutti i propri peccati. Sigmund Freud identifica
l'oblio come una delle facoltà difensive della mente umana che tende a rimuovere contenuti mnemonici e
pensieri ritenuti minacciosi, i quali rimangono inconsci e repressi. La teoria di Freud viene in parte
accettata tutt’oggi, in quanto si considera che alcuni ricordi siano inaccessibili perché la loro presenza
sarebbe inaccettabile per il soggetto a causa dell’ansia o dei sentimenti di colpa che potrebbero attivare.
Non sono perciò scomparsi, ma il subconscio evita che le associazioni necessarie si formino. Henri
Bergson ritiene addirittura che la memoria è più oblio che ricordo. Egli dimostra ciò distinguendo la
memoria in:
Memoria Pura è la coscienza stessa, che registra automaticamente tutto ciò che accade, anche
ciò di cui non abbiamo consapevolezza. Essa si identifica con il nostro passato che ci segue, tutto
intero, in ogni momento.