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La seguente tesina parla di come il Denaro influenza i comportamenti umani, la cultura e l'arte nell'evoluzione della storia.
Letteratura Latina - Marziale e Giovenale
Filosofia - Marx
Letteratura Italiana - Giovanni Verdi
Artistica - Art Nouveau e Gustave Klimt
Letteratura Inglese - Dickens e Oliver Twist
Storia - La crisi del '29
IL MATERIALISMO STORICO DI MARX
Per meglio contestualizzare alcune prove fondamentali della mia tesi, si fa ora un
gran salto temporale. Arriviamo all’età contemporanea che, a mio parere,
supporta la mia tesi con avvenimenti e ideologie che non possono sottrarsi
all’interpretazione economica. Fondamentale, senza ombra di dubbio, è la
speculazione di Karl Marx. Essa si pone come un’analisi globale della società e
della storia, attuando nella pratica, ciò che Hegel aveva teorizzato riguardo al
legame tra realtà e razionalità.
Nella prefazione a “Per la critica dell'economia politica” (1859) e in “Salario,
prezzo e profitto” (1865) grazie a questo tipo di analisi, Marx fornì sinteticamente
ed efficacemente i lineamenti essenziali della sua filosofia della storia: gli
ordinamenti statali e i vincoli legali non possono essere spiegati soltanto con lo
sviluppo generale dello spirito umano, ma bisogna piuttosto risalire alle condizioni
materiali di vita e di produzione. Dunque la vera struttura della società va cercata
nell'economia. In sostanza, per Marx nella produzione gli uomini costruiscono un
insieme di relazioni che sono la vera struttura della società. La storia, per chi la
sappia guardare con occhi sgombri da ideologie (cioè falsi sistemi di pensiero),
non è che l'evoluzione di queste strutture economiche. Forze produttive e rapporti
di produzione, oltreché rappresentare la chiave di lettura della statica della
società, si configurano anche come lo strumento interpretativo della sua
dinamica, poiché si identificano con la molla propulsiva del suo divenire, ovvero
con la legge stessa della storia.
Tutto il resto (diritto, religione, cultura, arte ecc.) non è che sovrastruttura e
dunque, in quanto tale, dipendente dalla struttura e senza vera autonomia. In
altre parole, secondo il materialismo storico, l’economia condiziona, in generale, il
processo sociale, politico e spirituale della vita. La concezione opposta, quella
dell’idealismo storico, aveva rappresentato, fino a quel momento, la principale
tendenza per ciò che riguarda le filosofie della storia.
Al di là della sua immensa fortuna politica e culturale, in netto declino nella
seconda metà del Novecento, il materialismo storico ha, in effetti, costituito per
gli studi storici un'esperienza o un elemento di confronto fondamentale: non solo
per l'attenzione che, in ogni tipo di indagine storica, ha insegnato a rivolgere ai
fattori economici, alle tensioni e alle lotte di classe, ma anche perché ha
contribuito a infrangere definitivamente il modello storiografico ottocentesco che
vedeva nello stato l'unico soggetto storico-politico che dava dignità e legittimità
storica alle forze che agitano le società umane.
Un pensiero che mi ha parecchio colpito di Marx è il suo processo di
accumulazione capitalistico che spiega come il capitalista riesce ad
accumulare sempre più denaro, e come invece il contadino lavora solo per
mantenere i propri figli.
“Il denaro, in quanto possiede la proprietà di comprar
tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è
dunque l'oggetto in senso eminente. L'universalità
della sua proprietà costituisce l'onnipotenza del suo
essere, esso è considerato, quindi, come ente
onnipotente.” (karl marx)
3. Quando il denaro penetra le menti
IL MITO DEL DENARO E DEL SUCCESSO NEL CICLO DE “I VINTI” DI VERGA
Non molti anni dopo la pubblicazione delle opere di Marx a sostegno della mia
tesi, anche nella letteratura nostrana si affaccia la componente economica.
Giovanni Verga vive in un’Italia che deve fare i conti con i gravi problemi
economici e politici della neonata nazione. Ciò si riversa prima nel suo pensiero
ma, ancor più esplicitamente, nell’intenzione di scrivere il celeberrimo ciclo de “I
Vinti”. Nella prefazione a “I Malavoglia”, primo romanzo del ciclo, chiarisce il
movente della narrazione ed i presupposti ideologici, culturali ed artistici che lo
spingono a questo tipo di creazione. Non risulta difficile cogliere che lo scopo del
narratore è quello di far conoscere le condizioni sociali di un’intera comunità,
studiando appunto come, in determinati contesti socio-economici, la vita dei
singoli e dei gruppi sociali sia rigidamente condizionata dal mito del denaro e del
successo. Verga ci presenta tipici casi di vita, che nella prefazione all'Amante di
Gramigna (una delle novelle di “Vita dei campi”) aveva definito documento
umano. Egli intende studiare come, in un'epoca di generale progresso, in cui il
miraggio del benessere è più pressante, agisca una dirompente aspirazione al
cambiamento. I Malavoglia, piccola famiglia di pescatori, in rovina economica
dopo il naufragio della loro barca, incarnano appunto la prima forma di lotta per il
miglioramento. Ma la loro finisce per essere unicamente lotta per la
sopravvivenza e per i bisogni materiali (la casa, il cibo...) in quanto il dissesto
economico della famiglia li impegna strenuamente nella semplice conservazione
di quanto resta o al massimo nel riscatto di quanto perduto. Un caso emblematico
per la mia tesi è il funerale di Bastianazzo, morto nel naufragio: il paese partecipa
con una forma di solidarietà più formale che spontanea; la loro attenzione, anzi
vera e propria critica, è tutta concentrata sulla disgrazia economica piuttosto che
umana. Il dolore immenso della famiglia viene filtrato dalla logica affaristica dei
compaesani: la reale etica del paese è economica. Il denaro, forse complice il
progresso, ha del tutto invaso le loro menti. E ciò non esclude neanche gli altri
ceti.
Una volta soddisfatti i bisogni materiali la ricerca diviene avidità di ricchezze e si
incarnerà in una figura borghese: "Mastro-don Gesualdo". Poi diventerà vanità
aristocratica, nella "Duchessa di Leyra", ambizione nell’"Onorevole Scipioni" per
arrivare all'"Uomo di lusso" che riunisce tutte codeste bramosie. Verga non
completerà che i primi due romanzi del ciclo, tuttavia è chiaro il suo progetto
iniziale: abbracciare in una serie di narrazioni tutti i tipi di attività umana presenti
nella sua terra di Sicilia in un'età di trasformazione socio-economica.
“L’Uomo povero, ha i
giorni lunghi…” (Giovanni Verga)
4. Quando il denaro si fa arte e viceversa
L’ART NOUVEAU
L’arte, in quanto somma espressione e cartina tornasole di un’ideologia, di una
tendenza o semplicemente di un evento, non può che supportare la mia tesi se ci
si rifà al Modernismo o, per meglio dire, a quello stile ad esso appartenente che
prende il nome di Art Nouveau. In generale, con Modernismo intendiamo tutte le
correnti artistiche di fine ‘800 ed inizio ‘900 che si propongono di assecondare lo
sforzo economico a cui la società sta andando incontro.
Una delle caratteristiche linguistiche più importanti
dello stile Art Nouveau è l'ispirazione alle forme della
natura, di cui studia gli elementi strutturali,
traducendoli in una linea dinamica e ondulata.
Semplici figure sembravano prendere vita e evolversi
naturalmente in forme simili a piante o fiori. Ma
ancor più innovativo è il modo di diffusione: una vera
e propria “moda” secondo il gusto spregiudicato
della borghesia che ora, più potente che mai, non fa
che alimentare una dipendenza che sfocerà nel
feticismo della merce. Come se la nuova classe
lavoratrice volesse fingere di non vedere la propria,
tragica, condizione: il bello diveniva contraltare
dell’alienazione. Al contrario del movimento dei
Preraffaelliti che preferivano rivolgere lo sguardo al
passato, l'Art Nouveau non indugiava nell'adoperare
nuovi materiali, superfici lavorate e l'astrazione al
servizio della decorazione. Una decorazione che,
però, va sempre più perdendo il carattere di aggiunta
diventando funzionale. La funzionalità si identifica
con l’ornamento perché la società si riconosce dai suoi strumenti e per questi può
ritenersi “bella”. Giulio Carlo Argan spiega questa complessa dinamica servendosi
di Marx e del suo concetto di plus valore: allo scandalo del profitto eccedente si
cerca l’apparente giustificazione nella decorazione. In sostanza è come se la
borghesia cercasse di nascondere la propria, enorme, speculazione dietro il costo
della decorazione. Un’arte che si fa economia, per mascherare l’economia del
profitto.
Da un punto di vista formale, sono caratteristiche le forme organiche, le linee
curve, con ornamenti a predilezione vegetale o floreale. Le immagini orientali,
soprattutto le stampe giapponesi, con forme altrettanto curvilinee, superfici
illustrate, vuoti contrastanti, e l'assoluta bidimensionalità di alcune stampe,
furono un'importante fonte di ispirazione. L'Art Nouveau si configurò come stile
ad ampio raggio, che abbracciava i più disparati campi: architettura, design
d'interni, gioielleria, design di mobili e tessuti, utensili e oggettistica,
illuminazione. Oggi lo stile Art Nouveau è considerato precursore dei movimenti
più innovativi del XX secolo, come l'espressionismo, il cubismo, il surrealismo e
altri. Tutte avanguardie nate dopo la presa di coscienza degli effetti letali della
trasformazione industriale sulla società. “Loie Fuller” di Raoul François
Larche (1901)
“LA PITTURA è UNA COSA PRIVATA, SI
LAVORA SOLO PER POCHI”.
(GUSTAVE KLIMT)
5. Quando il denaro crea divisioni irreparabili
LA CRITICA DI DICKENS ALL’EDUCAZIONE
Mentre l’Art Nouveau è nel pieno del suo sviluppo creativo, in Inghilterra si assiste
al culmine di un’età, quella Vittoriana, in cui le grandi innovazioni scientifiche e
tecnologiche sono solo l’aspetto positivo. Dall’altra parte c’è una folla di poveri
che a stento raggiungono la sussistenza, di bambini costretti a lavorare nelle
fabbriche o nelle miniere (Charles Dickens lavorò all'età di 12 anni in una
stesso
fabbrica di lucidi da scarpe), di donne ridotte alla prostituzione. Gli Hungry
Forties, gli anni quaranta della grande fame, spinsero Dickens a scrivere Hard
Times, grave condanna verso le classi dirigenti, l'imprenditoria e il sistema
scolastico nell’Età Vittoriana. Tutto andava di pari passo con lo sviluppo della
morale utilitaristica: si diffonde l'idea che utilità sia sinonimo di benessere e il
benessere coincida