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e di immagini si genera il "Notturno", che egli compose al buio e nel quale si
alternano e si intrecciano due motivi: il rimpianto dell'adolescenza e della
vita in genere consumata e perduta; l'immediato rimpianto dell'azione di
guerra, del rischio mortale del volo su Vienna. Il "Notturno", nato come
diario, si arricchisce di sogni, ricordi, visioni, apparendo come una
autoglorificazione: D'Annunzio si spoglia quindi di qualsiasi dimensione
superumana e tensione vitalistica per attuare un sincero ripiegamento
interiore .
LA MARCIA SU FIUME
1.7.3
La situazione italiana con il governo Nitti si fece ancora più difficile con
l'improvviso acuirsi della crisi internazionale intorno al problema di Fiume.
Gabriele D'Annunzio protagonista di alcune imprese (beffa di Buccari e volo
su Vienna), che per la loro sfrontata audacia gli erano valse l'ammirazione
dei giovani sensibili al richiamo dell'ardimento patriottico e militaresco,
assunse allora l'iniziativa di occupare il 12 settembre 1919 la città e di
assumere il governo con forze militari volontarie che ne sostennero l'azione.
Si trattava di un colpo di mano che riproduceva, in termini più esasperati,
quella forzatura della volontà parlamentare determinatasi con le agitazioni di
piazza.
D'Annunzio non nascondeva i suoi progetti di marciare da Fiume su Roma
per spazzare via il ministero presieduto da Nitti, accusato di non tutelare gli
interessi nazionali, e con lui le istituzioni del parlamentarismo liberale. Nitti
non tenne adeguatamente conto dei rischi che l'avventura fiumana
rappresentava per la stabilità del Paese. Il sovversivismo dannunziano
esercitava un enorme fascino sulla piccola borghesia impaurita e
malcontenta dei disordini sociali di quel periodo. Nitti preferì vedere il
potenziale vantaggio dell'imprese di D'Annunzio quale elemento di pressione
sugli alleati. Egli preferì, cioè, adottare una tattica prudente, tesa a
guadagnare tempo, mentre Giolitti insisteva per una risposta energica,
vedendo nel gesto di D'Annunzio sia un ulteriore motivo di indebolimento
della difficile posizione internazionale dell'Italia, sia un pericolosissimo
attentato alla legittimità delle istituzioni rappresentative.
La fame e il disordini portarono la città alla resa, dove Nitti la fece cingere
con il sottile assedio della penuria. 10
STORIA
2 11
LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE TRA LE DUE
2.1 GUERRE
GLI ANNI VENTI
2.1.1
Gli accordi internazionali raggiunti negli anni Venti facevano sperare in un
futuro di pace: la Conferenza di Washington(1921-22) aveva stabilito il
tonnellaggio massimo delle marine da guerra delle grandi potenze in fatto di
grosse unità; poco dopo il trattato di Locarno (1925) e il patto Briand-Kellog
(1928) offrivano la prospettiva dell'arbitrato quale alternativa, in Europa,
all'uso della forza. Contemporaneamente la Società delle nazioni, costituita
nel 1919, forniva le procedure che avrebbero dovuto isolare ogni possibile
aggressore e promuovere il disarmo: gli Stati Uniti non entrarono però a far
parte della Società delle Nazioni. Nonostante questi presagi di pace, la
Germania, l'Italia e il Giappone erano paesi insoddisfatti, con al loro interno
tendenze nazionalistiche e guerrafondaie che minacciavano non solo i loro
governi costituzionali ma anche l'ordine mondiale. L'Italia, che a Versailles
aveva ottenuto ben poco per il contributo dato alla vittoria alleata,
attraversò nell'immediato dopoguerra un periodo di frustrazioni e di
agitazioni che nel 1922 sfociarono nell'avvento al potere di Benito Mussolini,
il fondatore del Partito nazionale fascista, il quale abolì il debole sistema
parlamentare ed instaurò uno Stato corporativo totalitario e nazionalista. In
Germania le dure condizioni del trattato di pace provocarono una profonda
irritazione e molti se la presero con la democratica Repubblica di Weimar
che, nata dalla sconfitta, aveva dovuto accettare quelle condizioni. Nacquero
e si svilupparono così, subito dopo la guerra, organizzazioni
antidemocratiche e ultranazionalistiche, e addirittura formazioni militari
private, come le squadre d'assalto di Hitler, violentemente antisemite. Anche
il Giappone era, come l'Italia, tra le nazioni vincitrici della prima guerra
mondiale, e anche qui molte erano le persone insoddisfatte della posizione
internazionale del loro paese, che secondo loro avrebbe dovuto essere la
potenza dominante dell'Asia. Questo modo di pensare era particolarmente
diffuso tra gli ufficiali delle forze armate che propugnavano la rinascita di un
nazionalismo che includeva elementi scintoistici, quali il culto dell'imperatore
e l'esaltazione delle virtù guerriere. Sebbene durante gli anni Venti il
Giappone avesse un governo liberale e filo-occidentale, i militari vi fecero
sentire il loro peso. A cominciare dal 1927 circa alcuni ministeri andarono
proprio a militari nazionalisti, i quali fecero pressioni per una politica più
aggressiva nei confronti della Cina.
LA CRISI DEL 1929 E LE SUE CONSEGUENZE
2.1.2
La prosperità degli anni Venti creò ottimismo, ma era una prosperità che
aveva delle crepe, come una eccessiva dilazione del credito e un inadeguato
potere d'acquisto dei salari operai. Quando la crisi del 1929 pose fine al
benessere economico, nei paesi privi di forti tradizioni democratiche e
tormentati dai fermenti nazionalistici, i governi costituzionali ne risultarono
indeboliti. I capi della Germania, dell'Italia e del Giappone cominciarono a
12
lamentarsi perché i loro paesi non avevano il dovuto accesso alle materie
prime, ai mercati e alle aree di investimento, tutte cose necessarie per il loro
benessere economico. Essi affermavano che i loro paesi erano vittime di una
guerra economica fatta di dazi protettivi, di moneta controllata e di
concorrenza spietata, e che per migliorare la loro situazione economica
sarebbero ricorsi, se necessario, anche alle armi. Poiché riteneva che la
democrazia fosse fallita, il popolo di questi paesi guardava con crescente
simpatia a certi elementi antidemocratici che glorificavano la guerra come
mezzo di salvezza nazionale. Quando gridava che gli italiani avevano
bisogno di colonie e di gloria, Mussolini toccava un tasto molto sensibile; nel
1933 in Germania andarono al potere i nazionalsocialisti di Adolf Hitler e
contemporaneamente in Giappone i militaristi acquistarono sempre più peso
all'interno del loro governo.
I PERCHE’ DELLO SCOPPIO DELLA GUERRA
2.2
Gli ingrandimenti territoriali del Giappone in Cina, la conquista dell'Etiopia da
parte dell'Italia fascista e l'espansione della Germania nazista nell'Europa
centro-orientale portarono il mondo sulla via della guerra. La Società delle
nazioni non riuscì ad ottenere una riduzione degli armamenti né a frenare le
aggressioni. Le potenze occidentali seguirono per molto tempo una politica
di neutralità e di Appeasement (acquiescenza) ma ad un certo punto
divenne chiaro che le nazioni espansioniste non si sarebbero accontentate
dei loro acquisti.
I motivi dello scoppio si possono così riassumere:
- Hitler riarma la Germania
Il cancelliere tedesco Adolf Hitler non volle, come i suoi predecessori,
continuare a cercare di alleggerire le dure clausole di Versailles con una
politica di pacificazione nei confronti dei vincitori della prima guerra
mondiale, ma fece semplicemente a pezzi il trattato. Nel 1933 Hitler ritirò la
Germania dalla Società delle nazioni e dette il via ad un massiccio
programma di ricostruzione dell'Esercito, della Marina e dell'Aviazione
tedesche. Nel marzo 1935 ripristinò il servizio militare obbligatorio, ma le
democrazie non reagirono, e l'Inghilterra in quello stesso anno arrivò
addirittura a concludere con la Germania un accordo navale che consentiva
a quest'ultima di costruirsi una Marina da guerra superiore a quella
permessale dal trattato di Versailles. Nel 1936 Hitler inviava truppe nella
Renania smilitarizzata;
la conquista dell'Etiopia (1935-36)
-
L'Italia aveva tentato di conquistare l'Etiopia nel 1896, ma non vi era
riuscita. Mussolini, in cerca di facili vittorie oltremare per galvanizzare la
penisola, e desideroso di vendicare quella sconfitta ancora bruciante, il 3
ottobre 1935 attaccò dall'Eritrea, già italiana, l'Etiopia.
Contemporaneamente un altro attacco partiva dall'altra colonia italiana della
Somalia. Lanciando contro gli etiopi male addestrati e peggio armati truppe
13
motorizzate gli italiani riuscirono nel 1936 a completare la conquista del
paese, che assieme all'Eritrea e alla Somalia formò l'Africa Orientale Italiana.
La Società delle nazioni impose all'Italia le Inique Sanzioni, ma non vi incluse
un prodotto vitale per lo sforzo bellico, il petrolio, per cui si screditò
nuovamente; -la nuova aggressione giapponese alla Cina (1937) - Uno
scontro tra truppe cinesi e giapponesi avvenuto il 7 luglio 1937 al Ponte di
Marco Polo nei pressi di Pechino servì da pretesto ai giapponesi per una
campagna che mirava alla conquista della Cina. Nel 1939 il Giappone era già
padrone della popolosa Cina orientale;
- l'annessione tedesca dell'Austria (1938)
Era dal 1934 che Hitler parlava di unità del popolo tedesco e mirava
all'Anschluss (unione) con la nativa Austria. Nel febbraio 1938 egli costrinse,
sotto la minaccia di un'invasione, il cancelliere austriaco Kurt von
Sshuschnigg, a far entrare dei nazisti nel suo governo, e il 12 marzo di quello
stesso anno invase l'Austria incorporandola nel Terzo Reich.
LA GUERRA
2.3
Nei primi anni di guerra la Germania avanzò nell'Europa occidentale e, con le
offensive del nord Africa e la penetrazione nei Balcani, minacciò di aggirare il
Mediterraneo. L'Inghilterra per quanto mal ridotta, non era stata
completamente vinta: all'improvviso nella primavera del 1941 i tedeschi si
scagliarono contro i loro alleati sovietici ed invasero l'URSS, ma questa
resisté all'avanzata tedesca. E alla fine dello stesso anno entrarono in guerra
a fianco degli alleati gli Stati Uniti, risollevando le speranze delle forze
contrarie all'Asse.
I tedeschi ed i sovietici attaccano la Polonia
Il 1° settembre 1939 la macchina militare tedesca attacca la Polonia con
quella che viene definita la Blitzkrieg, la "Guerra Lampo": velocissime unità
panzer (i carri armati) sfrecciarono attraverso i confini, aprendo falle enormi
nelle linee polacche, mentre dal cielo la Luftwaffe, l'aviazione militare
tedesca, distruggeva l'aviazione polacca, danneggiava le linee di
comunicazione ed impediva ai polacchi di fare affluire al fronte rinforzi,
rifornimenti e munizioni. Subito dietro i panzer avanzò la fanteria tedesca
per occupare il territorio conquistato: il 3 settembre la Francia e l'Inghilterra
dichiararono guerra alla Germania. Il 17 settembre 1939 entrarono in Polonia
le truppe sovietiche. Il giorno dopo il governo e l'Alto comando polacchi si
rifugiarono in esilio. I sovietici si fermarono su una linea che correva dalla
Prussia orientale al fiume Bug, e Hitler e Stalin procedettero alla spartizione
del territorio occupato: all'URSS andò la metà orientale, abitata, oltre che da
polacchi, anche da ucraini e russi bianchi, e alla Germania quella
occidentale, con Danzica ed il Corridoio polacco. Tra la fine di settembre ed i
primi di ottobre, Stalin costrinse gli Stati baltici - Estonia, Lettonia e Lituania
- ad accettare entro i loro confini guarnigioni sovietiche, e l'anno successivo,
elezioni tenute sotto il controllo dei sovietici portarono all'incorporazione dei
tre paesi nell'URSS, quali repubbliche della medesima.
14
Il crollo della Francia Durante l'inverno 1939-40 l'esercito francese
e la Wehrmacht tedesca stettero a guardarsi
senza muovere un dito: il mondo era in
attesa di un grosso scontro tra i due potenti
avversari. Il 13 maggio venne stabilita una
testa di ponte a Sedan, considerata la porta
della Francia, e poi improvvisamente, il 16
maggio 1940, un giorno dopo la
capitolazione dell'Olanda, la "guerra lampo"
tedesca investì la Francia settentrionale. Le
truppe motorizzate tedesche aggirarono la
linea Maginot, colsero di sorpresa gli alleati
attaccando dalle Ardenne invece che dalla
pianura belga, e ricacciarono il Corpo di
spedizione inglese fino a Dunkerque. Il 5