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sentimenti, di stati d'animo, di idee, attraverso un misterioso legame di

analogie.

Per Pascoli, ad esempio, un libro sull'altana e sfogliato dal vento evocherà

simbolicamente il mistero della vita tanto affannosamente e inutilmente

indagato.

LE PAROLE DELLA SPIRITUALITA' DECADENTISTA

1.3

-Superomismo

L’analisi esasperata del proprio io, il desiderio di dominare, il conflitto con la

società portano alla concezione del superuomo: specie di eroe asociale,

irreale, eroe perfetto.

-Senso del mistero

I decadentisti non hanno l’orgogliosa fiducia dei positivisti nella possibilità di

conoscere la natura e di penetrarne i segreti. Essi la vedono piena di forze

ignote, piena di mistero e perciò impenetrabile. Sentono che c’è un abisso

tra sé e l’universo e sentono la necessità di congiungersi ad esso. Ed è un

abisso che la ragione non riesce a colmare; soltanto l’intuizione del

subcosciente li congiunge al mondo esterno col linguaggio della poesia.

-Asocialità

Il poeta, l’individuo, vive nel suo soggettivismo, si isola volutamente dalla

società e si compiace del suo isolamento spirituale.

-Libertà

Il poeta decadentista rivendica la massima libertà nell’esprimere il proprio io

e non accetta nessun freno o costrizione, neppure di carattere morale.

-Soggettivismo

L’uomo si chiude in se stesso, si analizza e si scruta, e ci dà una poesia dei

suoi stati d’animo e della sua personale analisi psicologica. Il centro della

poesia non sono gli altri, non è la società, bensì il poeta stesso. Egli analizza i

suoi istinti, di qualsiasi natura.

L'EROE DECADENTE

1.4

Anche il Decadentismo incarna la nuova sensibilità in personaggi esemplari,

in miti umani che sono l'espressione del periodo storico europeo.

I testi qui riportati sono quelli che più aiutano ad identificare le

caratteristiche dell'eroe decadente.

- A Ritroso di J.K. Huysmans

Jean Des Esseintes, ultimo discendente di una ricca e nobile famiglia, ha

cercato inutilmente soddisfazione nei piaceri di una vita disordinata.

Disgustato e incapace di vivere ancora fra i suoi simili, sceglie di

continuare i suoi giorni in solitudine, in una dimora che egli stesso si è

studiato di rendere il più possibile raffinata e conforme ai suoi gusti. Qui

sceglie e colleziona tutto ciò che l'arte ha saputo creare di veramente

bello e può condurre l'unico tipo di vita che gli è possibile. Ma proprio

questa vita, minutamente descritta nel romanzo nelle sue estetiche

sperimentazioni, lo porta alla necrosi e gli diventa quindi insostenibile.

4

L'unica soluzione è quella di tornare tra la gente, in quel mondo banale e

volgare che gli ripugna. Ma come potrà salvarsi se, pur dopo esperienze

così raffinate, non c'è tipo di vita che lo accontenti?

Jean Des Esseintes è un ribelle freddo, in aperta opposizione col mondo e la

vita di ogni giorno, tant'è che tenta di fuggire da essa;

egli ricerca l'ideale supremo dell'arte e della bellezza (bello significa

artefatto, innaturale, morboso) ma non riesce a reggere la prova dalla fuga

del reale; è angosciato come chi,forzato dalla vita, si imbarca solo nella notte

sotto un firmamento che non è più rischiarato dai consolanti fari dell'antica

saggezza.

- Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde

Dorian Gray è un giovane bellissimo; quando un suo amico pittore gli regala

un ritratto che gli ha fatto, egli stesso rimane affascinato e turbato dalla

propria bellezza, e formula un augurio: che la vita e le sue vicende non

lascino alcuna impronta sul suo volto, ma vadano a segnare semmai quello

del ritratto. Ed è quello che succede: Dorian si da a una vita di piaceri senza

scrupoli, si disfa di tutti coloro che ritiene importuni come la giovane

innamorata Sibilla, che abbandona, e l'amico pittore che uccide per il

disappunto di sentirsi rimproverato. Ma quello del ritratto su cui, per una

sorta di magia, si sono impressi i segni della dissolutezza e del male, è

l'eloquente e la più fedele immagine che egli non sopporta e su cui si

avventa: ma colpire il ritratto è colpire se stesso. Morendo egli acquisterà la

vera fisionomia: quella di un uomo avvizzito dalla dissipazione.

Dorian Gray concepisce la vita solo se realizzata in forma estetica, in culto

della bellezza, in moduli rarefatti ed inimitabili di preziosa ricercatezza:

...l'artista è il creatore di cose belle... non esistono libri morali o immorali. I

libri sono scritti bene o male: questo è tutto... il vizio e la virtù sono per

l'artista materiale di un'arte....

- Il piacere di Gabriele D'Annunzio

Ultimo rampollo di un'antica famiglia nobile, Andrea Sperelli ne continua

anche la tradizione: è un raffinato, predilige gli studi insoliti, è un esteta.

Tutta la sua vita è improntata su questi criteri come pure la vita amorosa.

Abbandonato però dall'amante, inutilmente Andrea cerca di sostituire la

passione per lei con altri piaceri ed avventure. Rimane ferito in duello e

ospitato nella villa della cugina, ritrova le risorse nella natura e nell'arte e

nella spirituale bellezza di una giovane donna che qui conosce e di cui si

innamora. Corrisposto, non riesce però a liberarsi dall'influsso delle

esperienza passate. Andrea confuso rivive così con la nuova amante l'amore

per la prima. Ma il rapporto ambiguo viene troncato quando Andrea, in un

momento di trasporto si lascia sfuggire il nome Elena, e Maria scopre il fondo

di quel legame.

Andrea Sperelli è raffinato e gelido; cultore solo di un bello aristocratico;

spregiatore del grigio diluvio democratico odierno che tante belle cose e rare

sommerge miseramente 5

I TEMI PIU' FREQUENTI

1.5

- Individualità: viene esasperata in rapporto a tutto ciò che può essere

popolare e quotidiano, in nome di un individuo superiore slegato dalla

morale comune dalla massa anonima (Nietzsche sarà il teorico di questo

nuovo modo di sentire). L'individuo decadente vivrà infatti nella sua

solitudine distaccato in modo sprezzante e sdegnoso dalla morale del

popolo.

Amore: tende a degenerare in passione, nel gusto del proibito, del

- morboso, dell'ambiguo, o a intorbidirsi nel vizio, nella corruzione e

nella depravazione; è anche il tempo dell'omosessualità e del sadismo

(«i fiori del male»).

Rifiuto della società contemporanea e sogno di evasione in un mondo

- di purezza incontaminata.

ALTRE COMPONENTI: LA FILOSOFIA

1.6

Una tra le più importanti filosofie, che descrivono la crisi della cultura

europea ottocentesca è sicuramente quella di Friedrich Wilhelm Nietzsche

(1844-1900), il quale si inserisce negli atteggiamenti decadentisti per la

reazione antipositivistica e per la polemica contro la tirannia della ragione

scientifica. Egli contrappone a tutti i valori tradizionali (principi democratico-

egualitari, piatta fiducia nel deterministico progresso), l'esaltazione della

forza, del vitalismo, l'Eros gioioso e libero, e, all'apice di tutto, la «volontà di

potenza» e lo spirito agonistico. Sono le componenti del superuomo, la cui

etica è al di sopra della morale comune con i suoi concetti di bene e male, di

pietà per i falliti ed i deboli. Questa morale comune non è che la debolezza,

l'affievolirsi della gioia dei piaceri della vita, cioè le conseguenze della

decadenza provocati dalla predicazione cristiana.

Anche Henri Bergson (1859-1941) critica i procedimenti e le verità

scientifiche, affermando i valori spiritualistici, religiosi, mistici o comunque

irrazionalistici.

Pone due forme di conoscenza: quella estrinseca, basata su dati empirici, e

quella interiore che frammenta le intelaiature entro le quali noi sistemiamo i

dati sensoriali.

Critica il concetto di tempo proprio della scienza per sostituirlo con la

concezione di durata:

il tempo è puramente una successione di istanti che si susseguono in un ben

determinato ordine (passato, presente, futuro); per la realtà della coscienza

il tempo è invece qualcosa di irriducibile all'istante, è durata, è processo

fluido che conserva il passato e crea il futuro... Il tempo non è più principio di

dissoluzione e distruzione, l'elemento in cui le idee e gli ideali perdono il loro

valore, la vita e lo spirito la loro sostanza, ma anzi è la forma in cui noi

diventiamo padroni e consci del nostro essere spirituali... quel che noi siamo

lo diventiamo non solo nel tempo ma grazie al tempo. Non solo siamo la

somma dei singoli momenti della nostra vita, ma il prodotto di nuovi aspetti

che essi acquistano ad ogni nuovo momento. Non diventiamo più poveri per

il tempo passato e perduto; solo esso anzi dà sostanza alla nostra vita…

6

Tramite l'intuizione noi penetriamo all'interno delle cose, cogliamo nel

profondo il divenire stesso della realtà, e non tramite l'intelligenza che

utilizza concetti e astrazioni elaborate dalla scienza...una forma di intuizione

è già presente nell'arte, in quanto essa penetra nell'anima delle cose

infinitamente più a fondo di qualunque pur minuziosa descrizione scientifica,

di qualunque riproduzione fotografica...

GABRIELE D’ANNUNZIO

1.7

VITA E OPERE

1.7.1 Gabriele D'Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863 da

famiglia borghese, che vive grazie alla ricca eredità dello

zio Antonio D'annunzio. Compie gli studi liceali nel

collegio Cicognini di Prato, distinguendosi sia per la sua

condotta indisciplinata che per il suo accanimento nello

studio unito ad una forte smania di primeggiare. Già

negli anni di collegio, con la sua prima raccolta poetica

Primo vere , pubblicata a spese del padre, ottiene un

precoce successo, in seguito al quale inizia a collaborare

ai giornali letterari dell'epoca. Nel 1881, iscrittosi alla

facoltà di lettere, si trasferisce a Roma, dove, senza

portare a termine gli studi universitari, conduce una vita sontuosa, ricca di

amori ed avventure. In breve tempo, collaborando a diversi periodici,

sfruttando il mercato librario e giornalistico, e orchestrando intorno alle sue

opere spettacolari iniziative pubblicitarie, il giovane D'Annunzio diviene

figura di primo piano della vita culturale e mondana romana. Dopo il

Canto novo Terra vergine

successo di e di (1882), nel 1883 ha grande

risonanza la fuga ed il matrimonio con la duchessina Maria Hardouin di

Gallese, unione da cui nasceranno tre figli, ma che a causa dei suoi continui

Intermezzo di rime

tradimenti, durerà solo fino al 1890. Compone i versi dell'

('83), la cui «inverecondia» scatena un'accesa polemica; mentre nel 1886

Isaotta Guttadàuro ed altre poesie

esce la raccolta , poi divisa in due parti

L'Isottèo La Chimera

e (1890). Ricco di risvolti autobiografici è il suo primo

Il Piacere

romanzo (1889), che si colloca al vertice di questa mondana ed

estetizzante giovinezza romana. Nel 1891 assediato dai creditori si allontana

da Roma, e si trasferisce insieme all'amico pittore Francesco Paolo Michetti a

Napoli, dove, collaborando ai giornali locali trascorre due anni di «splendida

miseria». La principessa Maria Gravina Cruyllas abbandona il marito e va a

vivere con il poeta, da cui ha una figlia. Alla fine del 1893 D'Annunzio è

costretto a lasciare, a causa delle difficoltà economiche, anche Napoli.

Ritorna, con la Gravina e la figlioletta, in Abruzzo, ospite ancora del Michetti.

Le elegie romane Il

Nel 1894 pubblica, dopo le raccolte poetiche ('92) e

poema paradisiaco Giovanni Episcopo

('93) e dopo i romanzi ('91) e

L'Innocente Il trionfo della morte.

('92), il suo nuovo romanzo I suoi testi

La vergine

inoltre cominciano a circolare anche fuori d'Italia. Nel 1895 esce

delle rocce, il romanzo in cui si affaccia la teoria del superuomo, che

dominerà tutta la sua produzione successiva. Inizia una relazione con

l'attrice Eleonora Duse, descritta successivamente nel romanzo «veneziano»

7

Il Fuoco Sogno d'un mattino di

(1900); e una fitta produzione teatrale:

avvia

primavera Sogno d 'un tramonto d'autunno, La città morta La

('97), ('98),

Gioconda Francesca da Rimini La figlia di Jorio

('99), (1901), (1903). Nel '97

viene eletto deputato, ma nel 1900, opponendosi al ministero Pelloux,

abbandona la Destra e si unisce all'estrema Sinistra (in seguito non verrà più

rieletto). Nel '98 mette fine al suo legame con la Gravina, da cui ha avuto un

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