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Il pensiero leopardiano
Il pensiero del Leopardi, trae origine dalla concezione
del mondo che egli ha maturato dopo l’illuminismo.
Egli non solo è una creatura debole e indifesa, che
dopo una vita di sofferenze si annulla totalmente
con la morte, ma si sente essere anche
insignificante nel contesto della vita universale.
Possiamo distinguere tre aspetti del pessimismo
leopardiano:
personale soggettivo:
Pessimismo o nasce quando il
poeta è ancora un adolescente e a determinare
quel sentimento d’infelicità personale, primo fra
tutti, fu l’ambiente familiare e una delicatissima
sensibilità d’animo, accentuata dal deperimento
organico e dall’aspetto fisico: a vent’anni il Leopardi
si sente già vecchio, spiritualmente e fisicamente .
storico progressivo:
Pessimismo o vede gli uomini
felici soltanto nell’età primitiva e cioè quando
vivevano allo stato naturale. Quando essi vollero
uscire da quella beata ignoranza e innocenza
istintiva, servendosi della ragione, si misero alla
ricerca del "vero".
Le scoperte della “ragione” furono catastrofiche:
l’uomo scoprì le leggi meccaniche che regolano la
vita dell’universo, ma scoprì anche il male, il dolore
e l’infelicità. La storia dell’uomo per il Leopardi non
è progresso ,ma decadenza dell’uomo:la causa del
dolore è proprio la natura ingannevole che promette
all’uomo un profondo desiderio di felicità, pur
sapendo che egli non l’avrebbe mai raggiunta.
Così,di fronte alla natura, Leopardi assume un
duplice atteggiamento: ne sente il fascino e allo
stesso tempo la repulsione.
L’ama per i suoi spettacoli di bellezza , di potenza e
di armonia; la odia per il concetto filosofico che si
forma di essa, fino a considerarla non più una
"madre benigna e pia" ma "una matrigna" crudele
ed indifferente ai dolori degli uomini.
cosmico o universale:
Pessimismo è chiamato così
perché investe tutte le creature e, proprio in
questo momento della sua meditazione, il
Leopardi rivaluta la ragione, prima considerata
causa di infelicità; essa è sì consapevole di aver
distrutto le illusioni con la scoperta del vero, ma è
anche l’unico bene rimasto agli uomini. L’effetto
noia
di tale pessimismo è la " " intesa come
"stanchezza del vivere".
L’infinito
«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare»
(Giacomo Leopardi)
Commento su “L’infinito”
Più che mai in questa breve composizione, il poeta
comunica il profondo senso di solitudine pieno di
dolore. La natura eterna appare serena ed
indifferente di fronte al pianto e alla rassegnata
malinconia dei mortali. Ed è questo
“atteggiamento” della natura, che fa soffrire di più il
poeta e che “avvolge” tutti gli uomini nel
pessimismo cosmico. In Leopardi, come nei poeti
latini Orazio e Seneca, vediamo il riconoscimento di
un infinito, che in realtà non esiste, infatti Seneca
stesso parla “De brevitate vitae”e Orazio esplicita la
necessità di “Carpe diem”:vivere e assaporare ogni
singolo attimo, prima che quest’ultimo sfugga.
Letter.latina: Quinto Orazio Flacco
Carpe diem…
Un tema fondamentale di cui tratta Orazio nelle sue
odi è l'invito a cogliere i beni della vita prima che
sfuggano e di non preoccuparsi per il futuro, perché
nessuno lo conosce, né lo può cambiare,né tantomeno
controllare. Sul tema è celeberrima l'ode I dedicata a
Leuconoe, dove Orazio scrive il suo meraviglioso invito,
Carpe diem, Non stare a cercare, proprio
il "cogli il dì":
tu, o Leuconoe (non è lecito saperlo) qual fine a me,
qual fine a te abbiano dato gli dèi; e non consultare le
cabale babilonesi! Quanto è meglio, checché debba
accadere, rassegnarsi! Sia che Giove ci conceda molti
inverni ancora, o sia l'ultimo questo, che ora infrange
alle opposte scogliere il mare Tirreno, metti giudizio:
purga i vini, e, in sì breve vita, taglia una troppo lunga
speranza. Mentre parliamo, ecco, il tempo invidioso sarà
fuggito; cogli l'ora che passa e fida il meno che puoi sul
domani”.
Cabale: metodo arcaico per rivelare segreti religiosi
Letter.latina: Lucio Anneo
Seneca e De brevitate vitae
Lucio Anneo Seneca ,
nacque verso il 4 a.C e
morì nel 65 d.C..Fu
filosofo, politico e
drammaturgo
dell'antica
Roma.L'argomento
trattato da Seneca nel
suo “De brevitate
vitae” è il tempo e l'uso
che dovrebbe farne il
"sapiens" (il saggio).
Il pensiero
Le opere di Seneca rispondono al bisogno di
un’assidua riflessione che motiva, accompagna
e giustifica comportamenti e scelte di vita.
Nel pensiero di Seneca si sono individuati due
movimenti, uno centrifugo, rivolto alla
predicazione ed al proselitismo morale, ed uno
centripeto, verso la solitaria libertà dell’io, teso
non all’actio, ma alla contemplatio, cioè teso
non all’agire ,ma più al riflettere.
Le opere
I Dialoghi (in latino “dialogi”) sono opere di
argomento filosofico, per lo più brevi così
raggruppabili:
Tre Consolationes
Una trilogia
De ira : suddivisa, a sua volta, in tre libri.
De vita beata :
De providentia.
De brevitate vitae : la vita è sufficientemente
lunga per il perfezionamento interiore, ma
diventa breve se l’uomo la disperde in attività
futili e nella ricerca del successo mondano.
De brevitate vitae
“ Maior pars mortalium de naturae malignitate
conqueritur, quod in exiguum aevi gignimur, quod
haec tam velociter, tam rapide dati nobis temporis
spatia decurrant, adeo ut exceptis admodum paucis
ceteros in ipso vitae apparatu vita destituat.(…)Qui
de rerum natura querimur?Illa se benigne gessit:vita,
si uti scias,longa est ”
“ La maggior parte degli uomini si lamenta delle malvagità
della natura, perché siamo generati per vivere una breve
esistenza, perché questo spazio del tempo a noi concesso
corre così rapidamente,tanto velocemente, tanto che la
vita, eccetto pochissimi, abbandona gli altri proprio sulla
soglia della vita. Perché ci lamentiamo della natura?Essa
si è comportata con generosità: la vita, se sappiamo
usarla, è lunga” English:
Samuel Beckett
Born: 13 April 1906 in
Foxrock, Dublin, Ireland
Died: 22 December 1989
in Paris, France
Occupation: novelist,
short story writer,
playwright, poet, essayist
Nationality: Irish
Genres: Drama, fictional
prose
Literary movement:
Modernism, Theatre of
the Absurd WORKS
Beckett's career as a writer can be divided into three
periods:
1) Beckett's earliest works, until the end of World War
(1945), are considered to have been under the
influence of the work of his friend James Joyce.The
Murphy
Beckett's first published novel is (1938).
2) During the middle period ,from 1945 until 1960, he
wrote his most well-known works. For example
Endgame, Krapp’s Last Tape , Happy Days and
Waiting for Godot. These plays are considered
instrumental in the so-called "Theatre of the
Absurd”.
3) From 1960 to until Beckett's death in 1989,his
works tended to become shorter and his style
more minimalist.
Beckett's final work,in 1988 the poem "What is
the Word",was written in bed in the nursing
home where he spent the last days of his life.
About his drama…
"Waiting for Godot" is the most famous drama by
Samuel Beckett, in which human life is seen as
without a sense or aim and characterized by
the encommunicability among human beings. The
play is divided in two acts. Two tramps Vladimir
and Estragon are waiting on a country road for a
mysterious Godot. The play has no development in
time, there is no past or future. Everything is now.
The language is informal. The work was written in
French in 1952, that is at the beginning of the
post-atomic age, and only two years later, in 1954,
Beckett translated the work in English.
THE THEATRE OF THE ABSURD
The main features of the Theatre of the Absurd are:
- Absence of a real story or plot
- Vagueness about time, place and characters
- The value of language was reduced
- Extensive use of pauses, silences, miming
situations which reflect a sense of anguish
Storia: L’antisemitismo nazista
Il programma del Partito Nazional-
Socialista di Hitler del 1920,
sostiene:“Può essere connazionale solo
chi sia di sangue tedesco,senza guardare
la sua religione. Nessun ebreo può quindi
essere connazionale”. Hitler nel suo libro
Mein Kampf (La mia battaglia) enuncia la
superiorità della razza ariana. La sua
convinzione era che sarebbe stato lodato
per aver liberato il mondo dalla peste
ebraica.
Il 1° Aprile del 1933, poco dopo
l’elezione di Hitler come cancelliere,
l’altro antisemita Julius Streicher
Sturmabteilung
partecipò allo e organizzò
una giornata di boicottaggio d tutte le
attività economiche gestite da ebrei.
Dal 1935 al 1938 vengono
emanate leggi razziali assurde,
come quella del 12 giugno del
’35 in cui veniva scritto che
chiunque dovesse fare un
matrimonio misto doveva
essere arrestato e deportato,
per oltraggio alla razza ariana. Il 15 giugno vengono
arrestati più di mille ebrei e deportati nei campi di
concentramento,senza neanche interrogatorio. Nella
notte tra il 9 e il 10 i nazisti incendiarono sinagoghe,
case,negozi e uccisero o violentarono o condannarono
a stare nei lager gli ebrei,quella che verrà ricordata
come NOTTE DEI CRISTALLI, era solo l’inizio d un
grandissimo sterminio di innocenti.
In Italia era un po’diverso.
Pur esistendo già i ghetti,
la gente non era
potenzialmente antisemita.
Gli ebrei partecipavano alle
manifestazioni del Partito
dei fascisti e,all’inizio,l’Italia
accoglieva i profughi ebrei.
La persecuzione fascista in realtà ha inizio nel
’38,sorpredendo gli ebrei e gli stessi italiani.
Mussolini, per ingraziarsi l’alleato nazista, adotta la
sua politica razzista.
Il 6 ottobre dello stesso anno si tiene il Gran Consiglio
del fascismo e si decide così la totale eliminazione
degli ebrei dalla vita italiana. Venne dato il veto agli
ebrei di entrare in Italia,i cittadini di età inferiore ai
65 anni e non coniugati con un italiano/a dovevano
essere immediatamente espulsi dallo Stato,venne
vietato anche di frequentare o insegnare nelle
scuole non “adibite” agli ebrei. Però da queste
“leggi antisemite” venivano esclusi gli ebrei feriti o
mutilati in guerra,per portare avanti la causa
fascista. Nel Dicembre 1941 Hitler decise di
sterminare gli ebrei di tutta Europa,durante la
conferenza di Wannsee,molti leader
nazisti,compreso Hitler,decisero di attuare la
“Soluzione finale”.Migliaia d ebrei,vennero reclusi
nei lager e uccisi dai gas.A guerra finita 2/3 degli
ebrei europei erano scomparsi.
Del film “Jona che
visse nella balena”,di
Roberto Faenza,ci
colpisce la freddezza e
l’impassibilità,con cui i
soldati tedeschi danno
fine a migliaia di vite di
innocenti.Come quella
del piccolo Jona,la cui
vita viene stravolta,per
sempre. Filosofia:
Georg Wilhelm Friedrich Hegel
Georg Wilhelm Friedrich Hegel, nacque a Stoccarda nel 1770,
Seguì tra gli anni 1788 e il 1793, studi di filosofia e teologia
presso l’Università di Tubinga dove conobbe Schelling e Hölderlin
ai quali lo legò un rapporto di amicizia. Seguì con attenzione gli
avvenimenti della Rivoluzione francese che lo segnarono in
maniera profonda, suscitando in lui vivo entusiasmo. Proprio
negli anni immediatamente successivi alla conclusione degli
studi universitari, Hegel inizia a dare corpo alla sua produzione
filosofica con gli scritti teologici giovanili: Religione di popolo e
cristianesimo; Vita di Gesù, La positività della religione cristiana;
Lo spirito del cristianesimo e il suo destino.Una svolta importante
nel percorso di maturazione filosofica di Hegel si registra nel
1807, anno in cui viene pubblicata la Fenomenologia dello
spirito. Cinque anni più tardi, viene data alle stampe la prima
parte della Scienza della logica. Appena un anno più tardi, nel