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Sintesi
Estratto del documento

| f(x)|›N

Ma il concetto di finito ed infinito come già ribadito nell’introduzione

non è stato esaminato solo sotto l’aspetto matematico ma anche in

ambito astronomico infatti:

-SCIENZE

Nel secolo scorso, la scoperta dell’espansione dell’Universo fu una

vera rivoluzione, perché in contrasto con l’idea di universo

statico,immutabile e quindi finito, dominante fino ai primi anni del

XX secolo. Il movimento di allontanamento delle altre galassie dalla

moto di recessione

nostra è detto e la relazione tra velocità di

allontanamento e distanza della galassia dalla Terra è espressa

dalla legge di Hubble:

v = H d

dove:

v = la velocità di allontanamento espressa in km/s

H = la costante di Hubble

D = la distanza dalla terra espressa in Mpc ( 40 e 80 km/s/Mpc)

La scoperta di Hubble ha un’implicazione importantissima: le

dimensione del nostro universo stanno aumentando. Dunque

l’Universo è in espansione . Tale teoria trovò conferma nel 1946

quando l'americano di origine russa George Gamow combinò la

teoria di Lemaìtre dell'atomo primordiale, ovvero il cosiddetto “uovo

cosmico”, con le idee di Friedman, proponendo un nuovo modello di

universo, originatosi da una grande esplosione iniziale, detta Big

Bang cosmico, dalla quale avrebbero avuto origine lo spazio, il

tempo e tutti gli altri elementi.

Secondo le versioni più moderne della teoria del Big Bang, la

materia si sarebbe trovata inizialmente in condizioni di temperatura

e densità tali da essere completamente scomposta in quark, le più

"piccole" particelle elementari note fino ad oggi. A seguito

dell'espansione dell'universo, la massa iniziale di energia e materia

si sarebbe raffreddata e rarefatta; a frazioni infinitesime di secondo

dopo l'esplosione iniziale, i quark si sarebbero uniti a gruppi di tre a

formare i protoni, i neutroni e gli altri adroni. Dopo circa tre minuti, i

protoni e i neutroni si sarebbero a loro volta uniti per dare origine ai

nuclei degli elementi più leggeri (idrogeno, elio e una minima

quantità di litio). Tutti gli altri elementi chimici non si sarebbero

formati che alcuni miliardi di anni dopo, grazie alle reazioni nucleari

che avvengono nei nuclei stellari e durante le esplosioni di

supernove. A 300.000 anni dal Big Bang, nuclei ed elettroni si

sarebbero infine uniti a formare gli atomi, mentre le stelle e le

galassie sarebbero nate entro il primo miliardo di anni di vita

dell'universo. Ma cosa sono queste particelle così infinitamente

piccole in grado di creare un qualcosa di così grande che nemmeno

l’uomo è in grado di porne dei limiti?

-FISICA

L’atomo è la più piccola particella di un elemento capace di

conservarne le caratteristiche chimiche. La storia del concetto di

atomo ha origini molto remote; ma l’elaborazione scientifica di tale

nozione nei termini per noi oggi rilevanti risale a un’epoca

abbastanza recente. La struttura dell’atomo, può essere pensata in

modo semplificato come costituita da un nucleo centrale, attorno al

quale ruotano delle particelle, gli elettroni.

I nucleoni, le particelle presenti nel nucleo, sono i protoni e i

neutroni. La massa del nucleo pertanto è dovuta alla massa dei

nucleoni costituenti. Ebbene se indichiamo con m₁ e m₂ le masse

mt

rispettive dei protoni e dei neutroni, la massa totale dei nucleoni

sarà data da: mt= Z • m₁ + N • m₂

dove Z e N sono il numero di protoni e neutroni. Se ora misuriamo la

m

massa di un nucleo e la confrontiamo con la massa dei nucleoni

m

fornita dalla formula appena citata, constateremo che tra e il

m ossia:

valore fornito dalla formula c’è uno scarto Δ

Δm= (Z • m₁+ N • m₂) – m

Δm è il difetto di massa.

La massa del nucleo è inferiore alla somma delle masse dei

nucleoni che lo compongono. Tale stranezza è eliminata se il

fenomeno è interpretato alla luce dell’equazione di Einstein, che

esprime il principio di equivalenza tra la massa e l’energia:

ΔE= Δm • c²

In base a tale equazione possiamo affermare che in ogni processo

fisico la scomparsa di una quantità di massa Δm equivale alla

comparsa di una quantità di energia ΔE. Tale quantità di energia

corrisponde all’energia di legame cioè all’energia che tiene uniti i

nucleoni all’interno del nucleo.

La liberazione di energia può avvenire in occasione di un processo

di fissione cioè quando un nucleo pesante si scinde in due o più

nuclei con Z intermedio, oppure in occasione di un processo di

fusione,cioè quando i due nuclei si uniscono, dando luogo a un

nucleo con peso atomico intermedio. Per strappare un nucleone dal

proprio nucleo occorre fornire al nucleone una certa energia En, il

cui valore medio è espresso dalla relazione:

En= ΔE/A

Dove ΔE è l’energia di legame e A è il numero dei nucleoni.

L’energia media di legame per nucleone En ha un valore più basso

per i nuclei più leggeri. Per quanto riguarda i nuclei pesanti, il più

basso valore dell’energia di legame è dovuto all’azione delle forze

repulsive coulombiane che si esercita tra protoni presenti in gran

numero in tali nuclei. L’azione repulsiva delle forze coulombiane

contribuisce a rendere relativamente instabili i nuclei pesanti.

Le forze che tengono uniti i nucleoni appartengono ad un tipo di

forze completamente nuovo; a tale nuovo tipo di forze è stato dato

il nome di forze nucleari o forze di interazione forte.

Quest’ultima si verifica solo tra nucleoni cioè solo tra i costituenti

del nucleo.

A causa delle forze colombiane e delle forze nucleari soltanto i

nuclei corrispondenti a particolari combinazioni di protoni e neutroni

sono stabili. I nuclei che non corrispondono a tali combinazioni

radioattivi

possono assumere configurazioni instabili e diventare .

Tali nuclei assumono la tendenza a diminuire il numero o dei

neutroni o dei protoni,in modo da raggiungere una situazione di

maggiore stabilità. L’equilibrio è raggiunto in seguito all’emissione

Tale fenomeno prende il nome di

di alcuni tipi di particelle.

radioattività, scoperta nel 1896 dallo scienziato Becquerel.

Si accorse che alcuni sali dell’uranio, avvolti in un contenitore opaco

avevano la proprietà di annerire le lastre fotografiche. Egli intuì che

il fenomeno fosse dovuto a qualche radiazione emessa

spontaneamente dall’uranio,tale scoperta interessò molti fisici

dell’epoca in particolare i coniugi francesi Marie e Pierre Curie . Da

un minerale dell’uranio, la pechblenda, riuscirono ad individuare ed

isolare due nuove sostanze radioattive che furono denominate

Polonio e Radio.

E in ambito letterario invece….

-FILOSOFIA

Uno dei maggiori filosofi che si occupò del concetto di finito fu

Fichte. Fichte sostenne che la filosofia deve essere una scienza

assoluta, dedotta in maniera sistematica da un'unica proposizione

auto evidente. In tal modo, Fichte intese porre in luce il fondamento

primo dell'esperienza. Egli condivideva complessivamente la

filosofia critica di Kant, ma ne respingeva la dottrina della non-

conoscibilità della 'cosa -in- sé' e la dicotomia tra ragion pura e

ragion pratica.

Secondo Fichte all'origine di tutta l'esperienza occorre ritrovare

l'attività pura e spontanea dell'Io, inteso come Io assoluto, ossia

come la radice e il fondamento di ciascun singolo io empirico. L'Io

ha un'intuizione originaria della sua libera attività come

autoaffermazione e come attività infinita, che inevitabilmente lo

porta a imbattersi nel 'non-Io', ovvero nell'alterità costituita dal

mondo e dalla natura in generale. Vengono così alla luce i primi tre

Dottrina della scienza

principi della di Fichte

Tesi: l’io pone se stesso il principio di Aristotele sosteneva che A

non è non A ovvero il principio di non contraddizione,e per Fichte

vigeva il principio di identità ovvero A = A che per esserci deve

necessariamente esistere qualcosa che lo produce e che produce se

stesso.

Antitesi: All’Io si oppone il Non Io ovvero l’Io oppone a sé il

Non Io infatti quando l’Io si produce, produce sé dinamico, attivo;

ma questo dinamismo si nota solo se si oppone qualcosa che è

diverso dall’Io e quindi non può che essere il Non Io.

Tutto ciò cozza però con l’idea dell’io infinito

Sintesi:L’Io nell’Io oppone un Io divisibile ad un non Io

divisibile in questo caso la contrapposizione dell’io e del non io

avviene dentro L’Io.

Tra i maggiori esponenti della filosofia ottocentesca vi troviamo

clima

Hegel, che risulta profondamente partecipe del culturale

infinito.

romantico, del quale condivide soprattutto il tema dell' Lui

sviluppa una critica d Fichte sostenendo che l’infinito di Fichte è un

cattivo infinito poiché non si raggiunge la sintesi fra opposti. L’io di

Fichte non concilia Io e Non Io,non c’è sintesi fra opposti,ma

attribuisce cmq al filosofo la capacità di aver individuato la

dialettica con i tre principi della scienza,però commise l’errore di

applicare tutto ciò all’Io(soggetto) dimenticandosi della natura

(oggetto)

Per poter seguire il pensiero di Hegel risulta indispensabile aver

chiaro la tesi di fondo del suo idealismo: la risoluzione del finito

nell'Infinito. Con questa tesi Hegel intende dire che la realtà non è

un insieme di sostanze autonome, ma un organismo unitario di cui

tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Tale organismo, non

avendo nulla al di fuori di sé e rappresentando la ragion d'essere di

l'Assoluto l'Infinito,

ogni realtà, coincide con e con mentre i vari enti

finito.

del mondo, essendo manifestazioni di esso, coincidono con il

come tale,

Di conseguenza, il finito, non esiste, perciò ciò che noi

chiamiamo finito è nient'altro che un 'espressione parziale

dell'infinito. Infatti, come la parte non può esistere se non in

connessione con il Tutto, in rapporto al quale soltanto ha vita e

in virtù

senso, così il finito esiste unicamente nell'infinito e

Detto altrimenti: il finito, in quanto è reale, non è tale,

dell'infinito.

ma è lo stesso infinito. monismo

L'hegelismo si configura quindi come una forma di

panteistico, cioè come una teoria che vede nel mondo (= il finito) la

manifestazione o la realizzazione di Dio (= l'infinito). Dire che la

realtà non è "Sostanza", ma "Soggetto", significa dire, secondo

Hegel, che essa non è qualcosa di immutabile e di già dato, ma un

processo alla fine,

di auto-produzione che soltanto cioè con l'uomo

(= lo Spirito), giunge a rivelarsi per quello che è veramente.

-ITALIANO

Giacomo leopardi nacque in un ambiente retrivo,nel chiuso di

Recanati, da una famiglia nobile in cui il padre era fermamente

convinto degli ideali della restaurazione. Pertanto coltivò sempre il

desiderio di evadere da tale ambiente. Il poeta recanatese

sosteneva il fine non utilitaristico ma dilettevole della poesia che si

configura essenzialmente come imitazione della natura, da cui

discende la superiorità degli antichi sui moderni. Però pur

dichiarandosi contro il romanticismo Leopardi condannando proprio

l’imitazione pedissequa dei classici e difendendo la spontaneità

della creazione poetica rivela in sé un atteggiamento prettamente

romantico. Le scelte linguistiche espressive del poeta testimoniano i

fondamenti illuministico- classici nel Leopardi, il quale però

respinge senz’altro l’asservimento delle regole formali e l’abuso

della mitologia e rompe con le forme tradizionali della

comunicazione poetica, pervenendo ad una espressione lirica

assolutamente originale, rivelatrice, romantica. Il genere lirico è

quello poetico per eccellenza, capace di dare espressione alle

sensazioni più indefinite e profonde, non predeterminate né

contenute entro schemi precisi che si collocano nella dimensione

del vago e dell’infinito, che appartengono all’ambito della

rimembranza. È l’immaginazione la facoltà che ci fa andare oltre il

determinato, oltre il finito dilatando il nostro essere nel passato con

la memoria e nel futuro con la speranza e l’attesa. Senza dubbio, il

paesaggio più leopardiano, nella mente di svariate generazioni di

lettori, è l'Infinito recanatese, cioè quello celeberrimo visto dal

monte Tabor (oggi Colle dell'Infinito), che subito lega questo tema a

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