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Sintesi

Introduzione

Nella storia dell’Umanità l’eccezione non è la guerra, bensì la pace. Da sempre infatti l’uomo lotta, combatte e uccide i propri simili. Utilizza la guerra, solitamente per secondi fini, per nuove conquiste territoriali, economiche o per liberarsi da un nemico.

Ma cos’è la guerra? Perché gli uomini attuano comportamenti aggressivi nei confronti di altri uomini?

Il mio lavoro è quello di analizzare questo fenomeno.

Nella prima parte rielaboro il fenomeno guerra dal punto di vista dell’evoluzione storica.

Nella seconda parte, attraverso le Scienze Sociali, cerco di dare un’origine e una motivazione che spinge l’uomo ad aggredire.

Successivamente, dopo aver esposto il pensiero di Albert Einstein, Sigmund Freud e Immanuel Kant, riporto le diverse posizioni e i diversi pensieri davanti alla guerra di due importanti letterati italiani Gabriele D’Annunzio e Eugenio Montale.

Infine Articolo 11 della Costituzione Italiana.
Estratto del documento

La prima guerra umana si perde nella notte dei tempi. Già nel periodo del neolitico si

ritrovarono costruzioni destinate alla difesa dei villaggi, il che fa presupporre che già le

comunità si aggredivano tra loro. Sembra siano esistiti popoli tradizionalmente pacifici, per

lo più di agricoltori che ricavavano dalla terra i mezzi per la loro sussistenza (mentre i

popoli nomadi erano più aggressivi, mirando a sottrarre ad altri risorse e ricchezze), ma si

tratta di rare eccezioni.

Si passò ben presto dalla razzia alla vera e propria conquista del territorio e dei beni

dell’avversario con relativa annessione. Ben presto la comunità si rese conto che il nuovo

possesso accresceva la sua potenza e la guerra entrò a far parte del suo patrimonio e

delle sue abitudini, addirittura essa cominciò a modificare la sua struttura sociale.

Nacque un ordine speciale quello dei guerrieri. Questo ordine si ritrova ad essere sempre

più potente e rispettato, in tutte le grandi civiltà: è generalmente una casta in cui si può

accedere per diritto di sangue o per grandi meriti, esso gode di ampi diritti e privilegi, e

dello speciale riconoscimento della classe politica che regge lo Stato.

L’ordine dei guerrieri ha le sue leggi, che si differenziano da quelle cui sono soggetti i

normali cittadini. Ha i suoi giudici e i suoi tribunali ed è direttamente collegato al capo della

comunità, scavalcando gli altri organi dell’ordinamento pubblico. Così è l’ordine dei

guerrieri che stabilisce la strategia della guerra e se la guerra si debba o non si debba

fare.

Fino al XVII secolo la guerra era lenta, gli eserciti erano dotati di equipaggiamenti pesanti

che ne

rallentavano le manovre, il loro mantenimento era costoso e, benché possedere un

esercito fosse simbolo do prestigio e di potere, non tutti i principi e i signorotti potevano

permettersene uno.

Anche la presenza della cavalleria, che aveva segnato una svolta nella strategia bellica ,

non rendeva più agili e più rapidi i movimenti guerreschi.

Anche la scoperta dell’arma da fuoco verso la metà del XIV secolo non determinò

mutamenti immediati “nell’arte della guerra” : le armi da fuoco che uccidevano a distanza

furono all’inizio rifiutate con disprezzo perché indegne del codice cavalleresco.

La vera trasformazione della guerra si verificò a partire dalla Rivoluzione Francese, che

determinò la “democratizzazione” dalle guerra e il suo sviluppo tecnico.

La tecnica migliora l’archibugio, trasformandolo in un fucile e successivamente in una

mitragliatrici. Armi semplici facili da maneggiare, che non obbligano ad un complicati

addestramento e che sono quindi a disposizione anche dell’uomo semplice.

Il concetto di democratizzazione, nato dalla Rivoluzione Francese e ribadito da quella

americana, fa leva sulla partecipazione popolare al servizio militare e origina lo scontro di

milioni di uomini.

Si arriva così alle guerre del XX secolo . Nel nostro secolo il fenomeno della guerra ha

avuto un’evoluzione straordinaria. Si è realizzato per tutti i “guerrieri” : uccidere a

distanza, distruggendo il massimo degli individuo con il minimo sforzo. Mai l’umanità ha

conosciuto una tale sproporzione tra il numero di individui da uccidere, in possesso di un

alto livello di specializzazione tecnica e scientifica e, l’altra, il numero delle vittime anonime

non più facenti parte della casta dei guerrieri, ma appartenenti alla popolazione civile.

Un altro eccezionale evento della guerra del XX secolo è il fatto che essa possa essere

tranquillamente osservata a distanza da chi non è coinvolto in essa. Una volta, la guerra

conosceva soltanto testimoni sbigottiti che correvano gli stessi rischi dei combattenti.

Oggi esiste una terza categoria di persone: coloro che assistono alla guerra

davanti alla televisione sena tenere per la propria incolumità. Queste

persone non coinvolte fisicamente nella guerra, sono moralmente implicate

nel fenomeno guerra : vedono la guerra, parlano di guerra, giocano alla

guerra, appartengono a Stati che producono per la guerra o che la

finanziano, e tranne una minoranza stravagante, esse accettano la guerra.

Scienze Sociali

Che cos’è la guerra? Sono state date numerose definizioni, ma una delle più chiare e complete è

quella che afferma che la guerra è una lotta armata e sanguinosa tra gruppi organizzati. Questa

definizione racchiude in sé 3 elementi essenziali che caratterizzano la guerra: – il carattere di lotta

sanguinosa; - l’organizzazione collettiva in funzione di questa lotta il che rende la lotta stessa

consapevole e sociale, - l’uso delle armi.

Questa definizione rivela come la guerra è in fenomeno tipicamente e unicamente umano, in quanto

solo l’uomo ha la capacità di costruire armi e di usarle contro i propri simili. La guerra è

un’organizzazione collettiva e organizzata a cui partecipano indifferentemente persone prive di

rancore e altre persone piene di aggressività.

Si possono individuare 3 tipi di guerra distinti tra loro anche se questa classificazione risulta

complessa e non la si può estendere a ogni guerra in quanto è difficile isolare un singolo aspetto di

questo evento.

- La guerra “classica” nella quale gli eserciti si danno battaglia per conto delle proprie

nazioni.

- La guerriglia, costituita da azioni frammentarie e improvvise, da sabotaggi a dal rifugio dei

guerriglieri in luoghi inaccessibili. La guerriglia è l’estrema risorsa per opporsi ad un

invasore o ad un potere centrale a cui non si è in grado di affrontare apertamente.

- La guerra termonucleare. Si tratta di un fenomeno nuovo nella storia dell’umanità. Nessuno

sa quale potrebbe esserne lo svolgimento e la dimensione si può soltanto ipotizzare sulle sue

conseguenze.

Al dì là di ogni definizione o classificazione, la questione fondamentale che ci interessa è la

ragione della guerra.

Le varie discipline delle scienze sociali hanno cercato di trovare un’origine e una motivazione che

spinge l’uomo ad attuare comportamenti aggressivi nei confronti dei suoi simili. Prima di tutto si è

cercata una definizione al termine aggressività anche se questo risulta molto difficile.

Per l’etologo Hilde “L’aggressività è il comportamento di un individuo diretto a provocare danno a

un altro individuo al dì là dell’intenzionalità di questo comportamento.”

Per quanto riguarda le guerre l’aggressività che viene compiuta è ritenuta sicuramente intenzionale.

Ecco le teorie elaborate dalle varie discipline.

Teorie istintiviste. Sono state elaborate in psicoanalisi e in etologia.

Esse ritengono che l’aggressività sia una tendenza innata con basi biologiche ed è quindi

connaturata nell’individuo, all’interno del quale c’è una forza che lo spinge ad agire e ad aggredire.

Gli istintiviste sostengono che se l’individuo compie atti aggressivi può scaricare questa energia, se

invece non li compie questa energia si accumula portando così ad aggredire per un non nulla o

senza alcun motivo. Queste teorie forniscono a loro parere importanti prove per poter ritenere che

l’aggressività sia di origine istintiva, nel cervello sono presenti dei centri nervosi in cui si accumula

l’energia, la larga diffusione in tutte le culture e nelle antiche civiltà.

Una delle più importanti teorie istintiviste è quella formulata da Sigmund Freud con la psicoanalisi.

Freud ritiene che esistano due forze psichiche fondamentali. Eros o pulsione di vita che racchiude

la sessualità e l’autoconservazione e Thanatos o pulsione di morte che porta all’annientamento e

alla distruzione. L’aggressività è così l’espressione diretta dell’istinto di morte che è in noi. Eros e

Thanatos rispecchiano le tendenze biologiche che l’individuo ha in sé. L’uomo è attratto sia dal

desiderio di vivere sia dal desiderio di annientamento. Per Freud l’istinto di morte è autodistruttivo

e quindi porta alla distruzione di se stessi, ma per salvarsi si deve rivolgere questa forza verso gli

altri.

Un’altra teoria istintiviste, specifica per quanto riguarda le guerre è quella formulata da Fornari

psicoterapeuta italiano. Fornari ritiene che l’istinto di morte (ripreso dalla teoria freudiana) deve

essere scaricato all’esterno e tradotto in aggressività contro qualcosa di diverso da se. Le guerre

hanno così funzione terapeutica, sono istituzioni sociali finalizzate a curare l’angoscia che c’è

dentro ciascun uomo. La guerra rassicura in quanto sostituisce all’istinto nemico interno

autodistruttivo un nemico invece esterno che può essere invece controllato e battuto. Con l’avvento

dell’era atomica e le armi di sterminio, la funzione terapeutica è terminata, la guerra atomica porta

alla distruzione totale senza vincitori né vinti. Questa teoria è stata ampiamente contestata ma ha

dato spunto per nuove teorie per comprendere meglio pensieri e comportamenti degli individui

durante le guerre.

Infine un’altra teoria istintivista è quella sviluppata da Erich Fromm. Egli trae questa sua

concezione da studi psicoanalitici e sociologici. Fromm sostiene che l’aggressività ha origini

istintive ma la cultura, il dominio dei mass media, il consumismo creano delle condizioni di vita

disumane e alienanti distorcendo la natura umana. I fattori sociali e culturali influiscono

sull’aggressività molto più dei fattori biologici e innati.

Teoria dell’apprendimento. Questa teoria è stata elaborata da studiosi comportamentisti. Secondo

questi studiosi l’aggressività si apprende e si acquisisce come qualsiasi altro comportamento,

elaborazione di questa teoria si è avuta grazie a esperimenti eseguiti su bambini, i quali ripetevano

comportamenti aggressivi dopo averli visti

Teoria delle psicologia sociale. Secondo questa disciplina l’aggressività si verifica perché nella vita

sociale si presentano dei casi in cui gli individui sono portati a pensare che aggredire sia la cosa

più giusta da fare. In questi studi viene preso in considerazione un singolo individuo e la situazione

che deve affrontate. Il fenomeno della guerra non rientrerebbe in questa teoria.

Teoria sociologiche. Secondo questa disciplina l’aggressività tende a cambiare a seconda dei

contesti sociali e dei momenti storici. Da un contesto all’altro cambiano non solo la frequenza e la

gravità degli atti aggressivi ma anche i tipi di manifestazioni aggressive. La variabilità indica che

l’aggressività dipende dalle strutture sociali (disuguaglianze sociali, stratificazione sociale, norme

sociali, istituzioni, status, ruoli, e organizzazioni esistenti nella società) e dai processi sociali

(comportamenti collettivi, movimenti sociali, cambiamenti sociali).

Teoria antropologica. Essa indica che l’aggressività è universale ed è da ritenersi perciò un

fenomeno umano. L’individuazione dei comportamenti aggressivi è culturale, ciò che appare

aggressivo in una cultura non può esserlo in un’altra.

Cartegio Albert Einstein - Sigmund Freud

Lettera di Einstein a Freud - 30 luglio 1932

PERCHE’ LA GUERRA?

Caro signor Freud,

La proposta, fattami dalla Società delle Nazioni e dal

suo “Istituto internazionale di cooperazione

intellettuale” di Parigi, di invitare una persona di mio

gradimento a un franco scambio d’opinioni su un

problema qualsiasi da me scelto, mi offre la gradita

occasione di dialogare con Lei circa una domanda che appare, nella

presente condizione del mondo, la più urgente fra tutte quelle che si

pongono alla civiltà. La domanda è: C’è un modo per liberare gli uomini

dalla fatalità della guerra? (…) col progredire della scienza moderna,

rispondere a questa domanda è divenuto una questione di vita o di morte

per la civiltà da noi conosciuta, eppure, nonostante tutta la buona volontà,

nessun tentativo di soluzione è purtroppo approdato a qualcosa.(…)

Essendo immune da sentimenti nazionalistici, vedo personalmente una

maniera semplice di affrontare l’aspetto esteriore, cioè organizzativo, del

problema: gli Stati creino un’autorità legislativa e giudiziaria col mandato

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