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La scelta teorica di questa tesina di maturità è dedicata al lavoro di un uomo, la cui passione lo ha impegnato tutta una vita. Una passione trasmessa a me che lo scorso anno ho avuto l’opportunità di mettermi in gioco proprio nello stesso luogo dove lui ha lavorato. L’uomo che vedete nella foto a fianco non è altro che il mio caro nonno.
Il Grana Padano DOP è un prodotto definibile come un’eccellenza italiana nel mondo, il risultato di un duro e complesso lavoro caratterizzato dall’apporto di diverse figure professionali.
Nell’ambito dell’esperienza che ho potuto svolgere mi sono dedicato principalmente alle diverse fasi di lavorazione che ho riportato all'interno della mia tesina: cagliatura, spinatura, presa in forma, pulitura delle forme all’interno alla zona di stagionatura, riposizionamento durante la salatura.
Ho avuto modo di appassionarmi a questo mondo e di riuscire realmente a comprendere quanto lavoro e dedizione è necessaria per il raggiungimento di un obiettivo così alto anche attraverso il mio personale sacrificio.
Vi invito quindi a continuare la lettura della tesina per conoscere e lasciarvi appassionare dai misteri di un prodotto dalla storia millenaria.
Tecniche delle produzioni - Lavorazione del Grana Padano.
Diritto - HACCP.
Economia/Mercati - Marketing.
Inglese - An article in English of Grana Padano.
Storia - Il miracolo economico italiano.
Italiano - Il Neorealismo e Italo Calvino.
2
Indice
Introduzione
4
Lavorazione del Grana Padano
6
L’HACCP
10
Il Marketing
15
An article in English
23
Il miracolo economico italiano
25
Il Neorealismo e Italo Calvino
29
Bibliografia e Sitografia
33 3
Il Grana Padano DOP
La scelta teorica di questo ultimo approfondimento scolastico è
dedicata al lavoro di un uomo, la cui passione lo ha impegnato tutta
una vita. Una passione trasmessa a me che lo scorso anno ho avuto
l’opportunità di mettermi in gioco proprio nello stesso luogo dove lui
ha lavorato.
L’uomo che vedete nella
foto a fianco non è altro
che il mio caro nonno.
Il Grana Padano DOP è un
prodotto definibile come
un’eccellenza italiana nel
mondo, il risultato di un
duro e complesso lavoro
caratterizzato dall’apporto
di diverse figure
professionali.
Nell’ambito
dell’esperienza che ho
potuto svolgere mi sono
dedicato principalmente
alle diverse fasi di lavorazione: cagliatura, spinatura, presa in forma,
pulitura delle forme all’interno alla zona di stagionatura,
riposizionamento durante la salatura.
Ho avuto modo di appassionarmi a questo mondo e di riuscire
realmente a comprendere quanto lavoro e dedizione è necessaria
per il raggiungimento di un obbiettivo così alto anche attraverso il
mio personale sacrificio.
Vi invito quindi a continuare questa lettura per conoscere e lasciarvi
appassionare dai misteri di un prodotto dalla storia millenaria. 4
Il termine “GRANA” è nato originariamente per indicare un formaggio
caratterizzato dalla struttura granulare della pasta prodotto nella Valle Padana fin
dall’undicesimo secolo.
Formaggio a pasta dura, cotta ed a lenta maturazione, prodotto con
coagulazione per azione del caglio, da latte crudo di vacca la cui alimentazione
base è costituita di foraggi verdi o conservati, proveniente da due mungiture
giornaliere, riposato e parzialmente decremato per affioramento naturale della
panna. Si produce durante tutto l’anno.
Ingredienti: latte, sale, caglio, conservante: lisozima (proteina dell'uovo).
Forma: cilindrica, scalzo leggermente convesso o quasi dritto, facce piane,
leggermente orlate.
Dimensioni: diametro da 35 a 45 cm;
altezza dello scalzo da 18 a 25 cm con
variazioni, per entrambi, in più o meno, in
rapporto alle condizioni tecniche di
produzione.
Peso: da 24 a 40 kg per forma. Nessuna
forma deve avere peso inferiore a kg 24.
Colore della crosta: scuro o giallo dorato
naturale.
Colore della pasta: bianco o paglierino.
Aroma e sapore della pasta
caratteristici: fragrante, delicato.
Struttura della pasta: finemente granulosa, frattura radiale a scaglia e
occhiatura appena visibile.
Spessore della crosta: da 4 a 8 mm.
Maturazione: la maturazione naturale viene effettuata conservando il prodotto
in ambiente naturale con temperatura da 15 a 22 °C.
Resistenza alla maturazione: da uno a due anni.
Uso: formaggio da tavola e da grattugia.
Grasso sulla sostanza secca: minimo 32%.
Il grattugiato: nella tipologia “grattugiato” è ottenuto esclusivamente da
formaggio intero già certificato. L’umidità non è inferiore al 25% e non superiore
al 35%. Aspetto non pulverulento ed omogeneo, particelle con diametro inferiore
a 0,5 mm non superiori al 25%. 5
Lavorazione del Grana Padano
Dall’arrivo del latte in caseificio all’affioramento
latte crudo,
Il conservato alla
stalla e trasportato, deve
avere una temperatura non
inferiore agli 8°C. Il latte deve
avere parametri chimico-fisico
grasso, proteine,
corretti:
lattosio. Vengono fatte delle analisi in laboratorio per prevenire
che ci siano: frodi, latte mastitico o latte con antibiotici. In
particolare il rapporto caseina/proteine deve essere il
più alto possibile e il rapporto grasso/caseina non deve
superare lo 0.9 – 1.
Il latte crudo (refrigerato a otto dieci gradi) all’arrivo in
caseificio viene lasciato riposare per alcune ore negli
affioratori.
Nel affioramento si attua la scrematura per cui la parte
più grassa affiora naturalmente (40-45% di grasso)
costituendo la crema.
Il latte, dalla stalla alla sua lavorazione, non può subire alcun
trattamento fisico, meccanico o termico, che ne modifichi lo status
di latte crudo naturale. La temperatura di affioramento naturale è
solitamente intorno ai 14-16°C mentre il tempo varia dalle 3 alle 12
ore e dipende dalle mungiture. Infatti è ammessa la lavorazione del
latte di due munte miscelate.
Il latte in caldaia e aggiunta del siero innesto
Il latte viene convogliato in caldaie
troncoconiche di rame o rivestite in
rame (Campana rovesciata). Si
aggiunge il siero innesto (33g/10q di
latte) derivato dalla lavorazione precedente e il
lisozima per controllare l’insorgenza di
fermentazioni anomale con produzione di gas che può costituire un
grave problema, il gonfiore tardivo.
Il siero innesto è una coltura lattica naturale che contiene
Lactobacillus helveticus, Lactobacillus bulgaricus,
prevalentemente:
Lactobacillus Lactis, Lactobacillus fermantum e una piccola
Streptococchi.
percentuale di Il siero viene prelevato a 55°C e
conservato in fermentatori per 24h a temperature che variano da 32
a 50°C fino alla lavorazione successiva in modo che l’acidità
aumenti. 6
L’aggiunta del Caglio e la
coagulazione
A seguito viene aggiunto il Caglio al latte in
caldaia ad una temperatura di coagulazione di
32-33°C. La temperatura e i tempi di sosta
vanno regolati in base alla consistenza della cagliata che si vuole
ottenere.
Il caglio è una miscela composta da vari tipi di proteasi (tra cui la
chimosina) in grado di scindere la κ-caseina, proteina idrofila
presente nel latte, e di provocare la coagulazione delle rimanenti
caseine, idrofobe. Per effetto del caglio la massa proteica, non più
solubile nell'acqua, precipita sul fondo a formare la cagliata.
Rottura della cagliata (spinatura)
Per capire se il coagulo è pronto si inserisce una mano
nella caldaia e dallo spacco che ne segue i casari con la
loro grande esperienza capiscono
se può essere lavorato o deve
riposare ancora.
La cagliata viene quindi ridotta a piccole parti a
chicco di riso
forma di con lo spino (Spinatura),
iniziando lentamente poi sempre più
velocemente (per 5-6 minuti).
Se il siero che ne deriva è chiaro la cagliata è acida se invece è
torbido la cagliata è dolce.
Tale operazione viene fatta con o senza fuoco a seconda della
acidità della cagliata.
La cottura La cottura può avvenire in due fasi o in un’unica
fase.
Si porta il latte a 44°C lentamente, si lascia
riposare e si scalda velocemente a 55°C. Durante
la cottura il latte viene sempre agitato tramite
una rotella mossa da un agitatore meccanico.
Passati i 25-40 minuti di cottura si può procede ad un'altra
spinatura. Pochi caseifici attuano ancora la seconda spinatura per
motivi di tempo.
La formatura 7
Si lascia depositare la cagliata sul fondo per 30-40
minuti, si usa un apposito attrezzo che permette di
tagliare il precipitato ancora in caldaia. Si raccoglie
queste due masse con l’aiuto di una pala di legno e le si
inseriscono in un telo di fibra naturale (solitamente lino)
ciascuna. Si estraggono dalla caldaie “infagottate” e si
lasciano sospese per circa 10 minuti. Vengono
messe in stampi (fascere) e lasciati asciugare
tavoli spersori
su in una camera calda. In
caratteristici marchi
questa fase sono applicati i
che imprimono sullo scalzo della forma le
caratteristiche losanghe con la dicitura “Grana
Padano”, il codice del caseificio, la sigla della
provincia, mese e anno di produzione. Inoltre ad ogni forma è
placca di caseina,
applicata una che diventerà parte della crosta,
con un codice identificativo che ne permette la rintracciabilità.
Si procede con rivoltamenti nell’arco di 4-5 ore sia per dare forma
che per favorire la perdita del 10% di siero.
Il giorno seguente le fascere di materiale plastico vengono cambiate
con fascere di metallo.
La salatura e la stufatura
Passata la sosta di 36-
72 ore necessaria per
dare la forma tipica il
“quasi-grana” viene
immerso in un impianto
di salatura dinamico
(22% di NaCl) a
temperatura di 16-17°C per circa 24 giorni.
In questa fase il formaggio assorbe il 2-3% di sale e perde il 4% di
siero.
Dopo l’estrazione dalla salamoia esso viene fatto stufare per 1-4
giorni in camere calde. Così si sviluppano dei fermenti lattici, si dora
e avviene la formazione della crosta impermeabilizzandosi.
La stagionatura 8
Le forme vengono trasferite
in magazzini con
temperatura (15-18°C) e
umidità controllate.
Riposano, appoggiate
“scalere”
su che sono
assi di legno naturale
sovrapposte. Il periodo
varia da minimo un anno (Grana Giovane) ad oltre due anni
(Grana Riserva). Durante questo periodo
vengono rivoltate e spazzolate
regolarmente, sia a mano che con apposite
macchine. Dopo dieci mesi gli esperti del
consorzio selezionano le forme una
a una, e imprimono il marchio a
fuoco. La sicurezza è data dal marchio a
fuoco, che garantisce la qualità "sana,
leale e mercantile" del Grana Padano,
il saggio
selezionato dopo la battitura,
con l'ago e i controlli di espertizzazione effettuati
dagli esperti del Consorzio Tutela Grana Padano con
la supervisione dei funzionari del CSQA.
Alle forme che non superano l’esame vengono
cancellati i marchi sullo scalzo.
Le forme verranno poi vendute intere o a fette direttamente ai
consumatori o ai commercianti. 9
Nel Consorzio non è disponibile né un piano di autocontrollo per la produzione
del Grana Padano DOP né una linea guida per la gestione dei piani di
autocontrollo conformi alla metodologia HACCP, a norma del Reg. CE 852/2004.
Le attività di gestione della sicurezza alimentare spettano ad ogni singolo
produttore, ognuno dei quali ha il suo piano HACCP. Andrò quindi a descrive
l’HACCP in generale che ogni prodotto alimentare deve avere per salvaguardare
la salute dei consumatori e garantirne la qualità.
L' HACCP
“H azard Analysis and
Critical Control
Points”
L'HACCP («Analisi del Pericolo e Punti Critici di Controllo») è un
sistema che previene i pericoli di contaminazione alimentare.
Esso si basa sul monitoraggio dei punti della lavorazione degli
alimenti in cui si prospetta un pericolo di contaminazione sia di
natura biologica che chimica o fisica. È sistematico ed ha basi
scientifiche. La sua finalità è quella di individuare ed analizzare
pericoli e mettere a punto sistemi adatti per il loro controllo.
Prima dell'adozione del sistema HACCP le verifiche venivano
effettuate a valle del processo produttivo, con analisi
della salubrità del prodotto finito, pronto per la vendita al
consumatore, e spesso il prodotto era consumato prima
dell'individuazione dell'irregolarità.
Inoltre, per le analisi, veniva effettuato il campionamento (analisi di
un lotto tramite prelievo di un campione) ed il risultato del campione
analizzato non era un risultato significativo (l'eventuale
contaminazione non si distribuisce omogeneamente nel lotto).
Dopo l'emanazione del D.Lgs. 155/1997, poi abrogato dal d.lgs.
193/2007 in attuazione del regolamento CE 852/2004, è stato
introdotto in Italia il sistema HACCP che, introducendo il concetto
di prevenzione, analizza i possibili pericoli verificabili in ogni fase del
processo produttivo e nelle fasi successive come lo stoccaggio, il
trasporto, la conservazione e la vendita al consumatore.
In altri termini questo controllo si prefigge di monitorare tutta la
filiera del processo di produzione e distribuzione degli alimenti. Lo
10
scopo è quello di individuare le fasi del processo che possono
rappresentare un punto critico (per esempio: la distribuzione di
prodotti surgelati, dove la temperatura di conservazione non deve
salire oltre i -18 C°, rimanendo costante dalla produzione alla
consumazione).
Il sistema pone un importante accento sulla qualità alimentare, in
particolare riguardo a salubrità e sicurezza, concetto che va oltre la
semplice soddisfazione del cliente, ma punta piuttosto alla tutela
della salute pubblica.
Data l’ampia gamma di imprese alimentari prese in considerazione
dal Reg. CE 852/2004 e la grande varietà di prodotti alimentari e di
procedure di produzione applicate agli alimenti, sono state redatte
dalla Commissione Europea delle Linee guida generali
sull’applicazione delle procedure riferite ai principi del sistema