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Educandato statale Agli Angeli
Classe III D
Liceo classico tradizionale
Le strutture profonde
Elisabetta Leopardi
a.s. 2009/10 1
SOMMARIO
Motivazioni pag. 3
Breve analisi complessiva pag. 4
Due teorie dell’Iceberg pag. 6
Primo brano (con traduzione a fronte) pag. 8
Le strutture nascoste I pag. 9
Secondo brano pag. 13
Le strutture nascoste II pag. 14
Un giorno ideale per i pesci banana (testo) pag. 15 2
MOTIVAZIONI
La prima volta che lessi A Perfect Day for Bananafish non avevo la minima idea di chi fosse
Salinger o del significato profondo di quel racconto. Mi ero limitata a seguire i consigli di mia
sorella, che l’aveva letto di recente, perché volevo una lettura leggera, ma non superficiale. Non mi
stupii affatto quando giunsi al punto in cui di punto in bianco Seymour, il protagonista, torna in
camera dalla moglie e, estratta la pistola, si spara alla tempia destra. Non è da me stupirmi per così
poco, reduce dalle stranianti e agghiaccianti letture dei racconti di Marquez e Čàpek dove i finali
sono qualcosa di affascinante proprio per il fatto che sembrano non avere alcuna logica. Tremendo,
l’aveva definito mia sorella; ma in me non sembrava aver prodotto alcun effetto particolare. Presto
me ne dimenticai.
Aveva ragione Franz Kafka quando scrisse che un racconto deve essere come un'arma che possa
rompere i mari ghiacciati dentro di noi. Molti libri o racconti che capita di leggere non producono
un effetto immediato, ma alcune tematiche, alcuni frammenti di essi, rimangono come inchiodati
nel nostro preconscio e vanno a formare parte delle nostre radici culturali. Spesso riemergono senza
spiegazione o inaspettatamente, e vanno a modificare le nostre percezioni del quotidiano. Questo
accade appunto perché dentro di noi qualcosa è stato spezzato o si è trasformato.
A Perfect Day for Bananafish mi tornò alla mente, a distanza di qualche mese, in due occasioni.
In gennaio partecipai ad una conferenza del professor Lamberto Maffei, nella quale presentava il
libro Arte e Cervello e, attraverso l’utilizzo di materiali multimediali, dimostrava come le attitudini
artistiche di chi ha subito un trauma mutino sensibilmente e si accrescano. In particolare
sottolineava come in molti reduci di guerra o persone vissute subito dopo una tragedia di massa, si
fosse verificato questo cambiamento. Il bisogno di rifugiarsi nell’arte era dovuto alla necessità di
trovare uno sfogo artistico per poter accettare e interiorizzare un’esperienza particolarmente forte.
Molti di essi, nonostante fossero riusciti a riprodurre la propria sofferenza, finivano ugualmente per
suicidarsi. Cominciai, quasi senza rendermene conto, a pensare a quel racconto di Salinger e a
interrogarmi se non fosse in qualche modo collegato a quello che avevo appena ascoltato.
In seguito partecipai ad una serie di conferenze tenute dal filosofo Salvatore Natoli sull’etica e su
come noi percepiamo la nostra vita e la nostra storia; anche in quell’occasione quel racconto mi
tornò alla mente. Da quel momento pensai molto spesso a A Perfect Day for Bananafish e desiderai
di riuscire a comprendere le vere cause del suicidio di Seymour.
Il vero sapere è conoscere le cause, afferma Aristotele nella Metafisica, e per me indagare quel
racconto è stato motivo di soddisfazione e di arricchimento interiore. Ho imparato a utilizzare i
materiali a mia disposizione, soprattutto quelli che riuscivo a ricavare dalle lezioni a scuola (trovai
gli spunti più impensati, ma più validi, proprio qui), e a scavare sempre più a fondo.
Un volume intero non basterebbe a riassumere il discorso critico sviluppatosi intorno a questo
racconto, ma ho tentato ugualmente di proporre una sintesi del mio lavoro in questa tesina.
Elisabetta J. Leopardi
3
A PERFECT DAY FOR BANANAFISH
La scena si apre in una stanza d’albergo dove Muriel Glass, moglie del protagonista Seymour
Glass, sta aspettando una telefonata interurbana dalla madre. La successiva conversazione rivela le
inquietudini della madre di Muriel, confortata dal parere di uno psichiatra, per alcuni
comportamenti assunti da Seymour dopo essere stato rilasciato dall’ospedale militare.
Nella scena successiva, Sybil Carpenter, una bambina di circa quattro anni, incontra Seymour
sdraiato al sole e insieme vanno a fare un bagno. Durante il bagno Seymour racconta alla bambina
dei pesci banana, un singolare tipo di pesce che si infila nelle grotte bananifere, ma, ingozzandosi
eccessivamente di banane, ad un certo punto non riesce più ad uscire ed è condannato a morire. La
bambina non tarda a vederne uno che nuota accanto a loro, ma, paradossalmente, afferma che nella
bocca ha sei banane. Quello è il momento decisivo, perché Seymour capisce che è arrivato il
momento di uscire dall’acqua e tornare all’hotel. Giunto in camera, dove la moglie dorme, Seymour
estrae una pistola, guarda per l’ultima volta la donna e poi si spara alla tempia destra.
Un giorno perfetto per i pesci banana fu scritto nel 1948, anno in cui riecheggiano i traumi della
seconda guerra mondiale e la situazione culturale in cui si trovano gli Stati Uniti di quegli anni,
divisi tra l’improvviso boom economico e le problematiche sociali. A ciò si riferisce, ad esempio,
Jonathan Safran Foer, dicendo che “nei personaggi dei suoi libri, ma anche come persona, Salinger
incarna l'ideale dell'America individualista e trasgressiva, che si ribella alla cultura di massa e
alle convenzioni sociali. In questo senso, è un erede di Mark Twain. Purtroppo, almeno da
vent'anni a questa parte, tale audacia è venuta a mancare nelle nostre lettere, sempre più uniformi
1
e conformiste” .
Il racconto è quello più noto e acclamato di Salinger. Tutta questa notorietà è probabilmente data
dalla strana e apparentemente incomprensibile conclusione del racconto, quando Seymour torna
nella stanza dell’hotel e si suicida. Il lettore è informato di alcune deviazioni psicologiche del
protagonista dal dialogo tra Muriel e la madre nella prima parte del racconto, ma la conclusione è in
ogni caso a sorpresa.
Un giorno perfetto per i pesci banana è un racconto che segue la teoria dell’iceberg (di cui si
tratterà più avanti) e precede Franny e Zooey (1961) e Alzate l'architrave, carpentieri e Seymour.
Introduzione (1963), quattro racconti lunghi - due per volume - in cui si sviluppa la storia della
famiglia Glass, cioè dei fratelli di Seymour. “Se Salinger avesse in mente la mappa completa della
saga dei Glass nel momento in cui scriveva Bananafish, o se invece la decisione di risuscitare il
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protagonista sia stata presa anni più tardi, rimane tuttora una questione irrisolta” . Nonostante
questo, il racconto sussiste per sé, senza alcun bisogno di ricollegarsi agli altri.
Il racconto è diviso in tre parti intervallate da stacchi netti, dove, al contrario di quanto afferma
3
Ranaboldo , la narrazione in terza persona non è del tutto neutrale (ad esempio, “ Ciao,” disse
Sybil, e corse senza rimpianto in direzione dell’albergo). Il dialogo tra i personaggi ha un ruolo
1 Foer: erede di Mark Twain ha cantato l' America ribelle, Corriere della Sera, 29 gennaio 2010
2 E. Ranaboldo, Invito alla Lettura di Salinger, Mursia, Milano, 1999, 103
3 “La narrazione affidata alla terza persona effettua una registrazione neutrale delle cose, dei movimenti e degli
ambienti.” (E. Ranaboldo, op.cit., 104) 4
predominante e, soprattutto attraverso il contrasto tra gli interlocutori, si evincono sia i tratti
essenziali della psicologia dei protagonisti che quelli della storia, il suo tempo e l’ambiente in cui si
colloca. “Il registro controllato della narrazione agisce in realtà da filtro trasparente per esporre, e
ridicolizzare, un mondo fatto di (seconde) lune di miele in alberghi della Florida invasi da agenti
pubblicitari; di giovani spose che leggono articoli dal titolo Il sesso è divertente – o un inferno; di
psichiatri alla moda, che passano le serate giocando a bingo, perentori quando affermano che c’è il
4
rischio –un rischio grandissimo- che Seymour perda completamente il controllo di sé” . In questo
universo Seymour si trova al fondo di un vicolo cieco, sposato alla donna sbagliata e profondamente
alienato dalla nuova condizione socio-culturale del dopoguerra.
E’ un racconto che in poche pagine riesce a dare un’immagine fortissima di vita attraverso
l’affermazione della morte come liberazione dai vincoli terreni che opprimono l’uomo e lo rendono
schiavo della nevrosi.
Il significato profondo della narrazione è la dimostrazione che la felicità è istantanea, un
frammento nel quotidiano, e prima e dopo di essa c’è l’orrore, la guerra, la morte. La morte, in
particolare, ha un posto di rilievo perché non compare solo nell’atto del suicidio, ma implicitamente
contamina tutta la narrazione. La storia dei Bananafish, destinati a morire perché ghiotti di banane
al punto di non riuscire più a uscire dalle grotte bananifere, è la chiave di lettura di questo tema: chi
si abbuffa di vita muore. E’ la metafora di un mondo malato, sottomesso al dominio dei phonies,
simbolo di una cessata comunicazione tra individui; incapace di mantenere gli antichi valori e di
affrontare la vita. In questo scenario di desolazione gli uomini sono come vuoti, impagliati, spinti
per inerzia a vivere, spaventati dal domani, soli in una società ormai massificata. L’unica via
d’uscita, se davvero ne esiste una, è quella di contraddire ogni schema, di giungere alla ferma
consapevolezza che l’uomo è padrone del proprio destino e unico possibile artefice della propria
liberazione. Il suicidio non è più la violazione di un codice morale, ma una scarcerazione dal mondo
illusorio delle apparenze, ed è proiettato, dunque, sul piano della lotta per il ricongiungimento
dell’anima individuale all’assoluto.
Non è un caso che, anche dopo la morte, Seymour sia visto dai fratelli minori come un punto di
riferimento e un vero e proprio maestro spirituale.
4 E. Ranaboldo, op.cit., 103 5
DUE TEORIE DELL’ICEBERG
La teoria di Hemingway
Secondo il critico E. Alsen Un giorno Ideale per i Pescibanana è “una magnifica storia, alla
maniera dei racconti di Hemingway e Fitzgerald. Il racconto dimostra il principio dell’iceberg di
Hemingway, secondo il quale sette-ottavi della storia rimangono sotto il pelo dell’acqua per ogni
parte visibile a galla. (…) Il racconto costringe il lettore a tirare le proprie conclusioni su quanto
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sta accadendo” . Lavorare in questo modo significa lavorare di sottrazione: lo scrittore deve
eliminare tutto il superfluo, arrivando a dire il meno possibile.
Scrive a questo proposito Hemingway nel capitolo sedicesimo di Morte nel Pomeriggio: “se
un prosatore sa bene di che cosa sta scrivendo, può omettere le cose che sa, e il lettore, se lo
scrittore scrive con abbastanza verità, può avere la sensazione di esse con la stessa forza che se lo
scrittore le avesse scritte. Il movimento dignitoso di un iceberg è dovuto al fatto che soltanto un
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ottavo della sua mole sporge dall'acqua” . In questo modo si crea una sorta di complicità tra
scrittore e lettore poiché al lettore sono quasi pienamente affidate le chiavi di lettura del testo; lo si
incoraggia a ricavare da pochi tratti una personale interpretazione, arrivando, infine, a suscitare in
lui un potere maggiore di immedesimazione.
Tuttavia Hemingway tende a condurre ad una precisa interpretazione, cioè la punta emergente
dell’iceberg è sufficiente a capire come l’iceberg è fatto sotto; Salinger, invece, non mostra mai ciò
che potrebbe stare sotto, ma lascia una libera interpretazione al lettore. Seguace del taoismo
classico, Salinger sembra continuamente ribadire che “La Via veramente Via, non è una via
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costante”
La teoria di Freud
Alla teoria prettamente stilistica dell’iceberg se ne aggiunge una seconda, indicata da Sigmund
Freud, che ha implicazioni psicologiche. Con molta probabilità l’intento di Salinger in Un giorno
Ideale per i Pescibanana era quello di unire le due teorie, molto affini tra loro.