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Estratto del documento

INDICE

INTRODUZIONE…………………………………………………………

…………………… 4

FILOSOFIA: SIGMUND

FREUD…………………………………………………… 8

LINEE

GENERALI……………………………………………………………………………………

…………………….. 10

BIOGRAFIA……………………………………………………………………………………

……………………………….. 12

IL

SOGNO…………………………………………………………………………………………

…………………………….. 14

LA STRUTTURA DELLA

PSICHE……………………………………………………………………………….. 19

LA TERAPIA

PSICOANALITICA……………………………………………………………………………

….. 24

LA TEORIA DELLA

SESSUALITA’…………………………………………………………………….………. 28

IL DISAGIO DELLA

CIVILTA’……………………………………………………………………………….…… 32

SCIENZE…………………………………………………………………

…………………………. 35

FREUD: CRATERE

LUNARE………………………………………………………………………………………

…. 36

LA LUNA: CARATTERISTICHE GENERALI E GEOMORFOLOGICHE……………….

38

FISICA……………………………………………………………………

…………………………… 41

2 IL CARTEGGIO TRA EINSTEIN E

FREUD………………………………………………………………. 42

ALBERT

EINSTEIN………………………………………………………………………………………

……………….. 45

STORIA

DELL’ARTE………………………………………………………………

………… 51

FREUD E L’ARTE

CONTEMPORANEA…………………………………………………………………………

52

IL

SURREALISMO………………………………………………………………………………

…………………………. 54

SALVADOR

DALI’……………………………………………………………………………………………

……………… 56

INGLESE…………………………………………………………………

……….………………… 63

VIRGINIA

WOOLF…………………………………………………………………………………………

…………….. 64

ITALIANO…………………………………………………………………

………………………. 73

ITALO

SVEVO…………………………………………………………………………………………

………………………. 74

“LA COSCIENZA DI

ZENO”…………………………………………………………………………………………

79

LATINO……………………………………………………………………

………………………… 85

3 IL MITO DI

EDIPO…………………………………………………………………………………………

…………….. 86

LE TRAGEDIE DI LUCIO ANNEO

SENECA…………………………………………………………….. 88

L’OEDIPUS……………………………………………………………………………………

…………………………………… 91

STORIA……………………………………………………………………

………………………… 96

PSICOLOGIA DELLE MASSE E ANALISI

DELL’IO………………………………………………. 97

ADOLF

HITLER…………………………………………………………………………………………

…………………….. 99

APPROFONDIMENTO…………………………………………………

………………….107

LA PSICOANALISI ANCHE AL CINEMA . . . CON WOODY

ALLEN………………….107

IL LIBRO NERO DELLA

PSICOANALISI……………………………………111

4

INTRODUZIONE

“Lo psichiatra è un tizio che vi fa un sacco di domande costose che

vostra moglie vi fa gratis”.

Woody Allen (New York, 1º dicembre 1935) è un regista, sceneggiatore e attore

statunitense, nonché comico e autore teatrale.

La sua grande produzione l'ha reso uno degli autori cinematografici più

ammirati dei nostri tempi. Scrive e dirige i propri film ed ha recitato in molti di

essi nel ruolo di protagonista.

I temi affrontati da Allen rispecchiano la sua passione per la letteratura, la

filosofia, la psicoanalisi, il cinema europeo e per la sua città natale, New York,

dove ha vissuto per tutta la vita.

Questo regista, sconcertato dalla sua stessa comicità, mi è sempre stato caro.

Caro, che è più che stimato, ammirato, idolatrato. Non ne faccio una questione

di competenza cinematografica, quanto un fatto di temi trattati. Woody Allen

scherza con le cose grandi della vita o, forse, le prende sul serio scherzando.

Usa il cinema come luogo fisico del sogno, ma ci sveglia un secondo prima che

il film sia finito, sui titoli di coda. È lui l’artista che non si adatta a questa

società e che pare traslare in una dimensione eroica la storia del baudelairiano

albatros. Anche quella di Allen è una improduttiva ricerca della felicità, e

questo è un argomento maledettamente comune a molti, poi ognuno ha un suo

metodo nell’essere inevitabilmente sconfitto. Celebre per la sua immagine

nevrotica, Allen ha scelto come via di fuga la psicoanalisi ed ha passato più di

30 anni in cura.

Parlare del rapporto fra Woody Allen e la psicoanalisi esula dal semplice parlare

di cinema; il concetto di nevrosi attraversa sì

tutto il suo cinema, ma anche la sua vita privata.

Pensando al grandissimo regista non possiamo

non collegarlo ad un lettino d’analisi, o alla figura

di un terapeuta che lo segue: ricordiamo fra le

sue opere Zelig, Edipo Relitto, Hannah e le sue

sorelle. L’uomo Allen risulta, secondo i biografi, in

analisi dal 1959 (dall’età di 24 anni);

probabilmente un percorso mai terminato. Egli

stesso ammette ancora oggi di soffrire di

claustrofobia ed agorafobia, oltre a svariate altre

piccole fobie e manie.

Principalmente il rapporto Allen – Psicoanalisi si

fonda su basi fortemente freudiane (non a caso il

regista cita spesso lo psicoanalista austriaco);

vediamo infatti al centro dei suoi ragionamenti e

delle sue nevrosi: il sesso, la madre,

l’indipendenza affettiva. Ciò che accosta in

maniera indissolubile Allen alla psicoanalisi è, in definitiva, l’immagine che lui

dà della pratica psicoanalitica. Non dobbiamo dimenticare il suo ambiente di

vita, New York. La frenetica vita borghese della Grande Mela, l’assenza di

rapporti reali e la moda della psicoanalisi (molte star sono andate in analisi,

5

solitamente per poche sedute: in USA lo psicoanalista è diverso dallo

psicoanalista europeo, è visto più come un confidente, un appoggio di poche

ore senza un vero obiettivo terapeutico) sono al centro della sua lunga

riflessione; riflessione che, secondo molti specialisti del settore, ha addirittura

sdoganato la figura dell’analista facendogli “pubblicità”: infatti Allen ci fornisce

la figura dell’analista umano, non estraneo ai problemi del suo paziente.

Partendo dal mio artista preferito - così amo definirlo - ho deciso di prendere in

esame il tema della psicoanalisi e tutte le sue complicazioni non solo psichiche,

ma anche artistiche, letterarie, sociali e morali. Come parlare di psicoanalisi

senza analizzare il pensiero di Freud? Il medico austriaco, nato in Moravia nel

1856, è stato il fondatore delle teorie moderne sulla psicoanalisi. Si laureò a

Vienna in Medicina e nel 1885 andò a Parigi per osservare da vicino gli

esperimenti di cura dell’isteria attraverso l’ipnosi del dottor Charcot. Visse a

Vienna fino al 1938 quando fu costretto a fuggire a Londra a causa delle

persecuzioni contro gli ebrei volute da Hitler. Proprio ispirandosi alla sua

esperienza personale ha preso in analisi la figura del dittatore tedesco e la

nascita del nazismo .

Per dare una spiegazione del perché il popolo tedesco abbia seguito le idee

presentate da Hitler, Freud, nell’opera “Psicologia delle masse e analisi dell’Io”,

ha analizzato le particolari necessità, le speranze ed i sogni frustrati della

maggior parte dei cittadini al tempo della Repubblica di Weimar; è necessario

comprendere che l’ideologia nazista esercitò un grande fascino sul popolo

tedesco, soprattutto nei confronti della classe media inferiore, proprio perché

tale ideologia forniva a quei cittadini una soluzione concreta per soddisfare dei

bisogni che ormai erano divenuti di grande importanza e che, invece, non

potevano essere soddisfatti dalla debole Repubblica.

A Berlino nel 1927 Freud conobbe Einstein, e da quel momento nacque una

grande amicizia. Anche Einstein dovette abbandonare la Germania nazista, in

quanto gli intellettuali di origine ebraica non erano immuni dalle persecuzioni

razziali; è dunque per motivi fortemente personali che Einstein e Freud si

occuparono di riflessioni pungenti, quali quelle inerenti alla guerra.

Lo scienziato e l’analista erano pacifisti militanti. La lotta per la pace era da

loro vista come l’unica arma che potesse mettere il mondo al riparo dalla

guerra. Queste ragioni spinsero Einstein, su proposta della Società delle

Nazioni, a tenere un carteggio con Freud. Nella risposta alla lettera di Einstein,

Freud usò la psicoanalisi per cercare di spiegare quali potessero essere le

ragioni più profonde di un conflitto e spinse tale indagine negli impulsi

distruttivi intrinseci all’uomo stesso. Freud, per primo, ha mostrato come l’Io sia

una costruzione fragile e precaria, la sua indagine sull’inconscio e sul flusso di

coscienza condizionò il panorama letterario mondiale. Esemplari sono le

esperienze di Italo Svevo, che dedica un intero romanzo alla psicoanalisi ( La

coscienza di Zeno) e di Virginia Woolf, paziente dello stesso Freud. Anche l’arte

subì gli influssi delle nuove scoperte psicoanalitiche e il surrealismo ne è una

lampante dimostrazione. Questi eccezionali risultati ottenuti in merito alla

psicoanalisi hanno contribuito ad aprire un profondo abisso con la cultura del

passato; notevole ed incancellabile rimane la ricerca di Freud.

Il mio percorso metterà in evidenza tutti i risultati ottenuti in questo campo,

ma, allo stesso tempo, cercherà di rispondere ad un quesito dibattuto anche

dai frequentatori più assidui di un analista:

la psicoanalisi serve davvero?

6

7

FILOSOFIA

"Anche se il futuro riplasmerà o modificherà questo o quel

risultato delle sue ricerche, mai più potranno essere messi a

tacere gli interrogativi che Sigmund Freud ha posto all'umanità; le

sue scoperte scientifiche non si possono né negare, né occultare

(...) e se mai alcuna impresa della nostra specie umana rimarrà

indimenticabile, questa sarà proprio l'impresa di Sigmund Freud."

(Thomas Mann) 8

SIGMUND FREUD

"La mia vita è la psicoanalisi"

Freud è il padre della psicoanalisi, quel complesso movimento culturale e

scientifico che ha influenzato ogni settore della vita del Novecento: la

medicina, la letteratura, la psicologia, l’arte, la filosofia, il costume e la morale.

Pochi altri movimenti intellettuali hanno esercitato una così larga influenza

sulla società, giungendo a modificare in profondità la stessa immagine

dell’uomo. Come è stato detto dagli studiosi, la psicoanalisi rappresenta la

quarta grande rivoluzione della storia occidentale, dopo la rivoluzione

copernicana, quella darwiniana e quella marxiana.

Freud, all’alba del Novecento, trasforma radicalmente l’immagine dell’Io, della

coscienza e della personalità in cui l’uomo si era rispecchiato per secoli e rivela

l’esistenza di una zona buia e impenetrabile alla ragione: il pianeta sconosciuto

dell’inconscio.

La psicoanalisi può essere intesa in un triplice senso: come teoria generale

della psiche; come terapia nella cura delle nevrosi, delle ossessioni e delle

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