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SENECA E IL CONVOLGIMENTO DELLE PASSIONI
L’autore latino nelle sue tragedie dimostra che
la forza devastante della
passione può disintegrare la
personalità interiore
l’ esasperazione dei sentimenti
feriti può portare l’uomo alla
perdita della razionalità, alla
morte
SENECA E IL CONVOLGIMENTO DELLE PASSIONI
Medea : la lucida follia di una madre
La protagonista dell’omonima tragedia è una donna
straniera ripudiata da Giasone, suo sposo, che non esita
a chiedere in moglie Creda, figlia del sovrano Creonte ,
per scalare il potere.
Medea, con il suo inarrestabile ma consapevole
furore, rivolto alla vendetta, matura la decisione
di uccidere i figli.
SENECA E IL CONVOLGIMENTO DELLE PASSIONI
Medea : la lucida follia di una madre
I figli , per Medea, non contano come persone ma come
strumenti per colpire Giasone.; in lei coesistono passione
indomabile e la consapevolezza della dimensione tragica
ed irreversibile del suo gesto e della sua negatività morale.
Medea è il caso più rappresentativo del fenomeno
per cui gli uomini possono compiere azioni
irrazionali ma nello stesso tempo sono coscienti di
quello che fanno.
LUIGI PIRANDELLO E LA FOLLIA : DA MASCHERA
A MASCHERA NUDA
Luigi Pirandello ( 1867/1936) assegna al folle la volontà di
sfuggire alla vita, da una società – quella borghese dei primi
del ‘900 - chiusa e definita dai ruoli e dalle maschere che
ognuno ha e nelle quali ognuno chiude la sua vita; la pazzia è
un'apertura drammatica di orizzonti alle passioni, al sogno, al
dramma finale.
Il folle di Pirandello è incline al gioco delle
parti.; si rinchiude nello spazio irreale e senza
tempo della pazzia quale unica possibilità di
essere se stesso e di salvarsi dalla rapina del
tempo, dal caos imprevedibile dell’oggi,; per
questo , vive in bilico tra realtà e finzione.,
assumendo una maschera,
LUIGI PIRANDELLO E LA FOLLIA
Enrico IV : la dimensione alternativa alla realtà
Il protagonista dell’omonima
opera è un nobile del primo
Novecento, convinto di essere il
personaggio storico da cui
prende il nome, dopo essere
caduto da cavallo.
Enrico sa di non essere più pazzo da molti
anni, ma finge di esserlo per la
disperazione di essersi ritrovato al
risveglio ormai vecchio e escluso dalla
vita ed ha un atteggiamento
ambivalente per una società che non
gradisce e non capisce.
LUIGI PIRANDELLO E LA FOLLIA
Enrico IV : la dimensione alternativa alla realtà
Il chiudersi nel guscio protettivo della
follia rappresenta, nell’Enrico IV. il
tentativo di “sfuggire” alla vita, oltre che
con la follia, con la cristallizzazione della
storia.
Per Pirandello l’uomo , errando, crede che la
«società» consista in un gioco cooperativo
volto a edificare e a sviluppare opere e civiltà.
Piuttosto essa appare più spesso un gioco
antagonista, in cui i mediocri, che sono i più,
alleano le loro insufficienti forze per
ostacolare chi, considerato capace, rispecchia
la loro mediocrità.
HENRY JAMES ED IL CONFLITTO INTERIORE
TRA REALTA’ E DELIRIO
Il rapporto stridente e drammatico tra realtà e delirio, caro
a Pirandello vengono particolarmente esaltati nelle opere e
nei racconti di Henry James scrittore e romanziere
americano ( 1843/1916) ma vissuto per gran parte della
propria vita in Inghilterra .
Interessato a scandagliare il rapporto tra conflitto morale e
scelte degli individui, James non condanna la società ma
osserva la società stessa quale causa delle scelte e ne accetta
ogni dinamica, anche la più crudele, come quella del delirio,
quale ineluttabile condizione della vita. Un approccio psico-
sociologico che viene esaltato nel racconto “The turn of the
screw” ( Giro di vite ) del 1898.
HENRY JAMES ED IL CONFLITTO INTERIORE
TRA REALTA’ E DELIRIO
La vicenda è raccontata in prima persona da una giovane
donna che accetta di recarsi a Bly ,una dimora di campagna,
dove vivono i due bambini, Flora e Miles, ai quali deve fare
da istitutrice. L’ apparente serenità viene sostituita
gradualmente dall’angoscia tangibile che grava sulla casa a
causa di due fantasmi di un uomo e di una donna: quello
della vecchia istitutrice, la signora Jessel, già morta, e quella
di un domestico, anch’egli deceduto, protagonisti in vita di
una sordida storia d’amore .
HENRY JAMES ED IL CONFLITTO INTERIORE
TRA REALTA’ E DELIRIO
La giovane istitutrice vuol salvare i suoi due giovani
protetti, che le appaiono innocenti e ignari, ma presto si
accorge di alcune incongruenze comportamentali di Flora e
Miles quasi che i due bambini fossero già coinvolti nella
vicenda dei due fantasmi. La giovane istitutrice viene
proiettata in un vortice di isteria, e pian apre la strada alla
conoscenza di una realtà che le appare tangibile quanto
tremenda, sino alla morte di Miles.
Nel racconto si mescolano magistralmente realtà e
follia, vita e morte, oggettività delirio., il tutto proposto
dallo scrittore grazie anche ad uno stridente dualismo
tra lo scandalo inaccettabile dell’infanzia corrotta da
forze oscure, e la potenziale perversione
dell’immaginazione di una giovane donna incapace di
sostenere il confronto ed il conflitto tra innocenza e
colpa , tra il Bene ed il Male.
FRIEDREICH NIETZSCHE E LA FOLLIA DEL SUPERUOMO
La “follia” dell’uomo moderno, tra realtà ed illusione, la
disgregazione della persona, drammaticamente
rappresentate da Pirandello e da Henry James, trovano
nel filosofo Friedrich Nietzsche un’ amplificazione ancor
più esasperata, sino a sancire la morte di Dio e la nascita
del superuomo.
La morale cristiana , per Nietzsche ha reso schiavi gli
uomini. La conquista della libertà e della spontaneità
presuppone il superamento dei condizionamenti, delle
regole, degli obblighi derivanti dalle credenze
religiose, dal riferimento ad entità metafisiche,
superando valori trascendenti divenuti conformistici,,
FRIEDREICH NIETZSCHE E LA FOLLIA DEL SUPERUOMO
Negando Dio, nell’opera “ Così parlò Zarathustra“, Nietzsche
fa emergere con prepotenza la follia del Superuomo,
espressione ed incarnazione della volontà di potenza che si
radica nella terra rifiutando ogni giustificazione della vita
che non venga dalla vita stessa.
Il Superuomo, liberato dalla presenza invadente e ossessiva di
è il creatore di se stesso, è avventuriero e dominatore, non
Dio,
teme la vita ma la fa sua con coraggio; ha i suoi valori nella
pienezza umana, nella fierezza, nella fede in se stesso, quale
individuo superiore .
FRIEDREICH NIETZSCHE E LA FOLLIA DEL SUPERUOMO
Per Nietzsche ogni momento del tempo, cioè l'attimo
presente, va vissuto in modo spontaneo, senza continuità
con passato e futuro, perché passato e futuro sono illusori:
infatti ogni momento si ripete identico nel passato e nel
futuro, come un dado che, lanciato all'infinito (poiché il
tempo è infinito), darà un numero infinito di volte gli stessi
numeri, in quanto le sue scelte sono un numero finito.
La visione atea ed anarchica della vita e dell’uomo di
Nietzsche conduce però alla follia, circoscritta nell'ambito
di un soggettivismo disperato, che non accetta peraltro
alcuna mediazione sociale, e che porta alla irrazionalità. Il
superuomo di Nietzsche , deformato e strumentalizzato a
fini palesemente politici, servì anche da sostegno
ideologico al folle totalitarismo nazista.
ADOLF HITLER ED IL NAZZISMO : QUANDO LA FOLLIA SI
IMPOSSESSA DELL’UOMO
Mosso dalle sue convinzioni sulla necessità di selezionare
gli esseri umani al fine di creare una razza umana superiore,
la razza ariana, sulla paventata congiura ebraica
antitedesca e sulla teoria dello spazio vitale, per fornire al
popolo tedesco, colpito da una forte crisi economica ed
occupazionale alla fine degli anni ‘20, uno sbocco al
proprio espansionismo, Hitler diede una svolta dittatoriale
alla Germania governandola per 12 anni ( dal 1933 – anno
della sua nomina a Cancelliere del Reich - sino alla fine
della II guerra mondiale )
ADOLF HITLER ED IL NAZZISMO : QUANDO LA FOLLIA SI
IMPOSSESSA DELL’UOMO
Nel "Mein Kampf" ('la mia battaglia"), del 1925, Hitler
ipotizza la distruzione di un mondo per crearne un nuovo
caratterizzato da una società perfetta, sintesi di uomini e
donne perfetti, governata dal popolo tedesco.
Hitler diede vita ad una politica antisemita, con vere e
proprie persecuzione razziali, per disumanizzare gli uomini
inferiori, a partire dagli ebrei, spogliarli della loro libertà e
dignità, renderli schiavi della superiorità tedesca, ed infine
privarli della vita stessa.
La follia Hitleriana, spinse quest’ultimo e la Germania, di cui
era divenuto dittatore, nella catastrofe della seconda guerra
mondiale e lo sterminio di oltre 6 milioni di ebrei
VINCENT VAN GOGH E LA RICERCA DI SE STESSO
La necessità di ritrovare se stessi, di dare un vero
senso alla propria esistenza, rappresentano i temi
portanti del dramma umano di Vincent Van
Gogh. uno dei maggiori pittori impressionisti.
Il genio di Van Gogh si esprime con la sua pittura, la sua
pennellata è inconfondibile e l’uso del colore è
originale. Negli autoritratti cercava di ritrovare se
stesso, di conoscersi per definirsi, si rappresentava con
fissi occhi inquieti, labbra serrate, estrema magrezza
elementi che fanno così trasparire il carattere instabile e
quasi inafferrabile dell’artista. La sua consapevolezza di
essere incompreso e l’ansia di capire se stesso insieme a
numerosi insuccessi , lo condussero a una forma di
alienazione mentale che gli procurava tremende crisi
durante le quali perdeva ogni contatto con la realtà. Nel
1890 si suicidò sparandosi al cuore.