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L'età romantica, tesina sul romanticismo
L’età romantica certamente segnò un periodo molto complesso e difficilmente catalogabile entro precise matrici
ideologiche, sia poetiche sia politiche. Tuttavia nonostante ciò, la corrente di pensiero romantica segnerà una svolta
radicale nella vita dell’uomo e del suo rapporto con la natura e l’universo. Volendo periodicizzare l’avvento di tale
fenomeno, bisogna riferirsi all’epoca della Restaurazione e, più in particolare, agli anni in cui il Congresso di Vienna
cercherà di cancellare decenni di storia e risparmiare l’ancient regime alla vecchia Europa (fine 18°secolo-metà 19°
secolo). Di questo ritorno al passato, fu proprio la nostra penisola a pagarne le conseguenze: infatti, la riabilitazione del
dominio austriaco, chiuderà le porte agli influssi della nuova cultura romantica che andava diffondendosi. Per
comprendere più a fondo, i motivi e le esigenze che determinarono il sorgere del movimento culturale esaminato,
bisogna riferirsi anche all’età immediatamente precedente, più propriamente detta “pre-romanticismo”.
Questo periodo fu caratterizzato dalla presenza di diverse tendenze, quali il gotico, il sublime e il pittoresco, e di
qualche movimento come il neo-classicismo e lo “Sturm und Drang”. Con il ricorso allo stile gotico e a quello
pittoresco, andava a prediligersi il tema del terrore, del macabro della ricerca di personaggi del tutto particolari, i quali,
in veste di protagonisti dei romanzi che animavano, erano vittime o persecutori. I fautori di tali tendenze letterarie,
sembrarono un ricalcare lo stesso stile e le stesse tematiche che Seneca (I sec.d.c.) aveva accolto nelle sue tragedie. In
esse l’unica verità, l’unica scienza, era rappresentata dalla magia nera, dalla vittoria delle forze malefiche della natura.
Nelle sue tragedie i crimini, gli orrori, gli eventi macabri non erano presentati senza un inquietante compiacimento.
Tutto ciò in contrapposizione antitetica all’atteggiamento che Seneca, invece, accolse nelle altre opere come i “Dialogi”
e le “Epistolae Morales”; in esse i protagonisti hanno l’esigenza di proiettare la propria anima verso l’alto, verso la
luce. I personaggi delle sue tragedie, invece, fuggono alla vista della luce, lanciandosi nell’oscurità dei voli della
propria vita. Con la ricerca del sublime, invece, si cercherà di esprimere l’astratto, ciò che non è concreto bensì
irraggiungibile. Nell’ambito della letteratura il sublime rappresenterà l’idea inconoscibile, ossia ciò che Kant chiamò
“noumeno”.
E’ di quegli stessi anni la nascita di un nuovo movimento culturale, nato in Germania, e radicatosi soprattutto presso
Francoforte e Strasburgo: lo Sturm und Drang. L’indagine che i fautori di questa corrente di pensiero compiono, è volta
ad attestare che tipo di relazione s’instaura tra l’individuo e la natura e tra l’individuo e la società. La conclusione, alla
quale si pervenne, fu quella secondo la quale l’uomo poteva soddisfare le sue aspirazioni, la sua sfera istintiva, solo nella
natura giacché nella società è vincolato a precisi doveri e inoltre è limitato nei suoi desideri alla luce delle limitazioni
che la vita consociativa impone. L’uomo ideale alla luce di questa prospettiva, lo “sturmer”, è un individuo dai tratti
geniali che, conscio di ciò che lo circonda, decide per la strada dell’allontanamento, dell’autoesclusione sino alle
conseguenze estreme, come la morte. L’altro movimento che influenzerà notevolmente il Romanticismo, è costituito dal
neo-classicismo. Esso rappresentò lo sforzo compiuto dall’uomo nel tentativo di rivivere quell’armonia tra le parti,
quell’idea di compostezza e d’ordine proprio del mondo classico. L’idea neo-classica si manifesta nella ricerca del”bello
ideale”, che prende forma nell’equilibrio e deve essere in grado di rapportarsi ad un concetto di base, ossia
nell’imitazione della natura. Winckelmann ha mostrato, come, con l’età classica, si ritrova nell’arte e nella letteratura
una grazia, una bellezza che egli stesso definiva come “il piacevole secondo della ragione”. Nella civiltà greco-romana,
l’uomo si sentiva in simbiosi con la natura e quindi all’idea di natura immutabile era connessa l’idea d’arte immutabile.
Per i romantici, invece, la natura non sarà statica bensì sottoposta ad un continuo divenire, pertanto la stessa arte non
potrà essere intesa semplicemente come imitazione della natura. Il romanticismo, in ogni modo, non condanna
completamente il classicismo, ma soltanto alcune manifestazioni troppo esasperate e quindi anacronistiche rispetto al
momento socio-politico-ideologico contingente. Con queste premesse viene a manifestarsi la corrente romantica, la
quale, si muove verso la ricerca dell’origine delle proprie radici culturali, della propria etnia e quindi della riscoperta
dell’ideale della nazionalità. In Italia, il ripristino delle proprie origini, generò il ritorno alla civiltà greco-romana e alla
riscoperta dei valori e simbolismi mitologici, tipici delle epoche precedenti. Su tutto, l’avvento della cultura romantica
segnò un ritorno al sentimento; ciò concederà all’uomo la possibilità di conoscere quello che è oltre la portata della sua
ragione.
Con questo presupposto di fondo, ci saranno due reazioni diverse degli uomini dinanzi alla nuova consapevolezza di se
stessi e della propria vita: il titanismo e il vittimismo. L’uomo, in pratica, o accetterà dolorosamente la propria
piccolezza oppure si esalterà nel suo sforzo, nel suo tentativo di conoscere l’ignoto e quindi di trovarsi in simbiosi con
l’intero universo. Ciò era ravvisabile nel Leopardi e dalla lettura dei suoi scritti. Nella “Ginestra”, ad esempio, lo stesso
fiore del deserto sta a rappresentare un’immagine che evoca, da un lato la solitudine assoluta, dall’altro testimonia lo
sforzo eroico sovraumano d’adattamento e di resistenza ad un ambiente ostile. Atteggiamenti differenti si ebbero per le
influenze del pensiero romantico anche nell’ambito religioso. Infatti, alla scelta, d’ateismo di alcuni, fece riscontro in
altri un forte senso religioso. Nella nuova prospettiva, però, il credo fu inteso non più nelle sue veste oscure, bensì
come strumento irrazionale da impiegare per innalzarsi al divino. Un forte senso di spiritualità fu espresso dal Manzoni
il quale, ad esempio, nella “Pentecoste” esalta ed evoca la diffusione del messaggio cristiano nel mondo, attraverso
l’opera della chiesa. Il pensiero romantico stette ad indicare le ragioni del progresso, di nazionalità, di vera e propria
“religione della Patria” che svelava anche la necessità del riscatto dei popoli oppressi. Per meglio comprendere la
complessità del fenomeno in esame, bisogna rilevare la presenza d’alcuni aspetti contraddittori in tale cultura: alle sue
diverse manifestazioni, infatti, talvolta si alternano componenti ora realistiche ora decisamente irrazionalistiche, ora
progressive (la modernità) ora regressive (il medioevo). Così come l’illuminismo è il principale obiettivo polemico dei
romantici in ambito filosofico culturale, in quello più specificatamente letterario, lo è il classicismo. Pertanto la poesia
romantica, si connota come poesia spirituale, tenebrosa e malinconica, che fa suo quel senso di irrequietezza: la
Sensucht. Tutto ciò in contrapposizione allo Stille, ossia all’imperturbabile serenità dell’anima, essenza della poesia
classica. Per il bisogno d’introspezione, per la necessità di ricercare nel proprio animo, il poeta romantico privilegiò le
tematiche sentimentali, elaborò un ideale di uomo sensibile che vive le proprie passioni ed esperienze senza mezze
misure e conduce un’esistenza sregolata ma intensa. Si costituì il canone della spontaneità e dell’autenticità, che si rese
concreto in un accentuato gusto per un’espressione disordinata, caotica e passionale. Schlegel disse:”Romantico è ciò
che ci rappresenta la materia sentimentale in una forma fantastica”.
Il Congresso di Vienna: decisioni e conseguenze
Come si è già detto,gli anni che segnarono la nascita e l’estendersi della cultura romantica furono quelli del congresso di
Vienna, con il quale si cercò di creare ordine, alla luce della sconfitta di Napoleone e dei profondi mutamenti delle
monarchie europee. Nel congresso, le potenze vincitrici si riunirono fra il novembre del 1814 e giugno del 1815 per
ridisegnare la Carta d’Europa. Il criterio che fu adottato in questa occasione, rispondeva al principio di “legittimità”, cioè
all’imperativo di ricondurre sul trono, i sovrani legittimi e le dinastie spodestate dalla rivoluzione francese e dall’impero
napoleonico. Ebbe così inizio l’età della Restaurazione. Diversi e talora divergenti si rivelarono gli obbiettivi e gli intenti
delle potenze vincitrici. La Gran Bretagna, ossia il paese che aveva ottenuto i maggiori benefici con la rivoluzione
industriale, non pretese compensi territoriali, ma si accontentò di vedere consolidata la propria egemonia marittima e
commerciale: In realtà essa con i suoi proclami verso la parità e l’equilibrio tra gli stati, avrebbe, infatti, ulteriormente
valorizzato la sua economia. Russia e Prussia, invece, si ingrandirono espandendosi verso occidente. Agli zar toccarono il
gran ducato di Finlandia, gran parte della Polonia e la Besserabia; alla Prussia la Sassonia e le province Renane di Treviri
e Colonia. L’impero austriaco acquisì la Lombardia, ottenne il Veneto e nel gran ducato di Toscana e nei ducati di Parma e
Modena impose sovrani legati alla corona Asburgica. Nel sud della penisola italiana, il Regno delle Due Sicilie, restaurato
con questo nome dalla dinastia dei Borboni, si trovò legato all’Austria da un’alleanza militare. Sul territorio italiano, il
regno di Sardegna, poteva essere considerato relativamente autonomo rispetto all’egemonia austriaca. Furono inoltre
restaurate le dinastie legittime in Spagna, dove Ferdinando sesto abolì la liberale costituzione di Cadice del 1812. Nei
Balcani non fu messa in discussione la sovranità ottomana sebbene l’onda dell’insurrezione faceva sentire i suoi effetti.
La Francia, pur essendo la potenza sconfitta non uscì la potenza umiliata al congresso: essa rientrò nei confini del 1791 e
riaprì le porte alla dinastia spodestata del 1792. Dal congresso emerse tuuttavia la figura del principe di Metternich,
ministro degli esteri austriaco tessitore della Santa Alleanza stretta tra Russia, Austria e Prussia. Tale alleanza, si
proponeva di rendere organico, il legame tra gli stati che intendevano dividere “il trono e l’altare”. L’equilibrio, delineato
dal congresso, si dimostrò assai fragile, così, l’opposizione liberale e democratica, fece sentire la sua forza contro le
gerarchie che erano state create. In particolar modo, fu l’avvento della classe borghese ad affermare un nuovo equilibrio
sociale: tutto ciò portò allo scoppio di diversi moti rivoluzionari tra il 1820 e il 1830 fino all’apice della rivolta del 1848.
La riflessione “idealistica” di Fichte, Schelling, Hegel
La rinata riflessione filosofica portata dall’avvento delle idee romantiche, determinò il definitivo passaggio del
criticismo kantiano all’idealismo. Tale nuovo termine rappresentava la fede nell’irreale, nell’attività del pensiero
ovunque essa tendesse. L’idealismo ebbe modo di svilupparsi attraverso diverse scuole filosofiche, manifestandosi
pertanto con connotati diversi. Al riguardo si è parlato di “idealismo etico” con riferimento all’opera di Fichte per il
quale la vera realtà non consiste in ciò che è ma in ciò che deve essere, di “idealismo estetico” secondo Schelling, il
quale asseriva che l’arte è l’unico mezzo valido per risolvere il contrasto tra reale e ideale, ed infine si è fatto ricorso
all’espressione “idealismo logico” per indicare la riflessione di Hegel secondo la quale le idee non derivano dalle cose,