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1

1

Keter

Corona Abbiamo diversi

e curiosi Orologi, e altri che sviluppano Moti

Alternativi… E abbiam pure Case degli

Inganni dei Sensi, dove realizziamo con

successo ogni genere di Manipolazione, False

Apparizioni, Imposture e Illusioni…

Queste sono, o figlio mio, le

ricchezze della Casa di Salomone.

(Francis Bacon, New Atlantis, ed.Rawley, London, 1627,pp41-42)

Quando tutto ebbe inizio Dio pose sulle terra il creato, e fra di esso vi era un

Albero di grande splendore era l’immagine stessa del regno di Dio sulla terra.

L'Albero era il programma secondo il quale si è svolta la creazione dei mondi; è

il cammino di discesa lungo la quale le anime e le creature hanno raggiunto la

loro forma attuale. Esso era anche il sentiero di risalita, attraverso cui l'intero

creato può ritornare al traguardo cui tutto anela: l'unità del "Grembo del

Creatore", secondo una famosa espressione cabalistica: L"'Albero della Vita" è

Genesi

la "scala di Giacobbe" (vedi 28), la cui base è appoggiata sulla terra, e

la cui cima tocca il cielo. Lungo di essa gli angeli, cioè le molteplici forme di

consapevolezza che animano la creazione, salgono e scendono in

continuazione. Lungo di essa sale e scende anche la consapevolezza degli

esseri umani.

Lungo l'Albero della Vita salivano infine le preghiere e i pensieri di coloro che

cercano Dio, e che desiderano esplorare reami sempre più vasti e perfetti

dell'Essere.

L'insegnamento principale contenuto nella dottrina cabalistica dell'Albero della

Vita è quello dell'integrazione delle componenti maschile e femminile, da

effettuarsi sia all'interno della consapevolezza umana che nelle relazioni di

coppia. Spiegano i cabalisti che il motivo principale per cui Adamo ed Eva si

lasciarono ingannare dal serpente fu il fatto che il loro rapporto non era ancora

perfetto. Il peccato d’Adamo consisté nell'aver voluto conoscere in profondità la

dualità senza aver prima fatto esperienza sufficiente dello stato d’unità Divina,

e senza aver portato tale unità all'interno della sua relazione con Eva. Il 2

serpente s’insinuò nella frattura tra i due primi compagni della storia umana, e

vi pose il suo veleno mortale.

Dopo il peccato, l'Albero della Vita fu nascosto, per impedire che Adamo, con il

male che aveva ormai assorbito, avesse accesso al segreto della vita eterna e,

così facendo, rendesse assoluto il principio del male. Con il passare del tempo i

discendenti di Adamo dimenticarono ciò ed essi ignari di tutto si tramandavano

un sapere Essoterico(Aperto a tutti). Pochi furono gli Illuminati che non

dimenticarono L’albero e il sapere Esoterico(Aperto a pochi eletti);

tramandandoselo da Maestro ad Iniziato. Dopo aver perso lo stato paradisiaco

del Giardino dell'Eden, l'umanità non ha più accesso diretto all'Albero della Vita,

che rimane l'unica vera risposta ai bisogni d’infinità, di gioia e d’eternità che ci

portiamo dentro. Come dice la Bibbia, la via che conduce all'Albero è guardata

da una coppia di Cherubini, due Angeli armati di una spada fiammeggiante. Ciò

però non significa che la via sia del tutto inaccessibile. Secondo la tradizione

orale, i due Cherubini possiedono l'uno un volto maschile e l'altro un volto

femminile. Essi rappresentano le due polarità fondamentali dell'esistenza, così

come si esprimono sui piani più elevati della consapevolezza. Con il graduale

ravvicinamento e riunificazione di tali principi, questi angeli cessano di essere i

"Guardiani della soglia", il cui compito consiste nell'allontanare tutti coloro che

non hanno il diritto di entrare, e diventano invece i pilastri che sostengono la

porta che ci riconduce al Giardino dell'Eden. La loro stessa presenza serve da

indicazione e da punto di riferimento per quanti stanno cercando di ritornare a

Casa.

Non si tratta però di un lavoro facile. I due Cherubini hanno in mano una spada

fiammeggiante a doppio taglio

Le spade dei Cherubini si trasformano in due coppie di ali incrociate in alto, e

insieme definiscono l'arco posto al di sopra del portale d'entrata al giardino

dell'Eden: la Cinquantesima Porta della Conoscenza, "la Porta del Signore,

attraverso la quale vengono i giusti". Essi diventano così i Cherubini che

sovrastavano l'Arca dell'Alleanza, l'uno con un volto maschile, l'altro col volto

femminile.

Se, dopo l’esperienza ripetuta della sofferenza e dell'esilio, la nostra fede

rimane intatta, e il nostro desiderio di Dio e della verità rimane incrollabile,

allora ci viene mostrato l'Albero della Vita. Analogamente, subito dopo la

distruzione del secondo Tempio, lo Zohar (Libro dello Splendore) fu rivelato al

mondo, e con esso venne data la descrizione dell'Albero della Vita. La strada

era ritrovata, la via si era riaperta per tutti i ricercatori di Dio nella verità.

Come detto, l’Albero della Vita è il progetto seguito da Dio per creare il mondo.

Le Sefirot sono l'origine d’interi settori dell'esistenza, sia nel mondo fisico sia in

quello psicologico, come pure in quello spirituale. Essa sono undici, e cosi come

nell’universo ogni una di loro da origine e si colloca in un pianeta[ⁿ1], cosi nella

vita di tutti i giorni vanno a collocarsi in quelle che sono gli insegnamenti che

permeano la nostra vita. 3

1

Invece i tre pilastri principali che compongono l'Albero della Vita corrispondono

alle tre vie che ogni essere umano ha davanti: l’Amore (destra), la Forza

(sinistra), e la Compassione (centro). Solo la via mediana, chiamata anche "via

regale", ha in sé la capacità di unificare gli opposti. Senza il pilastro centrale,

l’Albero della Vita diventa quello della conoscenza del bene e del male. I pilastri

a destra e a sinistra rappresentano inoltre le due polarità basilari di tutta la

realtà: il maschile a destra e il femminile a sinistra, dai quali sgorgano tutte le

altre coppie d’opposti presenti nella creazione.

1 [-n1 Al suo centro c'è il Sole, che rappresenta la Sefirà chiamata Keter o "Corona", la più alta dell'Albero,

dalla quale proviene la luce che riempie e vitalizza tutte le altre. I nove pianeti che gli girano intorno

rappresentano le altre nove Sefirot, secondo una semplice corrispondenza lineare, da Mercurio - Chokhmà

a Plutone - Malkhut. Nello studiare le caratteristiche di ciascuna di esse è possibile vedere emergere

un’inequivocabile similitudine con i tratti astronomici e astrologici posseduti dal pianeta corrispondente.

Si noti come la struttura dell'Albero già contenesse posto per i tre pianeti più lontani dal Sole, scoperti

solo di recente. Nel caso in cui la scienza rivelasse l'esistenza di un altro pianeta, come alcuni calcoli e

ricerche fanno ritenere probabile, esso si collocherà al posto dell'undicesima Sefirà, chiamata Da'at o

"Conoscenza", una misteriosa Sefirà che pur avendo un ruolo importantissimo nell'Albero non è tuttavia

contata solitamente insieme con le altre.] 4

Per ritrovare l’Albero l’uomo ha dovuto far esperienza della morte e della

distruzione, poiché lui stesso aveva così scelto. Tramite tali esperienze

negative, il suo essere malato si sarebbe potuto liberare dal veleno del

serpente, per ridiventare la creatura eterna che Dio aveva concepito. .

Analogamente, tutte le esperienze tragiche e dolorose, che purtroppo possono

succedere durante la vita umana , sono tuttavia occasioni preziose per rendersi

conto della distanza frappostasi tra lo stato ideale, del quale conserviamo una

memoria nel super-conscio, e lo stato attuale. Esiste però una via più facile, più

piacevole, la quale, pur non eliminando completamente l'amaro della medicina,

ci permette già da adesso di assaggiare la gioia e perfezione contenuta

nell'Albero della Vita, in misura variabile secondo le capacità di ognuno.

2

Binah

Intelligenza: Matematica

Un mondo dominato dalla Forza è abominevole

ma il mondo dominato dal numero è ignobile.

(George Bernanos)

I pochi Illuminati che si tramandarono gli insegnamenti dell’”Albero”, pian

piano capirono che i tempi stavano maturando per comprendere il perché delle

cose. Fu compreso che il mondo era regolato da un equilibrio stabile da una

dualità inscindibile, essa si manifestava con delle proporzioni regolabili solo con

i numeri….. mentre i comuni discendenti di Abramo concepivano il significato

pratico dei numeri, gli iniziati percepivano gli equilibri del mondo e

sviluppavano l’Arte dei Numeri concretizzandola in tutte le sue sfaccettature:

capace di portarli verso un processo di assoluto e di svelare la via per l’Albero,

e permettendogli di realizzare le più grandi meraviglie del mondo antico. Un

allievo del Maestro che riscontrò fama anche tra i non iniziati fu Pitagora e la

fondazione da parte sua di una delle logge più antiche che l’uomo si sia

tramandato nei tempi.

Pitagora nacque nel 570 a.C. a Samos, una delle isole

più fiorenti dell’Egeo Orientale. Suo padre, Mnesarco,

era un ricco gioielliere, sua madre Partenide era

probabilmente una inserviente del padre. Fu

sicuramente uno degli uomini più notevoli che siano

mai esistiti, a diciotto anni seguiva le lezioni di

Ermodomante di Samos e a venti quelle del grande

Ferecide di Siro. Era un ragazzo un po’ strano,

probabilmente qualcuno dei maestri gli aveva

trasmesso delle idee tipiche dell’”Orfismo”, come la

trasmigrazione delle anime. Pitagora sosteneva di

essere vissuto già varie volte di essere sceso nell’Ade

5

di aver incontrato Esiodo e di aver combattuto nella piana di Troia. Alla sera,

piuttosto che starsene con gli amici, preferiva andare in riva al mare per

osservare il flusso e riflusso delle maree, per ascoltare il ritmico sciabordio

delle onde e la voce armoniosa di Demetra, dea madre della terra. Continuava

a rimuginare nella sua mente quello che vedeva tutti i giorni, i cicli della natura

con l’alternarsi del giorno e della notte, delle stagioni e delle fasi lunari

collegate alle maree, il tutto programmato a ritmi e sequenze perfette, ma

soprattutto passava ore ad osservare lo splendore del firmamento, con le sue

geometriche costellazioni, la tenue luce di Betelgeuse, la dolce Aldebaran con

le splendide Pleiadi, la quiete geometrica dell’Orsa. Aveva capito che tutto

l’Universo si muoveva con un ritmo perfetto e tutti i fenomeni naturali erano

regolati da una legge matematica da lui chiamata Armonia. Solo chi era in

grado di capire le leggi di questo equilibrio armonioso poteva arrivare

all’Assoluto. Pitagora non poteva esporre questa sua intuizione agli arconti

della polis, l’avrebbero condannato per empietà verso gli dei egli aveva un

assoluto bisogno di provare con la ragione quello che la sua mente aveva

intuito.

Solo i sacerdoti egiziani con la loro saggezza avrebbero potuto aiutarlo, per cui

si trasferì in Egitto. Quando i sacerdoti egiziani furono certi della sua serietà e

grande volontà di apprendere, gli offrirono tutti i tesori della loro sapienza e

Pitagora approfondì lo studio delle matematiche sacre e la scienza dei numeri,

arrivando alla sommità del sacerdozio egiziano, ma una guerra sconvolse i suoi

programmi e si trasferì a Babilonia, allargando ulteriormente l’orizzonte

grazie ai Sacerdoti Magi eredi di Zoroastro.

Il discorso sull’importanza della matematica per spiegare l’origine, la natura e

il funzionamento dell’Universo, si presenta molto difficile e complesso, anche a

causa di una documentazione spesso incerta dovuta all’assenza di testi

affidabili.

Pitagora dopo dodici anni passati a Babilonia tornò in patria e dopo aver

visitato tutti i templi della Grecia si fermò a Delfo. Qui istruì i sacerdoti di tutti i

segreti della sua dottrina, dopo qualche anno lasciò per sempre Delfo e partì

per la Magna Grecia, fermandosi in quella costa dell’Italia meridionale che

possiamo definire pitagorica, egli visse a Taranto, Metaponto, Locri, Sibari e

Crotone dove fondò una scuola che ebbe grandissimo successo per i suoi

messaggi filosofici e morali.

L’idea di raggiungere la Magna Grecia e di fermarsi a Crotone fu una sua

intuizione, perché senza alcun dubbio nessuna città dell’Attica o del

Peloponneso avrebbe accettato le sue teorie e sicuramente l’avrebbero

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